La storia di Giuseppe. / Jacob Damkani - Trumpet Of Salvation to Israel [Tromba della salvezza per Israele].
I due viaggi dei fratelli di Giuseppe in Egitto.
Dichiarazione di Moishe Arye Friedmann, / Rabbino capo della comunità ebraico-ortodossa, Vienna 13. 7. 2002.
Il cristianesimo dal punto di vista ebraico. / Jacob Damkani: "Giuseppe e Yeshua" - Why Me? [Perché io?] 1997.
Il "movimento per Israele" nelle comunità cristiane. / - Il sionismo cristiano-evangelico. Discorso 101
Il "Grido di mezzanotte"
un grido nella direzione sbagliata? / Continuazione Parte 1, Discorso1011
Le citazioni bibliche degli "amici di Israele" – verificati nella Bibbia. / Continuazione Parte 2, Discorso 1012
Rapporto dal campo del "movimento per Israele". / Continuazione Parte 3, Discorso 1013
La lega antidiffamazione ebraica riscrive il Nuovo Testamento. / Continuazione Parte 4, Discorso 1014
Shema Yisrael – Ascolta, o ISRAELE: Il Giudizio di Dio sul suo popolo. / Continuazione Parte 5, Discorso 1015
Il seguente parallelismo tra la storia di Giuseppe tratta da
Gen 37-48 e gli eventi della vita di Nostro Signore Gesù Cristo è
un’interpretazione davvero eccellente, che è possibile trovare sul sito "Trumpet
of Salvation to Israel" [Tromba della salvezza di Israele]. Questo sito web è la
piattaforma internet di Jacob Damkani e della sua missione di servizio
per Israele.
Jacob Damkani è cresciuto in Israele. I suoi genitori sono
ebrei immigrati dalla Persia. Da giovane si era avvicinato a Gesù. Oggi è ebreo
messianico professante e svolge un servizio in Israele chiamato "Tromba della
Salvezza d’Israele". Questo servizio ha lo scopo di far conoscere agli ebrei il
loro Messia ebreo Yeshua. (Trumpet
of Salvation to Israel)
LA STORIA DI GIUSEPPE. G I U S E P P E G E S Ú |
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Giuseppe era il figlio prediletto di Giacobbe e della moglie preferita Rachele. Nacque quando Giacobbe era già avanti con gli anni. Giacobbe amava questo figlio più di tutti gli altri e gli fece una veste lunga con le maniche. In altre parole, riteneva che il figlio minore fosse più importante di tutti i suoi fratelli maggiori, i quali naturalmente notavano questa preferenza e perciò odiavano il loro fratello. (Gen 37:2-4) Giuseppe era chiamato anche "sognatore". Aveva sogni profetici e prediceva il futuro agli ebrei (i suoi fratelli) e ai non ebrei (faraone e i suoi servitori). (Gen 37:5-7) Il padre Giacobbe mandò Giuseppe dai suoi fratelli, affinché augurasse loro la pace. Sebbene Giuseppe fosse consapevole della loro ostilità, obbedì a suo padre e seguì i suoi ordini. (Gen 37:13) I fratelli di Giuseppe colsero la palla al balzo e decisero di ucciderlo. Ma poi cambiarono idea e lo vendettero per venti sicli d’argento a quei madianiti non ebrei. (Gen 37:28) I fratelli di Giuseppe lo spogliarono del segno della sua condizione sociale, la veste lunga con le maniche, e lo gettarono nella cisterna. (Gen 37:23-24) Subito dopo il suo arrivo in Egitto, Giuseppe fu esposto a numerose e potenti tentazioni, ma resistette a tutte. (Gen 39:7) La moglie di Potifar era talmente indignata del fatto che Giuseppe aveva respinto le sue avances, che lo accusò ingiustamente. (Gen 39:11-14) Giuseppe poi fu messo in prigione per due anni prima che il faraone lo nominasse secondo uomo di tutto il regno. (Gen 39:19-20) Giuseppe era il secondo uomo in Egitto dopo il faraone. (Gen 41:39-40) Giuseppe riforniva di grano non solo gli egiziani, ma tutto il mondo, dove dilagava la carestia. (Gen 41:56-57) Per comprare il grano i fratelli di Giuseppe si recarono in Egitto a causa della grave carestia dilagante nel paese di Canaan. Qui furono condotti da Giuseppe. (Gen 42:1-6) Giuseppe riconobbe i suoi fratelli, ma essi non riconobbero lui. (Gen 42:7-8) I suoi fratelli pensavano che Giuseppe parlasse egiziano e tra di loro si capivano tramite un interprete. Giuseppe trattò aspramente i suoi fratelli, fino a quando non fu pienamente convinto che si erano pentiti sinceramente. (Gen 42:12-17) Giuseppe si rivelò ai suoi fratelli e disse loro: "Io sono Giuseppe, vostro fratello, che voi vendeste perché fosse portato in Egitto." (Gen 45:4) Giuseppe disse ai suoi fratelli di non rattristarsi e di non dispiacersi di averlo venduto. Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. (Gen 45:5) Disse loro: "Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso." (Gen 50:20) A causa della carestia Giuseppe invitò i suoi fratelli a venire a vivere nel paese di Goscen. (Gen 45:9-10) |
Il Padre chiama Yeshua anche "il mio diletto Figlio". (Mat 3:17) Fu odiato dai suoi fratelli ebrei - e qui nulla è cambiato fino ad oggi.1) (Giov 15:23) Yeshua era anche un profeta e alla sua generazione aveva predetto ciò che sarebbe accaduto in futuro. (Mat 24:1-36) La Nuova Alleanza ci spiega che Dio, il Padre, ha mandato il suo figlio prediletto Yeshua nel mondo per salvare i suoi fratelli, gli ebrei. Yeshua conosceva in anticipo le conseguenze della sua visita: sarebbe stato consegnato ai non ebrei per la crocifissione. Ciononostante, tuttavia, obbedì al Padre celeste, volontariamente e per amore. (Mat 22:39) Anche i dirigenti ebrei volevano uccidere Yeshua, e quando uno dei suoi discepoli lo tradì per trenta monete d’argento, lo consegnarono ai Romani. (Mat 26:59-66) Anche Yeshua fu spogliato delle vesti prima della Sua crocifissione e in seguito fu seppellito in un sepolcro. (Mat 27:27-28) Le Sacre Scritture ci informano che all’inizio della Sua missione Yeshua fu tentato più volte da Satana, ma resistette a tutte le tentazioni senza peccare. (Luca 4:5-8) Anche Yeshua fu ingiustamente punito per i nostri peccati, nonostante non ne avesse commesso neanche uno. . (Giov 8:45-47) Yeshua rimase due giorni nel sepolcro prima di essere risuscitato al terzo giorno da Dio in potenza e grande gloria. (Mat 28:5-7) Yeshua fu incoronato re dei popoli e ora siede alla destra di Dio sul trono celeste, così come è scritto: "Il SIGNORE ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi." (Salm 110:1) Yeshua, "il pane della vita" (Giov 6:48), nutre il mondo intero con la sua grazia e il suo amore misericordioso. Oggi i figli d’Israele soffrono una carestia spirituale. Ma tutti quelli che si convertono in Yeshua, ricevono il pane della vita da lui. (Giov 6:51), Yeshua conosce bene i suoi fratelli ebrei, anche se sono ancora ciechi e non lo riconoscono. (Giov 8:47) Gli ebrei continuano a trattare Yeshua come se fosse un non ebreo. Non vogliono chiamarlo con il suo nome ebraico, né riconoscerlo come loro fratello. (Giov 8:43-44) Yeshua continua ad aspettare che i suoi fratelli confessino di aver peccato contro di lui e smettano di ritenerlo responsabile della loro sfortunata condizione. (Giov 8:24) Anche Yeshua presto rivelerà la sua vera identità ai suoi fratelli, dopo aver riversato su di loro lo Spirito di grazia e di supplicazione. Poi guarderanno a Colui "che hanno trafitto" (Zech 12:10) e confesseranno di aver venduto il loro fratello, la loro stessa carne e il loro stesso sangue, ai non ebrei. Allo stesso modo, i figli d’Israele non erano consapevoli di ciò che facevano mentre consegnavano Yeshua ai Romani per l’esecuzione. Ma sulla croce Yeshua gridò: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!" (Luca 23:34) Dio ne fece una benedizione e utilizzò il rifiuto di Yeshua da parte degli ebrei per portare salvezza anche ai non ebrei. (Rom 11:11) Allo stesso modo Yeshua sta preparando un posto nel suo regno ai suoi fratelli, al popolo ebraico. (Luca 22:28-30) Tratto da: Jacob Damkani, Why Me? (PDF), "Giuseppe e Yeshua" (German: PDF/WORD) |
Questa è davvero un’ottima interpretazione della storia di
Giuseppe. E non solo per gli ebrei, per i quali era stata concepita, ma anche
per i cristiani. La storia di Giuseppe è una delle profezie dell’Antico
Testamento relative al Messia che gli ebrei, come il Sinedrio al tempo di Gesù,
comprensibilmente non furono in grado di interpretare, poiché molti di questi
eventi si sarebbero realizzati solo successivamente.
Le cose andarono
diversamente nella storia della piaga dei serpenti, che Dio mandò tra gli
israeliti nel deserto. Anche questa storia si trova nel Pentateuco ed è stata
certamente letta ripetutamente dagli scribi di Israele durante la vita del
Signore.
Quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
Num 21,4 Poi gli Israeliti partirono dal
monte Or, andarono verso il mar Rosso per fare il giro del paese di Edom;
durante il viaggio il popolo si perse d’animo. 21,5 Il popolo parlò contro Dio e
contro Mosè, e disse: «Perché ci avete fatti salire fuori d’Egitto per farci
morire in questo deserto? Poiché qui non c’è né pane né acqua, e siamo nauseati
di questo cibo tanto leggero». 21,6 Allora il SIGNORE mandò tra il
popolo dei serpenti velenosi i quali mordevano la gente, e gran numero
d’Israeliti morirono. 21,7 Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo
peccato, perché abbiamo parlato contro il SIGNORE e contro di te; prega il
SIGNORE che allontani da noi questi serpenti». E Mosè pregò per il popolo. 21,8
Il SIGNORE disse a Mosè: «Fòrgiati un serpente velenoso e mettilo sopra
un’asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita». 21,9
Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra un’asta; e avveniva che,
quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di
bronzo, restava in vita. Num 21,4-9;
Questa è una delle primissime profezie relative alla morte
espiatoria sulla croce del Figlio di Dio. - E si trova nella Torah ebraica (Tanakh)!!
Così come allora quando veniva alzato il serpente di bronzo, agli israeliti che
lo guardavano veniva perdonato il loro peccato di incredulità, oltre a essere
salvati da morte certa, così anche il Figlio dell’uomo fu innalzato sulla croce.
E a chi crede in questo sacrificio vicario saranno perdonati anche i suoi
peccati e sarà salvato e avrà la vita eterna. Ciò è stato loro confermato anche
da nostro Signore Gesù Cristo:
E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato.
Giov 3,14 «E, come Mosè innalzò
il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato,
3,15 affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna.
3,16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio,
affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. 3,17 Infatti
Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il
mondo sia salvato per mezzo di lui. 3,18 Chi crede in lui non è
giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome
dell’unigenito Figlio di Dio. Giov 3,14-18;
Anche se in effetti il summenzionato passaggio relativo alla
crocifissione in Num 21,4-9 sarebbe stato certamente molto più facile da
interpretare a posteriori – dopo la crocifissione di Gesù – ciò non toglie che
gli scribi del Sinedrio – ancor di più le generazioni di Israele successive e
fino ad oggi(!) – durante la vita del Signore dovevano senza dubbio conoscere la
profezia relativa al "servo di Dio" di Isa 53,1-12, visto che gli israeliti
l’hanno sempre riferita – in particolare l’introduzione in Isa 52:13-15 – al
loro Messia.
Il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità.
Isa 53,1 Chi ha creduto a quello che
abbiamo annunciato? A chi è stato rivelato il braccio del SIGNORE? 53,2 Egli è
cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un
arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né
aspetto tale da piacerci. 53,3 Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di
dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si
nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.
53,4 Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri
dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da
Dio e umiliato! 53,5 Egli è stato trafitto a causa delle nostre
trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per
cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati
guariti. 53,6 Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la
propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi
tutti.
53,7 Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì
la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a
chi la tosa, egli non aprì la bocca. 53,8 Dopo l’arresto e la condanna
fu tolto di mezzo; e tra quelli della sua generazione chi rifletté che egli era
strappato dalla terra dei viventi e colpito a causa dei peccati del mio popolo?
53,9 Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è
stato con il ricco (Giuseppe di Arimathia), perché non aveva commesso violenze
né c’era stato inganno nella sua bocca.
53,10 Ma il SIGNORE ha voluto
stroncarlo con i patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il
peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l’opera del
SIGNORE prospererà nelle sue mani. 53,11 Dopo il tormento dell’anima sua
vedrà la luce e sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il mio servo, il
giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità.
53,12 Perciò io gli darò in premio le moltitudini, egli dividerà il bottino con
i molti, perché ha dato se stesso alla morte ed è stato contato fra i
malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i
colpevoli. Isa 53,1-12;
Entrambi questi passaggi biblici, Num 21,4-9 e Isa 53,1-12,
tratti del Tanakh (Antico Testamento), contengono tutta la verità sulla
vita, l’opera e la morte del Figlio di Dio in questo mondo. Ma anche se gli
scribi del Sinedrio di allora non conoscevano questi testi – il che è alquanto
improbabile – è possibile che i rabbini degli ultimi duemila anni, che conoscono
o dovrebbero conoscere le scritture ebraiche come nessun altro, non abbiano mai
letto questa profezia relativa al "servo di Dio" del profeta Isaia? Qui è
descritta tutta la vita di Gesù di Nazareth!
Viene il sospetto, di
conseguenza, che queste dichiarazioni fossero ben conosciute e anche
interpretate correttamente, eppure la testardaggine e la riluttanza di Israele a
convertirsi erano più forti del suo intendimento.
Israele non ha conoscenza e il mio popolo non ha intendimento.
Isa 1,2 Udite, o cieli, e ascolta, o
terra, perché l’Eterno ha parlato: «Ho allevato dei figli e li ho fatti
crescere, ma essi si sono ribellati contro di me. 1,3 Il bue riconosce
il suo proprietario e l’asino la mangiatoia del suo padrone, ma Israele
non ha conoscenza e il mio popolo non ha intendimento». 1,4
Guai, nazione peccatrice, popolo carico di iniquità, razza di malfattori, figli
che operano perversamente! Hanno abbandonato l’Eterno, hanno
disprezzato il Santo d’Israele, si sono sviati e voltati indietro. 1,5 Perché
volete essere ulteriormente colpiti? Vi ribellereste ancor di più. Tutto
il capo è malato, tutto il cuore langue. Isa 1,2-5;
Dio li consumi, e quelli rifiutano di ricevere la correzione;
Ger 5,3 SIGNORE, i tuoi occhi non cercano
forse la fedeltà? Tu li colpisci, e quelli non sentono nulla; tu li
consumi, e quelli rifiutano di ricevere la correzione; essi hanno reso
il loro volto più duro della roccia, rifiutano di convertirsi.
5,4 Io dicevo: «Questi non sono che miseri, insensati che non conoscono la via
del SIGNORE, il giudizio del loro Dio»; 5,5 io andrò dai grandi e parlerò loro,
perché essi conoscono la via del SIGNORE, il giudizio del loro Dio; ma
anch’essi tutti quanti hanno spezzato il giogo, hanno rotto i legami.
Ger 5,3-5;
E proprio per questo è molto importante che nel nostro tempo un
ebreo tra gli ebrei – come Jacob Damkani – predichi il Vangelo di Gesù Cristo in
Israele. Nonostante la testardaggine degli israeliani pesi anche a lui, come
leggiamo dai suoi articoli, molto probabilmente ha più possibilità lui di
trovare ascolto in Israele rispetto a un non ebreo – di qualsiasi nazionalità
sia.
(Vedi anche Discorso 102: "Il turismo d’evangelizzazione a Israele.")
Questo parallelismo, citato all’inizio, tra la storia di
Giuseppe e la vita di Gesù Cristo, di conseguenza, è un’importante base
d’argomentazione proprio per l’evangelizzazione e il dialogo con gli israeliani.
Ma sembra che in questa interpretazione non siano stati ripresi tutti i
parallelismi. In particolare, suscita interesse all’esegeta esperto la curiosa
circostanza in cui Giuseppe fa ritornare a casa i suoi fratelli – arrivati in
Egitto per comprare grano durante il loro primo viaggio e che in quel momento
ancora non avevano riconosciuto il fratello – per andare a prendere il fratello
più giovane Beniamino, figlio come Giuseppe della madre Rachele, e portarlo in
Egitto in un secondo viaggio (Gen 42:19-20).
Nel tentativo di trovare qui
un parallelismo con la vita di Gesù – come ha fatto Damkani sopra – il seguente
versetto in questo passaggio, Gen 42,21, ci aiuta a orientarci. Qui, nel loro
primo viaggio in Egitto, i fratelli di Giuseppe ammisero l’uno all’altro la loro
colpa verso il fratello, che avevano venduto. Quindi considerarono le vessazioni
di Giuseppe (Gen 42:16-17) come una punizione di Dio, ma non riconobbero lo
stesso Giuseppe.
«Sì, noi fummo colpevoli verso nostro fratello, giacché vedemmo la sua angoscia».»
Gen 42,21 Allora
si dicevano l’uno all’altro: «Sì, noi fummo colpevoli verso nostro
fratello, giacché vedemmo la sua angoscia quando egli ci supplicava, ma non gli
demmo ascolto! Ecco perché ci viene addosso quest’angoscia».
Gen 42,21;
Quindi, se la storia di Giuseppe è una profezia relativa a Gesù
e alla Sua vita in mezzo al popolo di Israele – ed è ovvio che lo sia – allora
in questo versetto ci troviamo nel periodo successivo a quello in cui Gesù
(Giuseppe) era stato consegnato ai romani (Madianiti) da parte degli Ebrei (i
fratelli). E all’altra estremità della sequenza temporale di questa profezia,
dove Giuseppe si fa riconoscere e fa venire a vivere in Egitto tutti i suoi
fratelli con le loro famiglie, allora sarebbe il promesso raduno del popolo di
Israele sotto il dominio del Messia, il cui nome sarà
"SIGNORE-nostra-giustizia".
Tu abiterai nel paese di Goscen e sarai vicino a me: tu e i tuoi figli, i figli dei tuoi figli.
Gen 45,8 Non siete dunque voi che
mi avete mandato qui, ma è Dio. Egli mi ha stabilito come padre del
faraone, signore di tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d’Egitto.
45,9 Affrettatevi a risalire da mio padre e ditegli: "Così dice tuo figlio
Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l’Egitto; scendi da me, non
tardare; 45,10 tu abiterai nel paese di Goscen e sarai vicino a me: tu e
i tuoi figli, i figli dei tuoi figli, le tue greggi, i tuoi armenti e tutto
quello che possiedi. 45,11 Qui io ti sostenterò (perché ci saranno
ancora cinque anni di carestia), affinché tu non sia ridotto in miseria: tu, la
tua famiglia e tutto quello che possiedi". Gen 45,8-11;
Nei giorni in cui il germoglio di Davide (il Messia) regnerà da re, Giuda sarà salvato e Israele starà sicuro nella sua dimora;
Ger 23,5 «Ecco, i giorni vengono», dice
il SIGNORE, «in cui io farò sorgere a Davide un germoglio giusto, il quale
regnerà da re e prospererà; eserciterà il diritto e la giustizia nel paese. 23,6
Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele starà sicuro nella sua dimora;
questo sarà il nome con il quale sarà chiamato: SIGNORE-nostra-giustizia. 23,7
Perciò, ecco, i giorni vengono», dice il SIGNORE, «in cui non si dirà più: "Per
la vita del SIGNORE che condusse i figli d’Israele fuori dal paese d’Egitto",
23,8 ma: "Per la vita del SIGNORE che ha portato fuori e ha ricondotto la
discendenza della casa d’Israele dal paese del settentrione, e da tutti i paesi
nei quali io li avevo cacciati"; ed essi abiteranno nel loro paese». Ger 23,5-8;
E intanto adesso c’è questo primo viaggio dei fratelli in
Egitto, dove in seguito avrebbero vissuto con il loro padre e le rispettive
famiglie. Anche qui possiamo riconoscere un parallelismo importante: i fratelli
(il popolo di Israele) sono venuti nel luogo, cioè in Egitto, dove un giorno
(nel Millennio: terra d’Israele) abiteranno in pace e in sicurezza con le loro
famiglie.
Tuttavia, durante questo primo viaggio i fratelli (popolo di
Israele) non avevano ancora riconosciuto Giuseppe (Gesù). Sembra essere un
preciso riferimento ai giorni nostri. Il popolo di Israele, cioè, è venuto nel
sua terra, ma ancora non ha riconosciuto Gesù Cristo come il Figlio di Dio e il
suo Messia. E questa è la più antica profezia sulla fondazione dello stato di
Israele nel 1948 che troviamo nella Bibbia.
Ma anche il fatto che il più giovane dei fratelli di Giuseppe, Beniamino,
non sia partito con loro per questo viaggio in Egitto, ha il suo parallelismo nel tempo presente.
Quando nel 1948 lo stato di Israele fu fondato dai sionisti di Theodor Herzl in Israele (Egitto)
arrivarono gli ebrei (fratelli) dalla diaspora. Tuttavia, ad eccezione di un
gruppo molto particolare, vale a dire gli ebrei ortodossi (Benjamin). Si sono
rifiutati di andare in Israele perché hanno studiato la Scrittura e sono
convinti che, in base alla volontà di Dio, Israele potrà ritornare nel suo paese
solo quando il loro Messia sarà venuto sulla terra. Anche il rabbino capo di
Vienna M. A. Friedmann fa la stessa confessione:
(…) Come ebrei ortodossi accettiamo il destino della
diaspora inflittoci da Dio. Ma la creazione dello stato di Israele ha
danneggiato gli ebrei non solo da questo punto di vista religioso; i mezzi e
i metodi utilizzati da Israele contro i palestinesi per garantire la sua
esistenza danneggiano tutti gli ebrei nel mondo e provocano nuovo
antisemitismo. Tuttavia, per gli ebrei ortodossi è chiaro che la
diaspora è il destino inflittoci da Dio fino alla Venuta del Messia.
(…)
(Vedi anche Discorso 46; "Dichiarazione del rabbino capo M. A. Friedmann, Vienna.")
Così come Beniamino non è venuto in Egitto con i suoi fratelli,
neanche questi ebrei ortodossi sono venuti in Israele con i loro fratelli, ma
continuano a restare nella diaspora.
Ora com’è facile intuire, il fatto
che Giuseppe abbia rimandato indietro i suoi fratelli, tuttavia, ha una
conseguenza fatale nell’interpretazione della storia di Giuseppe riferita alla
terra e al popolo di Israele. Ciò significa, infatti, che l’attuale Israele si è
radunato nel momento sbagliato. Nel 1948 non fu la volontà di Dio e neanche il
raduno per mezzo di Dio, ma fu la volontà dei sionisti di Theodor Herzl di
fondarsi uno stato da soli. E così come i fratelli di Giuseppe dovettero
lasciare l’Egitto in questo primo viaggio, così – in base a un’interpretazione
di questa profezia riferita al presente – anche il popolo di Israele dovrà
abbandonare questo paese.
Ma è proprio questo "primo viaggio" dei
fratelli di Giuseppe che, nella realtà di oggi, i sionisti vogliono tenere
nascosto al popolo di Israele e al mondo intero. Semplicemente sostengono che
Israele è stato già radunato nel 1948 dal suo Dio e che quindi si trova già al
"secondo viaggio". Sostengono di avere già riconosciuto "Giuseppe", cioè il
Messia, e di poter vivere ormai per sempre in "Egitto", cioè nella terra
d’Israele.
Quest’interpretazione ingannevole è anche il presupposto per
il passo successivo, in cui in Israele si permetterà a un "Messia", a un falso
Cristo – cioè all’Anticristo – di salire al potere. E così come allora Israele
aveva disprezzato il vero Messia, rifiutandolo e consegnandolo alla
crocifissione, così il falso Messia – sia in Israele che in tutte le comunità
cristiane del mondo – sarà accolto con gioia e accettato come il tanto atteso
"Salvatore del mondo".
Io sono venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete; se un altro verrà nel suo proprio nome, quello lo riceverete.
Giov 5,43 Io sono venuto nel nome del
Padre mio, e voi non mi ricevete; se un altro verrà nel suo proprio
nome, quello lo riceverete. Giov 5,43;
Egli è l’anticristo, che nega il Padre e il Figlio.
1Gio 2,22 Chi è il bugiardo se non
colui che nega che Gesù è il Cristo? Egli è l’anticristo, che nega il Padre e il
Figlio. 1Gio 2,22;
(Vedi anche Discorso 86: "Il primo e il secondo Anticristo")
Poiché gli ebrei rifiutano il Nuovo Testamento senza averlo mai
letto, ovviamente non sanno nulla delle relative profezie di Gesù, né
dell’Anticristo. Pertanto, si può dire loro qualsiasi cosa si vuole del Messia,
importante solo che si dica che questo "Messia" – come profetizzato nel Tanakh
(Antico Testamento) – sarà il dominatore del mondo e farà diventare Israele una
potenza mondiale.
Tuttavia, non come il vero Messia, nostro Signore Gesù
Cristo, che realizzerà tutto questo nel Millennio in maniera pacifica attraverso
l’effetto dello Spirito Santo in tutto il mondo. Sotto il falso Messia, i
sionisti, con la loro supremazia globale nel sistema bancario e con la loro
influenza nella politica e nell’economia – soprattutto negli Stati Uniti e in
Israele, ma storicamente anche in Germania e in altri paesi dell’UE –
realizzeranno tutto questo con costrizione e violenza (Apoc 6:2).
(Vedi anche Discorso 112: "I Protocolli dei Savi di Sion – l’analisi.")
Tuttavia, quest’interpretazione della storia di Giuseppe
riferita al presente, naturalmente ha anche la conseguenza logica che il popolo
d’Israele deve essere radunato un’altra volta nella terra d’Israele – così come
i fratelli di Giuseppe erano ritornati una seconda volta in Egitto – e questa
volta in accordo con la Scrittura e secondo la volontà di Dio. In realtà ciò è
confermato anche da molte profezie dell’Antico Testamento relative a questo
autentico raduno di Israele, che, tuttavia, si basano anche su presupposti e
conseguenze completamente diversi. Al rientro, promesso da Dio, del Suo popolo
nella terra d’Israele, gli israeliti saranno "riportati sulle spalle" dai
pagani.
Essi ti ricondurranno i tuoi figli in braccio, ti riporteranno le tue figlie sulle spalle.
Isa 49,22 Così parla il Signore, DIO:
«Ecco, io alzerò la mia mano verso le nazioni, innalzerò la mia bandiera verso i
popoli, ed essi ti ricondurranno i tuoi figli in braccio, ti
riporteranno le tue figlie sulle spalle. Isa
49,22;
Vale a dire che i pagani stessi riporteranno gli israeliti dalla
diaspora nella loro terra. Negli anni ’40 durante il rimpatrio, gli ebrei
dovettero affittare navi a caro prezzo che poi furono bombardate e speronate al
largo delle coste di Haifa dagli inglesi (che allora governavano in Palestina)
per impedire che le navi giungessero in Palestina.
Come si evince dai
seguenti passaggi biblici, persino allora anche gli stessi israeliti erano
lontani dal soddisfare le condizioni bibliche del raduno voluto da Dio nella
terra d’Israele.
Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore;
Ger 29,13 Voi mi cercherete e mi
troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; 29,14 io Mi
lascerò trovare da voi", dice il SIGNORE. "Vi farò tornare dalla vostra
prigionia; vi raccoglierò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove
vi ho cacciati", dice il SIGNORE; "vi ricondurrò nel luogo da cui vi ho
fatti deportare". Ger 29,13-14;
I figli d’Israele e i figli di Giuda torneranno insieme; cammineranno piangendo, cercheranno il SIGNORE, il loro Dio.
Ger 50,4 In quei giorni, in quel tempo»,
dice il SIGNORE, «i figli d’Israele e i figli di Giuda torneranno
insieme; cammineranno piangendo, cercheranno il SIGNORE, il loro Dio.
50,5 Domanderanno qual è la via di Sion, volgeranno le loro facce in direzione
d’essa, e diranno: "Venite, unitevi al SIGNORE con un patto eterno, che
non si dimentichi più!" Ger 50,4-5;
Io metterò il mio occhio su di loro per il bene; li ricondurrò in questo paese; li stabilirò fermamente, e non li distruggerò.
Ger 24,6metterò il mio occhio su
di loro per il bene; li ricondurrò in questo paese; li stabilirò fermamente, e
non li distruggerò; li pianterò, e non li sradicherò. 24,7 Darò loro un
cuore per conoscere me che sono il SIGNORE; saranno mio popolo e io sarò loro
Dio, perché si convertiranno a me con tutto il loro cuore. Ger 24,6-7;
Vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese.
Ez 36,24 Io vi farò uscire dalle
nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese;
36,25 vi aspergerò d’acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di
tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. 36,26 Vi
darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò
dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. 36,27 Metterò
dentro di voi il mio Spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie
leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni. 36,28 Abiterete
nel paese che io diedi ai vostri padri, sarete il mio popolo, e io sarò il
vostro Dio. Ez 36,24-28;
Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele starà sicuro nella sua dimora.
Ger 23,5 «Ecco, i giorni vengono», dice
il SIGNORE, «in cui io farò sorgere a Davide un germoglio giusto,
il quale regnerà da re e prospererà; eserciterà il diritto e la giustizia nel
paese. 23,6 Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele starà sicuro
nella sua dimora; questo sarà il nome con il quale sarà chiamato:
SIGNORE-nostra-giustizia. Ger 23,5-6;
Queste, dunque, sono alcune delle condizioni e delle conseguenze
del raduno e del rimpatrio, promessi da Dio, del popolo d’Israele nella sua
terra:
Le condizioni:
– Cercheranno il Signore con tutto il cuore.
– Verranno piangendo e cercheranno il loro Dio.
Le conseguenze:
– Il Signore darà loro un cuore nuovo, affinché possano
conoscerlo e convertirsi in Lui.
– Devono purificarsi da tutte le loro impurità.
– Il germoglio di Davide (Gesù Cristo) sarà re e si
chiamerà: "Signore-nostra-giustizia".
(Vedi anche Capitolo 09: "Il ritorno del residuo d’Israele e il resto delle nazioni.")
Ora si possono dire molte cose dell’odierno popolo d’Israele, ma
certamente non che abbia cercato il Signore, il loro Dio, piangendo. Per non
parlare del fatto che parrebbe difficile credere che gli israeliti siano stati
purificati da tutte le loro impurità. E assolutamente non si può dire che il
germoglio di Davide, nostro Signore Gesù Cristo, è il loro re.
Perciò la
Bibbia parla anche di questo Ritorno solo dopo la Venuta del Messia (Ger 23:5-6)
– una visione che, come abbiamo detto prima, è condivisa anche dagli ebrei
ortodossi rimasti nella diaspora. Dunque, per noi cristiani ciò significa:
dopo il ritorno del Signore Gesù Cristo per riprendere il suo regno nel
Millennio (non la seconda venuta per il Rapimento!).
Nell’odierno popolo d’Israele, come
ci dice Rom 11:25, si è prodotto un indurimento. E questo persevererà finché per
la salvezza "non sia entrata la totalità degli stranieri". Finché, cioè, non
verrà completato il piano di salvezza di Dio per i popoli non ebrei, il popolo
di Israele non si convertirà e, di conseguenza, non potrà neanche aver luogo il
Ritorno nella sua terra, promesso da Dio.
Ciò che ha avuto luogo in
Israele dalla sua fondazione come stato, è un ricongiungimento sostenuto e
portato avanti dalla volontà e dagli sforzi degli esseri umani. L’attuale popolo
di Israele non si differenzia in alcun modo dai popoli pagani. Non era e non è
il Signore, il loro e il nostro Dio, che li ha condotti (Ger 16:15; 31:8 ecc.).
L’Onnipotente in Israele non ha alcuna influenza né alcun valore, né nella
politica, né nell’economia e, in certi ambiti, nemmeno nella religione.
Sebbene attualmente molti in Israele siano ebrei solo di origine, tuttavia, non
lo sono in base alla promessa. Inoltre, una gran parte della popolazione di
Israele è di fatto senza religione. Di conseguenza, valgono anche i passaggi
biblici dell’Antico Testamento che, sebbene vedono la terra d’Israele negli
Ultimi Tempi ancora abitata dagli uomini, tuttavia, si lamentano del fatto che
gli abitanti di Gerusalemme non vogliono riconoscere il Signore, il loro Dio, ma
adorare idoli (politica, economia, finanza, ecc.): "Gerusalemme sarà calpestata
dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti." (Luca 21,24).
(Vedi anche Discorso 111: "L’inganno pseudo-cristiano ai danni degli Israeliti.
")
Dunque, è possibile trarre la conclusione alquanto ovvia che il
raduno e il rimpatrio del popolo d’Israele nella sua terra, come promessi nella
Scrittura, cominceranno solo quando i cuori dei pagani si saranno induriti così
tanto, che non ci sarà più alcuna possibilità che qualcuno di loro potrà ancora
convertirsi. Allora ritornerà il vero Messia, il nostro Signore Gesù Cristo, e
gli israeliti della diaspora si convertiranno nel loro Dio e lo cercheranno
tremando e piangendo. Oggi questo non lo fanno nemmeno gli israeliani in
Israele.
La caratteristica più evidente che indica che questo rimpatrio
in corso dal 1948 non è il raduno promesso da Dio è il fatto che Israele fin
dall’inizio per questa terra ha dovuto combattere contro i palestinesi e che
migliaia di persone sono state uccise da entrambe le parti in questa guerra che
dura da oltre sessant’anni! Questa non può essere la volontà di Dio e, infatti,
non è la volontà di Dio, come si legge nella relativa promessa contenuta
nell’Antico Testamento:
Non li salverò con l’arco, né con spada, né con la guerra.
Os 1,7 Ma avrò compassione della casa di
Giuda; li salverò mediante il SIGNORE, il loro Dio; non li salverò con
l’arco, né con spada, né con la guerra, né con cavalli, né con
cavalieri». Os 1,7;
Il raduno degli ebrei, promesso loro dal loro Dio (Ez 20:33-38),
non si realizzerà con battaglie e guerre contro altri popoli, ma Dio stesso
andrà in giudizio con loro, a causa della loro empietà e del loro comportamento
peccaminoso da duemila anni. E soprattutto questo non durerà sessant’anni.
Dunque, poiché sulla base delle suddette dichiarazioni della Scrittura il
tempo di queste promesse ad oggi non è ancora giunto, e dato che gli Israeliti
sono ritornati lo stesso nella loro terra – come risultato dei propri sforzi
politici e non su ordine del loro Dio – e siccome, ciononostante, le profezie
bibliche relative al raduno degli Israeliti da tutto il mondo dovranno
realizzarsi, ne consegue che Israele, se si prendono sul serio le relative
profezie, dovrà ancora una volta, un’ultima volta, sperimentare il terrore e
l’angoscia della deportazione e della dispersione.
(Vedi anche Capitolo 02: "La conquista e la dispersione di Gerusalemme.")
Ora che Jacob Damkani non abbia menzionato questo aspetto nella
sua interpretazione della storia di Giuseppe riferita a "Yeshua" e al popolo di
Israele, può essere dovuto al fatto che questi parallelismi gli sono sfuggiti.
Tuttavia, se si considera la precisione e la conformità alla Scrittura delle
altre sue dichiarazioni per descrivere questo parallelismo, è probabile che ci
siano piuttosto altre ragioni – specialmente in terra di Israele – per cui non
menziona questa parte della profezia.
Del resto, non deve essere neanche
semplice per Damkani convincere i suoi compatrioti di Gesù Cristo o Yeshua, come
lo chiama lui, come ci mostra un breve passaggio proprio di quel racconto in cui
riporta l’interpretazione della storia di Giuseppe citata all’inizio. Qui è
impegnato in una discussione con "Jossi", un israeliano che ovviamente – come
del resto tutti i media e l’intero mondo secolare – confonde il cristianesimo
con la Chiesa cattolica.
L’immagine di Jossi del cristianesimo era chiaramente
influenzata da ciò che aveva visto e sentito: Talari, croci e musica
d’organo. Non conosceva né Yeshua né la Nuova Alleanza, i soli in grado di
salvare ebrei e non ebrei.
"Non mi dire", rispose, "Non vorrai farmi
credere che questi cristiani che adorano idoli nelle loro sontuose
cattedrali al suono dell’organo a canne, in realtà sono ebrei praticanti! Se
è questo che stai cercando di dire, devo supporre che tu non abbia la più
pallida idea né dell’ebraismo né del cristianesimo. Queste due religioni
sono così distanti l’una dall’altra, che nessun ponte può essere abbastanza
lungo da colmare l’abisso tra di loro!
"Anche in questo caso sono
d’accordo con te, Jossi. Queste due religioni non solo sono completamente
diverse, ma si odiano anche appassionatamente. Si combattono l’uno contro
l’altro fino alla morte. Naturalmente ogni religione è ostile nei confronti
dei suoi avversari e ognuna si considera l’unica guardiana della Rivelazione
divina. Però non sto parlando di ebraismo o di cristianesimo. Yeshua non ha
fatto tutta quella strada dal cielo alla terra facendosi carico di tutto,
persino della croce, solo per fondare una nuova religione che finirebbe per
rivoltarsi conto la propria madre! Yeshua condannava i rituali religiosi
senza alcun significato interiore, sia quelli ebraici che quelli non
ebraici. Al loro posto insegnava che Dio è Spirito e quelli che l’adorano
bisogna che l’adorino in spirito e verità." (Giov 4,23-24)
Jacob Damkani: "Giuseppe e Yeshua" [non ancora disponibile in
italiano, leggi in tedesco, leggi in inglese])
E in realtà è così: "Talari" e "sontuose cattedrali" sono
caratteristiche della Chiesa cattolica. Qui sono rappresentate anche le tre
proprietà dei falsi capi religiosi: vanità (abiti fastosi, cattedrali), smania
di mettersi in luce ("Vostra Santità", "Eminenza") e avidità di denaro (si pensi
all’imposta ecclesiastica obbligatoria e al patrimonio miliardario costantemente
incrementato dalla Banca Vaticana!). E quando "Jossi" parla degli idoli adorati
in questa chiesa ha perfettamente ragione anche dal punto di vista di un
cristiano-biblico. Qui si adora l’idolo cattolico non biblico "Maria" e si
pratica il culto dei morti con i "santi" defunti della Chiesa cattolica, un
abominio per Dio.
Ma questo non è cristianesimo biblico. Questo è
cattolicesimo. E la differenza tra il cristianesimo biblico e il cattolicesimo è
paragonabile alla differenza tra l’ebraismo mosaico e il sionismo. Il
summenzionato rabbino capo Friedmann di Vienna non sarebbe molto contento, se i
sionisti indossassero la kippah facendo ipocritamente finta di essere ebrei
ortodossi davanti al mondo intero.
Nel corso dei millenni la Chiesa
cattolica ha "cattolicizzato" le religioni naturali dell’Asia, dell’Africa e
delle Americhe – in parte con la forza – praticamente dichiarando i loro idoli e
spiriti "santi" cattolici. E ora questa chiesa si vanta di avere oltre un
miliardo di membri. Naturalmente per il mondo secolare è decisiva la quantità:
qui non si fanno domande relative a qualità come il fondamento della fede o la
comprensione della Bibbia.
Ma torniamo a Jacob Damkani e al suo
interlocutore "Jossi". Nell’introduzione alla summenzionata discussione con "Jossi"
Damkani fa un’affermazione degna di nota. A proposito di "Jossi" dice: "Non
conosceva né Yeshua né la Nuova Alleanza, i soli in grado di salvare ebrei e non
ebrei. E questo è giustissimo! Difficile trovare una formulazione migliore e più
succinta.
La conseguenza, tuttavia, che deriva da questa dichiarazione, è
il fatto che l’Antica Alleanza è sciolta. Perché altrimenti non ci potrebbe
essere una Nuova Alleanza. Quindi, se anche Damkani la pensa così, allora ha
perfettamente ragione. Duemila anni fa consegnando il Figlio di Dio ai romani
per la crocifissione, il Sinedrio ebreo ha rotto il patto con Dio e Dio ha
sciolto l’Alleanza con Israele.
Allora il sommo sacerdote stracciò le sue vesti, dicendo: Egli ha bestemmiato; Egli è reo di morte!
Mat 26,63 Ma Gesù taceva. E il sommo
sacerdote replicò dicendo: «Io ti scongiuro per il Dio vivente di dirci
se sei il Cristo (Messia), il Figlio di Dio». 26,64
Gesù gli disse: «Tu l’hai detto! Anzi io vi dico che in
avvenire voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e
venire sulle nuvole del cielo». 26,65 Allora il sommo sacerdote stracciò
le sue vesti, dicendo: «Egli ha bestemmiato; quale bisogno abbiamo più di
testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia. 26,66 Che ve ne
pare?». Ed essi, rispondendo, dissero: «Egli è reo di morte!».
Mat 26,63-66;
Ciò è confermato non solo dal fatto che alla morte del Signore
la cortina del tempio si stracciò in due da cima a fondo (Mat 27:50-51)
convalidando così la separazione di Israele dal suo Dio, ma anche e soprattutto
– 40 anni dopo, nell’anno 70 – dalla distruzione di Gerusalemme, del tempio e
dell’altare sacrificale da parte delle truppe romane di Tito. L’espulsione del
popolo di Israele dalla sua terra nella diaspora, avvenuta 65 anni dopo, segnò
la fine della separazione tra Israele e il suo Dio.
(Vedi anche Discorso 111: "La distruzione del tempio.")
La perdita più grande, tuttavia, fu quella dell’altare
sacrificale nel tempio. Su questo altare sacrificale ogni giorno i sacerdoti
offrivano in sacrificio un agnello la mattina e uno la sera per i peccati del
popolo. Attraverso questo sacrificio – il tamid – venivano perdonati i
quotidiani peccati perdonabili di ogni ebreo di fede mosaica davanti a Dio.
Poiché questo sacrificio poteva essere offerto solo su questo altare sacrificale
nel tempio di Gerusalemme e in nessun altro luogo (Deut 12:13-14), da quel
momento in poi il popolo d’Israele non ha più potuto chiedere il perdono dei
suoi peccati. E questo glielo aveva detto anche il Nostro Signore Gesù Cristo
quando non vollero credere che Egli era il Figlio di Dio:
Se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri peccati.
Giov 8,21 Egli dunque disse loro di
nuovo: «Io me ne vado e voi mi cercherete e morirete nel vostro peccato;
dove vado io, voi non potete venire». 8,22 Perciò i Giudei dicevano: «S’ucciderà
forse, poiché dice: "Dove vado io, voi non potete venire"?» 8,23 Egli diceva
loro: «Voi siete di quaggiù; io sono di lassù; voi siete di questo mondo; io non
sono di questo mondo. 8,24 Perciò vi ho detto che morirete nei vostri
peccati; perché se non credete che io sono (il Messia),
morirete nei vostri peccati». Giov 8,21-24;
Da questo momento gli ebrei non potranno più ricevere il perdono
dei loro peccati secondo il rito mosaico. Ma ciò significa che il popolo
d’Israele non solo è senza Dio – cioè empio – da duemila anni,
ma che tutti – a meno che non si convertano alla fede in Gesù
Cristo/Yeshua – finiranno in dannazione eterna, così come tutti gli empi
di questo mondo. Nella Nuova Alleanza i peccati dell’essere umano possono essere
perdonati, a maggior ragione, solo accettando il sacrificio vicario sulla croce di
Nostro Signore Gesù Cristo, l’"Agnello di Dio".
(Vedi anche Discorso 96: "Perché credere?")
Questo è il vero, importante – vitale – messaggio che si deve
annunciare agli ebrei, affinché comprendano di non avere più altra scelta.
Nell’empietà comunque non hanno scelta, ma nemmeno possono scegliere l’Antica
Alleanza perché questa è stata sciolta da Dio duemila anni fa. Ora sarebbe
interessante analizzare, se è questo lo stato di cose proclamato anche da Jacob
Damkani. Perché nella summenzionata discussione con "Jossi", Damkani, tra le
altre, ha anche fatto la seguente dichiarazione:
"Ogni non ebreo che vuole essere salvato deve
accettare questo libro ebraico [l’Antico Testamento, FH] e il Messia
ebraico che l’ha predetto. Non ti ho detto che non ho abbandonato l’ebraismo, né
ho intenzione di farlo? Sono da sempre convinto che non c’è nulla di più
ridicolo dell’idea che un ebreo debba convertirsi al cristianesimo per poter
credere nel Messia ebraico di Israele. No, i non ebrei che decidono di seguire
Yeshua e la Nuova Alleanza, adottano così una Torah completamente ebraica."
Certamente dobbiamo essere d’accordo con lui quando dice che la
Torah – l’Antico Testamento – è completamente ebraica. Non c’è dubbio. Ed è
anche corretto che la Nuova Alleanza è fondata sull’Antico Testamento. Se poi
"non c’è nulla di più ridicolo dell’idea che un ebreo debba convertirsi al
cristianesimo per poter credere nel Messia ebraico di Israele" dipende da ciò
che si intende per "cristianesimo".
Come cristiani biblici allora
dovremmo essere d’accordo con questa affermazione, se – in un mondo
secolarizzato e superficiale – fosse riferita al cattolicesimo. Tuttavia, se si
intende il cristianesimo in senso letterale come "religione di Cristo" e se si
considera che "Christus" [Cristo] è solo la derivazione latina della parola
greca "Christos", con cui è stata tradotta l’espressione ebraica "Messia"
(ebraico: maschiach, aramaico: meschicha – l’Unto) nella Septuaginta (= LXX,
traduzione greca dell’Antico Testamento), allora qui Damkani si espone al
ridicolo da solo. Del resto come "ebreo messianico" lui stesso è passato al
cristianesimo ed è parte del cristianesimo. Anche se forse lo chiamerà "messianesimo".
Ma a prescindere da come lo si vuole chiamare, come dice giustamente Damkani, qui non
si tratta di un rituale religioso qualsiasi. Né si tratta di nomi o titoli, ma
del fatto che da duemila anni l’umanità intera ha accesso a Dio. E cioè l’unico
e solo accesso attraverso Suo Figlio Gesù Cristo e attraverso il Suo sacrificio
di redenzione sulla croce per i nostri peccati – il nuovo "tamid". Dio
vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.
E il nostro Signore Gesù Cristo è la Verità.
Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.
1Tim 2,3 Questo è buono e gradito davanti
a Dio, nostro Salvatore, 2,4 il quale vuole che tutti
gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. 2,5
Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo
Gesù uomo, 2,6 che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è
la testimonianza resa a suo tempo, 1Tim 2,3-6;
Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Giov 14,6 Gesù gli disse: «Io
sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
14,7 Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre; fin da ora lo
conoscete e l’avete visto». Giov 14,6-7;
L’indicazione del Signore nel summenzionato passaggio "nessuno
viene al Padre se non per mezzo di me", è indirizzata in particolare agli ebrei.
Ad oggi non hanno ancora capito che l’Antica Alleanza era stata sciolta da Dio
già duemila anni fa. E questo non poteva passare inosservato. Come abbiamo
spiegato prima, ciò è dimostrato da prove storicamente comprovate. Tuttavia, gli
ebrei non hanno mai voluto e non vogliono riconoscere la verità.
(Vedi anche Discorso 103: "La Nuova Alleanza di Dio con tutti gli esseri umani..")
E oggi affermano di non essere più un "popolo del tempio" e di
essere diventati un "popolo della Scrittura (del Libro)", credendo così di poter
gettare fumo negli occhi a Dio. Ma si sbagliano. Dio non si fa ingannare.
Soprattutto perché vogliono essere un "popolo della Scrittura", proprio questa
Scrittura – come è stato dimostrato all’inizio – documenta che il Messia è
andato da loro già duemila anni fa, ma loro lo hanno rifiutato.
Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel suo proprio nome, voi lo ricevereste.
Giov 5,39 Voi investigate le
Scritture, perché pensate di aver per mezzo di esse vita eterna; ed esse sono
quelle che testimoniano di me. 5,40 Ma voi non volete venire a me per
avere la vita. 5,41 Io non prendo gloria dagli uomini. 5,42 Ma io vi conosco,
che non avete l’amore di Dio in voi. 5,43 Io sono venuto nel nome del
Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel suo proprio nome, voi
lo ricevereste. Giov 5,39-43;
Ancora oggi è un fatto biblico: Chiunque nega il Figlio, non ha
neppure il Padre. E dato che la stragrande maggioranza del popolo di Israele
(sia gli empi che coloro che seguono la fede mosaica) ad oggi continua a
rifiutare il Figlio di Dio e a definirlo ingannatore e bestemmiatore, come un
tempo il sommo sacerdote Caifa, continua a negare il Figlio e quindi non ha
neanche il Padre. Nel caso ce ne fosse ancora bisogno, questa è la prova biblica
finale che dimostra che Israele è senza Dio.
Chiunque nega il Figlio, non ha neppure il Padre.
1Gio 2,23 Chiunque nega il
Figlio, non ha neppure il Padre; chi riconosce pubblicamente il
Figlio, ha anche il Padre. 1Gio 2,23;
Ora, sebbene le Scritture, sia dell’Antico che del Nuovo
Testamento, non lascino alcun dubbio sul fatto che il popolo di Israele nel suo
complesso si convertirà di nuovo al suo Dio solo al Ritorno del suo Messia, il
nostro Signore Gesù Cristo, proprio queste stesse Scritture dicono che Dio vuole
che tutti gli esseri umani – quindi anche gli ebrei – si convertano alla fede in
Suo Figlio, affinché così siano salvati. – (Giov 3:14-15; Num 21:8-9).
In
base alla Scrittura e secondo la volontà di Dio, ogni ebreo può accettare il
sacrificio di redenzione di nostro Signore Gesù Cristo anche per i propri
peccati in maniera del tutto personale e così essere salvato in eterno. Dio ha
dato ogni potere a Suo Figlio (Mat 28:18) e nel suo grande amore per lui ha
disposto che ogni essere umano che crede nel Figlio, ha anche il Padre. Ma chi
nega il Figlio, nega anche il Padre (1Gio 2:23) ed è perduto in eterno.
Perciò per me non c’è nulla di più incomprensibile dell’idea che un essere umano
– ebreo o non ebreo – nella sua stupidità preferisca passare nella dannazione la
vita eterna che Dio gli ha dato, piuttosto che accettare personalmente anche per
sé l’offerta di Dio di Suo Figlio Gesù Cristo come Salvatore di tutti l’umanità.
Israele alla luce della Bibbia.Secondo l’Antico Testamento Dio non ha più alcuna compassione per la casa d’Israele
(Os 1:6). Loro non sono più il suo popolo (Os 1:9). Il Signore
salverà solo la casa di Giuda. Non con la guerra, però, ma con il suo
Spirito (Os 1:7). Soltanto
nel Millennio, quando il Figlio di Dio avrà assunto il suo dominio
millenario sulla terra (Os 1:10; 2:18; Ez 34:25; Isa 2:4), il
Signore li riconoscerà di nuovo come il suo popolo (Os 2:23; Ger 31:27-28). Secondo il Nuovo Testamento È la volontà di Dio che noi prestiamo ascolto a suo
Figlio (Mat 17:5). Questo
Figlio di Dio ci ha detto che ogni essere umano che lo rifiuta, rifiuta
anche Dio (1Gio 2:23; Luca 10:16; Giov 5:22-23, 15:23). Il popolo d’Israele di oggi nega il Figlio di Dio e
lo offende come truffatore e bestemmiatore. Attraverso questa negazione
del Figlio, Israele ha rifiutato anche il Padre ed è dunque un popolo
senza-Dio (Giov 8:24). (Vedi anche Discorso 111: "L’inganno pseudo-cristiano ai danni degli Israeliti.") |
1)
Prendiamo ad esempio la famosa attrice e comica ebrea Sarah Silverman dagli
Stati Uniti, che recentemente durante una delle sue esibizioni teatrali ha
dichiarato di essere felice che Gesù Cristo fosse stato crocifisso e che lo
rifarebbe immediatamente lei stessa, se ne avesse l’opportunità.
(Real Jew News)
[Se questa doveva essere una battuta, allora era proprio una battuta di pessimo gusto – FH]
"Come gli ebrei deridono Gesù Cristo".
(Real Jew News)