L’alleanza di Dio con Noè e con ogni creatura vivente.
L’alleanza di Dio con Abraamo.
L’alleanza di Dio con Giacobbe (Israele).
La Nuova Alleanza di Dio con tutti gli esseri umani.
l "Giorno del Signore" è visibile nel Pentateuco?
/ Interpretazione Reggie Kelly – USA. "The Mystery of Israel", 2010-10-15
Le alleanze di Dio, di Jacob Damkani. / La dottrina degli ebrei messianici - Disorso 1111 [non ancora disponibile in Italiano, leggi in tedesco / leggi in inglese])
Dopo il Diluvio Universale, Dio disse:
Io non maledirò più la terra a motivo dell’uomo.
Gen 8,21 Il SIGNORE
sentì un odore soave; e il SIGNORE disse in cuor suo: «Io non maledirò più la terra a
motivo dell’uomo, poiché il cuore dell’uomo concepisce disegni malvagi fin
dall’adolescenza; non colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.
8,22 Finché la terra durerà, semina e raccolta,
freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte, non cesseranno mai». Gen 8,21-22;
E Dio benedisse Noè e i suoi figli e instaurò un’alleanza con loro e con ogni creatura vivente.
Io stabilisco il mio patto con voi; nessun essere vivente sarà più sterminato dalle acque del diluvio.
Gen 9,8 Poi Dio parlò a Noè e ai suoi figli con lui dicendo:
9,9 «Quanto a me, ecco, stabilisco il mio patto con voi, con i vostri discendenti dopo di voi
9,10 e con tutti gli esseri viventi che sono con voi: uccelli, bestiame e tutti gli animali
della terra con voi; da tutti quelli che sono usciti dall’arca, a tutti gli animali della terra.
9,11 Io stabilisco il mio patto con voi; nessun essere vivente sarà più sterminato dalle acque
del diluvio e non ci sarà più diluvio per distruggere la terra». 9,12 Dio disse:
«Ecco il segno del patto che io faccio tra me e voi e tutti gli esseri viventi che sono
con voi, per tutte le generazioni future. Gen 9,8-12;
Io pongo il mio arco nella nuvola e servirà di segno del patto fra me e la terra.
Gen 9,13 Io
pongo il mio arco nella nuvola e servirà di segno del patto fra me e la terra. 9,14 Avverrà che quando avrò raccolto delle nuvole al di
sopra della terra, l’arco apparirà nelle nuvole; 9,15 io
mi ricorderò del mio patto fra me e voi e ogni essere vivente di ogni specie, e le acque
non diventeranno più un diluvio per distruggere ogni essere vivente. 9,16 L’arco dunque sarà nelle nuvole e io lo guarderò per
ricordarmi del patto perpetuo fra Dio e ogni essere vivente, di qualunque specie che è
sulla terra». 9,17 Dio disse a Noè: «Questo è
il segno del patto che io ho stabilito fra me e ogni essere vivente che è sulla terra».
Gen 9,13-17;
Questo "arco nella nuvola" è naturalmente l’arcobaleno e dal testo di Gen
9,13-14 riconosciamo che questo "arco" per Noè e la sua famiglia era qualcosa di
completamente nuovo. Essi non avevano mai visto prima qualcosa di simile. Da ciò si può
però trarre la conclusione che prima del diluvio sulla terra non vi era stato alcun
arcobaleno.
Ora, se consideriamo i presupposti fisici di questo fenomeno atmosferico-ottico,
riconosciamo che un arcobaleno può poi essere sempre visto se il sole, che è collocato
alle spalle dell’osservatore, illumina una nuvola di pioggia o una cortina di nubi che si
trova davanti a lui. Attraverso la rifrazione dei raggi del sole nelle gocce di pioggia la
luce solare bianca viene scomposta nei colori dello spettro e la riflessione dirige i
raggi nell’occhio dell’osservatore. Il presupposto fondamentale per la nascita di un
arcobaleno sono dunque i raggi del sole direttamente incidenti. E di conseguenza, perciò,
prima del Diluvio Universale sulla terra non possono esserci stati raggi solari
direttamente incidenti.
(Vedi anche capitolo 08: "La trasformazione del cielo e della terra.")
Questa alleanza di Dio non valse dunque solo per Noè e i suoi discendenti,
ma, come si dice più sopra in Gen 9,10 "con tutti gli esseri viventi che sono con voi:
uccelli, bestiame e tutti gli animali della terra con voi; da tutti quelli che sono usciti
dall’arca, a tutti gli animali della terra", quindi, per tutta la vita biologica, carnale
di questo mondo. Tuttavia, la promessa di questa alleanza fu limitata ad un unico evento:
Dio promise che non avrebbe dovuto avvenire più alcun diluvio mondiale su tutto ciò che di
carnale vi era sulla terra. – E così è rimasto anche fino ad oggi.
Abraamo (Abramo) era un discendente di Sem, il maggiore dei figli di Noè.
Il padre di Abraamo, Terach, abitava con i suoi tre figli Abraamo, Nacor e Aran nella
città di Ur, in Caldea (regione nell’attuale Iraq meridionale). Presso Ur Abraamo prese in
moglie Sara (Sarai), che però era sterile. Un giorno Terach prese suo figlio Abraamo, la
moglie Sara e suo nipote Lot, il figlio di Haran che nel frattempo era morto, e lasciarono
Ur per recarsi nella regione di Canaan.
Tuttavia essi giunsero solo fino alla città di Caran (a nord di Ur, nella grossa ansa
dell’Eufrate) e lì rimasero. Dopo che il padre di Abraamo era morto là a 205 anni, Dio
ordinò ad Abraamo di emigrare da Caran a Canaan.
Va’ via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va’ nel paese che io ti mostrerò.
Gen 12,1 Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va’ via dal tuo paese,
dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va’ nel paese che io ti mostrerò; 12,2 io
farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte
di benedizione. 12,3 Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in
te saranno benedette tutte le famiglie della terra». 12,4 Abramo partì, come il SIGNORE
gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni quando partì da
Caran. 12,5 Abramo prese Sarai sua moglie e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che
possedevano e le persone che avevano acquistate in Caran, e partirono verso il paese di
Canaan. Gen 12, 1- 5;
Il SIGNORE apparve ad Abramo e disse: «Io darò questo paese alla
tua discendenza».
Gen 12,6 Giunsero così nella terra di Canaan,
e Abramo attraversò il paese fino alla località di Sichem, fino alla quercia di More. In quel
tempo i Cananei erano nel paese. 12,7 Il SIGNORE apparve ad Abramo e disse: «Io darò
questo paese alla tua discendenza». Lì Abramo costruì un altare al SIGNORE che gli era
apparso. 12,8 Di là si spostò verso la montagna a oriente di Betel, e piantò le sue tende,
avendo Betel a occidente e Ai ad oriente; lì costruì un altare al SIGNORE e invocò il nome
del SIGNORE. 12,9 Poi Abramo partì, proseguendo da un accampamento all’altro, verso la regione meridionale. Gen 12,6-9;
1In quel giorno il SIGNORE fece un patto con Abramo.
Gen 15,18 1In quel giorno il SIGNORE fece un patto con
Abramo, dicendo: «Io do alla tua discendenza questo paese, dal fiume d’Egitto al gran
fiume, il fiume Eufrate; Gen 15,18;
A te e alla tua discendenza dopo di te darò il paese di Canaan, in possesso perenne; e sarò loro Dio.
Gen 17,7 Stabilirò il mio patto fra me e te e i tuoi discendenti
dopo di te, di generazione in generazione; sarà un patto eterno per il quale io sarò il
Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. 17,8 A te e alla tua discendenza dopo di te
darò il paese dove abiti come straniero: tutto il paese di Canaan, in possesso perenne;
e sarò loro Dio».
17,9 Poi Dio disse ad Abraamo: «Quanto a te, tu osserverai il mio
patto: tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione. 17,10 Questo
è il mio patto che voi osserverete, patto fra me e voi e la tua discendenza dopo di
te: ogni maschio tra di voi sia circonciso. 17,11 Sarete
circoncisi; questo sarà un segno del patto fra me e voi. Gen 17, 7-11;
Come vediamo, qui Dio ha stabilito un’alleanza con Abraamo e gli ha dato
in proprietà la terra di Cananea (l’attuale Israele) per i suoi discendenti. Poiché Sara
era sterile, ella ha costretto Abraamo a generare un figlio con la serva Agar. Agar diede
alla luce un figlio maschio, che ricevette il nome di Ismaele. Negli anni successivi,
però, Dio ha promesso ad Abraamo e a Sara un altro figlio generato da loro. A 100 anni
Abraamo generò suo figlio Isacco, che era nato da Sara novantenne. Dio aveva promesso ad
entrambi i figli di Abraamo che ciascuno di essi sarebbe diventato un grande popolo.
Ismaele, il progenitore degli arabi e Isacco il progenitore degli ebrei hanno dunque
entrambi, in quanto discendenti di Abraamo, il diritto della promessa divina su questa
terra di Israele. E così essi per questo litigano ancora fino ad oggi invece di abitare
insieme e in pace.
Prima che Isacco nascesse, Abraamo ha pregato Dio di dargli la sua benedizione per Ismaele. Dio gli ha dato questa benedizione per Ismaele e gli ha promesso che Ismaele sarà molto fertile e che costituirà una grande nazione. Tuttavia, Dio stabilirà la sua alleanza con il non ancora nato Isacco, un’alleanza eterna per i suoi discendenti dopo di lui.
Ma stabilirò il mio patto con Isacco che Sara ti partorirà in
questa stagione il prossimo anno.
Gen 17,18 Abraamo disse a Dio: «Oh, possa almeno Ismaele vivere
davanti a te!» 17,19 Dio rispose: «No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e tu gli
metterai il nome di Isacco. Io stabilirò il mio patto con lui, un patto eterno per la
sua discendenza dopo di lui. 17,20 Quanto a Ismaele, io ti ho esaudito. Ecco, io l’ho
benedetto e farò in modo che si moltiplichi e si accresca straordinariamente. Egli genererà
dodici prìncipi e io farò di lui una grande nazione. 17,21 Ma stabilirò il mio patto con
Isacco che Sara ti partorirà in questa stagione il prossimo anno». Gen 17,18-21;
Isacco ebbe con sua moglie Rebecca due figli maschi. Fu una nascita
gemellare, dove il secondo con le sue manine si teneva aggrappato al calcagno del primo.
Il primo ricevette il nome di Esaù ("il capelluto"), il secondo di Giacobbe ("colui che
afferra il calcagno"). Successivamente si mostrò che la posizione di nascita dei due
doveva avere un significato simbolico. Da un lato Esaù ha valutato così poco il suo
diritto di primogenitura che egli lo ha venduto a Giacobbe per un piatto di lenticchie. E
poi Rebecca, con astuzie e menzogne, riuscì a presentare al vecchio Isacco, mezzo cieco e
allettato prima della sua morte Giacobbe come suo figlio Esaù. Pensando di avere Esaù di
fronte a lui, Isacco diede a Giacobbe tutta la sua benedizione e così l’alleanza di Dio
con Isacco continuò con Giacobbe e non con Esaù, il primogenito.
Tuttavia, il fatto che questo poté riuscire perché ciò era corrispondente anche alla
volontà di Dio, è mostrato anche da un commento di Dio a Rebecca ancora prima che i due
figli fossero nati:
Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati usciranno dal tuo seno. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore.
Gen 25,21 Isacco implorò il SIGNORE per sua moglie Rebecca,
perché ella era sterile. Il SIGNORE l’esaudì e Rebecca, sua moglie, concepì. 25,22 I bambini
si urtavano nel suo grembo ed ella disse: «Se così è, perché vivo?» E andò a consultare il
SIGNORE. 25,23 Il SIGNORE le disse: «Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati
usciranno dal tuo seno. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore». 25,24 Quando venne per lei il tempo di partorire, ecco che lei aveva due gemelli
nel grembo. 25,25 Il primo che nacque era rosso e peloso come un mantello di pelo. Così
fu chiamato Esaù. 25,26 Dopo nacque suo fratello, che con la mano teneva il
calcagno di Esaù e fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant’anni quando Rebecca li
partorì. Gen 25,21-26;
Giacobbe andò ad Aran, presso il fratello di sua madre e successivo
suocero Labano, che aveva due figlie: Lea e Rachele. Giacobbe si innamorò della più
giovane Rachele e stabilì con Labano che egli lo avrebbe servito per sette anni come
guardiano di pecore, per ricevere Rachele in moglie. Dopo i sette anni ebbero luogo le
nozze - ma Labano ingannò Giacobbe, sostituendo la figlia maggiore Lea nell’oscurità e
sotto il velo.
Quando Giacobbe la mattina dopo scoprì l’inganno, fece dei rimproveri a Labano. Tuttavia,
questo riteneva che era sempre la figlia maggiore a dovere essere maritata per prima e
propose, dopo la settimana delle nozze, di dargli in sposa anche Rachele, se egli avesse
lavorato per lei altri sette anni presso di lui. Così Giacobbe prese Rachele come seconda
moglie e rimase ancora per sette anni presso Labano.
Le due sorelle avevano ciascuna portato con sé nel matrimonio la propria serva – Lea la
serva Silpa e Rachele la serva Bila. Lea diede dei figli a Giacobbe, mentre Rachele era
sterile. Ora, poiché Rachele era gelosa di Lia, visto che quest’ultima generò dei figli e
lei no, ella diede a Giacobbe la sua serva Bila come moglie, affinché questa generasse per
lei dei figli a Giacobbe. E quando Lea poi più tardi smise di generare, diede anch’ella a
Giacobbe la sua serva Silpa in moglie, affinché lei gli generasse dei figli.
Tuttavia, dopo che la stessa Rachele fu anch’essa incinta e generò due figli maschi,
Giacobbe aveva in totale dodici figli maschi e una figlia femmina (Dina di Lea).
I figli di Giacobbe erano dodici.
Gen 35,23 I figli di Giacobbe erano dodici. I figli di
Lea: Ruben, primogenito di Giacobbe, Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zabulon. 35,24 I
figli di Rachele: Giuseppe e Beniamino. 35,25 I figli di Bila, serva di Rachele:
Dan e Neftali. 35,26 I figli di Zilpa, serva di Lea: Gad e Ascer. Questi sono i figli
di Giacobbe che gli nacquero in Paddan-Aram. Gen 35,23-26;
E questi dodici figli di Giacobbe sono i progenitori delle dodici tribù di Israele, come Giacobbe fu successivamente chiamato da Dio.
Quello disse: «Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele.
Gen 32,27 L’altro gli disse: «Qual è il tuo nome?» Ed egli
rispose: «Giacobbe». 32,28 Quello disse: «Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele,
perché tu hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto». 32,29 Giacobbe gli chiese:
«Ti prego, svelami il tuo nome». Quello rispose: «Perché chiedi il mio nome?» 32,30 E
lo benedisse lì. Giacobbe chiamò quel luogo Peniel, perché disse: «Ho visto Dio faccia a
faccia e la mia vita è stata risparmiata». Gen 32,27-30;
Tu non sarai più chiamato Giacobbe, ma il tuo nome sarà Israele.
1Mo 35,9 Dio apparve ancora a Giacobbe, quando questi veniva
da Paddan-Aram, e lo benedisse. 35,10 Dio gli disse: «Il tuo nome è Giacobbe. Tu non
sarai più chiamato Giacobbe, ma il tuo nome sarà Israele». E lo chiamò Israele. 35,11
Dio gli disse: «Io sono il Dio onnipotente; sii fecondo e moltìplicati; una nazione, anzi
una moltitudine di nazioni discenderà da te, dei re usciranno dai tuoi lombi; 35,12 darò
a te e alla tua discendenza dopo di te il paese che diedi ad Abraamo e ad Isacco».
35,13 E Dio se ne andò risalendo dal luogo dove gli aveva parlato. Gen 35, 9-13;
Quando poi più tardi il popolo di Israele venne in Egitto e là fu costretto ad un duro lavoro, Dio inviò Mosè per liberarli dalla tirannia del faraone. Quando Mosè, con l’aiuto di Dio, li aveva condotti fuori dall’Egitto, tre mesi dopo giunsero al monte Sinai. Qui Dio chiamò Mosè sulla montagna e gli consegnò le due tavole della legge e gli fece scrivere i comandamenti dell’alleanza. E questo è il momento in cui Dio aveva stretto l’alleanza con il popolo di Israele.
Scrivi queste parole; perché sul fondamento di queste parole io ho fatto un patto con te e con Israele.
Es 34,27 Poi il SIGNORE disse a Mosè: «Scrivi queste parole;
perché sul fondamento di queste parole io ho fatto un patto con te e con Israele».
3,28 E Mosè rimase lì con il SIGNORE quaranta giorni e quaranta notti; non mangiò pane e
non bevve acqua. E il SIGNORE scrisse sulle tavole le parole del patto, i dieci comandamenti. Es 34,27-28;
Israele ha vissuto secondo questi comandamenti consegnati nell’epoca in
cui Gesù di Nazareth ha iniziato la sua missione pubblica. Sulla base delle sue
dichiarazioni gli scribi (e in particolare la stragrande maggioranza del Sinedrio, la più
alta commissione religiosa di Israele e il suo sommo sacerdote Caifa) lo guardarono con
profondo sospetto. Proprio a quel tempo erano comparse alcune ambigue figure che
pretendevano di essere il Messia al fine di provocare poi con i loro seguaci delle rivolte
contro i Romani.
Tuttavia anche le dichiarazioni di questo Gesù di Nazareth non erano assolutamente del
tipo da attrarre la benevolenza del clero. Essi ritenevano che egli parlasse contro i
comandamenti di Mosè e stesse deviando il popolo dalla vera fede. E questo dal loro punto
di vista non era nemmeno del tutto falso - i rabbini dei secoli passati avevano apportato
così forti cambiamenti ai comandamenti dell’alleanza nelle loro interpretazioni private,
che in alcune sinagoghe veniva predicato in parte il contrario di ciò che Dio aveva in
realtà dettato a Mosè (per esempio in relazione al sabato).
E come è generalmente il caso in simili situazioni tra gli esseri umani, quando i
pregiudizi sorgono, nessuno ascolta giustamente l’altro. Le dichiarazioni del Signore non
furono verificate e analizzate alla luce della Scrittura, ma furono a lungo rivoltate e
girate in modo da renderle conformi ai propri preconcetti. Infine, gli ebrei hanno poi
presentato ancora due falsi testimoni, che affermarono che Gesù avrebbe detto che egli
potrebbe distruggere e ricostruire il tempio in tre giorni.
Tuttavia la vera ragione per la condanna del Figlio di Dio fu il seguente diverbio tra
Gesù e Caifa durante l’interrogatorio nel Sinedrio.
Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio.
Mat 26,59 I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio
cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù per farlo morire; 26,60 e non ne trovavano,
benché si fossero fatti avanti molti falsi testimoni. 26,61 Finalmente, se ne fecero avanti
due che dissero: «Costui ha detto: "Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo
in tre giorni"». 26,62 E il sommo sacerdote, alzatosi in piedi, gli disse: «Non rispondi
nulla? Non senti quello che testimoniano costoro contro di te?» 26,63 Ma Gesù taceva. E il
sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Cristo,
il Figlio di Dio».
26,64 Gesù gli rispose: «Tu l’hai detto; anzi vi dico che da ora in poi vedrete il Figlio
dell’uomo seduto alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo». 26,65
Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti, dicendo: «Egli ha bestemmiato; che bisogno
abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia; 26,66 che ve ne pare?»
Ed essi risposero: «È reo di morte». 26,67 Allora gli sputarono in viso e gli diedero dei
pugni e altri lo schiaffeggiarono, 26,68 dicendo: «O Cristo profeta, indovina! Chi ti ha percosso?» Mat 26,59-68;
Sulla base di tutti i testi che ci sono tramandati nella Bibbia, se ne può
dedurre che il supremo concilio non era all’oscuro della vera identità di Gesù di Nazareth
– ossia che egli è il Figlio di Dio e il Messia promesso. Questi, dopo, erano gli scribi
che avevano studiato le Scritture più approfonditamente di chiunque altro in Israele, e
dunque essi devono avere avuto una conoscenza molto dettagliata, in particolare, del tema
chiave delle aspettative ebraiche, le profezie sulla venuta del Messia.
Questo è stato chiaramente confermato anche dal Signore nella sua parabola dei vignaiuoli.
In questa parabola, Dio è il padrone di casa, gli scribi ebrei e il Sinedrio sono i
vignaiuoli, i servi del padrone di casa sono i profeti di Dio e la vigna è il popolo di
Israele.
Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità.
Mat 21,33 «Udite un’altra parabola: C’era un padrone di
casa, il quale piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare
l’uva e vi costruì una torre; poi l’affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio.
21,34 Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere
i frutti della vigna. 21,35 Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne
uccisero un altro e un altro lo lapidarono. 21,36 Da capo mandò degli altri servi, in
numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo.
21,37 Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio".
21,38 Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: "Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità". 21,39 Lo presero, lo cacciarono fuori
della vigna e l’uccisero. 21,40 Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?»
21,41 Essi gli risposero: «Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo». Mat 21,33-41;
Perciò, possiamo supporre che proprio il Sinedrio fosse consapevole delle
conseguenze di un riconoscimento di questo Messia. Essi avevano fino a quel momento
guidato il popolo di Israele. Essi certamente non avevano il diritto di eseguire una
condanna a morte – questo era stato loro vietato da Roma. Tuttavia, sotto altri aspetti i
romani si preoccupavano poco di ciò che gli ebrei facevano tra di loro. Perciò il Sinedrio
aveva nel paese non solo il potere religioso ma anche il potere legale. Ed essi fino a
quel momento avevano creduto che il Messia sarebbe venuto come potente re e avesse
liberato il paese dall’occupazione romana.
Tuttavia, questo Messia, che era venuto, non aveva d’altra parte alcun potere. Dal loro
punto di vista egli non poteva liberare Israele. Non poteva nemmeno liberare se stesso.
Anche quelli nel supremo concilio che prestavano fede alle sue parole, giunsero alla fine
evidentemente alla convinzione che era meglio se il Sinedrio continuasse a governare in
Israele. E infine questo riguardava anche ciascuno di loro. Se questo era davvero il
Messia, essi dovevano consegnargli il potere. Allora questo avrebbe significato la fine
della loro fama e del loro onore come guide del popolo.
Ma anche se si considera tutto questo, furono in ultima analisi una mancante fiducia in
Dio e un’eccessiva fiducia in se stessi che condussero a questo fiasco del clero ebraico.
Questo è provato non da ultimo dai miracoli che Gesù aveva compiuto e che furono
dichiarati dagli scribi semplicemente come un inganno, senza nemmeno verificarli più a
fondo. Fino a quel tempo di allora e fino ad oggi nemmeno un singolo essere umano è
riuscito a compiere tutti questi miracoli. Essi con un po’ di buona volontà sarebbero
stati la migliore prova dell’autenticità del Messia.
E dopo tutto Gesù non ha mai escluso gli ebrei. Egli ha solo annunciato che Dio stabilisce
una nuova alleanza, nella quale entrambi, ebrei e nazioni, avranno la possibilità di
salvarsi. Molte dichiarazioni del Signore provano che egli ha rivolto le sue parole prima
agli ebrei. Qui sotto per esempio, in Giov 10,14-17, dove egli definisce gli ebrei "gregge
di questo ovile" e poi annuncia che ha anche altre pecore che non sono di quest’ovile,
dunque che non sono di Israele, ossia gli esseri umani dalle nazioni, che giungeranno alla
fede cristiana. Ed egli dice: "e vi sarà un solo gregge, un solo pastore".
Ho anche altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle
devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo
pastore.
Giov 10,14 Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie
conoscono me, 10,15 come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.
10,16 Ho anche altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse
ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore. 10,17 Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Giov 10,14-17;
Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla
conoscenza della verità.
1Tim 2,3 Questo è buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore,
2,4 ilquale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della
verità.2,5 Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo
Gesù uomo, 2,6 che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la
testimonianza resa a suo tempo. 1Tim 2, 3- 6;
Come possiamo comprendere anche da molti altri passi della Scrittura,
Israele e le nazioni avevano in passato diverse vie per giungere a Dio, dacché però il
Figlio di Dio è divenuto uomo, vi è per entrambi solo un’unica via: la fede in Gesù Cristo
e nel suo sacrificio vicario per i nostri peccati. Tuttavia, il fatto che questo fino ad
oggi non sia stato compreso da molti ebrei – anzi ancora peggio: il fatto che essi
disprezzino il comune pastore, il loro Messia, come imbroglione e blasfemo e perciò
rifiutino tutto il Nuovo Testamento, diventa chiaramente evidente nella seguente
interpretazione di Reggie Kelly, esegeta cristiano del Minnesota, USA. .
Io penso che questo è più di ciò che si definirebbe un "tema
interessante". Il Pentateuco (i primi cinque libri della Bibbia) è l’aiuola seminata
fondamentale per l’esegesi escatologica dell’alleanza che poi viene ulteriormente
sviluppata e dettagliata dai successivi profeti intorno al concetto del Giorno del
Signore. Sebbene il giorno del SIGNORE non sia esplicitamente presente nel Pentateuco,
esso è sicuramente implicito.
Esso viene anticipato ed è una componente di ciò che potremmo denominare "il dilemma
dell’alleanza". La struttura condizionale dell’alleanza nel Pentateuco solleva la
necessità di un futuro apocalittico arrivo divino mediante trasformazione e
transizione. Altrimenti, la durevolezza nell’eredità ebraica del paese, come viene
richiesto nelle promesse, sarebbe un’impossibilità senza speranza. Il Giorno del
Signore sarà il punto transizionale divisorio tra le età.
il giorno del SIGNORE indica la fine dei tempi dei Gentili (Luc 21:24) con il
ristabilimento della nazione mediante la rivelazione trasformante del Cristo (Zac 12:10).
Mosè profetizzò che questo cambiamento verrà quando Israele è "nella tua
angoscia, negli ultimi tempi" (Deut 4:30-31). La rivelazione di un Giorno del Signore
che deve venire risolve il dilemma creato dalla tensione che esiste tra il giuramento
incondizionato fatto ai padri e le conseguenti condizioni dell’alleanza che poterono
essere soddisfatte solo per mezzo della forza dello spirito.
Come potrebbe altrimenti un popolo che tende sempre a diventare recidivo,
ciononostante rimanere sempre nel paese? Come potrebbe altrimenti una piccola nazione
contadina circondata da superpotenze aggressive vivere in sicurezza? (Ez 28:26)
L’escatologia dell’alleanza si trova implicitamente in tante dichiarazioni di Mosè.
Per esempio Mosè spiegò alle soglie dell’arrivo nella terra di Canaan (l’attuale
Israele) il suo pessimismo in riferimento alla capacità di Israele di rimanere in
questo paese. "Infatti io so che, dopo la mia morte, voi certamente vi corromperete e
lascerete la via che vi ho prescritta; e la sventura vi colpirà nei giorni che
verranno" (Deut 31:29). (nota: la fine del versetto 31,29 non viene purtroppo più
citata da Kelly: "perché avrete fatto ciò che è male agli occhi del SIGNORE,
provocando la sua irritazione con l’opera delle vostre mani").
Mosè pone qui il suo dito su quel punto necessario, quel "sine qua non" delle promesse
dell’alleanza, ossia la necessità di un nuovo cuore. "ma, fino a questo giorno, il
SIGNORE non vi ha dato un cuore per comprendere, né occhi per vedere, né orecchi per
udire" (Deut 29:3). Questo sarebbe rimediato attraverso il dono di un nuovo cuore
promesso in Deut 30,1.6.
Mystery
of Israel - Reflections on the Mystery of Israel and the Church by Reggie Kelly -
USA.
[Mistero di Israele – Riflessioni sul Mistero di Israele e la Chiesa di Reggie Kelly -
USA]
Reggie Kelly vede dunque il futuro Giorno del Signore come una sorta di "svolta epocale" con la fine dei "tempi dei Gentili" da un lato e il ristabilimento di Israele in quanto nazione e, dall’altro, il suo ritorno della paese attraverso la seconda venuta del Cristo. E qui si deve assolutamente concordare con lui. Tuttavia, ragionando al contrario ciò significa che Israele in base alla Scrittura fino a questo momento futuro sarà nella diaspora, e perciò il ritorno arbitrario nell’anno 1948 non fu la riunione attraverso Dio, come gli ebrei affermano sempre. E ciò che è ancora più problematico è che Israele dovrà di nuovo essere disperso, per poi potere essere di nuovo riunito secondo queste profezie.
Il SIGNORE, il tuo Dio, circonciderà il tuo cuore e il cuore dei
tuoi discendenti affinché tu ami il SIGNORE.
Deut 30,1 «Quando tutte queste cose che io ho messe davanti a te,
la benedizione e la maledizione, si saranno realizzate per te e tu le ricorderai nel tuo cuore
dovunque il SIGNORE, il tuo Dio, ti avrà sospinto in mezzo alle nazioni 30,2 e
ti convertirai al SIGNORE tuo Dio, e ubbidirai alla sua voce, tu e i tuoi figli, con tutto
il tuo cuore e con tutta l’anima tua, secondo tutto ciò che oggi io ti comando, 30,3 il SIGNORE,
il tuo Dio, farà ritornare i tuoi dalla schiavitù, avrà pietà di te e ti raccoglierà di nuovo fra
tutti i popoli, fra i quali il SIGNORE, il tuo Dio, ti avrà disperso. 30,4 Quand’anche
i tuoi esuli fossero all’estremità dei cieli, di là il SIGNORE, il tuo Dio, ti raccoglierà
e di là ti prenderà. 30,5 Il SIGNORE, il tuo Dio, ti ricondurrà nel paese che i tuoi padri avevano posseduto e tu lo possederai; ed egli ti farà del bene e ti moltiplicherà più dei tuoi padri.
30,6 Il SIGNORE, il tuo Dio, circonciderà il tuo cuore e il cuore dei tuoi discendenti affinché
tu ami il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua, e così tu viva.
Deut 30, 1- 6;
Anche questo testo tratto da Deut 30,1-6 viene citato completamente a
ragione da Kelly in riferimento al "nuovo cuore" che Dio ha promesso al popolo di Israele.
Tuttavia, proprio in questo testo possiamo riconoscere anche importanti indicazioni alla
conversione di Israele e al suo ritorno nel paese. In Deut 30,1 viene profetizzato che
però tutta la benedizione dell’antica alleanza, e parimenti anche tutta la maledizione, si
riverserà su Israele. E ciò – come si dice nel capitolo precedente (Deut 29,24) – "Perché
hanno abbandonato il patto del SIGNORE, Dio dei loro padri".
E poi più avanti nel versetto 30,1 si dice: "Quando (…) tu le ricorderai nel tuo cuore
dovunque il SIGNORE, il tuo Dio, ti avrà sospinto in mezzo alle nazioni". Secondo queste
profezie Israele dunque si convertirà, mentre essi sono ancora in mezzo alle nazioni – e
quindi nella diaspora. La successione temporale non è perciò ritorno e poi conversione –
come affermano i rappresentanti di una "Riunione del 1948" – , ma prima la conversione,
ancora nella diaspora e solo dopo il ritorno nel paese di Israele.
Tuttavia, poi, Kelly ritiene di riconoscere in questo evento della conversione e del
ritorno anche l’inizio della "Nuova alleanza" da Ger 31. Anche se qui si può essere
d’accordo con lui fino ad un certo punto, in vista del fatto che questa dichiarazione e la
profezia citata precedentemente da Deut 29,24 ("Perché hanno abbandonato il patto del
SIGNORE, Dio dei loro padri") contemporaneamente conferma che fino a questo momento della
conversione e del ritorno Israele sarà separata dal suo Dio, poiché essi hanno abbandonato
l’antica alleanza e la nuova alleanza secondo Kelly deve ancora venire, la sua concezione
che questa sia poi la nuova alleanza, non è conforme alla Scrittura.
Questa visione delle cose si realizza facilmente se si concentra l’esegesi quasi
esclusivamente sull’Antico Testamento. E se si guardano le interpretazioni di Kelly sul
suo sito web, in una quantità di citazioni bibliche solo due o tre sono tratte dal Nuovo
Testamento. Tuttavia proprio là, come egli potrebbe avere trovato, la questione della
Nuova Alleanza fa la sua comparsa. Nella sua ultima cena con i suoi Apostoli, il Signore
fa loro la seguente rivelazione:
Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato
per voi.
Luc 22,19 Poi prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e
lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me».
22,20 Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo: «Questo calice è il
nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi. Luc 22,19-20;
Ora, si potrebbe argomentare che questa sarebbe la Nuova Alleanza per i
cristiani, ma non per gli ebrei. Ma non è così. Gli Apostoli allora non erano "cristiani".
Essi erano ebrei di genitori ebrei. E il Signore disse loro: "è il nuovo patto nel
mio sangue, che è versato per voi". Il fatto che questa promessa poi avesse
validità anche per tutti i credenti in Cristo delle nazioni, è giusto. Tuttavia prima di
tutto era rivolta agli ebrei.
Dobbiamo considerare che il Signore sapeva che il Sinedrio ebraico lo rifiuterebbe, lo
condannerebbe a morte e lo consegnerebbe ai romani per la crocifissione - e che suo padre,
il Dio degli ebrei, che aveva mandato suo Figlio per la salvezza del popolo ebraico,
punirebbe severamente questa azione di sangue. Questo è anche il background alla profezia
del Signore, quando i suoi Apostoli volsero la sua attenzione alla bellezza del tempio:
Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su pietra che
non sia diroccata.
Mat 24,2 Ma egli rispose loro: «Vedete tutte queste cose?
Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata».
Mat 24, 2;
Dopo che gli ebrei lo hanno rifiutato, nostro Signore sapeva che il Padre avrebbe rifiutato anche gli ebrei. E così nell’anno 70 sia il tempio che la città di Gerusalemme furono completamente distrutti dalle truppe romane di Tito. Senza tempio e senza altare sacrificale non poterono però essere più soddisfatti i più importanti comandamenti dell’antica alleanza, ossia i molti sacrifici e soprattutto il sacrificio del peccato, con il quale ogni israelita credente nella fede mosaica poteva ricevere il perdono dei suoi peccati. Da allora, negli ultimi duemila anni tutti gli ebrei, a condizione che non siano giunti alla fede in Gesù Cristo, sono morti senza perdono e nei loro peccati. E così andranno tutti – secondo sia la legge cristiana che secondo la legge mosaica – all’eterna dannazione. E anche questo è stato profetizzato dal Signore agli ebrei:
Se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri
peccati.
Giov 8,24 Perciò vi ho detto che morirete nei vostri peccati;
perché se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». Giov 8,24;
In questo momento gli israeliti hanno abbandonato l’alleanza con Dio e
hanno perduto il loro Dio. E poco dopo poi Dio ha cacciato l’intero popolo di Israele dal
suo paese e lo ha disperso in mezzo a tutte le nazioni.
Tuttavia, nella profezia del Signore qui sopra non riconosciamo solo la punizione che ha
colpito gli ebrei, ma anche la via d’uscita che Dio ha lasciato loro aperta. Il Signore
Gesù dice: "Se non credete che io sono (ossia il Messia)". Ed egli ha detto anche questo
agli ebrei. Qui diventa chiaro: Dio ha allora abbandonato il popolo ebraico a causa della
sua imperdonabile azione di sangue, ma la sua grazia ha offerto loro una via d’uscita: se
gli ebrei crederanno che questo Gesù di Nazareth è il Messia promesso e il Figlio di Dio,
allora essi saranno salvati.
Infatti poi essi non hanno più bisogno di alcun tempio, di alcun altare e di alcun
sacrificio di vittime animali, ma possono portare davanti a Dio questo sacrificio vicario
del Figlio di Dio per i loro peccati e con esso richiedere il perdono dei peccati. Essi
sono giustificati attraverso la grazia e possono in quanto giusti stare al cospetto del
loro Dio e pregarlo.
Ppoiché Cristo è il termine della legge, per la giustificazione di
tutti coloro che credono.
Rom 10,4poiché Cristo è il termine della legge, per la
giustificazione di tutti coloro che credono. 10,5 Infatti Mosè descrive così la
giustizia che viene dalla legge: «L’uomo che farà quelle cose vivrà per esse».
10,6 Invece la giustizia che viene dalla fede dice così: «Non dire in cuor tuo:
"Chi salirà in cielo?" (questo è farne scendere Cristo), né: 10,7 "Chi
scenderà nell’abisso?" (questo è far risalire Cristo dai morti)». 10,8 Che cosa dice
invece? «La parola è vicino a te, nella tua bocca e nel tuo cuore». Questa è la
parola della fede che noi annunciamo; 10,9 perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come
Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato;
10,10 infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione
per essere salvati. 10,11 Difatti la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso». 10,12 Poiché non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso
Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. 10,13 Infatti
chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Rom10,4-13;
Ma ora siamo stati sciolti dai legami della legge.
Rom 7,ma ora siamo stati sciolti dai legami della legge,
essendo morti a quella che ci teneva soggetti, per servire nel nuovo regime dello Spirito
e non in quello vecchio della lettera. Rom 7, 6;
La giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono.
Rom 3,21 Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata
manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti:
3,22 vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro
che credono - infatti non c’è distinzione: 3,23 tutti hanno peccato e sono privi della
gloria di Dio - 3,24 ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante
la redenzione che è in Cristo Gesù. 3,25 Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio
mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza
verso i peccati commessi in passato, 3,26 al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare
la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha
fede in Gesù. Rom 3,21-26;
A prescindere da una Nuova Creazione, questa inattuabile condizione di
un cuore naturale condanna la nazione virtualmente ad un’eterna maledizione di
giudizio e di esilio. Perciò Deut 30:6 (si veda più sopra) anticipa la venuta di una
Nuova Alleanza, che è lo scopo predestinato di Dio, creare un nuovo cuore, che
permetterà agli ebrei di possedere il paese per sempre. "Il SIGNORE, il tuo Dio, ti
ricondurrà nel paese che i tuoi padri avevano posseduto e tu lo possederai; ed egli ti
farà del bene e ti moltiplicherà più dei tuoi padri. Il SIGNORE, il tuo Dio,
circonciderà il tuo cuore e il cuore dei tuoi discendenti affinché tu ami il SIGNORE,
il tuo Dio, con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua, e così tu viva" (Deut 30:5-6 / v.s.).
Questa è allo stesso modo una promessa escatologica di una risurrezione nazionale,
come qualcosa in Ez 37 o altrove nei profeti. Questa è la lingua dell’autorizzazione
divina attraverso il segreto della rinascita. Perciò la Nuova Alleanza è in sostanza
l’alleanza della rinascita. Affinché vediamo come Geremia aveva visto la Nuova
Alleanza specialmente con Israele, dobbiamo comprendere che l’alleanza aveva come
scopo un’effettiva eredità ebraica del paese; e cioè duratura e senza un’ulteriore
minaccia attraverso la maledizione del fallimento. La definitiva sicurezza nel paese
era una caratteristica irrinunciabile dell’"eterna alleanza". Tuttavia, per soddisfare
completamente l’alleanza, non basta che solo un residuo riceva un nuovo cuore e un
nuovo spirito (Ez 11,19; 36,26), perché la presenza di un residuo divino non sarebbe
sufficiente per preservare la nazione di fronte a una recidiva e all’andare di nuovo
in esilio.
Mystery
of Israel - Reflections on the Mystery of Israel and the Church by Reggie
Kelly - USA.
[Mistero di Israele – Riflessioni sul Mistero di Israele e la Chiesa di Reggie
Kelly - USA]
Sì, la definitiva sicurezza nel paese di Israele è la caratteristica evidente dell’antica alleanza. Perciò il compimento di questa alleanza non può assolutamente essere anticipato nell’epoca presente. Oggi Israele non vive sicura nel suo paese. Solo nel Millennio, nel Regno Millenario di pace del Figlio di Dio, Israele vivrà là sicura e non si imparerà più la guerra (Isa 2:4). Di questa sicurezza nel paese parla anche Ezechiele in Ez 39,26:
Quando abiteranno al sicuro nel loro paese e non vi sarà più
nessuno che li spaventi.
Ez 39,25 «Perciò, così parla il Signore, DIO: "Ora io farò
tornare Giacobbe dalla deportazione e avrò pietà di tutta la casa d’Israele, e sarò geloso
del mio santo nome. 39,26 Essi avranno finito di portare il loro disonore e la pena di tutte
le infedeltà che hanno commesse contro di me, quando abiteranno al sicuro nel loro paese
e non vi sarà più nessuno che li spaventi; 39,27 quando li ricondurrò dai popoli e li raccoglierò
dai paesi dei loro nemici, e mi santificherò in loro davanti a molte nazioni. 39,28 Essi conosceranno che io sono il SIGNORE, il loro Dio, quando, dopo averli fatti deportare fra le
nazioni, li avrò raccolti nel loro paese e non lascerò là più nessuno di essi; 39,29 non
nasconderò più loro la mia faccia, perché avrò sparso il mio Spirito sulla casa d’Israele",
dice il Signore, DIO». Ez 39,25-29;
Tuttavia, anche per altre ragioni, bisognerebbe leggere questo testo molto
accuratamente. Nel versetto 39,27 si dice: "quando li ricondurrò dai popoli e li
raccoglierò dai paesi dei loro nemici". Questa è la vera riunione di Israele per mano del
suo Dio e qui Dio stesso dice che egli li ha raccolti dai paesi dei loro nemici. Nell’anno
1948 gli ebrei non furono raccolti dai paesi dei loro nemici. Del tutto al contrario, non
si aveva gioia con gli ebrei e dunque si era contenti che ci si liberasse di loro e che
essi andassero in Palestina, ma essi allora avevano solo pochi nemici e venivano
definitivamente non dai loro paesi.
Poi più avanti nel versetto 39,28 si dice: "Essi conosceranno che io sono il SIGNORE, il
loro Dio, quando, dopo averli fatti deportare fra le nazioni". Fu dunque Dio, che li ha
fatti andare in esilio tra le nazioni. Nemmeno nell’epoca nazista gli ebrei furono forzati
all’esilio in Germania – né tanto meno in altri paesi. Essi hanno vissuto già tutti i
decenni – se non i secoli – in questi paesi. E perciò questa forzatura all’esilio – ed
anche la conseguente riunione per mano di Dio – deve collocarsi ancora nel futuro. Per
tutte queste ragioni è evidente che nelle profezie illustrate più sopra non si tratta
della "riunione del 1948", come alcune persone vogliono argomentare, ma è la futura
riunione di Israele per mano di Dio negli Ultimi Tempi.
L’ulteriore argomentazione di Reggie Kelly è però molto discutibile. Egli scrive:
"Tuttavia, per soddisfare completamente l’alleanza, non basta
che solo un residuo riceva un nuovo cuore e un nuovo spirito (Ez 11,19; 36,26), perché la
presenza di un residuo divino non sarebbe sufficiente per conservare la nazione di fronte
a una recidiva e all’andare di nuovo in esilio".
Qui egli si riferisce visibilmente a passi biblici, come Isa 10,21, e ritiene evidente che questa profezia sarebbe falsa, perché un "residuo" non sarebbe sufficiente per preservare Israele da una recidiva.
Un residuo, il residuo di Giacobbe, tornerà al Dio potente.
Isa 10,21 Un residuo, il residuo di Giacobbe, tornerà al Dio
potente. 10,22 Infatti, anche se il tuo popolo, o Israele, fosse
come la sabbia del mare, un residuo soltanto ne tornerà; uno sterminio è decretato, che
farà traboccare la giustizia. 10,23 Poiché lo sterminio che ha decretato, il Signore, DIO
degli eserciti, lo effettuerà in mezzo a tutto il paese. Isa 10,21-23;
Qui si devono notare due cose: se si legge il contesto di questi passi, si
comprende che questo residuo non sono gli "eletti" all’interno della nazione di Israele,
come Kelly palesemente ritiene. Al contrario, come dice chiaramente la dichiarazione
"l’annientamento è deciso", sono del tutto semplicemente quegli esseri umani che sono
rimasti dopo le catastrofi nel Giorno del Signore (Giorno dell’Ira del
Signore/Trasformazione del cielo e della terra) – e dunque dei sopravvissuti. Sulla terra
ci sono poi semplicemente solo pochissimi esseri umani. Essi si moltiplicheranno di nuovo
e più tardi - nel Millennio - di nuovo molti esseri umani vivranno sulla terra, ma in
questo momento è proprio solo un residuo. Sia negli ebrei che anche nelle nazioni.
(Vedi anche capitoölo 08: "La trasformazione del cielo e della terra.")
(Vedi anche capitolo 09: "Il ritorno del residuo d’Israele e il resto delle nazioni.")
E così Kelly non comprende nemmeno la discesa dello Spirito di Dio, che in Isa 44,3-5 ci viene illustrata in modo più dettagliato:
Spanderò il mio Spirito sulla tua discendenza e la mia benedizione
sui tuoi rampolli.
Isa 44,3 Io infatti spanderò le acque sul suolo assetato
e i ruscelli sull’arida terra; spanderò il mio Spirito sulla tua discendenza
e la mia benedizione sui tuoi rampolli; 44,4 essi germoglieranno come in mezzo all’erba,
come salici in riva a correnti d’acque. 44,5 L’uno dirà: "Io sono del SIGNORE",
l’altro si chiamerà Giacobbe, e un altro scriverà sulla sua mano: "Del SIGNORE",
e si onorerà di portare il nome d’Israele. Isa 44, 3- 5;
Proprio perché Kelly anticipa questi eventi alla fine dei giorni
nell’epoca presente, egli non può naturalmente immaginarsi che l’attuale Israele, proprio
in quanto risultato della discesa della Spirito di Dio, non sarebbe capace di abbandonare
sempre di nuovo il suo Dio, e così egli argomenta come segue: "la presenza di un residuo
divino non sarebbe sufficiente per preservare la nazione di fronte a una recidiva e
all’andare di nuovo in esilio".
A parte il fatto che qui si pone la questione di quale forza Kelly accorda allo spirito di
Dio, che egli vede un simile pericolo, sarebbe proprio qui per lui la possibilità di
riconoscere che questa riunione avverrà solo nel futuro e non nel nostro tempo attuale. Ma
perché da un lato egli anticipa le profezie relative al futuro di Israele applicandole
all’Israele ateo del tempo attuale, e dall’altro – come vedremo a breve – egli relega la
Nuova Alleanza nel sangue di nostro Signore Gesù Cristo, che è già esistito per due
millenni, nel futuro, dopo la Grande Tribolazione, egli giunge ora di fronte a un dilemma.
Le sue dichiarazioni scritturali non stanno bene insieme davanti e dietro ed egli è
costretto a mettere in discussione persino la forza dello Spirito Santo.
Un mero residuo all’interno di una nazione largamente apostatata non è
sufficiente per compiere la definitiva rimozione del pericolo per l’alleanza. Perciò
la promessa ha come scopo una "giustizia eterna" (Dan 9:24), che si estenderà
sull’intera nazione (Isa 49:21; Isa 60:21; Ger 31:34 etc.), cosicché l’eredità perenne
del paese sarebbe sicura per sempre. Ai giusti dell’Antico Testamento la legge che è
scritta nel cuore non era estranea, ma questa non era mai sufficiente per assicurare
la definitiva permanenza nel paese.
Questa è la ragione del perché l’introduzione della "giustizia eterna" della Nuova
Alleanza (Ger 32:40; Dan 9:24) ha come scopo la trasformazione della totalità della
nazione, fino all’ultimissima singola persona ebrea (Isa 60:21; Ger 31,34/v.s.). Una
verifica del contesto mostrerà che il tempo in cui la Nuova Alleanza con Israele verrà
raggiunta, è DOPO il ’tempo del tormento di Giacobbe’ (Ger 30-31), il tormento di
Giacobbe è la Grande Tribolazione (o le doglie di Sion), che termina con il Giorno del
Signore (Isa 13:6-8; Isa 66:8; Mic 5:3; Ger 30:7; Dan 12:1; Mat 24;21; Mat 24:29).
il giorno del SIGNORE è il momento culminante di una conclusiva grande tribolazione
con un’ultima purificazione e umiliazione con l’intenzione di riportare nell’"ambito
dell’alleanza" la perduta nazione (Ez 20:37). Mosè mostra più avanti che fino a
questo momento il volto di Dio sarà celato alla vasta nazione (Deut 31:17-18; Deut 32:20; Isa 8:17)
fino "al giorno" in cui lo Spirito verrà versato sull’intera casa di
Israele (Ez 39:22.29 con Zac 12:10). Dunque, cosa potrebbe rendere questa promessa
della duratura eredità permanente e sicura? Solo la perenne giustizia del Cristo, in
quanto "il Signore, nostra giustizia" (Ger 23:5-6). La sua giustizia, in contrasto con
tutti i giusti umani, è sufficiente da sola per andare incontro a tutte le richieste
dell’alleanza e a conservare così la nazione per sempre nel paese. È la giustizia che
il Vangelo rivela (Rom 1:17).
Mystery
of Israel - Reflections on the Mystery of Israel and the Church by Reggie Kelly-
USA. [Mistero di Israele – Riflessioni sul Mistero di Israele e la Chiesa di Reggie
Kelly - USA]
(Vedi anche Discorso 61: "La Grande Tribolazione è una stessa cosa con il giorno del SIGNORE e dell’Ira di Dio?")
A parte il fatto che secondo le più recente scoperte, la Grande Tribolazione e il giorno del SIGNORE sono due eventi temporalmente separati l’uno dall’altro negli Ultimi Tempi, qui Reggie Kelly ha frainteso qualcosa di essenziale. Rom 1:17 non si riferisce alla giustizia del Signore, come egli descrive, ma alla giustizia che viene attribuita da Dio a tutti i credenti cristiani a causa della loro fede (in Gesù Cristo / Rom 3:22; 4:5; 9:30; Gal 3:11) e della grazia di Dio (Efes 2:8).
Il giusto per fede vivrà.
Rom 1,16 Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di
Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; 1,17 poiché in esso
la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com’è scritto: «Il giusto per fede vivrà».
Rom 1,16-17;
Quando Kelly dice: "La sua (del Cristo) giustizia, in contrasto con
tutti i giusti umani, è sufficiente da sola per andare incontro a tutte le richieste
dell’alleanza e a conservare così la nazione per sempre nel paese", questo è teoricamente
giusto, ma manca completamente la realtà biblica. Non è Cristo che deve soddisfare
l’alleanza, ma gli ebrei. Per una migliore comprensione di questo contesto dobbiamo
definire ciò che è la giustizia, e ancora di più cos’è un giusto.
Un giusto è un essere umano che si attiene a tutti i comandamenti di Dio. E perciò Cristo,
che ha soddisfatto tutti i comandamenti di Dio – fino alla morte sulla croce – era
assolutamente il giusto e la sua giustizia era perfetta. Il Dio assolutamente giusto
richiede una simile giustizia perfetta da tutti i suoi servi e credenti. Chi non si
attiene ai comandamenti di Dio è condannato a morte da Dio. Ma la giustizia dell’essere
umano non può mai essere perfetta e dunque tutti gli esseri umani sono colpevoli della
morte.
Perché il salario del peccato è la morte.
Rom 6,23 perché il salario del peccato è la morte, ma
il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore. Rom 6,23;
Tuttavia Dio ama gli esseri umani e perciò nell’antica alleanza ha
concesso agli israeliti di non dovere dare la loro stessa vita per i loro peccati, ma al
suo posto di sacrificare la vita di un animale. Con ciò tutti i peccati degli israeliti
erano perdonati ed essi in quanto giusti avevano di nuovo l’accesso a Dio nella preghiera
e nella loro vita. Ma poi Dio ha mandato sulla terra suo figlio in quanto essere umano.
Per soddisfare una volta per tutte la giustizia di Dio, Gesù Cristo ha donato la sua vita
sulla croce come sacrificio del peccato per tutti i peccati di tutti gli esseri umani.
Da quel momento in poi non vi fu più una giustizia secondo la legge, ma solo la giustizia
dalla grazia attraverso la fede in Gesù Cristo e nel suo sacrificio vicario per i peccati
di tutti gli esseri umani. Nostro Signore Gesù Cristo era l’"agnello di Dio", che donò la
sua vita per i peccati del mondo. Ed egli era anche colui che con il suo sacrificio ha
stabilito una nuova alleanza con gli esseri umani.
Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato
per voi.
Luc 22,19 Poi prese del pane e, dopo aver reso
grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate
questo in memoria di me». 22,20 Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice
dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi. Luc 22,19-20;
E quando, ora, Reggie Kelly scrive:
"La sua (del Cristo) giustizia, in contrasto con tutti i giusti umani, è sufficiente da sola per andare incontro a tutte le richieste dell’alleanza e a conservare così la nazione per sempre nel paese. È la giustizia che il Vangelo rivela".
riconosciamo i tre errori nell’interpretazione:
o Da un lato, Reggie Kelly si riferisce qui chiaramente all’antica alleanza, che già da lungo tempo appartiene al passato. Questa alleanza non è più esistente! Dalla morte del Figlio di Dio sulla croce vale ora solo la nuova alleanza nel suo sangue per tutti gli esseri umani – ebrei e nazioni. In questa nuova alleanza vi è solo una richiesta: la fede in questo Gesù in quanto il Cristo, il Messia e il Figlio di Dio e il suo sacrificio vicario per i nostri peccati. Coloro che credono in essa sono guidati dallo spirito di Dio sulla retta via.
Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore
vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai.
Giov11,25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi
crede in me, anche se muore, vivrà; 11,26 e chiunque vive e crede in me, non morirà mai.
Credi tu questo?» 11,27 Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di
Dio che doveva venire nel mondo». Giov 11,25-27;
o E questa nuova alleanza fondata duemila anni prima è anche proprio quella Nuova alleanza che già viene annunciata nell’Antico Testamento – per esempio in Ger 31 – e che Kelly più sopra, erroneamente, vuole collocare al tempo della Grande Tribolazione – e dunque nel futuro, quando scrive: "che il tempo in cui la Nuova Alleanza con Israele verrà raggiunta, è DOPO il ’tempo del tormento di Giacobbe’".
Esattamente questa argomentazione secondo la quale queste due promesse nell’Antico Testamento e nel Nuovo Testamento (Ger 31:31-34 e
Luca 22:20) sono identiche, la troviamo nell’autore della lettera agli Ebrei, nei capitoli 8-10! (Ebr 8:1-13; 9:1-28; 10:1-39). Secondo la Scrittura non vi è alcuna "Nuova Alleanza" dopo il giorno del SIGNORE, ma questa Nuova Alleanza esiste gia da lungo tempo, da duemila anni, eppure Israele non ha ancora preso nota di esso: la Nuova Alleanza di Dio nel sangue di suo Figlio con
tutti gli esseri umani.
o Da un altro lato, non è naturalmente nemmeno Gesù Cristo che deve soddisfare le richieste di questa alleanza, come scrive Reggie Kelly, ma noi, i credenti. Noi dobbiamo credere in lui e nel suo sacrificio del riscatto sulla croce, affinché i nostri peccati ricevano il perdono da Dio, per poi – anche se siamo peccatori – potere stare al cospetto di Dio in quanto giustificati dalla grazia e potere pregarlo ed essere guidati dallo Spirito Santo.
o Infine, si deve ancora constatare con meraviglia che Kelly
vede il contenuto del Vangelo nella giustizia del Signore: "La sua (del Cristo) giustizia,
(…) è la giustizia che il Vangelo rivela". Poiché Gesù Cristo è Dio e la giustizia di Dio
secondo la Scrittura è assoluta, naturalmente anche la giustizia di Gesù è assoluta. Ma
questo non è il Vangelo. Il Vangelo – la "buona novella" – è
la salvezza dell’essere umano dalla grazia attraverso il sacrificio vicario di Gesù Cristo.
Proprio qui Kelly – in particolare per gli ebrei – avrebbe dovuto fare riferimento al contesto del Pentateuco con l’effettivo contenuto del Vangelo. La profezia su questa Nuova Alleanza mediante il sacrificio della croce del Figlio di Dio la troviamo già in Mosè in Num 21,4-9:
Quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente
di bronzo, restava in vita.
Num 21,4 Poi gli Israeliti
partirono dal monte Or, andarono verso il mar Rosso per fare il giro del paese di Edom;
durante il viaggio il popolo si perse d’animo. 21,5 Il popolo parlò contro Dio e contro
Mosè, e disse: «Perché ci avete fatti salire fuori d’Egitto per farci morire in questo
deserto? Poiché qui non c’è né pane né acqua, e siamo nauseati di questo cibo tanto
leggero». 21,6 Allora il SIGNORE mandò tra il popolo dei serpenti velenosi i quali
mordevano la gente, e gran numero d’Israeliti morirono. 21,7 Il popolo venne da Mosè e
disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il SIGNORE e contro di te; prega il
SIGNORE che allontani da noi questi serpenti». E Mosè pregò per il popolo. 21,8 Il SIGNORE
disse a Mosè: «Fòrgiati un serpente velenoso e mettilo sopra un’asta: chiunque sarà
morso, se lo guarderà, resterà in vita». 21,9 Mosè allora fece un serpente di bronzo e
lo mise sopra un’asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi
guardava il serpente di bronzo, restava in vita. Num 21, 4- 9;
Anche nostro Signore Gesù Cristo ha indicato agli ebrei e agli scribi nel suo tempo – qui nel testo per esempio a Nicodemo – il compimento di questa antichissima profezia:
E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il
Figlio dell’uomo sia innalzato.
Giov 3,14 «E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto,
così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, 3,15 affinché chiunque crede in
lui abbia vita eterna. 3,16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo
unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. 3,17
Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo
sia salvato per mezzo di lui. 3,18 Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è
già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. Giov 3,14-18;
E con questo egli ha confermato ciò che egli aveva loro ripetutamente detto: :
Io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento.
Mat 5,17 «Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i
profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Mat 5,17:
Anche nel nostro tempo sarebbe dunque importante portare all’attenzione degli ebrei che l’alleanza, alla quale essi sempre ancora credono, non esiste più, poiché gli Israeliti ruppero l’Alleanza duemila anni fa con la crocifissione del loro Messia e Dio lo dissolse. La prova di questo è la distruzione del tempio e dell’altare a Gerusalemme. Perciò, il sommo sacerdote non può più entrare annualmente nel Santissimo con il sangue che egli offre per sé e per i traviamenti del popolo. E i credenti da quel tempo non hanno più la possibilità di ricevere il perdono per i loro peccati in accordo con i comandamenti dell’antica alleanza, cosicché le loro preghiere vengano di nuovo ascoltate da Dio.
Per questo Gesu Cristo è mediatore di un nuovo patto, affinché i
chiamati ricevano l’eterna eredità promessa.
Ebr 9,11 Ma venuto Cristo, sommo sacerdote dei beni futuri, egli,
attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da mano d’uomo, cioè, non di
questa creazione,
9,12 è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di
vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna.
9,13 Infatti, se il sangue di capri, di tori e la cenere di una giovenca sparsa su quelli
che sono contaminati, li santificano, in modo da procurare la purezza della carne, 9,14
quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offrì se stesso puro di
ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio
vivente! 9,15 Per questo egli è mediatore di un nuovo patto. La sua morte è avvenuta
per redimere dalle trasgressioni commesse sotto il primo patto, affinché i chiamati
ricevano l’eterna eredità promessa. Ebr 9,11-15;
Questo è il patto che farò con loro dopo quei giorni», dice il
Signore.
Ebr 10,10 In virtù di questa «volontà» noi siamo stati
santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre. 10,11
Mentre ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e offrire
ripetutamente gli stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati, 10,12 Gesù,
dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra
di Dio, 10,13 e aspetta soltanto che i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi
piedi. 10,14 Infatti con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che
sono santificati. 10,15 Anche lo Spirito Santo ce ne rende testimonianza. Infatti,
dopo aver detto: 10,16 «Questo è il patto che farò con loro dopo quei giorni», dice il
Signore, «metterò le mie leggi nei loro cuori e le scriverò nelle loro menti», egli
aggiunge: (Ger 31:33) 10,17 «Non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro
iniquità» (Ger 31:34). 10,18 Ora, dove c’è perdono di queste cose, non c’è più bisogno di
offerta per il peccato. Ebr 10,10-18;
Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra
provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido.
Isa 28,14 Ascoltate dunque la parola del SIGNORE, o
schernitori, che dominate questo popolo di Gerusalemme! 28,15 Voi dite: «Noi abbiamo fatto
alleanza con la morte, abbiamo fatto un patto con il soggiorno dei morti; quando
l’inondante flagello passerà, non giungerà fino a noi perché abbiamo fatto della menzogna
il nostro rifugio e ci siamo messi al sicuro dietro l’inganno». 28,16 Perciò così parla il
Signore, DIO: «Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra
provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido; chi confiderà in essa non
avrà fretta di fuggire. Isa 28,14-16;
La pietra che i costruttori avevano disprezzata è divenuta la
pietra angolare.
Sal 118,16 La destra del SIGNORE si è alzata,
la destra del SIGNORE fa prodigi». 118,17 Io non morirò, anzi vivrò, e racconterò le opere
del SIGNORE. 118,18 Certo, il SIGNORE mi ha castigato, ma non mi ha dato in balìa della
morte. 118,19 Apritemi le porte della giustizia; io vi entrerò, e celebrerò il
SIGNORE. 118,20 Questa è la porta del SIGNORE; i giusti entreranno per essa. 118,21 Ti
celebrerò perché mi hai risposto e sei stato la mia salvezza. 118,22 La pietra che i
costruttori avevano disprezzata è divenuta la pietra angolare. 118,23 Questa è opera
del SIGNORE, è cosa meravigliosa agli occhi nostri. 118,24 Questo è il giorno che il
SIGNORE ci ha preparato; festeggiamo e rallegriamoci in esso. Sal 118,16-24;
Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori
hanno rifiutata è diventata pietra angolare"?
Mat 21,42 Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle
Scritture: "La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è
stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri"? 21,43 Perciò vi
dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti. 21,44
Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà». 21,45
I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro; 21,46
e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che lo riteneva un profeta. Mat 21,42-46;
Tuttavia gli ebrei non devono – come ritiene Kelly – aspettare la Nuova
Alleanza fino alla Grande Tribolazione. Questa Nuova Alleanza esiste già da duemila anni –
essi devono solo accettarla. Gesù Cristo è diventato la pietra angolare della fede in Dio
l’Onnipotente e la Nuova Alleanza nel suo sangue è la sola ed unica via per la salvezza.
Se Israele accetta questa Nuova Alleanza in Cristo Gesù, Dio non ricorderà più i loro
peccati e darà le sue leggi nei loro cuori e le scriverà anche nella loro mente. Questo è
testimoniato anche dallo Spirito Santo, come più sopra constata l’autore della lettera
agli Ebrei.
E quando Cristo verrà, e il residuo di Israele lo vedrà, lui che essi hanno trafitto e per
il quale essi faranno cordoglio, come per il figlio unico, allora sarà anche questa
alleanza del perdono dalla grazia, questa e nessun’altra alleanza, nella quale Israele
entrerà (Isa 14:1; Ger 31:33-34; Ez 16:60; Ez 37:26; Ebr 8:10-12). )
Essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e ne
faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico.
Zac 12,10 «Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di
Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; essi guarderanno a me, a colui che
essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico, e lo
piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito. Zac 12,10;
La rivelazione del Giorno del Signore risolve il dilemma solo in
parte. Non è stato ancora spiegato cosa verrà alla luce con la splendida rivelazione
del segreto del Vangelo. Il Vangelo rivela l’espiazione. L’espiazione è il cuore del
segreto della duplice venuta del Cristo ad Israele. Esso in altre epoche era
sconosciuto (Rom 16:25-26; 1Piet 1:11). "e che nessuno dei dominatori di questo mondo
ha conosciuta; perché, se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore
della gloria" (1Cor 2:7-8).
L’espiazione è la base di qualunque salvezza in entrambi i Testamenti. In contrasto
con tutto ciò che chiunque si era aspettato, Cristo viene una prima volta per portare
a termine l’espiazione prima della Tribolazione e del Giorno del Signore. Sebbene
sicuramente prevista (Isa 53:1-12; Isa 66:7; Mic 5:1-4; Dan 9:26), questa "sapienza
[…] misteriosa e nascosta" è rimasta un segreto fino al tempo stabilito della
rivelazione. Così la traiettoria della redenzione comincia con le promesse che vengono
definite con le condizioni dell’alleanza. Questo crea ciò che potremmo chiamare "La
crisi dell’alleanza", perché le condizioni del compimento si trovano al di là delle
capacità umane, che necessitano del miracolo della rinascita, ma la rinascita
necessita di un’espiazione e l’espiazione necessita di un’incarnazione e la perfetta
obbedienza del Cristo. Perciò la promessa di un futuro Giorno del Signore e di una
Nuova Alleanza, che si estenderà su ogni sopravvissuto ebreo pentito, è solo una parte
della soluzione di questo dilemma dell’alleanza.
La soluzione ultimativa, attraverso la quale Dio con una giustizia che è propria a Lui
e solo a Lui, vorrebbe portare a termine l’eterna redenzione, aspetterebbe la
successiva rivelazione del "segreto del Vangelo" (Efes 6:19). Il segreto di un
compimento in parte presente (il "già") e un Giorno del Signore rimandato (il "non
ancora"), che sono costruiti intorno alle due venute del Cristo, disvela come la Nuova
Alleanza è ricevuta prima dalla chiesa e infine dai sopravvissuti pentiti di Israele
alla fine della Tribolazione. Così il Pentateuco crea il contesto per la rivelazione
del Giorno del Signore e la successiva rivelazione del segreto dell’espiazione e della
duplice venuta del Cristo.
Mystery
of Israel - Reflections on the Mystery of Israel and the Church by Reggie Kelly-
USA. [Mistero di Israele – Riflessioni sul Mistero di Israele e la Chiesa di Reggie
Kelly - USA]
Sempre supponendo che Kelly pensi anche ciò che scrive, la sua definizione del Vangelo è del tutto semplicemente falsa. Egli scrive più sopra:
"La rivelazione del Giorno del Signore risolve il dilemma solo in parte. Non è stato ancora spiegato cosa verrà alla luce con la splendida rivelazione del segreto del Vangelo. Il Vangelo rivela l’espiazione".
Qualunque altra cosa il Vangelo voglia ancora rivelare, ciò che
nell’intero Nuovo Testamento viene compreso con Euangelion, la "Buona novella", è la
salvezza dalla grazia mediante la morte vicaria del Figlio di Dio per i peccati di tutti
gli esseri umani. – Questo è il segreto del Vangelo. Come è possibile non menzionarlo?
Le alleanze di Dio, di Jacob Damkani. / La dottrina degli ebrei messianici - Disorso 1111 [non ancora disponibile in Italiano, leggi in tedesco / leggi in inglese])
Il mistero di Cristo: che gli stranieri sono eredi con noi, membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante il vangelo.
Efes 3,1 Per questo motivo io, Paolo, il prigioniero di Cristo Gesù per voi stranieri... 3,2 Senza dubbio avete udito parlare della dispensazione della grazia di Dio affidatami per voi; 3,3 come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui più sopra vi ho scritto in poche parole; 3,4 leggendole, potrete capire la conoscenza che io ho
del mistero di Cristo. 3,5 Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui;
3,6 vale a dire che gli stranieri sono eredi con noi, membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante il vangelo, 3,7 di cui io sono diventato servitore secondo il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù della sua potenza. 3,8 A me, dico, che sono il minimo fra tutti i santi, è stata data questa grazia di annunciare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo 3,9 e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il Creatore di tutte le cose; 3,10 affinché i principati e le potenze nei luoghi celesti conoscano oggi, per mezzo della chiesa, la infinitamente varia sapienza di Dio,
3,11 secondo il disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù; 3,12
nel quale abbiamo la libertà di accostarci a Dio, con piena fiducia, mediante la fede in lui.
Efes 3, 1-13;