Protocollo
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I Protocolli dei Savi di Sion – l’analisi.
/ Discorso 112 –
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I Protocolli dei Savi di Sion – il testo dei 24
Protocolli. (PDF)
Parleremo apertamente, discuteremo il significato di ogni riflessione e, per mezzo
di paragoni e deduzioni, arriveremo a dare una spiegazione completa esponendo così il concetto
della nostra politica e di quella dei Goys (parola ebraica per definire tutti i Gentili). Si deve
anzitutto notare che gl’individui corrotti sono assai più numerosi di coloro che hanno nobili
istinti, perciò nel governare il mondo i migliori risultati sono ottenuti colla violenza e
l’intimidazione, anziché con le discussioni accademiche. Ogni uomo mira al potere, ognuno vorrebbe
essere un dittatore e sono, in vero, assai rari coloro che non sono pronti a sacrificare il
benessere altrui pur di raggiungere le proprie finalità. Che cosa ha frenato quelle belve che
chiamiamo uomini? Che cosa li ha governati? Nei primordi della civiltà si sono sottomessi alla
forza cieca e brutale, poi alla legge la quale – in realtà – è la stessa forza, ma mascherata. Da
ciò debbo dedurre che, secondo la legge della natura, il diritto sta nella forza. La libertà
politica non è un fatto, ma una idea.
Si deve sapere come applicare questa idea quando necessita, allo scopo di servirsene come di un’esca
per attirare la forza della plebe al proprio partito, se detto partito ha deciso di usurpare il
potere di un rivale. Il problema viene semplificato, se questo rivale diventa infetto da idee di
"libertà" – dal cosiddetto liberalismo – e se per questo ideale cede una parte del suo
potere. In queste circostanze trionfa il nostro concetto. Una nuova mano afferra le abbandonate
redini del Governo, secondo vuole la legge vitale, perché la forza cieca del popolo non può
esistere per un solo giorno senza un Capo che la guidi, ed il nuovo Governo non fa che sostituire il
vecchio indebolito dal suo liberalismo.
Oggi giorno la potenza dell’oro ha sopraffatto i regimi liberali. Vi fu un tempo in cui la religione
governava. Il concetto della libertà non è realizzabile perché nessuno sa adoperarla con
discrezione. Basta dare l’autonomia di governo ad un popolo, per un periodo brevissimo, perché esso
diventi una ciurmaglia disorganizzata. Da quel momento stesso cominceranno i dissidi, i quali presto
si trasformano in guerre civili, l’incendio si appicca ovunque e gli Stati cessano virtualmente di
esistere. Lo stato, sia che si esaurisca in convulsioni interne, sia che la guerra civile lo dia in
mano a un nemico esterno – può considerarsi definitivamente e totalmente distrutto e sarà in
nostro potere. Il dispotismo capitalista, che è interamente nelle nostre mani, gli tenderà un
fuscello al quale lo Stato dovrà inevitabilmente aggrapparsi per evitare di cadere inesorabilmente
nell’abisso.
Se qualcuno per motivo di liberalismo asserisce che simili discussioni sono immorali farò una
domanda: perché non è immorale per uno Stato che ha due nemici, uno esterno e l’altro interno, il
servirsi contro l’uno di mezzi difensivi diversi da quelli che usa contro l’altro, formando cioè
piani segreti di difesa, e di attacco di notte o con forze superiori? Dunque, perché dovrebbe
essere immorale per lo Stato di servirsi di questi medesimi mezzi contro ciò che rovina le sue
fondamenta ed il benessere della sua stessa esistenza? Può una mente sana e logica sperare di
governare una massa con successo per mezzo di argomenti e ragionamenti, quando sussiste la
possibilità che essi siano contraddetti da altri i quali, anche se assurdi e ridicoli, vengano
presentati in guisa attraente a quella parte della plebe, che non è capace di ragionare o di
approfondire, guidata come è interamente da piccole passioni e convenzioni, o da teorie
sentimentali?
Il grosso della plebe, non iniziata ed ignorante, assieme a coloro che sono sorti e saliti da essa,
vengono avviluppati in dissensi di partito, che rendono impossibile qualsiasi accordo anche sulla
base di argomenti sani e convincenti. Ogni decisione della massa dipende da una maggioranza casuale
o predisposta la quale, nella sua totale ignoranza dei misteri politici, approva risoluzioni
assurde, seminando in questo modo i germi dell’anarchia. La politica non ha niente di comune con la
morale; un sovrano che si lascia guidare dalla morale non è un accorto politico, conseguentemente
non è sicuramente assiso sul trono. Chi vuol regnare deve ricorrere all’astuzia ed all’ipocrisia.
L’onestà e la sincerità, grandi qualità umane, diventano vizi in politica. Esse fanno perdere il
trono più certamente che non il più acerrimo nemico. Queste qualità devono essere gli attributi
delle nazioni Gentili, ma noi non siamo affatto costretti a lasciarci andare da esse. Il nostro
diritto sta nella forza. La parola "diritto" rappresenta un’idea astratta senza base
alcuna, e significa né più né meno che: "datemi quello che voglio perché io possa
dimostrarvi in conseguenza che io son più forte di voi".
Dove principia il diritto e dove termina? In uno Stato dove il potere è male organizzato, ove le
leggi e le personalità del regnante sono resi inefficaci dal continuo liberalismo invadente, io mi
servo di una nuova forma di attacco usando del diritto della forza per distruggere i canoni e i
regolamenti già esistenti, impadronirmi delle leggi, riorganizzare tutte le istituzioni, e
diventare così il dittatore di coloro i quali hanno spontaneamente rinunciato al loro potere
conferendolo a noi. La nostra forza, nelle attuali traballanti condizioni dell’autorità civile,
sarà maggiore di qualsiasi altra, perché sarà invisibile, sino al momento che saremo diventati
tanto forti da non temere più nessun attacco per quanto astutamente preparato. Dal male temporaneo,
al quale siamo obbligati a ricorrere, emergerà il benefizio in un regime incrollabile che
reintegrerà il funzionamento dell’esistenza naturale, distrutto dal liberalismo.
Il fine giustifica i mezzi.
Nel formulare i nostri piani, dobbiamo fare attenzione non tanto a ciò che è buono e morale,
quanto a ciò che è necessario e vantaggioso.
Abbiamo davanti un piano dove è tracciata una linea strategica dalla quale non dobbiamo deviare,
altrimenti distruggeremo il lavoro di secoli. Per stabilire uno schema d’azione adeguato, dobbiamo
tener presente la meschinità, l’incostanza e la mancanza di equilibrio morale della folla, nonché
l’incapacità sua di comprendere e di rispettare le condizioni stesse del suo benessere e della sua
esistenza. Si deve comprendere, che la forza della folla è cieca e senza acume; che porge ascolto
ora a destra ora a sinistra. Se il cieco guida il cieco, ambedue cadranno nella fossa.
Conseguentemente quei membri della folla che sono venuti su da essa, non possono, anche essendo
degli uomini d’ingegno, guidare le masse senza rovinare la Nazione. Solamente chi è stato educato
alla sovranità autocratica può leggere le parole formate con l’alfabeto politico. Il popolo
abbandonato a sé stesso, cioè in balìa di individui saliti su dalla plebe, viene rovinato dai
dissensi di partito che hanno origine dall’avidità di potere e dalla bramosia di onori, generatrici
di agitazioni e disordini.
È forse possibile che le masse possano giungere tranquillamente ed amministrare senza gelosia gli
affari di Stato che non devono confondere con i loro interessi personali? Possono le masse
organizzare la difesa contro il nemico esterno? Ciò è assolutamente impossibile, perché un piano
suddiviso in tante parti quante sono le menti della massa, perde il suo valore e quindi diventa
inintelligibile ed ineseguibile. Soltanto un autocrate può concepire piani vasti, assegnando la sua
parte a ciascun ente del meccanismo della macchina statale. Quindi concludiamo essere utile per il
benessere del paese, che il governo del medesimo sia nelle mani di un solo individuo responsabile.
Senza il dispotismo assoluto la civiltà non può esistere, perché la civiltà può essere promossa
solamente sotto la protezione del regnante, chiunque egli sia, e non dalla massa.
La folla è barbara, ed agisce barbaramente in ogni occasione. La turba, appena acquista la
libertà, rapidamente la trasforma in anarchia, la quale è per sé stessa la massima delle
barbarie. Date uno sguardo a quei bruti alcolizzati ridotti all’imbecillità dalle bevande il cui
consumo illimitato è tollerato dalla libertà! Dovremo noi permettere a noi stessi ed ai nostri
simili di fare altrettanto? I popoli della Cristianità sono fuorviati dall’alcool; la loro
gioventù è resa folle dalle orgie classiche e premature alle quali l’hanno istigata i nostri
agenti – e cioè i precettori, i domestici, le istitutrici, gli impiegati, i commessi e via dicendo
-; dalle nostre donne nei loro luoghi di divertimento; ed a queste ultime aggiungo anche le
cosiddette "Signore della Società" – loro spontanee seguaci nella corruzione e nella
lussuria.
Il nostro motto deve essere: "Qualunque mezzo di forza ed ipocrisia!".
In politica vince soltanto la forza schietta, specialmente se essa si nasconde nell’ingegno
indispensabile per un uomo di Stato. La violenza deve essere il principio; l’astuzia e l’ipocrisia
debbono essere la regola di quei governi che non desiderano di deporre la loro corona ai piedi degli
agenti di una potenza nuova. Il male è l’unico mezzo per raggiungere il bene. Pertanto non dobbiamo
arrestarci dinanzi alla corruzione, all’inganno e al tradimento, se questi mezzi debbono servire al
successo della nostra causa.
In politica dobbiamo saper confiscare le proprietà senza alcuna esitazione, se con ciò possiamo
ottenere l’assoggettamento altrui e il potere per noi. Il nostro Stato, seguendo la via della
conquista pacifica, ha il diritto di sostituire agli orrori della guerra le esecuzioni, meno
appariscenti e più utili, che sono i mezzi necessari per mantenere il terrore, producendo una
sottomissione cieca. La severità giusta ed implacabile è il fattore principale della potenza dello
Stato. Non solo perché è vantaggioso, ma altresì per dovere e per la vittoria, dobbiamo attenerci
al programma della violenza e dell’ipocrisia. I nostri principi sono altrettanto potenti quanto i
mezzi coi quali li mettiamo in atto. Questo è il motivo per cui non solo con questi mezzi medesimi
ma anche con la severità delle nostre dottrine, trionferemo ed assoggetteremo tutti i Governi al
nostro Super-Governo. Basta che si sappia che siamo implacabili per prevenire ogni recalcitranza.
Anche nel passato noi fummo i primi a gettare al popolo le parole d’ordine: "Libertà,
uguaglianza, fratellanza". Parole così spesso ripetute, da quel tempo in poi, da pappagalli
ignoranti accorrenti in folla da ogni dove intorno a quest’insegna. Costoro, ripetendole, tolsero al
mondo la prosperità ed all’individuo la vera libertà personale, che prima era stata così bene
salvaguardata, impedendo alla plebaglia di soffocarla.
I Gentili sedicenti dotti e gli intelligenti, non percepirono quanto fossero astratte le parole che
pronunciavano e non si accorsero che queste parole non solo non si accordavano, ma si
contraddicevano addirittura.
Essi non seppero vedere che l’eguaglianza non esiste nella natura, la quale crea calibri diversi e
disuguali di mente, carattere e capacità. Così è d’uopo assoggettarsi alle leggi della natura.
Questi sapientoni non seppero intuire che la massa è una potenza cieca e che coloro i quali,
emergendo da essa, vengono chiamati al governo, sono ugualmente ciechi in fatto di politica; che un
uomo destinato a regnare può governare, anche se sia uno sciocco, ma che un uomo il quale non è
stato preparato a tale compito, non comprenderebbe nulla di politica anche se fosse un genio. I
Gentili hanno messo da parte tutto ciò, mentre è su questa base, che fu fondato il governo
dinastico.
Il padre soleva istruire il figlio nel significato e nello svolgimento delle evoluzioni politiche in
maniera tale che nessuno, fuorché i membri della dinastia, potesse averne conoscenza e che pertanto
nessuno potesse svelarne i segreti al popolo governato. Col tempo il significato dei veri
insegnamenti politici, quali erano trasmessi nelle dinastie da una generazione all’altra, andò
perduto, e questa perdita contribuì al successo della nostra causa. Il nostro appello di:
"libertà, uguaglianza, fratellanza", attirò intere legioni nelle nostre file dai quattro
canti del mondo attraverso i nostri inconsci agenti, e queste legioni portarono i nostri stendardi
estaticamente. Nel frattempo queste parole rodevano, come altrettanti vermi, il benessere dei
Cristiani e distruggevano la loro pace, la loro costanza, la loro unione, rovinando così le
fondamenta degli Stati. Come vedremo in seguito, questa azione determinò il nostro trionfo. Esso ci
dette, fra l’altro, la possibilità di giocare l’asso di briscola, vale a dire di ottenere
l’abolizione di privilegi; ossia, in altre parole, l’abolizione dell’aristocrazia dei Gentili, la
quale era l’unica difesa che le Nazioni ed i paesi possedevano contro di noi. Sopra le rovine di una
aristocrazia naturale ed ereditaria, costruimmo un’aristocrazia nostra a base plutocratica. Fondammo
questa nuova aristocrazia sulla ricchezza, che noi controllavamo, e sulla scienza promossa dai
nostri dotti. Il nostro trionfo fu facilitato dal fatto, che noi, mediante le nostre relazioni con
persone che erano indispensabili, abbiamo sempre agito sulla parte suscettibile della mente umana;
cioè sfruttando l’avidità di guadagno delle nostre vittime, la loro ingordigia, la loro
instabilità, nonché profittando delle esigenze naturali dell’uomo, poiché ognuna di queste
debolezze, presa da sé, è capace di distruggere l’iniziativa, ponendo così la potenza volitiva
del popolo in balìa di coloro che vorrebbero privarlo di tutto il suo potere di iniziativa. Il
significato astratto della parola libertà rese possibile di convincere le turbe che il Governo non
è altro che un gerente rappresentante il possessore – vale a dire la Nazione -; e pertanto può
essere messo da parte come un paio di guanti usati. Il fatto che i rappresentanti della Nazione
possono essere destituiti li diede in nostro potere e fece sì che la loro nomina è praticamente
nelle nostre mani.
Per il nostro scopo è indispensabile che le guerre non producano modificazioni
territoriali. In tal modo, senza alterazioni territoriali, la guerra verrebbe trasferita sopra una
base economica. Allora le nazioni dovranno riconoscere la nostra superiorità per l’assistenza che
sapremo dare ad esse, e questo stato di cose metterà entrambe le parti alla mercé dei nostri
intermediari internazionali dagli occhi di lince, i quali hanno inoltre mezzi assolutamente
illimitati. Allora i nostri diritti internazionali cancelleranno le leggi del mondo e noi
governeremo i paesi nello stesso modo che i singoli governi governano i loro sudditi.
Sceglieremo fra il pubblico amministratori che abbiano tendenze servili. Essi non avranno esperienza
dell’arte di governare, e perciò saranno facilmente trasformati in altrettante pedine del nostro
giuoco; pedine che saranno nelle mani dei nostri astuti ed eruditi consiglieri, specialmente educati
fino dall’infanzia nell’arte di governare il mondo. Come già sapete, questi uomini hanno studiato
la scienza del governo dai nostri piani politici, dall’esperienza dataci dalla storia e dalla
osservazione degli avvenimenti che si susseguono. I Gentili non traggono profitto da costanti
osservazioni storiche, ma seguono una routine teorica senza considerare quali possano esserne le
conseguenze, quindi non occorre prenderli in considerazione. Lasciamo che si divertano finché l’ora
suonerà, oppure lasciamoli vivere nella speranza di nuovi divertimenti, o nel ricordo di godimenti
che furono. Lasciamoli nella convinzione che le leggi teoriche, che abbiamo ispirato loro, siano per
essi di suprema importanza. Con questa mèta in vista e coll’aiuto della nostra stampa, aumentiamo
continuamente la loro cieca fiducia in queste leggi. Le classi istruite dei Gentili si vanteranno
della propria erudizione e metteranno in pratica, senza verificarle, le cognizioni ottenute dalla
scienza che i nostri agenti scodellarono loro allo scopo prefisso di educarne le menti secondo le
nostre direttive. Non crediate che le nostre asserzioni siano parole vane: notate il successo di
Darwin, di Marx e di Nietsche, che fu interamente preparato da noi. L’azione demoralizzatrice di
queste scienze sulle menti dei Gentili dovrebbe certamente esserci evidente. Per evitare di
commettere errori nella nostra politica e nel nostro lavoro di amministrazione, è per noi
essenziale di studiare e di tener presente l’attuale andamento del pensiero, le caratteristiche e le
tendenze delle nazioni.
Il successo del nostro piano consiste nella sua adattabilità al temperamento delle nazioni colle
quali veniamo a contatto. Esso non può riuscire se la sua applicazione pratica non è basata
sull’esperienza del passato, integrata con le osservazioni dell’ora presente. La stampa è una
grande forza nelle mani dei presenti Governi, i quali per suo mezzo controllano le menti popolari.
La stampa dimostra le pretese vitali della popolazione, ne rende note le lagnanze e talvolta crea lo
scontento nella plebe. La realizzazione della libertà di parola nacque nella stampa, ma i governi
non seppero usufruire di questa forza ed essa cadde nelle nostre mani. Per mezzo della stampa
acquistammo influenza pur rimanendo dietro le quinte. In virtù della stampa accumulammo l’oro: ci
costò fiumi di sangue ed il sacrificio di molta gente nostra, ma ogni sacrificio dal lato nostro,
vale migliaia di Gentili nel cospetto di Dio.
Oggi vi posso assicurare che siamo a pochi passi dalla nostra mèta. Rimane da
percorrere ancora una breve distanza e poi il ciclo del Serpente Simbolico – emblema della nostra
gente – sarà completo. Quando questo ciclo sarà chiuso, tutti gli Stati Europei vi saranno
costretti come da catene infrangibili. La bilancia sociale ora esistente andrà presto in sfacelo,
perché noi ne alteriamo continuamente l’equilibrio, allo scopo di logorarla e distruggerne
l’efficienza al più presto possibile.
I Gentili credettero che tale bilancia fosse forte e resistente e confidavano di tenerla sempre
accuratamente in equilibrio, ma i suoi sostegni, cioè i capi degli Stati, trovano un impedimento
nei loro servitori i quali non giovano nulla ad essi, perché sono trascinati dalla loro illimitata
forza d’intrigo, causata dai terrori che prevalgono nelle Corti. Il Sovrano, siccome non ha i mezzi
per penetrare nel cuore del suo popolo, non può difendersi contro gli intriganti avidi di potere.
Dacché noi abbiamo scisso il potere vigile dal potere cieco della popolazione, entrambi hanno
perduto il loro significato, perché una volta divisi, sono spersi l’uno e l’altro come un cieco al
quale manchi il suo bastone. Per indurre gli amanti del potere a fare cattivo uso dei loro diritti,
aizzammo tutte le Potenze, le une contro le altre, incoraggiandone le tendenze liberali verso
l’indipendenza. Abbiamo fomentato ogni impresa in questo senso, ponendo così delle armi formidabili
nelle mani di tutti i partiti, e abbiamo fatto sì che il potere fosse la mèta di ogni ambizione. I
governi li abbiamo trasformati in arene dove si combattono le guerre di partito. Fra poco il
disordine ed il fallimento appariranno ovunque. Chiacchieroni irrefrenabili trasformarono le
assemblee parlamentari ed amministrative in riunioni di controversia. Giornalisti audaci, e
sfacciati scrittori di opuscoli, attaccano continuamente i poteri amministrativi. L’abuso del potere
preparerà definitivamente il crollo di tutte le istituzioni e tutto cadrà sotto i colpi della
popolazione inferocita. Il popolo è assoggettato nella miseria dal sudore della sua fronte in un
modo assai più formidabile che non dalle leggi della schiavitù. Da quest’ultima i popoli poterono
affrancarsi in un modo o in un altro, mentre nulla li potrà liberare dalla tirannide della completa
indigenza. Ponemmo cura di inserire nelle costituzioni molti diritti che per le masse sono puramente
fittizi. Tutti i cosi detti "diritti del popolo" possono esistere solo in teorie le quali
non sono praticamente applicabili.
Qual vantaggio deriva ad un operaio del proletariato, curvato dalle sue dure fatiche ed oppresso dal
destino, dal fatto che un ciarlone ottiene il diritto di parlare, od un giornalista quello di
stampare qualsiasi sciocchezza? A che giova una costituzione al proletariato, se da essa non riceve
altro benefizio che le briciole che gli gettiamo dalla nostra tavola quale ricompensa perché dia i
suoi voti ai nostri agenti? I diritti repubblicani sono un’ironia per il povero, perché la dura
necessità del lavoro quotidiano gli impedisce di ricavare qualsiasi beneficio da diritti di tal
genere e non fa che togliergli la garanzia di uno stipendio fisso e continuo rendendolo schiavo
degli scioperi, di chi gli dà lavoro e dei suoi compagni. Sotto i nostri auspici la plebe ha
completamente distrutto l’aristocrazia, la quale sempre la sovvenne e la custodì per il vantaggio
proprio, che era inseparabile dal benessere della popolazione. Oggi giorno il popolo, avendo
distrutto i privilegi dell’aristocrazia, è caduto sotto il giogo di furbi sfruttatori e di gente
venuta su dal nulla. Noi abbiamo l’intenzione di assumere l’aspetto di liberatori dell’operaio,
venuti per affrancarlo da ciò che lo opprime, quando gli suggeriremo di unirsi alla fila dei nostri
eserciti di socialisti, anarchici e comunisti. Sosteniamo i comunisti, fingendo di amarli giusta i
principii di fratellanza e dell’interesse generale dell’umanità, promosso dalla nostra massoneria
socialista. L’aristocrazia, la quale – per diritto – spartiva il guadagno delle classi operaie, si
interessava perché queste classi fossero ben nutrite, sane e robuste. Il nostro scopo è invece
l’opposto, vale a dire che ci interessiamo alla degenerazione dei Gentili. La nostra forza consiste
nel tenere continuamente l’operaio in uno stato di penuria ed impotenza, perché, così facendo, lo
teniamo assoggettato alla nostra volontà e, nel proprio ambiente, egli non troverà mai la forza e
l’energia di insorgere contro di noi. La fame conferirà al Capitalismo dei diritti sul lavoratore
infinitamente più potenti di quelli che il legittimo potere del Sovrano potesse conferire alla
aristocrazia.
Noi governiamo le masse mediante i sentimenti di gelosia ed odio fomentati dall’oppressione e dalla
miseria. Ed è facendo uso di questi sentimenti che togliamo di mezzo tutti coloro che ci
ostacolano.
Quando verrà il giorno dell’incoronazione del nostro Sovrano Mondiale, provvederemo con questi
stessi mezzi, e cioè servendoci della plebe, a distruggere tutto ciò che potrebbe ostacolare il
nostro cammino. I Gentili non sono più capaci di ragionare in materia di scienza, senza il nostro
aiuto. Per questo motivo essi non comprendono la necessità vitale di certe condizioni, che noi ci
facciamo un dovere di tener nascoste sino al momento in cui giungerà la nostra ora; specialmente,
che nelle scuole si dovrebbe insegnare la sola vera e più importante di tutte le scienze, e cioè
la scienza della vita dell’uomo e delle condizioni sociali, le quali richiedono entrambe la
spartizione del lavoro e conseguentemente la classificazione degli individui in caste e classi.
È indispensabile che tutti sappiamo che la vera eguaglianza non può esistere, data la natura
diversa delle varie qualità di lavoro; e che pertanto coloro i quali agiscono a detrimento di tutta
una casta incorrono in una responsabilità ben diversa, davanti alla legge, di quelli che commettono
un delitto nocivo soltanto al loro onore personale.
La vera scienza delle condizioni sociali, ai segreti della quale non ammettiamo i Gentili,
convincerebbe il mondo che il lavoro e gli impieghi si dovrebbero assegnare a caste ben distinte,
allo scopo di evitare insofferenze umane derivanti da una educazione non corrispondente al lavoro
che gli individui sono chiamati ad eseguire. Se essi studiassero questa scienza, il popolo si
sottometterebbe volontariamente ai poteri governativi e alle caste di governo classificate da essi.
Date le condizioni attuali della scienza, che segue una linea tracciata da noi, la plebe, nella sua
ignoranza, crede ciecamente nelle parole stampate e nelle illusioni erronee opportunamente ispirate
da noi, ed odia tutte le classi che crede più elevate della sua. Ciò perché essa non comprende
l’importanza di ogni singola casta. Questo odio diventerà ancora più acuto quando si tratterrà di
crisi economiche, perché allora arresterà i mercati e la produzione. Determineremo una crisi
economica universale con tutti i mezzi clandestini possibili coll’aiuto dell’oro, che è tutto nelle
nostre mani. In pari tempo getteremo sul lastrico folle enormi di operai, in tutta l’Europa. Allora
queste masse si getteranno con gioia su coloro dei quali, nella loro ignoranza, sono stati gelosi
sin dall’infanzia, ne saccheggeranno gli averi e ne verseranno il sangue. A noi non recheranno
danno, perché il momento dell’attacco ci sarà ben noto, e prenderemo le misure necessarie per
proteggere i nostri interessi. Siamo riusciti a persuadere i Gentili che il liberalismo avrebbe dato
loro il regno della ragione. Il nostro dispotismo sarà di questa specie perché avrà il potere di
sopprimere le ribellioni e di sradicare con giusta severità ogni idea liberale dalle istituzioni.
Quando la plebe si avvide che in nome della libertà le venivano concessi diritti di ogni genere, si
immaginò di essere la padrona e tentò di assumere il potere. Naturalmente s’imbatté come un cieco
qualsiasi, in ostacoli innumerevoli. Allora, non volendo tornare al regime di prima, depose il suo
potere ai nostri piedi.
Ricordatevi della rivoluzione francese, che chiamiamo la Grande Rivoluzione: ebbene, tutti i segreti
della sua preparazione organica ci sono ben noti, essendo lavoro delle nostre mani. Da allora in poi
abbiamo fatto subire alle nazioni una delusione dopo l’altra, cosicché esse dovranno perfino
rinnegarci, in favore del Re Despota, uscito dal sangue di
Sionne, che stiamo preparando al mondo.
Nel momento attuale noi come forza internazionale siamo invulnerabili, perché quando siamo assaliti
da uno dei governi dei Gentili, altri ci sostengono. Nella loro immensa bassezza, i popoli Cristiani
aiutano la nostra indipendenza. Ciò fanno quando si prosternano davanti alla forza; quando sono
senza pietà per i deboli; crudeli per le colpe e indulgenti per i delitti; quando si rifiutano di
ammettere le contraddizioni della libertà; quando sono pazienti fino al martirio nel sopportare la
violenza di una tirannia audace.
Essi tollerano da parte dei loro attuali dittatori, Presidenti dei Consigli e Ministri, degli abusi
per il più piccolo dei quali avrebbero ucciso cento re. Come si spiega questo stato di cose?
Perché le masse sono tanto illogiche nel farsi un concetto degli avvenimenti? La ragione è che i
despoti persuadono il popolo, per mezzo dei loro agenti, che l’abuso del potere con evidente danno
allo Stato è compiuto per uno scopo elevato, vale a dire per ottenere la prosperità della
popolazione e per l’amore della fratellanza internazionale, dell’unione e dell’eguaglianza. Si
capisce che questi agenti non dicono al popolo, che tale unificazione può essere ottenuta soltanto
sotto il nostro dominio; di modo che vediamo la popolazione condannare gl’innocenti ed assolvere i
colpevoli, convinta che potrà sempre fare ciò che le pare e piace. La plebe, data questa sua
condizione mentale, distrugge tutto ciò che è stabile e crea lo scompiglio ovunque. La parola
"libertà" porta la società a lottare contro tutte le potenze, persino contro le potenze
della Natura e di Dio. Questo è il motivo per cui, quando noi arriveremo al potere, dovremo
cancellare la parola "libertà" dal dizionario umano, essendo essa il simbolo della forza
bestiale che trasforma le popolazioni in belve assetate di sangue. Occorre però tener presente che
queste belve si addormentano appena saziate di sangue e che in quel momento è facile affascinarle e
ridurle in schiavitù. Se non si procura ad esse del sangue, non si addormenteranno ma lotteranno
fra di loro.
Ogni Repubblica attraversa varie fasi. La prima fase è rappresentata dai primi
giorni di furia cieca, quando le turbe annientano e distruggono a destra e a sinistra. La seconda è
il regno del demagogo che promuove l’anarchia ed impone il potere assoluto. Questo dispotismo non è
ufficialmente legale ed è, pertanto, irresponsabile; esso è nascosto ed invisibile, ma nel
medesimo tempo si fa sentire. Esso è generalmente controllato da una organizzazione segreta la
quale agisce dietro le spalle di qualche agente ed è conseguentemente tanto più audace e senza
scrupoli. A questa forza segreta non importerà di mutare gli agenti che la mascherano. Questi
mutamenti aiuteranno persino l’organizzazione, la quale con questo mezzo si sbarazzerà dei suoi
vecchi servitori, ai quali avrebbe dovuto dare un forte premio, data la durata del loro servizio.
Chi o che cosa può detronizzare una potenza segreta? Ebbene tale è appunto il nostro Governo. La
loggia massonica in ogni parte del mondo agisce inconsciamente da maschera al nostro scopo. Ma l’uso
che faremo di questa potenza nel nostro piano di azione, come i nostri quartieri generali, restano
perpetuamente sconosciuti all’universo.
La libertà potrebbe non essere danno e sussistere nei governi e nei paesi senza pregiudicare il
benessere del popolo, se fosse basata sulla religione, sul timore di Dio e sulla fratellanza umana,
scevra da quei concetti di uguaglianza che sono in contraddizione diretta con le leggi della
creazione che hanno ordinato la sottomissione. Retto da una fede simile, il popolo sarebbe governato
dalle parrocchie e vivrebbe tranquillamente ed umilmente sotto la tutela dei suoi pastori
spirituali, sottomettendosi all’ordinamento da Dio stabilito sulla terra. Ed è perciò che dobbiamo
cancellare persino il concetto di Dio dalle menti dei Cristiani, rimpiazzandolo con calcoli
aritmetici e bisogni materiali. Allo scopo di stornare le menti Cristiane dalla nostra politica è
assolutamente necessario di tenerle occupate nell’industria e nel commercio. Così tutte le nazioni
lavoreranno incessantemente per il loro proprio vantaggio, ed in questa lotta universale non si
accorgeranno del nemico comune. Ma perché la libertà sconnetta e rovini completamente la vita
sociale dei Gentili, dobbiamo mettere il commercio sopra una base di speculazione. Il risultato di
ciò sarà che le ricchezze della terra, ricavate per mezzo della produzione, non rimarranno nelle
mani dei Gentili, ma passeranno, attraverso la speculazione, nelle nostre casseforti. La lotta per
la supremazia e la speculazione continua nel mondo degli affari, produrrà una società
demoralizzata, egoista e senza cuore. Questa società diventerà completamente indifferente e
persino nemica della religione e disgustata dalla politica. La bramosia dell’oro sarà l’unica sua
guida. E questa società lotterà per l’oro, facendo un vero culto dei piaceri materiali che esso
può procacciarle. Allora le classi inferiori si uniranno a noi contro i nostri rivali – cioè
contro i Gentili privilegiati – senza neppur fingere di essere animate da un motivo nobile, e
neppure per amore delle ricchezze, ma unicamente per il loro odio schietto contro le classi più
elevate.
Che genere di governo si può dare ad una società nella quale il subornamento e la
corruzione sono penetrate ovunque; dove le ricchezze si possono ottenere solamente di sorpresa o con
mezzi fraudolenti; dove il dissenso prevale in tutto, e la moralità si mantiene unicamente per
mezzo del castigo e di leggi severe, e non in conseguenza di principi volontariamente accettati;
dove il sentimento patriottico e religioso affoga nelle convinzioni cosmopolitane? Quale altra forma
di governo si può dare a simili società, fuorché quella despotica che vi descriverò ora?
Organizzeremo un governo fortemente centralizzato, in modo da acquistare le forze sociali per noi.
Per mezzo di nuove leggi regoleremo la vita politica dei nostri sudditi come se fossero tanti pezzi
di una macchina. Tali leggi limiteranno gradatamente tutte le franchigie e le libertà accordate dai
Gentili. In questo modo il nostro regno si svilupperà in un dispotismo così possente, da essere in
grado di schiacciare i Gentili malcontenti o recalcitranti in qualunque ora ed in qualunque luogo.
Ci diranno che il genere di potere assoluto che suggerisco non si confà col progresso attuale della
civiltà, ma vi dimostrerò, invece, che è proprio vero il contrario. Allorquando i popoli
consideravano i loro sovrani come l’espressione della volontà di Dio, si sottomettevano
tranquillamente al dispotismo dei loro monarchi. Ma dal giorno in cui infondemmo nelle popolazioni
il concetto dei loro diritti, esse cominciarono a considerare i Re come semplici mortali. Al
cospetto della plebe la Santa unzione cadde dal capo dei monarchi, e quando ad essa togliemmo anche
la religione, il potere fu gettato sulla via come pubblica proprietà e venne afferrato da noi.
Oltre a ciò, fra le nostre doti amministrative contiamo quella di saper governare le masse e
gl’individui per mezzo di fraseologie astute, di teorie confezionate furbamente, di regole di vita e
di ogni altro mezzo d’inganno allettante. Tutte queste teorie, che i Gentili non comprendono
affatto, sono basate sull’analisi e sull’osservazione unite ad una così sapiente argomentazione,
che non trova l’uguale fra i nostri rivali, così come essi non possono competere con noi nella
costruzione di piani di solidarietà e di azione politica. L’unica società da noi conosciuta che
sarebbe capace di farci concorrenza in queste arti potrebbe essere quella dei Gesuiti. Ma siamo
riusciti a screditare i Gesuiti agli occhi della plebe stupida per la ragione che questa società è
un’organizzazione palese, mentre noi ci teniamo dietro le quinte, mantenendo il segreto della
nostra. Al mondo, in fin dei conti, importerà poco se diventerà suo padrone il capo della Chiesa
Cattolica, oppure un tiranno del sangue di Sionne. Ma per noi "popolo prediletto" la
questione non è indifferente.
Per un certo periodo i Gentili potrebbero forse esser capaci di tenerci testa. Ma a questo riguardo
non abbiamo da temere perché siamo salvaguardati dall’odio profondamente radicato che nutrono gli
uni verso gli altri e che non si può estirpare. Abbiamo messo in contrasto gli uni con gli altri
tutti gli interessi personali e nazionali dei Gentili, fomentandone tutti i pregiudizi religiosi e
nazionali per quasi venti secoli. A tutto questo lavoro si deve il fatto, che nessun governo
troverebbe appoggio nei suoi vicini, se si appellasse ad essi per opporsi a noi, perché ognuno di
essi sarebbe convinto che un’azione contro di noi potrebbe essere disastrosa per la sua esistenza
individuale. Noi siamo troppo potenti; il mondo intero deve fare i conti con noi. I Governi non
possono fare il più piccolo trattato senza il nostro intervento segreto. "Per me reges
regunt" – i sovrani regnano per mezzo mio -. Leggiamo nella Legge dei Profeti, che siamo
prescelti da Dio per governare il mondo. Dio ci ha dato l’ingegno e la capacità di compiere questo
lavoro. Se vi fosse un genio nel campo nemico, egli potrebbe forse ancora combatterci, ma un nuovo
venuto non potrebbe competere con dei vecchi lottatori come noi, e il conflitto fra lui e noi
assumerebbe un carattere tale, che il mondo non ne avrebbe ancora visto l’eguale. Oramai è troppo
tardi per il loro Genio. Tutte le ruote del meccanismo statale sono messe in moto da una forza che
è nelle nostre mani: l’oro!
La scienza dell’economia politica studiata dai nostri grandi sapienti ha già dimostrato che la
forza del capitale supera il prestigio della Corona.
Il capitale per avere il campo libero, deve ottenere l’assoluto monopolio dell’industria e del
commercio. Questo scopo viene già raggiunto da una mano invisibile in tutte le parti del mondo.
Questo privilegio farà sì che tutta la forza politica sarà nelle mani dei commercianti, i quali
col profitto abusivo opprimeranno la popolazione.
Oggi giorno conviene disarmare i popoli piuttosto che condurli alla guerra. È più importante
sapersi servire per la nostra causa delle passioni ardenti che spegnerle. Incoraggiare le idee
altrui e farne uso pel piano nostro piuttosto che disperderle. Il problema principale per il nostro
governo è questo: come indebolire il cervello pubblico mediante la critica; come fargli perdere la
facoltà di ragionare che è fomite d’opposizione; come distrarre la mentalità del pubblico per
mezzo di fraseologie insensate.
In tutti i tempi le nazioni, al pari degli individui, hanno preso le parole per fatti, perché si
contentano di quello che odono e ben di rado si curano di verificare se le promesse siano state
adempiute, o pur no. Conseguentemente noi, soltanto per darla ad intendere, organizzeremo delle
istituzioni i cui membri dimostreranno e loderanno, con eloquenti discorsi, le loro contribuzioni al
"progresso".
Prenderemo un atteggiamento liberale per tutti i partiti e per tutte le tendenze e lo comunicheremo
a tutti i nostri oratori, i quali saranno talmente loquaci, da stancare il pubblico, il quale sarà
stufo e ristucco di qualunque genere d’eloquenza e ne avrà abbastanza.
Per impadronirci della pubblica opinione dovremo anzitutto confonderla al massimo grado mediante la
espressione da tutte le parti delle opinioni più contraddittorie, affinché i Gentili si
smarriscano nel labirinto delle medesime. Ed allora essi comprenderanno, che la miglior via da
seguire è quella di non avere opinioni in fatto di politica; la politica non essendo cosa da essere
intesa dal pubblico, ma riservata soltanto ai dirigenti gli affari. E questo è il primo segreto.
Il secondo segreto, necessario al successo completo del nostro governo, consiste nel moltiplicare ad
un punto tale gli errori, i vizi, le passioni e le leggi convenzionali del paese, che nessuno possa
vederci chiaro in simile caos. Quindi gli uomini cesseranno di comprendersi a vicenda. Questa
politica ci aiuterà pure a seminare la zizzania in tutti i partiti; a dissolvere tutte le forze
collettive, a scoraggiare ogni iniziativa individuale, la quale potrebbe in qualche modo intralciare
i nostri progetti. Non vi è nulla di più dannoso dell’iniziativa individuale: se è assecondata
dall’intelligenza essa ci può recare maggior danno dei milioni di esseri che abbiamo aizzato a
dilaniarsi vicendevolmente. Dobbiamo dare all’educazione di tutta la società cristiana un indirizzo
tale, che le cadano le braccia per disperazione in tutti i casi nei quali un’impresa domandi
dell’iniziativa individuale. La tensione prodotta dalla propria libertà d’azione, perde di forza
quando incontra la libertà d’azione altrui. Ne conseguono le scosse morali, le disillusioni ed i
fallimenti. Con questi mezzi opprimeremo i Cristiani ad un tale punto, che li obbligheremo a
chiederci di governarli internazionalmente. Quando raggiungeremo una simile posizione, potremo
immediatamente assorbire tutti i poteri governativi del mondo e formare un Super-governo universale;
al posto dei governi ora esistenti, metteremo un colosso che si chiamerà l’"Amministrazione
del Supergoverno". Le sue mani si allungheranno come immense tenaglie e disporrà di una tale
organizzazione, che otterrà certamente la completa sottomissione di tutti i paesi.
Fra breve principieremo ad organizzare vasti monopoli – serbatoi di ricchezze
colossali – nei quali persino le grandi fortune dei Gentili saranno coinvolte in modo tale che
crolleranno insieme al credito del loro governo il giorno dopo che avrà avuto luogo la crisi
politica [L’intenzione degli Ebrei di ritirare il loro denaro all’ultimo momento è evidente. (Nota
del T. inglese)].
Coloro fra gli astanti che sono economisti, calcolino l’importanza di questo progetto.
Dobbiamo adoperare ogni mezzo per sviluppare la popolarità del nostro supergoverno, presentandolo
come il protettore e il rimuneratore di tutti coloro che volontariamente si sottometteranno a noi.
L’aristocrazia dei Gentili non esiste più quale potenza politica, di modo non dobbiamo
ulteriormente tenerne conto da questo punto di vista. Però essa, in quanto proprietaria di terreni,
costituisce sempre un pericolo per noi, giacché le sue rendite le assicurano l’indipendenza.
Pertanto è essenziale per noi di privare l’aristocrazia delle sue terre, a qualunque costo. Per
raggiungere questo scopo, il modo migliore è quello di aumentare continuamente le tasse e le
imposte, e con ciò il valore dei terreni si manterrà al più basso livello possibile.
Gli aristocratici dei Gentili, i quali, date le loro abitudini ereditarie, sono incapaci di
accontentarsi di poco, andranno presto in rovina.
Nel medesimo tempo dobbiamo dare con ogni impegno la massima protezione possibile alle industrie ed
al commercio e specialmente alla speculazione, il cui compito principale è di agire come
contrappeso alle industrie. Senza la speculazione, l’industria aumenterebbe il capitale privato e
tenderebbe a sollevare l’agricoltura, liberando le terre dai debiti e dalle ipoteche per gli
anticipi delle banche agricole. E’ invece essenziale che l’industria prosciughi la terra di tutte le
sue ricchezze, e che la speculazione concentri nelle nostre mani tutte le ricchezze del mondo
ottenute con questi mezzi. In questo modo tutti i Gentili verranno ridotti nelle file del
proletariato, ed allora essi si piegheranno davanti a noi per ottenere il diritto di esistere.
Allo scopo di rovinare le industrie dei Gentili e di aiutare la speculazione, incoraggeremo l’amore
pel lusso sfrenato, che abbiamo già sviluppato. Aumenteremo i salari, ciò che non porterà
beneficio all’operaio, perché contemporaneamente accresceremo il prezzo delle sostanze più
necessarie, col pretesto dei cattivi risultati dei lavori agricoli. Con astuzia mineremo le basi
della produzione, seminando i germi della anarchia fra gli operai ed incoraggiandoli nell’abuso
degli alcoolici. Nel tempo stesso adopreremo tutti i mezzi possibili per scacciare dal paese tutti i
Gentili intelligenti.
Per evitare che i Gentili realizzino prematuramente il vero stato delle cose, nasconderemo il nostro
piano sotto l’apparente desiderio di aiutare le classi lavoratrici alla soluzione dei grandi
problemi economici: questa nostra propaganda viene aiutata in tutto e per tutto dalle nostre teorie
economiche.
L’intensificazione del servizio militare, nonché l’aumento della polizia sono pure
essenziali alla riuscita dei progetti sopraindicati. Per noi è essenziale aggiustare le cose in
modo, che oltre noi, in tutti i paesi non savi altro che un enorme proletariato, cioè altrettanti
soldati e poliziotti fedeli alla nostra causa.
In tutta l’Europa, e con l’aiuto dell’Europa, sugli altri continenti dobbiamo fomentare sedizioni,
dissensi e ostilità reciproche. In questo havvi un doppio vantaggio: in primo luogo, con tali mezzi
otteniamo il rispetto di tutti i paesi, i quali si rendono ben conto che abbiamo il potere o di
suscitare qualunque rivolta a piacer nostro, oppure di ristabilire l’ordine. Tutti i paesi hanno
l’abitudine di rivolgersi a noi per la necessaria pressione quando essa occorre. In secondo luogo, a
furia di intrighi imbroglieremo i fili tessuti da noi nei ministeri di tutti i Governi, non solo
mediante la nostra politica, ma altresì con i trattati di commercio e le obbligazioni finanziarie.
Per riuscire in quest’intento, dobbiamo usare molta astuzia e sottigliezza durante le trattative e
gli accordi; ma in quello che chiamasi "il linguaggio ufficiale", assumeremo la tattica
opposta, vale a dire avremo l’apparenza di essere onestissimi e disposti a sottometterci. Così i
governi dei Gentili, ai quali abbiamo insegnato a vedere solamente la parte pomposa degli affari,
pel modo come glieli presentiamo, ci terranno perfino in conto di benefattori e di salvatori
dell’umanità. Dobbiamo metterci in condizioni tali da poter rispondere ad ogni opposizione, con una
dichiarazione di guerra da parte del paese confinante a quello Stato che osasse attraversarci la
strada; e qualora tali confinanti alla loro volta decidessero di unirsi contro noi, dovremo
rispondere promuovendo una guerra universale.
Il principale successo in politica consiste nel grado di segretezza impiegato nel conseguirlo. Le
azioni di un diplomatico non devono corrispondere alle sue parole. Per giovare al nostro piano
mondiale, che si avvicina al termine desiderato, dobbiamo impressionare i governi dei Gentili
mediante la cosidetta pubblica opinione, che in realtà viene dovunque preparata da noi per mezzo di
quel massimo fra i poteri che è la stampa, la quale – fatte insignificanti eccezioni di cui non è
il caso tener conto – è completamente nelle nostre mani. In breve: per dimostrare che tutti i
governi dei Gentili sono nostri schiavi, faremo vedere il nostro potere ad uno di essi per mezzo di
atti di violenza, vale a dire, con un regno di terrore [Notate lo stato attuale della Russia (Nota
del T. inglese)], e qualora tutti i governi insorgessero contro di noi, la nostra risposta sarà
data dai cannoni americani, cinesi e giapponesi.
Dobbiamo impadronirci di tutti i mezzi che i nostri nemici potrebbero rivolgere
contro noi. Ricorreremo alle più intricate e complicate espressioni del dizionario della legge,
allo scopo di scolparci nella eventualità che fossimo costretti a pronunciare decisioni che
potessero sembrare eccessivamente audaci, oppure ingiuste. Perché sarà sommamente importante
esprimere queste decisioni in guisa così efficace, che si presentino alle genti come la massima
manifestazione di moralità, equità e giustizia. Il nostro governo deve essere circondato da tutte
le forze della civiltà in mezzo alle quali esso dovrà agire. Attirerà a sé i pubblicisti, gli
avvocati, i praticanti, gli amministratori, i diplomatici ed infine gli individui preparati nelle
nostre scuole avanzate speciali. Questi individui conosceranno i segreti della vita sociale; saranno
padroni di tutte le lingue messe insieme con le lettere e le parole politiche; avranno una perfetta
conoscenza della parte intima e segreta della natura umana, con tutte le sue corde più sensibili,
che essi dovranno far risuonare e vibrare secondo la loro volontà. Queste corde costituiscono
l’insieme del cervello dei Gentili; delle loro qualità buone o cattive, delle loro tendenze e dei
loro vizi, nonché delle loro peculiarità di caste e di classi.
S’intende che questi sapienti consiglieri della nostra potenza non saranno scelti fra i Gentili, che
sono abituati a fare il loro lavoro amministrativo senza tener presenti i risultati che devono
conseguire, e persino senza sapere lo scopo per cui tali risultati sono richiesti. Gli
amministratori dei Gentili formano i documenti senza leggerli e prestano servizio o per amore o per
ambizione.
Circonderemo il nostro governo con un vero esercito di economisti. Questo è il motivo per cui si
insegna principalmente agli Ebrei la scienza dell’economia. Saremo circondati da migliaia di
banchieri, di commercianti e, cosa ancora più importante, di milionari, perché, in realtà, ogni
cosa sarà decisa dal danaro. Nel frattempo, fintanto che non sarà prudente riempire gli incarichi
di governo con i nostri fratelli Giudei, affideremo i posti importanti a individui la cui fama e il
cui carattere siano così cattivi da scavare un abisso fra essi e la Nazione, ed anche a gente di
tal risma, che abbia timore di finire in galera se ci disobbedirà. E tutto questo allo scopo di
obbligare costoro a difendere i nostri interessi finché abbiano fiato in corpo.
Nell’applicare questi nostri principi dovete badare specialmente alle
caratteristiche della nazione nella quale vi trovate e nella quale .dovete operare. Non dovete
aspettarvi di applicare genericamente con successo i nostri principi, fino a che la nazione di cui
si tratta non sarà stata rieducata secondo le nostre dottrine. Procedendo con cautela
nell’applicazione dei nostri principi, vedrete, prima che siano passati dieci anni, cambiati i
caratteri più ostinati, e noi così avremmo aggiunto un’altra nazione alle file di quelle che ci
sono già sottomesse.
Alle parole liberali della nostra divisa massonica: "libertà, uguaglianza e fratellanza",
sostituiremo, non quelle del nostro vero motto, ma bensì delle parole esprimenti semplicemente
un’idea, e diremo: "il diritto della libertà, il dovere dell’uguaglianza ed il concetto della
fratellanza" e così prenderemo il toro per le corna. In realtà noi abbiamo già distrutto
tutte le forze di governo fuorché la nostra, benché esistano ancora in teoria. Al momento attuale,
se un Governo assume un atteggiamento a noi contrario si tratta di una pura formalità; esso agisce
essendo noi pienamente informati del suo operato e col nostro consenso, accordato perché le
dimostrazioni anti-semitiche ci sono utili per mantenere l’ordine fra i nostri fratelli minori. Non
amplierò di più questo argomento, perché lo abbiamo già discusso molte altre volte.
Il fatto sta ed è, che non incontriamo ostacoli di sorta. Il nostro Governo occupa una posizione
così eccessivamente forte di fronte alla legge, che quasi possiamo, per designarlo, adoperare la
potente parola: dittatura. Posso onestamente asserire che al momento attuale noi siamo legislatori;
giudichiamo e castighiamo, giustiziamo e perdoniamo; siamo, per così dire, il comandante in capo di
tutti gli eserciti e cavalchiamo alla loro testa.
Governiamo con una forza potentissima, perché abbiamo nelle mani i frammenti di un partito che una
volta fu forte ed è ora soggetto a noi. Abbiamo un’ambizione senza limiti, un’ingordigia
divoratrice, un desiderio di vendetta spietato ed un odio intenso. Siamo la sorgente di un terrore
che esercita la sua influenza a grande distanza. Abbiamo al nostro servizio individui di tutte le
opinioni e di tutti i partiti: uomini che desiderano ristabilire le monarchie, socialisti,
comunisti, e tutti coloro che aderiscono ad ogni genere di utopie. Tutti costoro sono aggiogati al
nostro carro. Ciascuno di essi mina, a modo proprio, i residui del potere cercando di distruggere le
leggi tuttora esistenti. Con questi procedimenti tutti i governi sono tormentati, urlano
tranquillità e per amor di pace sono disposti a qualunque sacrificio. Ma noi negheremo ad essi
tranquillità e pace finché non riconosceranno umilmente il nostro super-governo internazionale.
Le plebi proclamano a gran voce la necessità di risolvere il problema sociale, mediante
l’internazionale. I dissensi fra i partiti li danno nelle nostre mani, perché, per condurre
un’opposizione è essenziale aver del denaro, e questo lo controlliamo noi.
Temevamo che il potere esperimentato dei sovrani Gentili facesse alleanza con la potenza cieca della
plebe; ma abbiamo preso tutte le misure preventive necessarie per evitare che ciò avvenisse. Fra
queste due potenze abbiamo edificato una muraglia che consiste nel terrore che ambedue nutrono l’una
verso l’altra. Di modo che il potere cieco della plebe è diventato il sostegno del nostro partito.
Noi soli ne saremo i capi e lo guideremo verso l’adempimento del nostro scopo. Perché la mano del
cieco non si liberi dalla nostra stretta, dobbiamo tenerci costantemente in contatto colle masse, se
non di persona, per lo meno mediante i fedeli fratelli. Quando diventeremo una potenza riconosciuta,
arringheremo la popolazione di persona, nelle piazze, e la istruiremo nella politica in quel modo e
con quell’indirizzo che giudicheremo conveniente.
Come potremo verificare ciò che sarà insegnato al popolo nelle scuole di campagna? In ogni caso le
parole pronunciate dall’inviato governativo o dal sovrano stesso, saranno conosciute certamente
dall’intera nazione, perché le diffonderà la voce stessa del popolo. Per non distruggere
prematuramente le istituzioni dei Gentili, noi vi abbiamo posto sopra le nostre mani esperte
impadronendoci delle molle motrici dei loro meccanismi. Questi erano, una volta, congegnati con
severità e giustizia; ma noi abbiamo sostituito a tutto ciò amministrazioni liberali e
disordinate.
Abbiamo messo le nostre mani ovunque: nella giurisdizione, nelle elezioni, nell’amministrazione
della stampa, nel promuovere la libertà individuale, e, cosa ancor più importante,
nell’educazione, che costituisce il sostegno principale della libera esistenza.
Abbiamo corbellato e corrotto la nuova generazione dei Gentili, insegnandole principi e teorie di
cui conoscevamo la falsità assoluta, pur avendoli inculcati con assidua cura. Pur senza veramente
alterare le leggi in vigore, ma soltanto deformandone il significato ed interpretandole in senso
diverso da quello che avevano in mente coloro che le formularono, abbiamo ottenuto dei risultati
estremamente utili. Si è potuto ciò ottenere principalmente per il fatto, che l’interpretazione
nostra nascose il vero significato delle leggi, ed in seguito le rese talmente incomprensibili, che
diventò impossibile per i Governi il dipanare un codice di leggi così confuso. Da ciò ebbe
origine la teoria di non badare alla lettera della legge, ma di giudicare secondo
coscienza.
Ci si contesta, che le nazioni possono insorgere contro di noi qualora i nostri piani siano scoperti
prematuramente; ma noi, anticipando questo avvenimento, possiamo esser sicuri di mettere in azione
una forza talmente formidabile da far rabbrividire anche gli uomini più coraggiosi.
In quel tempo tutte le città avranno ferrovie metropolitane e passaggi sotterranei: da questi
faremo saltare in aria tutte le città del mondo, insieme alle loro istituzioni e ai loro documenti
[Probabilmente è una affermazione da intendersi al figurato, con allusione al bolscevismo (Nota del
T. inglese)].
Oggi comincerò ripetendo ciò che è stato già detto e vi prego tutti di tener
presente che i governi e le nazioni si contentano, in politica, del lato appariscente di qualunque
cosa.
E, dove troverebbero il tempo di esaminare la parte recondita degli avvenimenti se i loro
rappresentanti non pensano che a divertirsi?
Per la nostra politica è sommamente importante di tener presente il particolare sopradetto, perché
ci sarà di grande aiuto quando discuteremo taluni problemi, come ad esempio la distribuzione del
potere, la libertà di parola, di stampa e di religione, il diritto di fondare associazioni,
l’eguaglianze di fronte alla legge, l’inviolabilità della proprietà e del domicilio, la questione
della tassazione (il concetto della tassazione segreta) e la forza retroattiva delle leggi. Tutti
gli argomenti di questo genere sono di tale natura, che non è prudente di discuterli apertamente in
cospetto del pubblico. Ma nel caso in cui saremo obbligati di farne cenno alla folla, gli argomenti
non dovranno essere enumerati bensì, senza entrare in particolari, si dovranno fare al popolo delle
dichiarazioni circa i principi del diritto moderno riconosciuti da noi.
L’importanza della reticenza sta nel fatto, che un principio il quale non sia stato palesato
apertamente, ci lascia una grande libertà d’azione; mentre il principio stesso, una volta
dichiarato, acquista il carattere di una cosa stabilita.
La Nazione tiene in considerazione speciale la potenza di un genio politico e tollera tutte le sue
prepotenze commentandole in questo modo: "Che tiro birbone, ma con che abilità lo ha
eseguito!". Oppure: "Che canagliata, ma come ben fatta, e con quanto coraggio!".
Noi speriamo di attirare tutte le nazioni a lavorare per mettere le fondamenta del nuovo edificio da
noi progettato. Per questa ragione, dobbiamo assicurarci i servizi di agenti audaci e temerari,
capaci di abbattere qualunque ostacolo al nostro avanzare.
Quando faremo il nostro colpo di Stato, diremo al popolo: "Tutto andava in malora; tutto avete
sofferto, ma ora noi distruggiamo le cause delle vostre sofferenze; vale a dire le nazionalità, le
frontiere, e le monete nazionali. Certamente sarete liberi di condannarci, ma il vostro verdetto non
può esser giusto se lo pronunciate prima di esperimentare ciò che possiamo fare per il vostro
bene". Allora il popolo, esultante e pieno di speranza, ci porterà in trionfo. La potenza del
voto, al quale abbiamo addestrato i membri più insignificanti dell’umanità per mezzo di comizi
organizzati e di accordi prestabiliti, adempirà allora il suo ultimo compito. Questa potenza, che
è stato il mezzo con cui "ci siamo messi sul trono", ci pagherà l’ultimo suo debito
nella sua ansia di vedere il risultato delle nostre proposte, prima di pronunciare il suo giudizio
in proposito. Per raggiungere la maggioranza assoluta dobbiamo indurre tutti a votare senza
distinzione di classe; una maggioranza simile non si potrebbe ottenere dalle classi educate o da una
società divisa in caste.
Dunque, avendo inculcato in ogni uomo il concetto della propria importanza, distruggeremo la vita
familiare dei Gentili e la sua influenza educatrice. Impediremo agli uomini di cervello di farsi
avanti, ed il popolo, guidato da noi, non solo li terrà sottomessi, ma non permetterà neppure ad
essi di manifestare i loro piani.
La turba è abituata a darci ascolto, perché la paghiamo per avere l’attenzione e l’obbedienza. Con
tutti questi mezzi creeremo una forza così cieca; che non sarà mai capace di prendere una
decisione senza la guida dei nostri agenti, incaricati di guidarla.
La plebe si sottometterà a questo stato di cose perché saprà che dal beneplacito di questi capi
dipenderanno i suoi salari, i suoi guadagni e tutti gli altri benefizi.
Questo sistema di governo deve essere il lavoro di una mente sola, perché sarebbe impossibile di
consolidarlo se fosse il lavoro combinato di molte intelligenze. Questo è il motivo per cui ci è
concesso soltanto di conoscere il piano d’azione, .ma non dobbiamo in nessuno modo discuterlo, per
evitare di distruggerne l’efficacia, il funzionamento delle sue singole parti ed il valore pratico
di ogni suo punto.
Tali piani, se fossero posti in discussione e modificati in seguito a successivi scrutini, essi
verrebbero deformati dall’insieme dei malintesi mentali, derivanti dal fatto che i votanti non ne
avrebbero penetrato profondamente il significato.
Pertanto è necessario che i nostri piani siano decisivi e logicamente ponderati. Questa è la
ragione per cui dobbiamo evitare ad ogni costo che l’opera grandiosa del nostro duce sia lacerata e
fatta in pezzi dalla plebe, o anche da una camarilla qualsiasi. Per ora questi piani non
sconvolgeranno le istituzioni esistenti; ne altereranno soltanto le teorie economiche e
conseguentemente tutto il corso delle loro procedure, che dovranno seguire inevitabilmente la via
tracciata dai nostri piani.
In ogni paese esistono le stesse istituzioni, quantunque sotto nomi diversi, e sono le camere dei
rappresentanti del popolo, i ministeri, il senato, una qualunque specie di consiglio privato,
nonché tutti i dipartimenti legislativi e amministrativi.
Non occorre che io vi spieghi il meccanismo connettente tutte queste differenti istituzioni, perché
ne siete perfettamente al corrente. Notate solamente, che ciascuna delle sopraddette istituzioni
corrisponde a qualche importante funzione del governo. (Adopero la parola "importante",
non in riguardo alle istituzioni stesse, ma bensì riferendomi alle loro funzioni). Tutte queste
istituzioni si sono ripartite le varie funzioni governative, vale a dire i poteri amministrativi,
legislativi, ed esecutivi. E le loro funzioni sono diventate simili a quelle dei singoli organi del
corpo umano.
Se danneggiamo una qualunque parte del meccanismo governativo, tutto lo Stato ne soffrirà e ne
morirà, come accade per un corpo umano. Quando inoculammo il veleno del liberalismo nell’organismo
dello Stato, la sua costituzione politica cambiò; gli Stati diventarono infettati da una malattia
mortale: la decomposizione del sangue. Dobbiamo solo attendere la fine della loro agonia. Il
liberalismo fece nascere i governi costituzionali, che sostituirono l’autocrazia, l’unica forma sana
di governo dei Gentili. La forma costituzionale, come ben sapete, non è altro che una scuola di
dissensioni, disaccordi, contese e inutili agitazioni di partito: in breve, essa è la scuola di
tutto ciò che indebolisce l’efficienza del governo. La tribuna, come pure la stampa, hanno
contribuito a rendere i governanti deboli ed inattivi, rendendoli in tal modo inutili e superflui;
ed. è per questo motivo che in molti paesi vennero destituiti.
Allora l’istituzione dell’era repubblicana diventò possibile, ed al posto del Sovrano mettemmo una
caricatura del medesimo nella persona di un presidente, che scegliemmo nella ciurmaglia, fra le
nostre creature e i nostri schiavi.
Così minammo i Gentili, o piuttosto, le nazioni dei Gentili.
In un prossimo futuro faremo del presidente un agente responsabile. Allora non avremo più scrupoli
a mettere arditamente in esecuzione i nostri piani, per i quali sarà tenuto responsabile il nostro
"fantoccio". Cosa c’importa se le fila dei cacciatori d’impieghi s’indeboliscono; se
l’impossibilità di trovare un presidente genera delle confusioni che indeboliranno, in definitiva,
il Paese?
Per ottenere questi risultati predisporremo le cose in modo che siano eletti alla carica
presidenziale individui bacati, che abbiano nel loro passato uno scandalo tipo "Panama", o
qualche altra transazione losca e segreta. Un presidente di tale specie sarà un fedele esecutore
dei nostri piani, perché temerà di essere denunziato, e sarà sotto l’influenza di questa paura la
quale si impadronirà di colui il quale, salito al potere, è ansioso di conservarsi i privilegi e
gli onori inerenti alla sua alta carica. Il Parlamento eleggerà, proteggerà e metterà al coperto
il presidente, ma noi toglieremo al Parlamento la facoltà di introdurre nuove leggi, nonché di
mutare le esistenti.
Questo potere lo conferiremo ad un presidente responsabile, il quale sarà una semplice marionetta
nelle nostre mani. Così il potere presidenziale diventerà un bersaglio esposto ad attacchi di
vario genere, ma noi gli daremo dei mezzi di difesa conferendogli il diritto di appellarsi al popolo
direttamente, al disopra dei rappresentanti della nazione, vale a dire, di appellarsi a quel popolo
che è nostro schiavo cieco: alla maggioranza della plebe.
Inoltre, daremo al presidente la facoltà di. proclamare la legge marziale. Spiegheremo questa
prerogativa col fatto, che il presidente, essendo il capo dell’esercito, deve averlo ai suoi comandi
per proteggere la nuova costituzione repubblicana, essendo questa protezione un dovere per il
rappresentante responsabile della repubblica.
Naturalmente, in simili condizioni, la chiave della situazione recondita sarà nelle nostre mani, e
nessuno all’infuori di noi controllerà la legislazione. Inoltre, quando introdurremo la nuova
costituzione repubblicana, col pretesto della segretezze di Stato toglieremo al Parlamento il
diritto di discutere l’opportunità delle misure prese dal governo. Con questa nuova costituzione
ridurremo al minimo il numero dei rappresentanti la nazione, diminuendo così di altrettanto le
passioni politiche, e la passione per la politica. Se malgrado ciò questi rappresentanti
diventassero ricalcitranti, li sostituiremo appellandoci alla nazione. Il Presidente avrà la
facoltà di nominare il presidente ed il vice presidente della Camera dei deputati e del Senato.
Alle continue sessioni parlamentari sostituiremo sessioni della durata di pochi mesi. Inoltre il
Presidente, quale capo del potere esecutivo, avrà il diritto di convocare e di sciogliere il
Parlamento, e, nel caso di scioglimento, di rinviare la convocazione del nuovo. Ma perché il
Presidente non possa esser tenuto responsabile delle conseguenze di questi atti – che, parlando con
precisione, sarebbero illegali – prima che i nostri piani siano maturati, noi persuaderemo i
ministri e gli altri alti funzionari amministrativi che circondano il presidente, a contravvenire i
suoi comandi emanando istruzioni di loro iniziativa, ed in tal modo li obbligheremo a sopportarne la
responsabilità invece del Presidente. Raccomanderemo. specialmente che questa funzione venisse
assegnata al Senato, al Consiglio di Stato, oppure al Gabinetto, ma non mai a singoli individui.
Le leggi che possono essere interpretate in diverse maniere saranno interpretate a modo nostro dal
Presidente il quale, inoltre, annullerà le leggi quando lo riterremo utile, ed avrà anche il
diritto di proporne delle nuove temporanee, e persino di fare modificazioni nel lavoro
costituzionale del Governo, prendendo come pretesto le esigenze del benessere del paese.
Provvedimenti di questa specie ci metteranno in grado di sopprimere a poco a poco quei diritti e
quelle concessione che fossimo stati costretti ad accordare da principio, nell’assumere il potere.
Tali concessioni dovremo introdurre nella costituzione dei governi per mascherare l’abolizione
graduale di tutti i diritti costituzionali, quando giungerà il momento di cambiare tutti i governi
esistenti sostituendovi la nostra autocrazia. Può darsi che il riconoscimento del nostro autocrate
avvenga prima dell’abolizione delle costituzioni. Vale a dire che il riconoscimento del nostro regno
avrà inizio dal momento stesso che il popolo, scisso dai dissensi e dolorante per il fallimento dei
suoi governanti (e tutto questo sarà stato preparato da noi), griderà:
"Destituiteli e dateci un autocrate che governi il mondo, che ci possa unificare distruggendo
tutte le cause di dissenso, cioè le frontiere, la nazionalità, le religioni, i debiti dello Stato
ecc., un capo che ci possa dare la pace ed il riposo che non abbiamo sotto il governo del nostro
sovrano e dei nostri rappresentanti".
Ma voi sapete benissimo, che allo scopo di ottenere che la moltitudine debba formulare a gran voce
una richiesta simile, è tassativamente necessario disturbare senza posa in tutti i paesi le
relazioni esistenti fra popolo e governo, promuovere ostilità, guerre, odi e persino il martirio,
mediante la fame, la carestia e l’inoculazione di malattie, in tale misura che i Gentili non vedano
altro modo per uscire da tanti guai, che un appello per la protezione al nostro denaro e alla nostra
completa sovranità. Però se diamo alla nazione il tempo di rifiatare, sarà difficile si
ripresenti per noi una circostanza ugualmente favorevole.
Il Consiglio di Stato accentuerà il potere del regnante. Nella sua posizione il
corpo legislativo ufficiale sarà, in certo qual modo, un comitato per la promulgazione dei comandi
del regnante.
Eccovi dunque un programma della nuova costituzione che prepariamo al mondo. Faremo le leggi,
definiremo i diritti costituzionali, li amministreremo con questi mezzi: 1) decreti della camera
legislativa, suggeriti dal Presidente; 2) ordini generici, ordini del Senato e del Consiglio di
Stato, e decisioni del Consiglio dei Ministri; 3) quando il momento opportuno sarà giunto,
promoveremo un colpo di Stato.
Ora, avendo abbozzato il nostro piano d’azione, discuteremo quei particolari che potranno esserci
necessari allo scopo di compiere nell’organismo della macchina statale, la rivoluzione nel senso che
ho già indicato. Colla parola "particolari" voglio indicare la libertà di stampa, il
diritto di formare delle associazioni, la libertà di religione, l’elezione dei rappresentanti del
popolo e moltissimi altri diritti che dovranno svanire dalla vita quotidiana dell’uomo. Se non
spariranno del tutto, dovranno subire un cambiamento fondamentale dal giorno seguente l’annuncio
della nuova costituzione. Prima di quel momento preciso non sarebbe per noi utile di annunciare
tutti i cambiamenti che faremo e per la seguente ragione: tutti i cambiamenti percettibili
potrebbero riuscire pericolosi in qualunque altro momento se fossero applicati per forza esigendone
severamente ed indistintamente l’esecuzione, perché ciò potrebbe esasperare il popolo, che
paventerebbe nuovi cambiamenti nelle medesime direzioni. D’altra parte, se i cambiamenti dovessero
implicare delle tolleranze ancora maggiori, il popolo direbbe che riconosciamo i nostri errori e
ciò potrebbe menomare il vanto di infallibilità del nuovo potere. Il popolo potrebbe anche dire
che siamo stati spaventati e quindi obbligati a cedere; e se così fosse, nessuno ci sarebbe mai
riconoscente perché il popolo ritiene di aver il diritto di ottenere sempre nuove concessioni.
Sarebbe enormemente pericoloso per il prestigio della nuova costituzione, che l’una o l’altra di
queste impressioni si facesse strada nella mente del pubblico.
Per noi è essenziale, che dal primo momento della nuova proclamazione il popolo, mentre soffrirà
ancora le conseguenze del cambiamento repentino e sarà in uno stato di terrore e di indecisione,
realizzi che siamo così potenti, così invulnerabili, e così pieni di forza, che in nessun caso
prenderemo in considerazione i suoi interessi. Faremo capire al popolo, che non solo non ci daremo
nessun pensiero delle sue opinioni e dei suoi desideri, ma altresì che saremo pronti in qualunque
momento ed in qualunque luogo a sopprimere con una mano forte qualsiasi espressione o accenno di.
opposizione. Faremo sì che il popolo capisca che essendoci impadroniti di tutto quello che
desideravamo non gli permetteremo mai, in nessun modo, di partecipare al nostro potere. Ed allora
esso, preso dallo sgomento, chiuderà gli occhi su tutto ed aspetterà pazientemente lo svolgersi di
ulteriori avvenimenti.
I Gentili sono come un branco di pecore, noi siamo i lupi. Sapete cosa fanno le pecore quando i lupi
entrano nell’ovile? Chiudono gli occhi. A questo saranno costretti anche i Gentili, perché
prometteremo loro la restituzione di tutte le loro libertà dopo che avremo soggiogato i nemici del
mondo e costretti tutti i partiti a sottomettersi. Non occorre che vi dica quanto tempo dovranno
aspettare per riavere queste loro libertà!
Per qual motivo fummo indotti a inventare la nostra politica e instillarla nelle menti dei Gentili?
Noi instillammo in essi questa politica senza permetter loro di comprenderne l’intimo significato.
Che cosa ci spinse ad adottare questa linea di condotta? Questo: che noi, razza dispersa, non
potevamo, come tale, conseguire il nostro scopo con mezzi diretti, ma soltanto con mezzi indiretti,
subdoli e fraudolenti. Questa fu la vera causa ed origine della nostra organizzazione massonica, che
questi porci di Gentili non riescono a scandagliare e di cui non sospettano neppure le mire. Noi li
prendiamo come lo zimbello delle nostre numerose logge, le quali hanno l’apparenza di essere
puramente massoniche, allo scopo di gettare la polvere negli occhi dei loro camerati.
Per grazia di Dio il suo Popolo prediletto fu sparpagliato, ma questa dispersione, che sembrò al
mondo la nostra debolezza, dimostrò di essere la nostra forza, che ci ha ora condotto al limitare
della Sovranità Universale.
Ci rimane da costruire ancora poco su queste fondamenta, per raggiungere la nostra mèta.
La parola libertà, suscettibile di diverse interpretazioni, sarà da noi definita
nel modo seguente: "La libertà è il diritto di fare ciò che la legge permette". Tale
definizione ci servirà in questo senso, che sarà in nostro arbitrio di dire dove potrà esserci
libertà e dove no, per la semplice ragione che la legge permetterà solamente quello che a noi
piacerà.
Il nostro atteggiamento verso la stampa sarà il seguente: Che cosa fa la stampa attualmente? Essa
serve a suscitare nel popolo passioni furenti, oppure, talvolta, dissensi egoistici di partito;
cause entrambe che possono essere necessarie al nostro scopo. La stampa è spesse volte vana,
ingiusta e mendace, e la maggior parte della gente non ne capisce affatto le sue vere intenzioni.
Noi la barderemo e ne terremo fermamente in pugno le redini. Inoltre dovremo acquistare il controllo
di tutte le altre ditte editrici. Non ci servirebbe a nulla il solo controllo dei giornali se
restassimo esposti ad attacchi con opuscoli e libri. L’attuale costosa produzione libraria la
trasformeremo in una risorsa vantaggiosa per il nostro governo mediante una speciale tassa di bollo
ed obbligando gli editori ed i tipografi a versarci un deposito cauzionale, allo scopo di garantire
il nostro governo da qualunque forma di attacco da parte della stampa. E qualora questo si produca,
imporremo multe a destra ed a sinistra. Da questi mezzi: bolli, cauzioni e multe, il governo
ricaverà una larga sorgente di lucro. Naturalmente, i giornali di partito non si daranno pensiero
di pagare delle multe forti, ma noi li sopprimeremo senz’altro dopo un secondo loro serio attacco.
Nessuno potrà impunemente attentare al prestigio della nostra infallibilità politica. Per
sopprimere qualunque pubblicazione prenderemo un pretesto: diremo, per esempio, che eccita
l’opinione pubblica senza ragione e senza fondamento. Ma vi prego di tener presente, che fra le
pubblicazioni aggressive ve ne saranno anche talune istituite da noi apposta con tale intento. Ma
esse attaccheranno solo quei punti della nostra politica, che abbiamo l’intenzione di cambiare.
Nessuna informazione giungerà al pubblico senza essere stata prima controllata da noi. Stiamo già
raggiungendo questo scopo anche attualmente, per il fatto che tutte le notizie sono ricevute da
poche agenzie, nelle quali sono centralizzate da tutte le parti del mondo. Quando giungeremo al
potere, queste agenzie ci apparterranno completamente e pubblicheranno solo quelle notizie che noi
permetteremo.
Se, date le condizioni attuali, siamo riusciti a controllare la società dei Gentili ad un punto
tale che essa vede gli affari mondiali attraverso le lenti colorate con le quali le copriamo gli
occhi; se anche ora nulla ci impedisce di conoscere i segreti di Stato, come stupidamente li
chiamano i Gentili; quale sarà la nostra posizione, quando saremo ufficialmente riconosciuti come
governatori del mondo nella persona del nostro Imperatore Universale?
Ritorniamo all’avvenire della stampa. Chiunque desidererà diventare editore, libraio o tipografo,
dovrà ottenere un certificato ed una licenza, che perderanno in caso di disobbedienza. I canali
attraverso i quali il pensiero umano trova la sua espressione, saranno con questi mezzi posti nelle
mani del nostro governo, che li userà come organi educativi, e così impedirà che il pubblico sia
messo sulla falsa strada mediante l’idealizzazione del "progresso", o con il liberalismo.
Chi fra noi non sa, che questo fantastico beneficio conduce direttamente all’utopia, da cui nacquero
l’anarchia e l’odio verso l’autorità? E ciò per la semplice ragione che il "progresso",
o piuttosto l’idea d’un progresso liberale, diede al popolo differenti concetti della emancipazione,
senza mettervi alcun limite. Tutti i cosiddetti liberali sono degli anarchici, se non per le loro
azioni, certamente per le loro idee.
Ognuno di essi corre dietro il fantasma della libertà, credendo di poter fare quello che vuole,
vale a dire, cadendo in uno stato di anarchia per l’opposizione che fa, unicamente per il gusto di
farla.
Discutiamo ora la stampa editrice di libri ecc. Noi la tasseremo nello stesso modo della stampa
giornalistica, vale a dire per mezzo di bolli e cauzioni. Ma sopra i libri con meno di 300 pagine
metteremo una tassa doppia, li classificheremo fra gli opuscoli per far diminuire la pubblicazione
dei periodici, che costituiscono la forma più virulenta del veleno stampato. Queste misure
obbligheranno altresì gli scrittori a pubblicare delle opere così lunghe, che avranno pochi
lettori e principalmente a causa del loro prezzo alto. Noi stessi pubblicheremo delle opere a buon
mercato per educare la mente del pubblico e avviarla nella direzione da noi desiderata. La
tassazione determinerà una riduzione della letteratura dilettevole e senza scopo, e la
responsabilità che incontreranno di fronte alla legge darà tutti gli autori nelle nostre mani.
Nessuno che desideri attaccarci colla sua penna troverebbe un editore.
Prima di stampare qualsiasi genere di lavoro, l’editore o il tipografo dovrà chiedere alle
autorità un permesso speciale per pubblicare il detto lavoro. In questo modo conosceremo
anticipatamente qualsiasi congiura contro di noi, e potremo colpirla prevenendola e pubblicando una
confutazione.
La letteratura e il giornalismo sono le due più importanti forze educative, e per questo motivo il
nostro governo si accaparrerà il maggior numero di periodici. Con questo sistema neutralizzeremo la
cattiva influenza della stampa privata ed otterremo un’influenza enorme sulla mente umana. Se
dovessimo permettere la pubblicazione di dieci periodici privati, noi stessi dovremmo pubblicarne
trenta e così via.
Ma il pubblico non deve avere il minimo sospetto di queste precauzioni; perciò tutti i periodici
pubblicati da noi, avranno apparentemente vedute ed opinioni contraddittorie, ispirando così la
fiducia e presentando un’apparenza attraente ai nostri non sospettosi nemici, che cadranno nella
nostra trappola e saranno disarmati.
In prima fila metteremo la stampa ufficiale. Essa sarà sempre in guardia per difendere i nostri
interessi, e perciò la sua influenza sul pubblico sarà relativamente insignificante. In seconda
fila metteremo la stampa semi-ufficiale, la quale dovrà attirare i tiepidi e gli indifferenti. In
terza fila metteremo quella stampa che farà finta di essere all’opposizione e che, in una delle sue
pubblicazioni, figurerà come nostra avversaria. I nostri veri nemici confideranno in questa
opposizione e ci mostreranno le loro carte. Tutti i nostri giornali sosterranno partiti diversi:
l’aristocratico, il repubblicano, il rivoluzionario e persino l’anarchico. Ma, naturalmente, questo
sarà solamente fino a quando dureranno le costituzioni. Questi giornali, come il dio indiano
Vishnu, avranno centinaia di mani, ognuna delle quali tasterà il polso della variabile opinione
pubblica.
Quando il polso batterà più forte, queste mani faranno inclinare l’opinione pubblica verso la
nostra causa, perché un soggetto nervoso è facile ad essere guidato e facilmente cade sotto
un’influenza qualsiasi. I chiacchieroni che crederanno di ripetere l’opinione del giornale del loro
partito, in realtà non faranno altro che ripetere la nostra opinione, oppure quella che desideriamo
far prevalere; nella convinzione di seguire l’organo del loro partito, costoro seguiranno in realtà
la bandiera che faremo sventolare d’innanzi ai loro occhi.
Perché il nostro esercito giornalista estrinsechi il concetto intimo di questo programma, avendo
l’apparenza di appoggiare i diversi partiti, dovremo organizzare la nostra stampa con la massima
cura. Col titolo di "Commissione Centrale della Stampa", organizzeremo delle riunioni
letterarie, alle quali i nostri agenti, senza farsene accorgere, daranno il segno di riconoscimento
e la parola d’ordine. I nostri organi discutendo e contrastando la nostra politica, sempre
superficialmente, s’intende, e senza toccarne i lati importati, faranno finta di polemizzare con i
giornali ufficiali, allo scopo di fornirci il pretesto di definire i nostri piani con maggior
accuratezza di quanto avremo potuto fare coi nostri programmi preliminari. Si capisce, però, che
tutto questo sarà fatto quando sia vantaggioso per noi. Questa opposizione da parte della stampa,
servirà anche a far credere al popolo che la libertà di parola esiste sempre. Essa darà ai nostri
agenti l’opportunità di dimostrare che i nostri avversari ci muovono accuse insensate,
nell’impossibilità da parte loro di trovare un terreno solido sul quale combattere la nostra
politica.
Queste misure, che sfuggiranno all’attenzione pubblica, saranno i mezzi più proficui per guidare
l’opinione pubblica ed inspirare fiducia nel nostro governo.
Grazie a queste misure potremo eccitare o calmare l’opinione pubblica circa le questioni politiche
quando ci occorrerà di farlo. Potremo persuaderla o confonderla stampando notizie vere o false,
fatti o contraddizioni, secondo quello che servirà al nostro scopo. Le informazioni che
pubblicheremo dipenderanno dal modo con cui il pubblico sarà in quel tempo propenso ad accettare
quel dato genere di notizie; e staremo sempre molto attenti, scandagliando il terreno prima di
camminarci sopra.
Le restrizioni che, come ho già detto, imporremo alle pubblicazioni private ci daranno la certezza
di sconfiggere i nostri nemici, perché essi non avranno a loro disposizione organi della stampa
mediante i quali dare veramente libero e pieno corso alle loro opinioni. Non ci occorrerà neppure
di contraddire ufficialmente le loro affermazioni. Se sarà necessario, le confuteremo semi
ufficialmente con dei "ballons d’essai", che faremo lanciare dalla nostra stampa di terza
fila.
Esiste già nel giornalismo francese tutto un sistema di intese massoniche per darsi il
contrassegno. Tutti gli organi della stampa sono legati da segreti professionali reciproci, a modo
degli antichi oracoli. Nessuno dei suoi membri rivelerà mai di essere a conoscenza di un segreto
qualora non abbia ricevuto l’ordine di renderlo pubblico. Nessun singolo editore avrà il coraggio
di tradire un segreto confidatogli, per la ragione che nessuno è ammesso nel mondo letterario, il
quale non abbia preso parte a qualche losco affare nella sua vita passata. Pertanto, se qualcuno
desse il minimo segno di disubbidienza, il triste episodio del suo passato verrebbe palesato
immediatamente. Finché il passato losco di questi individui è conosciuto da pochi, il prestigio di
ogni giornalista attira l’opinione pubblica di tutto il paese. Il popolo lo segue e lo ammira.
I nostri piani si debbono estendere principalmente alle provincie. È per noi essenziale di creare
certe idee e di infondere tali opinioni nelle provincie, perché in qualunque momento possiamo
servircene lanciandole nella capitale come opinioni neutrali delle provincie. Naturalmente, la fonte
e l’origine delle idee non saranno alterate, ma le idee saranno nostre. Per noi è assolutamente
necessario, prima di assumere il potere, che le città siano qualche volta dominate dalle opinioni
delle provincie; vale a dire, che le città sappiano l’opinione della maggioranza, quale sarà stata
preparata da noi. È per noi necessario che le capitali, giunto il momento critico psicologico, non
abbiano il tempo materiale di discutere un fatto compiuto, ma siano obbligate ad accettarlo perché
è stato approvato da una maggioranza nelle provincie.
Quando poi arriveremo al periodo del nuovo regime – cioè durante il periodo transitorio che
precederà la nostra sovranità – non permetteremo alla stampa di pubblicare qualsiasi resoconto di
delitti, essendo essenziale che il popolo creda il nuovo regime talmente superiore, d’aver soppresso
perfino la delinquenza. I delitti che avverranno saranno conosciuti soltanto dalla loro vittima e da
gli eventuali testimoni oculari e da nessun altro.
La necessità del pane quotidiano obbligherà i Gentili a tacere ed a rimanere
nostri umili servitori.
Quei Gentili che potremo impiegare nella nostra stampa, discuteranno, dietro i nostri ordini, quei
fatti che non sarebbe conveniente per noi di pubblicare nella nostra gazzetta ufficiale. E mentre
avranno luogo così discussioni e dispute d’ogni genere, noi promulgheremo le leggi che ci occorrono
e le presenteremo al pubblico quali fatti compiuti. Nessuno oserà chiedere che queste leggi vengano
revocate, specialmente perché faremo credere che il nostro scopo sia quello di promuovere il
progresso. Poi la stampa svierà l’attenzione del pubblico per mezzo di nuove proposte (sapete bene
che abbiamo sempre abituato le popolazioni a ricercare nuove emozioni). Avventurieri politici senza
cervello si affretteranno a discutere i nuovi problemi: la stessa razza di gente che non comprende
neppure ora nulla di quello di cui parla. I problemi politici non sono fatti per essere compresi,
dalla gente comune, ma solamente (come ho già detto) da quella classe di governanti, che da secoli
dirigono gli affari. Da tutto questo insieme di fatti potete concludere, che quando useremo una
certa deferenza all’opinione pubblica, di tanto in tanto, avremo lo scopo di facilitare il
funzionamento del nostro meccanismo. Vi accorgerete anche che cerchiamo di far approvare le varie
questioni soltanto a furia di parole e non di fatti. Affermiamo continuamente, che tutte le misure
prese da noi sono ispirate dalla speranza e dalla certezza di aiutare il benessere comune.
Allo scopo di distogliere la gente troppo irrequieta dalla discussione delle questioni politiche, la
provvederemo di problemi nuovi; quelli cioè dell’industria e del commercio. Su questi problemi
potranno eccitarsi fin che vorranno. Le masse acconsentono di astenersi e di desistere da ciò che
credono sia l’attività politica, solamente se possiamo dar loro qualche nuovo svago; come, ad
esempio, il commercio. E tenteremo di dar da intendere ad esse, che anche il commercio è un
problema politico. Noi stessi inducemmo le masse a prender parte alla politica per assicurarci il
loro appoggio nella nostra campagna contro i governi Gentili.
Per impedire che il popolo scopra da sé una qualsiasi nuova linea d’azione politica, lo terremo distratto con varie forme di divertimenti: ludi ginnici, passatempi, passioni di vario genere,
osterie e via discorrendo. Fra poco principieremo a mettere degli avvisi nei giornali invitando il popolo a competere in ogni genere di nuove imprese, come ad esempio alle gare artistiche, di sport, ecc.
Questi nuovi interessi distoglieranno definitivamente l’attenzione del pubblico dalle questioni che
potrebbero metterci in conflitto con la popolazione. Il popolo, siccome perderà a poco a poco la
facoltà di pensare con la sua testa, griderà compatto insieme a noi, per l’unica ragione che
saremo i soli membri della società in grado di promuovere nuove linee di pensiero. Questi nuovi
concetti noi li metteremo avanti per mezzo di agenti che il popolo non sospetterà siano alleati
nostri.
La funzione degli idealisti liberali cesserà repentinamente il giorno in cui il nostro
governo sarà riconosciuto. Fino allora essi ci renderanno dei buoni servizi. Per questa ragione
cercheremo di indirizzare l’opinione pubblica verso ogni specie di teoria fantastica che possa
sembrare progressiva, o liberale. Fummo noi che, col più completo successo, facemmo girare le teste
scervellate dei Gentili, colle nostre teorie di progresso, verso il socialismo. Non si trova fra i
Gentili una mente capace di intuire che in ogni occasione, dietro la parola "progresso" è
nascosta una deviazione della verità, eccezione fatta dei casi in cui la parola libertà si
riferisce alla materia delle scoperte scientifiche. Giacché esiste soltanto una vera dottrina ed in
essa non vi è posto per il "progresso". Il progresso, come qualunque altro falso
concetto, serve a nascondere la verità, affinché essa non sia palese ad altri che a noi, popolo
prediletto da Dio, che Egli ha eletto a custode della verità.
Quando saremo al potere, i nostri
oratori discuteranno i grandi problemi che hanno agitato l’umanità, allo scopo finale e prefisso di
condurre il genere umano sotto il nostro governo benedetto.
Chi vorrà, quindi, sospettare che tutti questi problemi furono sollevati da noi, secondo un piano
politico prestabilito che nessun uomo ha compreso in tanti secoli?
Quando ci stabiliremo come Signori della Terra, non ammetteremo altra religione che
la nostra; cioè una religione che riconosce il Dio solo, a Cui il nostro destino è collegato
dall’averci Egli eletto, e da Cui il destino del mondo è determinato.
Per questa ragione dobbiamo distruggere tutte le professioni di fede. Se il risultato temporaneo di
questa distruzione sarà di produrre degli Atei, ciò si frapporrà al nostro scopo, ma servirà
come esempio alle generazioni future, che ascolteranno i nostri insegnamenti sulla religione di
Mosè, la quale, con le sue dottrine risolute e ponderate, ci impose come un dovere il mettere tutte
le nazioni sotto i nostri piedi.
Inoltre insisteremo molto sulle verità mistiche degli insegnamenti Mosaici, sui quali, diremo, è
basata tutta la loro forza educativa.
Di poi, ad ogni momento pubblicheremo articoli paragonando il nostro governo benefico a quello del
passato. Lo stato di beatitudine e di pace che esisterà allora, servirà anche ad illustrare il
benefico effetto del nostro governo, sebbene sia stato ottenuto mediante disturbi secolari.
Dimostreremo con colori intensi gli errori amministrativi commessi dai Gentili. Provocheremo con
tutto ciò un tale sentimento di avversione per il regime precedente, che le nazioni preferiranno
uno stato di pace in condizioni di schiavitù, ai diritti della tanta lodata "libertà",
che le ha così crudelmente torturate, esaurendone perfino le fonti dell’esistenza umana, ed alla
quale furono trascinate da una folla di avventurieri che non sapevano quel che facevano. I
cambiamenti inutili di governo che abbiamo sempre suggerito ai Gentili, e che sono stati il mezzo
col quale abbiamo minato il loro edificio di Stato, avranno in allora talmente stancato le nazioni,
che esse preferiranno sopportare qualunque cosa da noi, piuttosto che ritornare ai tumulti ed alle
disgrazie attraversate. Attireremo specialmente l’attenzione su gli errori storici con i quali i
governi dei Gentili tormentarono l’umanità per tanti secoli, nella loro mancanza di comprensione
per tutto ciò che riguarda il vero benessere della vita umana, e nella loro ricerca di piani
fantastici per la prosperità sociale. Giacché i Gentili non si sono resi conto che i loro piani,
invece di migliorare le relazioni fra uomo e uomo, non hanno fatto altro che farle andare di male in
peggio. E queste relazioni sono la vera base dell’esistenza umana. Tutta la forza dei nostri
principi e delle nostre misure consisterà nel fatto, che saranno spiegati da noi quale un luminoso
contrasto con le condizioni sociali esistenti sotto l’antico regime da noi infranto.
I nostri filosofi dimostreranno tutti gli svantaggi delle religioni cristiane, ma nessuno potrà mai
giudicare la nostra religione nel suo vero significato, perché nessuno ne avrà mai una completa
cognizione fuorché i nostri che non si arrischieranno mai a svelarne i misteri.
Nei cosiddetti paesi dirigenti abbiamo fatto circolare una letteratura squilibrata, sudicia e
ripugnante. Per un breve periodo dopo il riconoscimento del nostro regno, continueremo a
incoraggiare questa letteratura, acciocché essa dimostri, più esplicitamente che mai, il suo
contrasto con le dottrine che metteremo in circolazione dal nostro seggio elevato. I nostri
sapienti, educati allo scopo di guidare i Gentili, faranno conferenze, concreteranno piani,
scriveranno appunti e articoli, per mezzo dei quali influiremo sugli spiriti degli uomini,
piegandoli verso quella scienza e quelle idee che ci converranno.
Quando, infine, avremo ottenuto il potere per mezzo di numerosi colpi di Stato, che
saranno da noi preparati in modo che abbiano luogo simultaneamente in tutti i paesi; e quando i
governi di questi saranno stati dichiarati ufficialmente incapaci di reggere la pubblica cosa
(potrà trascorrere un periodo di tempo considerevole prima che tutto ciò avvenga: magari un
secolo): faremo ogni sforzo per impedire che siano fatte delle congiure contro di noi. Per
raggiungere questo intento applicheremo la pena capitale, senza pietà, per coloro che prendessero
le armi per impedire lo stabilimento del nostro potere.
Sarà passibile della pena capitale la fondazione di qualunque nuova società segreta; scioglieremo,
mandandone i membri in esilio nelle parti più remote del mondo, le società segrete tuttora
esistenti, che ci sono ben conosciute e che servono ed hanno servito al nostro scopo. L’esilio sarà
la sorte di quei frammassoni Gentili che per avventura sapessero più di quello che a noi convenga.
E quei massoni che, per una ragione o per un’altra potremo perdonare, li terremo sempre nel continuo
timore d’essere esiliati. Decreteremo una legge per condannare tutti i preesistenti membri delle
società segrete all’esilio fuori di Europa perché quivi noi avremo il centro del nostro governo.
Le decisioni del nostro governo saranno definitive e nessuno avrà il diritto d’appellarsi. Per
mettere al dovere le società dei Gentili nelle quali abbiamo profondamente inculcato i dissidi ed i
dogmi della religione protestante, prenderemo provvedimenti spietati i quali dimostreranno alle
nazioni che il nostro potere non può essere violato. Non dobbiamo preoccuparci delle numerose
vittime che saranno sacrificate per ottenere una prosperità futura. Un governo il quale è convinto
che la propria esistenza dipende non solo dai privilegi di cui gode, ma anche dall’adempimento del
suo dovere, ha l’obbligo di conseguire la prosperità anche a costo di molti sacrifici. La
condizione principale della sua stabilità consiste nel rafforzamento del prestigio del suo potere,
e questo prestigio si ottiene soltanto per mezzo di una maestosa ed incrollabile potenza, che deve
mostrarsi inviolabile, nonché circondata da un potere mistico. Ad esempio, dimostrare che sussiste
per mandato divino. Questi sono i requisiti goduti finora dall’Autocrazia russa, l’unica nostra
nemica pericolosa, se non teniamo conto della Santa Sede. Ricordate che l’Italia. quando grondava
sangue, non toccò un capello di Silla: eppure egli era l’uomo che l’aveva dissanguata. Per la sua
forza di carattere, Silla diventò un Dio agli occhi della popolazione, ed il suo ritorno intrepido
in Italia lo rese inviolabile. La plebe non nuocerà mai all’uomo che la ipnotizza col suo coraggio
e con la sua superiorità mentale.
Fino a quando non avremo conseguito il potere, cercheremo di fondare e moltiplicare le logge
massoniche in tutte le parti del mondo. Alletteremo a farne parte coloro che possono diventare, o
sono di già, animati da amore per il pubblico bene. Queste logge saranno la fonte principale ove
attingeremo le nostre informazioni; saranno pure i nostri centri di propaganda. Centralizzeremo
tutte queste logge sotto una direzione unica, conosciuta a noi soli e costituita dai nostri uomini
più sapienti. Queste logge avranno anche i loro rappresentanti, per mascherarne la vera direzione.
Questa soltanto avrà diritto di decidere a chi spetti di parlare e di preparare l’ordine del
giorno. In queste logge annoderemo tutte le classi socialiste e rivoluzionarie della società. I
piani politici più segreti. ci saranno subito noti appena formulati e ne guideremo l’esecuzione.
Quasi tutti gli agenti della polizia internazionale segreta faranno parte delle nostre logge. È per
noi sommamente importante di assicurarci i servizi della polizia, perché essi possono mascherare le
nostre imprese, inventare ragioni plausibili per spiegare il malcontento delle masse, come pure
colpire coloro che rifiutano di sottomettersi a noi.
La maggior parte degli individui che entrano nelle società segrete sono avventurieri, i quali
desiderano di farsi strada in un modo o in un altro e non hanno serie intenzioni. Con gente simile,
ci sarà facile perseguire il nostro scopo: essi metteranno in moto il nostro meccanismo. Se il
turbamento diventerà mondiale, ciò significherà soltanto che era necessario per noi di produrre
questa agitazione, allo scopo di distruggere la troppo grande solidità del mondo. Se nasceranno
congiure nel suo seno, significherà che uno dei nostri agenti più fedeli è il capo di questa
cospirazione. E’ naturale che noi dobbiamo essere gli unici a dirigere le imprese massoniche. Noi
soltanto sappiamo dirigerle. Noi conosciamo lo scopo finale di ogni azione, mentre i Gentili
ignorano la massima parte di ciò che riguarda la massoneria: essi non sono neppur capaci di vedere
i risultati immediati di quello che fanno. Generalmente essi considerano soltanto i vantaggi
immediati; si contentano se il loro orgoglio personale è soddisfatto per l’adempiersi del loro
intento; non si accorgono che l’idea originale era nostra e non loro.
I Gentili frequentano le Logge Massoniche per pura curiosità, o nella speranza di ricevere la loro
parte delle spoglie; alcuni di essi vi entrano pure per poter discutere le loro stupide idee davanti
ad un pubblico qualunque. I Gentili vanno alla ricerca delle emozioni procurate dal successo e dagli
applausi; noi glie ne diamo fin che ne vogliono. Questo è il motivo per cui permettiamo ad essi di
avere successi; cioè allo scopo di volgere a nostro vantaggio gli uomini che credono
orgogliosamente di valer qualche cosa, e che senza accorgersene s’imbevono delle nostre idee,
fiduciosi di essere infallibili e convinti di non andar soggetti alle influenze altrui. Non avete
idea di quanto sia facile ridurre anche il più intelligente dei Gentili in una condizione ridicola
di ingenuità agendo sulla sua presunzione, e quanto, d’altra parte, sia fucile scoraggiarlo
mediante il più piccolo insuccesso, od anche semplicemente cessando di applaudirlo; oppure anche di
ridurlo in uno stato di servile sottomissione, allettandolo con la promessa di qualche nuovo
successo. Per quanto il nostro popolo disprezza il successo, bramando soltanto la realizzazione dei
suoi piani, altrettanto i Gentili amano il successo e sono disposti a sacrificare tutti i loro piani
per raggiungerlo. Questo lato del carattere dei Gentili rende facile di fare d’essi quello che ci
piace. Quelli che sembrano tigri, sono invece stupidi come pecore, ed hanno la testa assolutamente
vuota.
Lasceremo che cavalchino in sogno il corsiero delle vane speranze di poter distruggere
l’individualità umana mediante idee simboliche di collettivismo. Essi non hanno ancora compreso, e
non comprenderanno mai, che questo sogno fantastico è contrario alla principale legge della natura,
la quale, fin dall’inizio del mondo, creò ogni essere, diverso da tutti gli altri, perché ciascuno
avesse un’individualità. Il fatto che fummo capaci di far concepire un’idea così errata ai
Gentili, è la prova lampante del meschino concetto che essi hanno della vita umana, paragonato a
quello che ne abbiamo noi. In questo consiste la maggiore speranza del nostro successo. Quanto
furono previdenti i nostri sapienti d’un tempo quando ci dissero che, pur di raggiungere uno scopo
veramente grandioso, dovevamo ricorrere a qualunque mezzo senza fermarci a contare le che si
dovessero sacrificare al successo della causa! E noi non abbiamo mai contato le vittime uscite dal
seme di quei bruti di Gentili, e pur avendo sacrificato molta gente nostra, abbiamo dato al nostro
popolo una posizione tale nel mondo, che esso non si sarebbe mai sognato di raggiungere. Un numero
relativamente piccolo di vittime da parte nostra ha salvato la nostra nazione dalla distruzione.
Ogni uomo deve inevitabilmente morire. E’ preferibile affrettare la morte di coloro che ostacolano
la nostra causa, che di quelli che la promuovono. Noi facciamo morire i frammassoni in maniera tale
che nessuno, fuorché gli adepti, può averne il minimo sospetto. Neppure le stesse vittime ne
sospettano prima del tempo. Muoiono tutti, quando è necessario, di morte apparentemente naturale. E
neppure gli iniziati, conoscendo questi fatti, osano protestare! Con questi mezzi abbiamo tagliato
fino alle radici ogni velleità di protesta contro i nostri ordini almeno per quanto riguarda i
frammassoni. Predichiamo il liberalismo ai Gentili, ma d’altra parte teniamo la nostra propria
nazione in assoluta sottomissione. Per effetto della nostra influenza, le leggi dei Gentili vengono
osservate il meno possibile. Il prestigio delle loro leggi è stato minato dalle idee liberali che
vi abbiamo introdotto.
Le più importanti questioni, sia politiche, sia morali, vengono decise dai Tribunali nel modo
stabilito da noi. Il Gentile amministratore di giustizia, esamina le cause in quel modo che a noi
pare e piace. Questo risultato lo abbiamo ottenuto mediante i nostri agenti e persone colle quali
apparentemente non siamo in relazione, e per mezzo di opinioni propagate con la stampa e con altri
mezzi. Persino i senatori ed altri funzionari elevati seguono ciecamente i nostri consigli. La
mentalità dei Gentili essendo di natura puramente bestiale, è incapace di osservare e di
analizzare checchessia e più ancora di prevedere le conseguenze alle quali può condurre una causa
se presentata sotto una certa luce. Ed è precisamente in questa differenza di mentalità tra noi e
i Gentili, che possiamo facilmente riconoscere di essere gli eletti di Dio nonché la nostra natura
sovrumana, in paragone con la mentalità istintiva e bestiale dei Gentili. Costoro non vedono che i
fatti, ma non li prevedono e sono incapaci di inventare qualsiasi cosa, eccetto le materiali. Da
tutto questo risulta nettamente, che la natura stessa ci ha destinato a guidare ed a governare il
mondo. Quando verrà per noi l’ora di governare apertamente, sarà giunto il momento di dimostrare
la bontà del nostro governo. Allora miglioreremo tutte le leggi. Le nostre leggi saranno brevi,
chiare, e concise: non avranno bisogno di interpretazioni; sicché tutti potranno conoscerle da cima
a fondo, dentro e fuori. La caratteristica predominante di queste leggi sarà l’obbedienza dovuta
all’autorità; e questo rispetto all’autorità sarà spinto al massimo grado. Allora cesserà ogni
genere di abuso di potere, perché ognuno sarà responsabile di fronte all’unico potere supremo,
cioè a quello del sovrano. L’abuso di potere da parte di chiunque, che non sia il sovrano, sarà
così severamente punito, che tutti perderanno la voglia di provare la loro forza in tale direzione.
Sorveglieremo molto da vicino ogni atto del nostro corpo amministrativo, da cui dipenderà il
funzionamento della macchina statale, perché se l’amministrazione diventa fiacca, il disordine
sorge dovunque. Non un singolo atto illegale, od abuso di potere rimarrà impunito. Tutti gli atti
di simulazione, o di volontaria trascuratezza da parte degli impiegati amministrativi, cesseranno
dopo che costoro avranno veduto i primi esempi di punizione.
La grandezza della nostra potenza esigerà che siano inflitte punizioni adeguate ad essa. Ciò vuol
dire che esse saranno durissime, anche nel caso del più piccolo tentativo di violare il prestigio
della nostra autorità allo scopo di lucro personale. L’uomo che soffrirà per le sue colpe, anche
se troppo severamente, sarà come un soldato che muore sul campo battaglia dell’amministrazione per
la causa del potere, dei principi e della legge, che non ammette alcuna deviazione dal sentiero
pubblico per un vantaggio personale, neanche per coloro che guidano il carro dello stato. Per
esempio, i nostri giudici sapranno che, cercando di essere indulgenti, violeranno la legge della
giustizia, la quale è fatta per infliggere punizioni esemplari agli uomini per le colpe che hanno
commesso, e non per dare ad un giudice l’occasione di mostrare la sua clemenza. Questa buona
qualità della clemenza dovrebbe essere esibita soltanto nella vita privata, e non nella qualità
ufficiale di giudice, che influisce su tutta la base dell’educazione del genere umano.
I membri della magistratura non serviranno più nei tribunali dopo i cinquantacinque anni di età,
per le seguenti ragioni:
1º Perché i vecchi sono più tenacemente attaccati alle idee preconcette e meno capaci di ubbidire
ai nuovi ordini.
2º Perché una tale misura ci metterà in grado di fare dei cambiamenti frequenti nel corpo della
magistratura, che conseguentemente sarà soggetta a qualunque pressione da parte nostra.
Chiunque desideri mantenere il suo posto dovrà, per assicurarselo, ubbidirci ciecamente.
Generalmente sceglieremo i nostri giudici fra uomini i quali capiscano che il loro dovere è di
punire e di fare rispettare le leggi, e non di permettersi il lusso di sognare il liberalismo, che
potrebbe recar danno al piano educativo del nostro governo, come succede ora con i giudici Gentili.
Il nostro progetto di mutare spesso i giudici, ci gioverà anche per impedire la formazione di
qualsiasi associazione fra essi; quindi lavoreranno soltanto nell’interesse del governo, ben sapendo
che da ciò dipende il loro avvenire. La futura generazione di giudici sarà educata in tal modo,
che preverranno istintivamente qualsiasi azione atta a danneggiare le relazioni reciproche esistenti
fra i nostri sudditi. Attualmente i giudici dei Gentili sono indulgenti verso tutti i delinquenti,
perché non hanno il giusto concetto del loro dovere, ed anche per il semplice fatto, che i
governanti, quando nominano i giudici, non imprimono in essi il concetto del dovere, come sarebbe
necessario.
I governanti dei Gentili, quando nominano i loro sudditi a cariche importanti, non si danno la pena
di spiegar loro l’importanza delle medesime, né per quale ragione dette cariche sono state
istituite; essi agiscono come le bestie quando mandano la loro prole in cerca dì preda. In questo
modo i governi dei Gentili vanno in pezzi per opera dei loro stessi amministratori. Dai risultati
del sistema adottato dai Gentili ricaveremo ancora un insegnamento morale e ce ne serviremo per
migliorare il nostro governo. Gradiremo le tendenze liberali di ciascuna delle importanti
istituzioni di propaganda nel nostro governo, dalle quali possa dipendere l’educazione di coloro che
diventeranno i nostri sudditi. Questi posti importanti saranno riservati esclusivamente a coloro che
furono da noi educati allo scopo prefisso per l’amministrazione.
Qualora si osservasse, che il mettere in ritiro troppo presto i nostri impiegati ci costerebbe
troppo caro, risponderei, che anzi tutto cercheremo di trovare una occupazione privata a questi
pensionati, per compensarli della perdita del loro posto governativo, ed in secondo luogo che il
nostro governo possiederà in ogni caso tutto il denaro del mondo, e perciò la spesa non va presa
in considerazione.
La nostra autocrazia sarà coerente in tutte le sue azioni, quindi il nostro alto comando sarà
sempre considerato con la massima deferenza e obbedito senza riserva, qualunque sia la decisione che
gli piacerà di prendere. Ignoreremo qualunque espressione di rammarico o di malcontento e puniremo
così severamente chiunque mostrasse di non essere soddisfatto, che gli altri, vedendo questo
esempio, si cheteranno. Aboliremo il diritto di appello, riservandolo per noi stessi; e ciò per la
ragione che non dobbiamo permettere al popolo di credere che i nostri giudici possano sbagliare
nelle loro decisioni. E, nell’eventualità di un giudizio che richiede la revisione, destituiremo
immediatamente il giudice che lo avrà emesso, castigandolo pubblicamente, affinché un errore
simile non abbia a ripetersi.
Ripeto quello che ho già detto, cioè che uno dei nostri principi fondamentali sarà l’attenta
sorveglianza dei nostri impiegati amministrativi: e questo si farà principalmente per soddisfare la
nazione, la quale ha pieno diritto di insistere che un buon governo abbia buoni impiegati
amministrativi.
Il nostro governo avrà l’aspetto di una fede patriarcale nella persona del suo sovrano. La nostra
Nazione ed i nostri sudditi considereranno il sovrano come un padre, il quale si cura di tutti i
loro bisogni, si occupa delle loro azioni, sistema le relazioni reciproche dei suoi sudditi, nonché
quelle di essi verso il governo. Così che il sentimento di venerazione per il regnante si
radicherà tanto profondamente nella nazione, che questa non potrà esistere senza le sue cure e la
sua guida. Il popolo non potrà vivere in pace senza il sovrano e finalmente lo riconoscerà come
autocrate. Il popolo nutrirà per il sovrano un sentimento di venerazione talmente profondo da
avvicinarsi alla adorazione, specialmente quando si convincerà che i suoi dipendenti seguono i suoi
ordini ciecamente e che egli solo regna su di essi. Il popolo si rallegrerà vedendoci regolare la
nostra esistenza come se fossimo genitori desiderosi di educare la propria prole in un sentimento
profondo del dovere e dell’ubbidienza.
Per quanto poi riguarda la nostra politica segreta, tutte le nazioni sono in uno stato d’infanzia ed
i loro governi pure. Come potete vedere da voi stessi, io baso il nostro dispotismo sul Diritto e
sul Dovere. Il diritto del governo di pretendere che la gente faccia il suo dovere è in sé stesso
un obbligo di chi regna, perché egli è il padre dei suoi sudditi. Il diritto della forza gli viene
concesso perché conduca l’umanità nella direzione stabilita dalle leggi naturali, vale a dire
verso l’ubbidienza.
Ogni creatura in questo mondo è in suggestione se non di un uomo, di qualche circostanza, oppure
della sua stessa natura: insomma di qualche cosa che è più forte di lei. Quindi noi dobbiamo
essere la forza assoggettatrice, pel bene della causa comune. Dobbiamo sacrificare senza esitazione
quegli individui che possono violare la legge esistente, perché la soluzione del grande problema
educativo sta nella punizione esemplare.
Il Re di Israele, nel giorno che porrà sul suo capo consacrato la corona che gli verrà presentata
da tutta l’Europa, diventerà il Patriarca Mondiale.
Il numero delle vittime che il nostro Re dovrà sacrificare, non sorpasserà mai quello delle
vittime che i sovrani Gentili hanno sacrificato nella loro ricerca di grandezza e per le loro
rivalità reciproche.
Il nostro sovrano sarà costantemente in contatto col popolo, al quale parlerà dall’alto delle
tribune. I suoi discorsi saranno immediatamente messi in circolazione in tutto il mondo.
Allo scopo di distruggere qualunque specie di impresa collettiva che non sia la
nostra, annienteremo sul loro nascere le opere collettive; vale a dire, che trasformeremo le
università e le riedificheremo secondo i nostri piani.
I rettori delle università, nonché i professori di esse, saranno preparati in modo speciale per
mezzo di elaborati e segreti programmi d’azione, nei quali saranno istruiti e dai quali non potranno
deviare impunemente. La massima cura sarà posta nella loro scelta, e dipenderanno interamente dal
governo. Escluderemo dal nostro sillabo ogni insegnamento di diritto civile, nonché qualunque altra
materia politica. Queste scienze saranno insegnate soltanto a pochi uomini iniziati, scelti per le
loro abilità cospicue. Le università non potranno più lanciare nel mondo dei giovani inesperti,
imbevuti di idee circa nuove forme costituzionali, come se queste fossero commedie o tragedie;
oppure dediti ad occuparsi di questioni politiche che neppure i loro padri comprendevano. Quando la
massa del popolo ha delle idee politiche sbagliate, si volge a concezioni utopistiche con il
risultato di diventare un insieme di pessimi sudditi. Ciò potete giudicare da voi vedendo il
sistema educativo dei Gentili; abbiamo dovuto introdurre tutti questi principi nel sistema educativo
allo scopo di distruggere la loro struttura sociale: cosa che abbiamo fatto con pieno successo; ma
quando saremo al potere, toglieremo dai programmi educativi tutte le materie che potrebbero turbare
lo spirito dei giovani, e li ridurremo ad essere dei bimbi obbedienti, i quali ameranno il loro
sovrano ed in lui riconosceranno il sostegno principale della pace e del benessere pubblico.
Invece di far studiare i classici e la storia antica, che contengono più esempi cattivi che buoni,
faremo studiare i problemi del futuro. Dalla memoria degli uomini cancelleremo il ricordo dei secoli
passati, che potrebbe essere sgradevole per noi, ad eccezione di quei fatti che mostrano a colori
vivaci gli errori dei governi Gentili. La base fondamentale del nostro programma educativo sarà
l’insegnamento di ciò che si riferisce alla vita pratica, alla organizzazione sociale, alle
relazioni fra uomo e uomo; faremo pure conferenze contro i cattivi esempi egoistici, che sono
contagiosi e causa di mali; come anche su altre questioni simili relative all’istinto. Questi
programmi saranno tracciati in modo differente per le differenti classi e caste, perché
l’educazione di esse dovrà essere ben distinta. Importa moltissimo di insistere su questo punto,
che ogni classe, o casta, dovrà essere educata separatamente, secondo la sua speciale condizione ed
il suo lavoro. Eventualmente, un uomo di genio ha sempre saputo e saprà sempre penetrare in una
casta più elevata della sua; ma per amore di un caso affatto eccezionale, non conviene mescolare
l’educazione delle varie caste e ammettere gli uomini di basso ceto nelle classi più elevate,
soltanto perché occupino i posti di coloro che son chiamati dalla nascita ad occuparli. Sapete da
voi che i Gentili, quando cedettero all’idea assurda di non ammettere differenza fra le diverse
classi sociali, andarono incontro al disastro.
Affinché il sovrano abbia un posto sicuro nel cuore dei suoi sudditi, è necessario che, durante il
suo regno, siano insegnate nelle pubbliche scuole e nei pubblici ritrovi, l’importanza della sua
attività e la buona intenzione delle sue imprese. Aboliremo ogni specie di educazione privata. Nei
giorni di vacanza gli scolari ed i loro genitori avranno il diritto di intervenire nei loro collegi,
come se questi fossero dei "clubs", a riunioni nelle quali alcuni professori faranno delle
conferenze, apparentemente libere, parlando sulle questioni dei rapporti reciproci fra gli uomini,
delle leggi, dei malintesi che generalmente sono la conseguenza di una concezione erronea intorno la
posizione sociale degli uomini. Infine essi faranno delle lezioni sulle nuove teorie filosofiche,
che non sono ancora state rivelate al mondo. Noi faremo di queste dottrine degli articoli di fede,
servendocene come di gradini per l’ascendere della Fede nostra.
Quando avrò finito di mettervi completamente al corrente del nostro programma, e quando avremo
finito di discutere i nostri piani per il presente e l’avvenire, vi leggerò lo schema di tale nuova
teoria filosofica. L’esperienza di molti secoli ci insegna che gli uomini vivono per le idee e ne
sono guidati e che la gente viene ispirata da tali idee soltanto per mezzo dell’educazione, che può
essere impartita con i medesimi risultati agli uomini di tutti i secoli, ma naturalmente con mezzi
diversi. Con una metodica educazione sapremo eliminare i residui di quella indipendenza di pensiero
della quale ci siamo serviti per i nostri fini da molto tempo. Abbiamo già istituito il sistema di
soggiogare la mente degli uomini col così detto metodo di educazione dimostrativa (l’insegnamento
oculare), il quale rende i Gentili incapaci di pensare indipendentemente, e così essi – come
animali ubbidienti – attenderanno la dimostrazione di un idea prima di afferrarla. Uno dei nostri
migliori agenti in Francia è il Bouroy; egli vi ha già introdotto il nuovo metodo d’insegnamento
dimostrativo.
La professione il giureconsulto rende coloro che la esercitano freddi, crudeli ed
ostinati, li priva di tutti i principi e li obbliga a formarsi un concetto della vita che non è
umano ma puramente legale. Si abituano anche a vedere le circostanze soltanto dal punto di vista di
quanto si può guadagnare facendo una difesa, senza badare alle conseguenze che essa può avere sul
bene pubblico.
Un avvocato non si rifiuta mai di difendere una causa. Egli farà di tutto per ottenere
l’assoluzione a qualunque costo, attaccandosi ai più meschini cavilli della giurisprudenza, e con
questi mezzi egli demoralizza il tribunale.
Perciò noi limiteremo la sfera d’azione di questa professione e metteremo gli avvocati sulla stessa
base dei funzionari esecutivi. Tanto gli avvocati patrocinatori, quanto i giudici, non avranno il
diritto di intervistare i loro clienti e riceveranno il loro mandato difensivo a seconda
dell’assegnazione che ne farà il tribunale [Vale a dire che i difensori saranno nominati d’ufficio
e non scelti dagli accusati. (N. d. T. inglese)]. Essi studieranno la causa esclusivamente
attraverso i documenti ed i rapporti, e difenderanno i loro clienti dopo che questi saranno stati
interrogati in tribunale dal pubblico ministero, basando la difesa di essi sui risultati di questo
interrogatorio. Il loro onorario sarà fisso senza tener conto se la difesa sia, o pur no, riuscita.
Essi diventeranno dei semplici relatori in favore della giustizia, agendo in senso opposto al
pubblico ministero, il quale sarà un relatore in favore dell’accusa. In questo modo la procedura
legale sarà considerevolmente abbreviata. Inoltre, con questi mezzi otterremo una difesa onesta ed
imparziale, la quale non sarà promossa dagli interessi materiali, ma bensì dalla convinzione
personale dell’avvocato. Si avrà inoltre il grande vantaggio di metter fine a qualunque forma di
subornamento e di corruzione, che all’epoca attuale può aver luogo nei tribunali di alcuni paesi.
Abbiamo messo molto impegno nello screditare il clero dei Gentili agli occhi del popolo, e siamo
così riusciti a nuocere alla sua missione che avrebbe potuto ostacolare molto il nostro cammino.
L’Influenza del clero sul popolo diminuisce di giorno in giorno.
Attualmente la libertà di religione prevale ovunque, e l’epoca che il Cristianesimo cadrà in
frantumi non è oramai troppo distante. Sarà ancora più facile per noi di distruggere le altre
religioni. Ma è prematuro per ora di discutere questo argomento.
Noi ridurremo il clero e le sue dottrine a tener così poco posto nella vita, e renderemo la loro
influenza così antipatica alla popolazione, che i loro insegnamenti avranno risultati opposti a
quelli che avevano una volta. Quando sarà arrivata l’ora di annientare la Corte papale, una mano
ignota, additando il Vaticano, darà il segnale dell’assalto. Allorquando il popolo, nella sua ira
si scaglierà sul Vaticano, noi ci atteggeremo a suoi protettori per evitare lo spargimento di
sangue. Con questo atto penetreremo fino al cuore di tale Corte, e nessuno potrà più scacciarcene
finché non avremo distrutto la potenza papale. Il Re di Israele diventerà il vero Papa
dell’universo: il Patriarca della Chiesa Internazionale.
Ma finché non avremo compiuto la rieducazione della gioventù per mezzo di nuove religioni
temporanee, per condurla alla nostra, non attaccheremo apertamente le Chiese esistenti, ma le
combatteremo con la critica, la quale ha già suscitato e continuerà a suscitare dissensi fra esse.
Genericamente parlando, la nostra stampa denunzierà i governi e le istituzioni dei Gentili, sia
religiose che d’altro genere, mediante articoli d’ogni specie spogli di qualunque scrupolo, allo
scopo di screditarli al massimo grado così come noi soli sappiamo fare.
Il nostro governo somiglierà al dio centimane Vichnu degli Indiani. Ognuna delle sue cento mani
terrà una delle molle della macchina sociale dello Stato.
Sapremo tutto senza l’aiuto della polizia ufficiale, che è stata così insidiosamente corrotta da
noi, da non servire ad altro che impedire ai governi dei Gentili di venire alla conoscenza dei fatti
veri. Il nostro programma persuaderà una terza parte della popolazione a sorvegliare il resto, per
un alto senso di dovere ed in base al principio del servizio governativo volontario. Allora non
sarà più considerato come un disonore, ma anzi come cosa lodevole il fare la spia. D’altra parte,
chi porterà notizie false sarà veramente punito, per evitare che l’alto privilegio del rapporto
diventi un abuso. I nostri agenti verranno scelti tanto fra le classi alte quanto fra le basse. Li
prenderemo fra gli amministratori, editori, stampatori, librai, impiegati, operai, cocchieri,
lacchè ecc. Questa forza poliziesca, non avrà nessun potere indipendente di azione e nessun
diritto di prendere qualsiasi misura di sua iniziativa; quindi il dovere di questa polizia impotente
consisterà semplicemente nel fare dei rapporti e delle testimonianze. La verifica dei suoi
rapporti, e gli arresti, dipenderanno da un gruppo di ispettori di polizia responsabili. Gli arresti
saranno fatti da gendarmi e da guardie di città. Qualunque persona, che avendone l’incarico, ometta
di far rapporto d’una mancanza qualsiasi, anche piccola, in fatto di politica, sarà punita per
delittuoso nascondimento di delitto, se potrà provarsi che ne è colpevole. Analogamente devono
agire ora i nostri fratelli, devono cioè di loro iniziativa denunziare alle autorità competenti
tutti gli apostati, nonché tutte le azioni che potrebbero essere contrarie alla nostra legge. Nel
nostro Governo Universale, tutti i nostri sudditi avranno il dovere di servire il nostro sovrano
agendo nel modo suddetto.
Un’organizzazione come la nostra sradicherà ogni abuso di potere nonché le varie forme di
insubordinazione e di corruzione. Insomma, essa distruggerà tutte le idee con le quali abbiamo
contaminato la vita dei Gentili mediante le nostre teorie sopra i diritti sovrumani.
Come avremmo potuto riuscire al nostro intento di creare il disordine nelle istituzioni
amministrative dei Gentili, se non con mezzi simili? Fra i più importanti mezzi per corrompere le
loro istituzioni, vi è l’uso di quegli agenti che sono in grado – per la loro attività distruttiva
individuale – di contaminare gli altri, svelando e sviluppando le loro tendenze corrotte, quali
l’abuso del potere e l’uso sfacciato della corruzione.
Quando verrà per noi il momento di prendere delle misure speciali di polizia
imponendo l’attuale sistema russo dell’"Okhrana" (il più pericoloso veleno per il
prestigio dello Stato) susciteremo dei tumulti fittizi fra la popolazione, oppure la indurremo a
mostrare una irrequietezza prolungata, al che riusciremo con l’aiuto di buoni oratori i quali
troveranno molti simpatizzanti, ciò che ci fornirà la scusa di perquisire le abitazioni, nonché
di sottoporre le persone a restrizioni speciali, servendoci dei nostri dipendenti che contiamo nella
polizia dei Gentili.
Siccome la più gran parte dei cospiratori sono spinti dalla passione che hanno sia per la congiura,
sia per le chiacchiere, non li toccheremo fin tanto che non li vedremo sul punto di mettersi ad
agire contro di noi, e ci limiteremo ad introdurre fra essi un – per così dire – elemento delatore.
Dobbiamo ricordarci che un potere perde di prestigio ogni qual volta scopre una congiura pubblica
diretta contro di esso. In simile rivelazione è implicita la presunzione della sua debolezza,
nonché, cosa ancora più dannosa, l’ammissione dei suoi errori. Dovete sapere che abbiamo distrutto
il prestigio dei Gentili regnanti, mediante numerosi assassini privati, compiuti dai nostri agenti,
pecore cieche del nostro gregge, che possono facilmente essere indotte a commettere un delitto
purché sia di carattere politico.
Obbligheremo i governanti a riconoscere la propria debolezza coll’introdurre apertamente delle
misure speciali di polizia, tipo
"Okhrana", e così scuoteremo il prestigio del loro potere.
Il nostro sovrano sarà protetto da una guardia segretissima, giacché non permetteremo mai che si
possa credere possibile una congiura contro il nostro sovrano, che egli non sia in grado di
sventarla personalmente, o dalla quale egli sia costretto a nascondersi. Se permettessimo che
prevalesse un’idea simile, come prevale fra i Gentili, firmeremmo la condanna a morte del nostro
sovrano, e se non di lui personalmente, della sua dinastia.
Il nostro sovrano, osservando scrupolosamente le apparenze userà del suo potere soltanto per il
beneficio della nazione, e giammai per il suo bene personale, o della sua dinastia.
Con questo severo mantenimento del suo decoro, otterrà il risultato che la sua potenza sarà
onorata e protetta dai suoi stessi sudditi. Essi adoreranno la potenza del sovrano, ben sapendo che
ad esso è collegato il benessere dello Stato perché da esso dipende l’ordine pubblico. Far la
guardia al Re apertamente, equivale ad ammettere la debolezza del suo potere.
Il nostro sovrano sarà sempre in mezzo al suo popolo ed avrà l’apparenza di essere circondato da
una folla indiscreta di uomini e di donne, che per puro caso, in apparenza, occuperà sempre le file
più prossime a lui, tenendo così indietro il resto della gente, soltanto per conservare l’ordine.
Questo esempio insegnerà agli altri la padronanza di sé stessi. Nel caso che un supplicante fra il
popolo, volendo presentargli una domanda, arrivi a farsi strada attraverso alla folla, coloro che
sono nelle prime file prenderanno la sua petizione e la consegneranno al sovrano alla presenza del
supplicante stesso, acciocché ognuno sappia che tutte le petizioni giungono al Sovrano e che egli
stesso controlla tutti gli affari. Il prestigio del potere deve, per sussistere, occupare una
posizione tale che il popolo possa dire: "Se il Re solamente potesse sapere!" oppure:
"Quando il Re lo saprà!".
Il misticismo che circonda la persona del sovrano svanisce appena lo si vede attorniato da una
guardia di polizia. Quando viene fatto uso di una simile guardia, qualunque assassino con una certa
audacia, può considerarsi più forte della guardia e quindi, realizzando la sua forza, basta che
egli attenda il momento propizio e potrà assalire il re. Non predichiamo questa dottrina ai
Gentili; potete constatare da voi stessi il risultato che ha avuto il sistema di circondare di
guardie visibili i sovrani dei Gentili. Il nostro Governo arresterà tutti gli individui che più o
meno giustamente sospetterà di essere delinquenti politici. Non è prudente che, per il timore di
giudicare erroneamente qualcuno, si dia l’opportunità di fuggire alle persone sospette di tali
delitti verso di esse saremo spietati. Si potrà forse, in casi eccezionali, prendere in
considerazione alcune circostanze attenuanti a favore di delinquenti comuni, ma non vi possono
essere attenuanti per un delitto politico; vale a dire che non esiste giustificazione per un uomo
che si lasci trascinare ad occuparsi di politica, cosa che nessuno, fuorché il regnante, ha il
diritto di comprendere. Ed invero neppure tutti i governanti sono capaci di comprendere la vera
politica.
Sarà proibito a tutti di lasciarsi coinvolgere in faccende politiche; ma d’altra
parte incoraggeremo ogni genere di rapporti e di petizioni sottoponenti all’approvazione del Governo
proposte relative a miglioramenti della vita sociale e nazionale. Con questi mezzi conosceremo gli
errori del nostro governo e le aspirazioni dei nostri sudditi. Risponderemo a questi suggerimenti
accettandoli, oppure, se non saranno accettabili, confutandoli con validi argomenti per dimostrare
che la loro realizzazione è impossibile e basata sopra una concezione miope degli affari.
La sedizione non ha più importanza dell’abbaiare di un cane contro un elefante. In un governo bene
organizzato dal punto di vista sociale, ma non dal punto di vista della sua polizia, il cane abbaia
contro l’elefante senza comprenderne la forza, ma basta che l’elefante glie la dimostri dandogli una
buona lezione, perché tutti i cani smettano di abbaiare.
Per togliere al colpevole politico la sua corona di eroismo, lo metteremo al livello degli altri
delinquenti, alla pari con i ladri, gli assassini ed i più ripugnanti malfattori. Abbiamo fatto il
possibile per impedire ai Gentili di adottare questo sistema. Per raggiungere lo scopo ci siamo
serviti della stampa, di discorsi in pubblico e di libri scolastici di storia ingegnosamente
compilati; abbiamo così fatto nascere l’idea che ogni assassino politico sia un martire, morto per
l’ideale del benessere umano. Una "reclame" così estesa ha moltiplicato il numero dei
liberali e ha ingrossato le file dei nostri agenti di migliaia di Gentili.
Oggi mi occuperò del nostro programma finanziario, che ho riservato per la fine
della mia relazione, in quanto è il problema più difficile ed anche perché costituisce la
clausola finale dei nostri piani. Prima di discuterlo, vorrei rammentarvi ciò che vi ho già
accennato, e cioè che tutta la nostra politica si riduce ad una questione di cifre.
Quando assumeremo il potere, il nostro governo autocratico eviterà, per il suo interesse personale,
di imporre al popolo delle tasse pesanti e terrà sempre presente la parte che deve rappresentare;
quella cioè, di un padre, di un protettore. Ma siccome l’organizzazione del governo assorbirà
vaste somme di denaro, sarà tanto più necessario di procacciare i mezzi necessari per mantenerla.
Quindi dovremo studiare e risolvere questo problema con la massima cura, procurando che il peso
delle imposte sia distribuito equamente.
Per mezzo di una finzione legale il nostro sovrano sarà proprietario di tutti i possedimenti dello
Stato (ciò si mette in pratica colla massima facilità). Egli potrà prelevare quelle somme di
denaro che saranno necessarie per regolare la circolazione monetaria del Paese. Quindi il metodo
più adatto per soddisfare le spese governative sarà la tassazione progressiva della proprietà.
Così le imposte saranno pagate senza l’oppressione e la rovina del popolo, e l’ammontare relativo
dipenderà dal valore di ciascuna proprietà individuale. I ricchi dovranno comprendere che hanno il
dovere di dare una parte della loro soverchia ricchezza al governo, perché questo garantisce loro
il possesso sicuro del rimanente, ed inoltre dà loro di diritto di guadagnare del denaro
onestamente. Dico onestamente, perché il controllo della società impedirà i furti sul terreno
legale.
Questa riforma sociale deve essere la prima e più importante del nostro programma, essendo la
garanzia principale della pace. Essa non ammette indugi di sorta.
La tassazione dei poveri è l’origine di tutte le rivoluzioni e produce sempre un grave danno al
governo, perché questo, sforzandosi di estorcere denaro dal popolo, perde l’occasione di ottenerlo
dai ricchi. La tassazione del capitale farà diminuire le ricchezze dei privati, nelle cui mani le
abbiamo lasciate accumulare sino ad ora appositamente, perché i plutocrati agissero da contrappeso
ai governi dei Gentili e alle loro finanze. La tassazione progressiva applicata proporzionalmente
alle fortune individuali, produrrà assai più del sistema attuale di tassare tutti egualmente.
Questo sistema è, al momento attuale (1901) essenziale per noi, perché genera il malcontento fra i
Gentili [Si noti che questa conferenza fu tenuta nel 19O1. (Nota del T. inglese)]. Il potere del
nostro sovrano si baserà principalmente sul fatto, che egli sarà garante dell’equilibrio del
potere e della pace perpetua del mondo. Quindi, per ottenere questa pace, i capitalisti dovranno
rinunciare ad una parte delle loro ricchezze, salvaguardando così l’azione del governo. Le spese
dello Stato devono essere pagate da coloro che sono meglio in grado di sostenerle e col denaro che
si potrà togliere ad essi. Tale misura farà cessare l’odio delle classi popolari per i ricchi,
perché esse vedranno in costoro i necessari sostegni finanziari del governo, riconosceranno in
essi, inoltre, i sostenitori della pace e del benessere pubblico. Le classi povere comprenderanno
che i ricchi forniscono i mezzi per i benefizi sociali.
Per evitare che le classi intelligenti, vale a dire i contribuenti, si lagnino soverchiamente del
nuovo sistema di tassazione, daremo ad esse dei resoconti particolareggiati, esponendo chiaramente
il modo come il loro denaro viene speso; eccettuato, si capisce, quella parte che sarà impiegata
per i bisogni privati del Sovrano e per le esigenze dell’amministrazione.
Il Sovrano non avrà alcuna proprietà privata, perché tutto ciò che è nello Stato gli
apparterà. Se al Sovrano fosse concesso di possedere privatamente, sembrerebbe che non è di sua
proprietà tutto ciò che è nello Stato.
I congiunti del Sovrano, eccettuato il Suo erede, il quale sarà anche mantenuto a spese del
governo, dovranno servire come funzionari governativi, oppure lavorare, allo scopo di conservare il
diritto di possedere: il privilegio di essere di sangue reale non concederà loro il diritto di
vivere alle spalle dello Stato.
Vi sarà una tassa di bollo progressiva su tutte le vendite e compere, nonché tasse di successione.
Qualunque contratto senza il bollo necessario sarà considerato illegale, ed il proprietario
antecedente sarà obbligato a pagare al Governo una percentuale sulla tassa dal giorno della
vendita. Ogni documento di garanzia del trasferimento di un diritto di una proprietà, ecc., da una
persona ad un’altra, dovrà essere portato ogni settimana all’ispettore locale delle tasse, unendovi
una dichiarazione con nome e cognome del possessore attuale e del precedente, nonché l’indirizzo
permanente di ambedue.
Simile procedura sarà necessaria per i trasferimenti sorpassanti un certo valore; eccedenti cioè
l’ammontare della spesa media giornaliera. La vendita delle cose più necessarie sarà soggetta
soltanto ad una marca da bollo di valore stabilito.
Calcolate quante volte il valore di una simile tassazione sorpasserà la rendita dei governi
Gentili.
Lo Stato dovrà tenere in riserva una certa quota di capitale, e nel caso che la rendita proveniente
della tassazione venisse a sorpassare questa somma specificata, la somma risultante in più dovrà
essere rimessa in circolazione. Queste somme in eccesso saranno spese organizzando ogni sorta di
lavori pubblici.
La direzione di questi lavori dipenderà da un dipartimento governativo, e quindi gli interessi
delle classi operaie saranno strettamente collegati a quelli del governo e del loro Sovrano. Una
parte di questo denaro soverchio sarà destinato a premiare le invenzioni e le produzioni.
È di prima importanza d’impedire che la moneta rimanga inattiva nelle banche dello Stato, al
disopra di una somma specificata che possa essere destinata a qualche scopo speciale; perché il
denaro è fatto per circolare, e qualunque congestione di denaro ha sempre un effetto disastroso sul
corso degli affari dello Stato, giacché la moneta agisce quale lubrificante del meccanismo statale,
e se il lubrificante si condensa, il funzionamento della macchina si arresta in conseguenza. Il
fatto che le cartelle di rendita hanno sostituito la moneta in gran parte, ha creato una congestione
simile a quella ora descritta. Le conseguenze di questo fatto sono abbastanza evidenti.
Istituiremo pure un dipartimento per la revisione dei conti, sicché il Sovrano possa a qualunque
momento ricevere un rendiconto completo delle spese del governo e delle sue rendite. Ogni rendiconto
sarà tenuto rigorosamente al corrente, fuorché quelli del mese in corso e del precedente. L’unica
persona che non avrebbe alcun interesse a derubare la banca dello Stato è il suo proprietario – il
Sovrano -. Per questa ragione il suo controllo impedirà qualunque possibilità di perdite o di
spese non necessarie.
Saranno aboliti i ricevimenti di etichetta, che sciupano il tempo prezioso del Sovrano, e ciò per
dargli maggiori opportunità di attendere agli affari dello Stato. Sotto il nostro governo il
Sovrano non sarà circondato da cortigiani, i quali generalmente si pavoneggiano intorno alla sua
persona soltanto per vanità, e si preoccupano esclusivamente dei propri interessi, trascurando,
come fanno, il benessere dello Stato.
Tutte le crisi economiche da noi combinate con tanta astuzia nei paesi dei Gentili, sono state
determinate ritirando il denaro dalla circolazione. Lo Stato si è trovato nella necessità per i
suoi prestiti di fare appello alle grandi fortune che sono congestionate pel fatto che la moneta è
stata ritirata dal governo. Questi prestiti hanno imposto dei pesanti carichi sui governi,
obbligandoli a pagare interessi, e così sono legati mani e piedi.
La concentrazione della produzione nelle mani del capitalismo ha prosciugato tutta la forza
produttrice del popolo insieme alle ricchezze dello Stato. La moneta, al momento attuale, non può
soddisfare i bisogni della classe operaia, perché non è sufficiente per tutti.
L’emissione della moneta deve corrispondere all’aumento della popolazione, e bisogna considerare i
bambini come consumatori di moneta fino dal giorno della loro nascita. Una verifica della moneta di
tanto in tanto è una questione vitale per il mondo intero.
Sapete, io credo, che la moneta aurea è stata la distruzione di tutti gli Stati che l’hanno
adottata, perché non poteva soddisfare ai bisogni della popolazione; tanto più che noi abbiamo
fatto del nostro meglio, perché fosse congestionata e tolta dalla circolazione.
Il nostro governo avrà una moneta basata sul valore della potenza di lavoro del paese; essa sarà
di carta, e magari anche di legno. Emetteremo una quantità di moneta sufficiente per ogni suddito,
aumentandone la quantità alla nascita di ogni bambino e diminuendola per la morte di ogni
individuo. I conti governativi saranno tenuti da governi locali separati e da uffici provinciali.
Per evitare ritardi nei pagamenti delle spese governative, il Sovrano in persona emetterà ordini
regolanti i termini di pagamento di dette somme, mettendo così fine ai favoritismi usati qualche
volta dai ministri delle finanze ad alcuni dipartimenti.
I resoconti degli introiti e delle spese dello Stato saranno tenuti insieme, perché si possa sempre
confrontarli.
I piani che faremo per la riforma delle istituzioni di finanza dei Gentili saranno applicati in
maniera tale che essi non se ne accorgeranno mai. Metteremo in evidenza la necessità di riforme,
come se siano dovute allo Stato disordinato raggiunto dalle finanze dei Gentili. Dimostreremo che la
prima ragione di questa cattiva condizione finanziaria, sta nel fatto che essi principiano il loro
anno finanziario facendo un calcolo approssimativo pel bilancio annuo governativo, l’ammontare del
quale aumenta di anno in anno, e per la ragione seguente: si riesce a stento a far durare le somme
assegnate al bilancio governativo annuale sino alla metà dell’anno; quindi si presenta un nuovo
bilancio governativo riveduto, e la somma relativa viene spesa generalmente in tre mesi. Dopo questo
viene votato un bilancio supplementare, e alla fine dell’anno i conti sono sistemati mediante un
bilancio di liquidazione.
Il bilancio di un anno è basato sulla spesa totale dell’anno precedente, quindi in ogni anno
avviene una deviazione di circa il 50 per cento sulla somma nominale, ed il bilancio annuo alla fine
di un decennio è triplicato. Grazie a simile procedura, tollerata dai Gentili negligenti, le loro
riserve sono state prosciugate. Quindi, quando giunse il periodo dei prestiti, questo periodo vuotò
le banche statali, portandole sull’orlo del fallimento.
Potete facilmente comprendere, che un’amministrazione delle finanze di questo genere, che abbiamo
indotto i Gentili a seguire, non può essere adottato dal nostro governo. Ogni prestito dimostra la
debolezza del governo e la sua incapacità a comprendere i suoi diritti. Ogni prestito, come la
spada di Damocle, pende sulla testa dei governanti, che invece di prelevare certe somme direttamente
dalla nazione per mezzo di una tassazione temporanea, vanno dai nostri banchieri col cappello in
mano.
I prestiti all’estero sono come sanguisughe che non si possono distaccare dal corpo del governo,
finché non cascano da sé, o finché il governo non riesce a sbarazzarsene. Ma i governi dei
Gentili non desiderano di togliersi di dosso queste sanguisughe; al contrario ne aumentano il
numero, ed è perciò che il loro Stato è destinato a morire dissanguato e per colpa loro. Perché,
cosa è un prestito all’estero se non una sanguisuga? Un prestito è una emissione di carta
governativa che implica l’impegno di pagare un interesse ammontante ad una certa percentuale della
somma totale di denaro preso in prestito. Se un prestito è al cinque per cento, in venti anni il
governo avrà inutilmente pagato una somma equivalente a quella del prestito per coprirne la
percentuale. In 40 anni avrà pagato due volte ed in 60 anni tre volte la somma iniziale, ma il
prestito resterà sempre un debito non pagato.
Da questo calcolo è evidente che simili prestiti, dato l’attuale sistema di tassazione (1901),
toglieranno fino l’ultimo centesimo al povero contribuente per pagare gl’interessi ai capitalisti
stranieri, dai quali lo Stato ha preso in prestito il denaro invece di raccogliere dalla nazione,
per mezzo di tasse, la somma necessaria libera di interessi.
Fin tanto che i prestiti erano interni, i Gentili non facevano che trasferire il denaro dalle tasche
dei poveri in quelle dei ricchi; ma da quando riuscimmo, corrompendo chi di ragione, a far
sostituire prestiti all’estero a quelli all’interno, tutte le ricchezze degli Stati affluirono nelle
nostre casseforti, e tutti i Gentili principiarono a pagarci ciò che si può chiamare tributo.
A causa della loro trascuratezza nella scienza del governo, o a causa della corruzione dei loro
ministri, o della loro ignoranza in fatto di finanza, i sovrani Gentili hanno reso i loro paesi
debitori delle nostre banche ad un punto tale, che non potranno mai redimere le loro ipoteche.
Dovete comprendere quante fatiche e quante pene abbiamo sopportato per riuscire a produrre un simile
stato di affari.
Nel nostro governo avremo grande cura che non succeda una congestione di danaro e quindi non avremo
prestiti di Stato, eccezione fatta di buoni del Tesoro all’uno per cento, per impedire che il
pagamento della percentuale esponga il paese ad essere succhiato dalle mignatte.
Il diritto di emettere obbligazioni sarà concesso esclusivamente alle ditte commerciali, le quali
non avranno alcuna difficoltà a pagare le percentuali con i loro profitti, perché prendono in
prestito il denaro per imprese commerciali. Ma il governo non può trarre profitto da denaro preso
in prestito, perché si rende debitore unicamente per spendere ciò che si è fatto imprestare.
Il nostro governo compererà anche azioni commerciali, diventando così un creditore invece di esser
come ora un debitore e pagatore di tributi. Questa misura metterà fine all’indolenza e alla
negligenza, che ci furono utili fintanto che i Gentili furono indipendenti, ma sarebbero dannose al
nostro governo. La vacuità del cervello puramente animale dei Gentili è dimostrata dal fatto, che
quando prendevano denaro ad imprestito da noi con interessi essi non riuscirono a capire, che ogni
somma così ottenuta avrebbero dovuto in ultima analisi farla uscir fuori dalle risorse del loro
paese, insieme coi relativi interessi. Sarebbe stato assai più semplice di prelevare senz’altro
tale danaro dal popolo, senza doverne pagare gli interessi ad altri. Questo dimostra il nostro genio
ed il fatto che il nostro è il popolo eletto da Dio. Siamo riusciti a presentare ai Gentili il
problema dei prestiti sotto una buona luce così favorevole, che essi hanno persino creduto di
ricavarne profitto.
I nostri conti presuntivi, che produrremo al momento opportuno, che sono stati elaborati
coll’esperienza dei secoli, e che ponderavamo mentre i Gentili governavano, differiscono da quelli
di costoro per la loro straordinaria lucidità, dimostreranno quanto siano benefici i nostri piani.
Questi metteranno fine ad abusi come quelli per mezzo dei quali siamo diventati i padroni dei
Gentili e che non possono essere permessi nel nostro regno. Il nostro bilancio governativo sarà
sistemato in modo tale che nessuno, dal regnante in persona all’impiegato più insignificante,
potrà stornarne la più piccola somma e servirsene per qualsiasi altro uso diverso da quello
primieramente prestabilito, senza essere scoperto. È impossibile governare con successo senza un
piano definitivamente prestabilito. Persino i cavalieri e gli eroi muoiono, quando prendono una
strada senza sapere dove conduca e quando partono per un viaggio senza essere bene equipaggiati.
I sovrani dei Gentili, che furono, anche col nostro aiuto, indotti a trascurare l’adempimento dei
loro doveri governativi per mezzo di rappresentazioni, divertimenti, pompe ed altri svaghi, non
furono altro che dei paraventi per nascondere i nostri intrighi.
Le relazioni dei nostri seguaci, che venivano mandati a rappresentare il Governo nei suoi doveri
pubblici, furono compilate dai nostri agenti. In ogni occasione queste relazioni riuscirono gradite
alle menti poco accorte dei Sovrani, perché erano sempre accompagnate dai vari suggerimenti per
future economie. Essi avrebbero potuto domandarsi come fosse possibile far economie mettendo nuove
tasse; ma essi non chiesero nulla.
Voi sapete in quali condizioni di caos finanziario si sono ridotti per colpa loro, con la loro
negligenza. Essi hanno finito per fallire malgrado le ardue fatiche dei loro sudditi.
Aggiungerò ora qualche parola a ciò che vi dissi alla nostra ultima assemblea, e
vi farò una spiegazione dettagliata dei prestiti all’interno. Ma non discuterò ulteriormente i
prestiti all’estero, perché essi hanno riempito i nostri forzieri di denaro tolto ai Gentili ed
anche perché il nostro governo universale non avrà vicini esteri dai quali esso possa prendere a
prestito.
Ci siamo serviti della corruzione degli amministratori e della negligenza dei sovrani Gentili per
raddoppiare e triplicare il denaro imprestato da noi ai loro governi e del quale in realtà non
abbisognavano. Chi potrebbe fare altrettanto a noi? Quindi mi occuperò soltanto dei prestiti
all’interno.
Quando il governo annunzia un prestito di questo genere, apre una sottoscrizione per i certificati
relativi. Questi, perché siano alla portata di tutte le borse, saranno di tagli piccolissimi. I
primi sottoscrittori possono comprare sotto alla pari. Il giorno seguente il prezzo dei titoli viene
alzato, per dare l’impressione che tutti desiderano comprarli.
Nel corso di pochi giorni le casseforti dell’erario sono colme con tutto denaro che è stato
sottoscritto in più. (Perché continuare ad accettare denaro per un prestito già soverchiamente
sottoscritto?). La sottoscrizione ha evidentemente sorpassato di molto la somma richiesta; in questo
consiste tutto il risultato; evidentemente il pubblico ha fiducia nel governo.
Ma quando la commedia è finita, rimane il fatto che vi è un grosso debito, e che per pagarne gli
interessi il governo deve ricorrere ad un nuovo prestito, il quale alla sua volta non annulla il
debito dello Stato; ma anzi lo aumenta. Quando la capacità governativa di prendere in prestito è
esaurita, gli interessi dei nuovi prestiti debbono essere pagati con nuove tasse; le quali non sono
altro che nuovi debiti contratti per coprirne altri.
Allora viene il periodo di conversione dei prestiti; ma dette conversioni non fanno che diminuire la
quantità dell’interesse da pagare, senza cancellare il debito. Inoltre si possono fare solamente
col consenso dei creditori. I Governi quando danno l’avviso di queste conversioni, accordano ai
creditori il diritto di accettarle, o di essere rimborsati dei loro denari se non desiderano di
accettarle; ma se ognuno reclamasse il proprio denaro, i Governi sarebbero presi nella propria rete
e non potrebbero rimborsare tutto il denaro. Fortunatamente i sudditi dei governi Gentili non si
intendono molto di finanza, ed hanno sempre preferito di subire un ribasso nel valore dei loro
titoli ed una diminuzione di interessi, piuttosto che rischiare un nuovo investimento. Così hanno
spesse volte dato la possibilità ai loro governi di sbarazzarsi di un debito, che probabilmente
ammontava a parecchi milioni.
I Gentili non oserebbero fare una cosa simile con i prestiti all’estero, ben sapendo che in tal caso
noi tutti richiederemo il rimborso del nostro denaro.
Con un’azione simile il governo dichiarerebbe apertamente il suo fallimento, e ciò dimostrerebbe
chiaramente al popolo che i suoi interessi non hanno nulla di comune con quelli del suo governo.
Desidero di fermare la vostra attenzione in modo speciale su quanto ho detto, ed anche sul seguente
fatto, che attualmente tutti i prestiti all’interno sono consolidati dai cosi detti prestiti
temporanei; vale a dire, da debiti a breve scadenza, formati dal denaro depositato nelle Banche
dello Stato e nelle Casse di Risparmio. Questo denaro, essendo a disposizione del Governo per un
periodo di tempo considerevole, serve a pagare gli interessi dei prestiti all’estero, ed il Governo
deposita nelle Banche, invece di esso, dei titoli di Stato, i quali coprono tutti i deficit nelle
casseforti statali dei Gentili.
Quando il nostro sovrano sarà sul suo trono mondiale, tutte queste scaltre operazioni finanziarie
svaniranno. Distruggeremo il mercato dei valori pubblici, perché non permetteremo che il nostro
prestigio sia scosso dal rialzo e ribasso dei nostri titoli, il cui valore sarà stabilito per legge
alla pari, senza possibilità alcuna di qualsiasi variazione di prezzo. Il rialzo origina il
ribasso, ed è per mezzo dei rialzi che abbiamo cominciato a discreditare i titoli pubblici dei
Gentili.
Alle Borse sostituiremo enormi organizzazioni governative, che avranno il dovere di tassare le
imprese commerciali in quel modo che il governo crederà opportuno. Queste istituzioni saranno in
grado di gettare sul mercato milioni e milioni di azioni commerciali, o di comperarle in un sol
giorno. Quindi tutte le imprese commerciali dipenderanno da noi, e vi potete immaginare quale forza
sarà la nostra.
Con tutto quello che ho detto sino ad ora, ho cercato di farvi un quadro dal vero
del mistero degli avvenimenti attuali nonché dei passati, i quali scorrono tutti nel fiume del
destino, e se ne vedranno le conseguenze nel futuro prossimo. Vi ho mostrato i nostri piani segreti,
per mezzo dei quali agiamo sui Gentili, nonché la nostra politica finanziaria: devo aggiungere
ancora solo poche parole.
Nelle nostre mani è concentrata la più grande potenza del momento attuale, vale a dire la potenza
dell’oro. In due soli giorni possiamo estrarre qualsiasi somma dai depositi segreti dei nostri
tesori.
È ancora necessario per noi di provare che il nostro regno è voluto da Dio? È possibile che,
possedendo così vaste ricchezze, non riusciamo a dimostrare che tutto l’oro da noi ammassato in
tanti secoli, non aiuterà la nostra vera causa per il bene, cioè per il ripristinamento
dell’ordine sotto il nostro regime? Forse bisognerà ricorrere in certa misura alla violenza; ma
tale ordine sarà certamente ristabilito. Dimostreremo di essere i benefattori che hanno restituito
la libertà e la pace al mondo torturato. Offriremo al mondo questa possibilità di pace e di
libertà, ma certamente ad una condizione sola, e cioè che il mondo aderisca strettamente alle
nostre leggi. Inoltre faremo chiaramente comprendere a tutti, che la libertà non consiste nella
dissolutezza, né nel diritto di fare ciò che si vuole. Dimostreremo pure che né la posizione, né
il potere, danno ad un uomo il diritto di propugnare principi perniciosi, come ad esempio la
libertà di religione, l’uguaglianza, o idee simili. Renderemo inoltre ben chiaro, che la libertà
individuale non dà il diritto a chicchessia di eccitarsi o di eccitare altri facendo dei discorsi
ridicoli alle masse turbolenti. Insegneremo al mondo che la vera libertà consiste unicamente
nell’inviolabilità di persona, di domicilio e di proprietà per chiunque aderisce onestamente a
tutte le leggi della vita sociale. Insegneremo che la posizione di un uomo sarà in relazione al
concetto che egli ha dei diritti altrui, e che la sua dignità personale deve vietargli
fantasticherie circa sé stesso.
La nostra potenza sarà gloriosa, perché sarà immensa e regnerà e guiderà e certamente non darà
ascolto ai caporioni popolari, o a qualunque altro oratore vociferante parole insensate alle quali
si attribuisce l’altisonante titolo di "principi elevati", mentre non sono altro che
utopie. La nostra potenza sarà l’organizzatrice dell’ordine in cui consiste la felicità dei
popoli. Il prestigio di questa potenza sarà tale, che avrà l’adorazione mistica, nonché la
soggezione di tutte le nazioni. Una potenza vera non si piega ad alcun diritto, neanche a quello di
Dio. Nessuno oserà avvicinarsi ad essa allo scopo di toglierle sia pure un briciolo della sua
forza.
Perché il popolo si abitui all’ubbidienza, deve essere educato alla modestia e alla
moderazione; quindi diminuiremo la produzione degli oggetti di lusso. Con questi mezzi introdurremo
per forza la moralità, che ora viene corrotta dalla continua rivalità nel campo del lusso.
Patrocineremo le industrie casalinghe, per danneggiare le fabbriche private. La necessità di tali
riforme è anche nel fatto che i padroni di grandi fabbriche private spesse volte incitano, forse
anche inconsciamente, i loro operai contro il governo.
La popolazione impiegata nelle industrie locali non conosce il significato delle parole:
"senzalavoro" ; e questo fa sì che essa è attaccata al regime esistente e la invoglia ad
appoggiare il governo. La disoccupazione è il più grande pericolo per il Governo; essa avrà
servito al nostro scopo appena, per mezzo suo, saremo giunti al potere.
L’ubriachezza sarà pure proibita e considerata un delitto contro l’umanità e come tale punita,
perché sotto l’influenza dell’alcool l’uomo somiglia alla bestia.
Le nazioni si sottomettono ciecamente soltanto ad una potenza forte che sia totalmente indipendente
da esse e nelle cui mani esse vedano scintillare una spada che serva come arma di difesa contro
tutte le insurrezioni sociali. Perché dovrebbero desiderare che il loro sovrano abbia l’anima di un
angelo? Anzi, esse devono vedere in lui la personificazione della forza e della potenza. Deve
sorgere un regnante che sostituisca i governi esistenti, viventi sopra una folla che abbiamo
demoralizzato colle fiamme della anarchia. Questo regnante dovrà anzitutto spegnere queste fiamme,
che senza tregua sprizzano da ogni lato. Per raggiungere questo scopo, egli dovrà distruggere tutte
le società che possono dar origine a queste fiamme, anche a costo di versare il suo proprio sangue.
Egli dovrà costituire un esercito bene organizzato, che lotterà energicamente contro l’infezione
anarchica che può avvelenare il corpo del governo.
Il nostro Sovrano sarà prescelto da Dio e consacrato dall’alto allo scopo di distruggere tutte le
idee influenzate dall’istinto e non dalla ragione, da principi brutali e non dall’umanità. Al
momento attuale questi concetti prevalgono con grande successo, e le conseguenze sono i furti e la
violenza compiuti sotto lo stendardo del diritto e della libertà.
Queste idee hanno distrutto tutte le organizzazioni sociali, conducendo così al regno del Re di
Israele. Ma la loro azione nefasta sarà finita appena il regno del nostro Sovrano comincerà.
Allora le spazzeremo via tutte, perché sulla strada del nostro Sovrano non possa esservi del fango.
Allora potremo dire alla nazione: "Pregate Iddio e prosternatevi a Colui che porta il segno
della predestinazione del mondo, di Cui Iddio in persona ha guidato la stella affinché nessuno
fuorché Lui potesse liberare l’umanità da ogni peccato".
Ora parlerò del mezzo di cui ci serviremo per rafforzare la dinastia del Re Davide,
affinché essa possa durare fino al giorno del Giudizio Universale.
Il nostro modo di render sicura la dinastia consisterà, in massima, nell’applicazione dei medesimi
principi che hanno posto il maneggio degli affari del mondo nelle mani dei nostri savi; cioè la
direzione e l’educazione dell’intera razza umana. Diversi membri del seme di David prepareranno i Re
ed i loro Successori, i quali saranno eletti non per diritto ereditario, ma per la loro capacità
individuale. Questi successori saranno iniziati ai nostri misteri segreti politici ed ai nostri
piani di governo avendo massima cura perché nessun altro possa averne conoscenza.
Queste misure saranno necessarie perché tutti sappiano che sono degni di regnare solamente gli
iniziati ai misteri dell’alta politica. Solo a tali uomini sarà insegnata l’applicazione pratica
dei nostri piani, servendosi dell’esperienza di molti secoli. Saranno iniziati alle conclusioni
dedotte dalle osservazioni sul nostro sistema politico ed economico, nonché a tutte le scienze
sociali. Insomma, apprenderanno il vero spirito delle leggi che sono state stabilite dalla natura
stessa per governare l’umanità.
I successori diretti del Sovrano saranno scartati, se durante la loro educazione daranno prova di
essere frivoli o di cuore mite, oppure qualora mostrino qualche altra tendenza che potrebbe essere
deleteria al loro potere, che potrebbe renderli incapaci di governare, o anche essere pericolosa al
prestigio della corona.
Solamente agli uomini capaci di governare con fermezza, benché forse con crudeltà, saranno
affidate le redini del governo dai nostri anziani.
In caso di malattia, o di perdita di energia, il nostro Sovrano sarà costretto a cedere le redini
del governo a quelli della sua famiglia che avranno dimostrato di essere più capaci di lui. I
progetti immediati del Re, e tanto più quelli per il futuro, non saranno conosciuti neanche dai
suoi più intimi Consiglieri. Solamente il nostro Sovrano ed i Tre che lo avranno iniziato,
conosceranno il futuro.
Nella persona del Sovrano, che regnerà con una volontà incrollabile,
controllando sé stesso come l’umanità, il popolo vedrà – per così dire – il destino
personificato e le sue vie umane. Nessuno conoscerà i fini dei Sovrano quando emetterà i suoi
ordini, quindi nessuno oserà ostacolare il suo misterioso cammino.
S’intende che il Sovrano dovrà essere capace di eseguire i nostri piani. Quindi non salirà al
trono fino a che la sua intelligenza non sia stata accertata dai nostri savi.
Perché tutti i sudditi amino e venerino il loro Sovrano, egli dovrà spesso parlare in pubblico.
Questo farà armonizzare le due potenze, vale a dire, quella della popolazione e quella del
regnante, che abbiamo scisso nei paesi gentili, facendo sì che si temessero vicendevolmente questo
noi facemmo perché queste due potenze, una volta scisse, cadessero sotto la nostra influenza.
Il Re di Israele non deve essere sotto l’influenza delle sue passioni e specialmente di quelle dei
sensi. Egli non deve permettere agli istinti animali di avere il sopravvento sullo spirito. La
sensualità, più di qualunque altra passione, distrugge sicuramente tutte le forze mentali e di
preveggenza; essa distrae il pensiero degli uomini verso il lato peggiore della natura umana.
Il Sostegno dell’Universo nella persona del Regnante Mondiale, germogliato dal Seme Santo di Davide,
deve rinunciare a tutte le passioni personali per il bene del suo popolo.
Il nostro Sovrano deve essere irreprensibile.