La dottrina biblica è una finzione? /
Intervista in "L’altra realtà", 00, 28-12-2010
La risurrezione di Gesù – storicamente provato. / Commenta Dr. John Waterfield 00, 2017-01-18
Intervistatore Dieter Wiergowski:
Lei ha pubblicato un interessantissimo libro intitolato L’illusione di Gesù – come i
cristiani si crearono il loro Dio – il disincanto di una religione mondiale attraverso la
ricerca scientifica (Tectum-Verlag, ISBN 978-3-8288-2435-5, 19,90 Euro). Io stesso ho
studiato tra l’altro 6 semestri teologia cattolica all’università di Essen.
Successivamente ho interrotto lo studio poiché ho constatato che questa dottrina è vuota e
non è nulla per me. Vi erano alcuni rispettabilissimi professori che confermavano già
qualcosa che lei ha scritto nel libro; e cioè che la Bibbia in linea di principio è una
finzione. Su queste cose ho anche recentemente parlato in un’intervista per la DAR con la
professoressa Uta Ranke-Heinemann. La Bibbia è proprio diventata per me completamente
priva di interesse, poiché essa non ha nulla in comune con un Gesù del quale non so
veramente se ha davvero vissuto. Lei scrive che una mancanza del prodotto della fantasia
della Bibbia può essere visto nella divisione del mondo in bene e male, come passo
basilare nell’inumanità. Vi sono dunque solo nero e bianco, fedeli e infedeli e così via.
Non solo l’Antico Testamento presenta ordini che esaltano la violenza, ma anche il Nuovo
Testamento. Così per esempio nel Vangelo di Matteo (Mat 25,31-46), sta scritto che il
futuro Figlio dell’Uomo comparirà come giudice del mondo. Le pecore alla sua destra
ricevono la vita eterna, i capri alla sua sinistra la punizione eterna. Quali effetti ha
una dottrina che lavora con delle punizioni?
Jesuswahn.de
(Questo link mi è stato trasmesso da Walter Plettenstein, un visitatore di Immanuel.at.
Grazie di cuore!)
Il libro "L’illusione di Gesù", di Heinz-Werner Kubitza, è già stato
commentato da altri. Tuttavia bastano proprio queste parole introduttive
dell’intervistatore Dieter Wergowski, per comprendere i punti critici essenziali – anche nel libro. Voglio perciò occuparmi qui di tali questioni e lascio decidere al lettore se
vuole poi confrontarsi ancora con il libro.
Cominciamo subito forse per semplicità con l’ultimo argomento:
Quali effetti ha una dottrina che lavora con delle punizioni?
Qui ci si chiede veramente in quale mondo viva l’autore di queste parole.
In questo nostro mondo in ogni caso, non esiste alcuna singola dottrina che non lavori con
delle punizioni. Vediamo la definizione di "dottrina" in
Wiktionary:
[1] rappresentazione linguistica di un ambito del sapere nei manuali o in conferenze
[2] educazione attraverso la quale si acquisiscono sapere e abilità mediante istruzione e guida
[3] esperienza per lo più di tipo negativo dalla quale si è imparato qualcosa o almeno si sarebbe dovuto imparare qualcosa.
Per riassumere: una dottrina è la comunicazione di un ambito del sapere, per salvaguardare il lettore o l’ascoltatore da un’esperienza di tipo negativo mediante mezzi di istruzione e di educazione. E le punizioni sono "esperienze di tipo negativo". Chi non capisce questo, o i 6 semestri di teologia cattolica hanno annebbiato il suo normale senso comune, oppure egli sta praticando obbedienza preventiva con lo scopo di indicare alla persona che sta intervistando che non ci si deve aspettare alcuna critica da lui.
E prima di questo il commentatore cita a senso, ma in modo completamente corretto – cosa che probabilmente potrebbe essere l’effetto positivo del suo studio di teologia – il Vangelo di Matteo da Mat 25,31-46. Ora qui il testo completo:
Ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le
pecore dai capri.
Mat 25,31 «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria
con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. 25,32 E tutte le genti
saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore
separa le pecore dai capri; 25,33 e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla
sinistra.
25,34 Allora il re dirà a quelli della sua destra: "Venite, voi, i benedetti del Padre
mio; ereditate il regno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. 25,35
Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi
accoglieste; 25,36 fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e
veniste a trovarmi".
25,37 Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e
ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? 25,38 Quando mai ti
abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? 25,39 Quando
mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?" 25,40 E il re
risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei
minimi fratelli, l’avete fatto a me".
25,41 Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel
fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! 25,42 Perché ebbi fame e non
mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; 25,43 fui straniero e non
m’accoglieste; nudo e non mi vestiste; malato e in prigione, e non mi visitaste". 25,44
Allora anche questi gli risponderanno, dicendo: "Signore, quando ti abbiamo visto aver
fame, o sete, o essere straniero, o nudo, o ammalato, o in prigione, e non ti abbiamo
assistito?" 25,45 Allora risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto non l’avete
fatto a uno di questi minimi, non l’avete fatto neppure a me". 25,46 Questi se ne andranno
a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna». Mat 25,31-46;
Questo testo biblico è già stato così spesso citato e "spiegato" sia da avversari che anche da sostenitori della Bibbia e interpretato anche sul sito di Immanuel.at, che qui non voglio dilungarmi in un’ulteriore interpretazione. Tuttavia vorrei fare riferimento ad un’interpretazione errata ampiamente diffusa, che ritiene che Gesù nei "fratelli" – come nell’inno della UE "tutti gli esseri umani diventano fratelli" – vede tutti gli esseri umani di questo mondo. Questo naturalmente non è il caso. In Luc 8,19-21, il Signore ci spiega chi sono i suoi fratelli:
"Sua madre e i suoi fratelli vennero a trovarlo; ma non
potevano avvicinarlo a motivo della folla. Gli fu riferito: «Tua madre e i tuoi fratelli
sono là fuori, e vogliono vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e i
«miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»
(Vedi anche discorso 99: Chi sono "questi miei minimi fratelli" in Mat 25:40?)
I fratelli di Gesù non sono perciò né quelli che negano la parola (la Bibbia) – come qui l’intervistatore – , né quelli che distorcono la parola – come la chiesa cattolica – , ma i cristiani biblici che ascoltano la Parola e la mettono in pratica. – così una breve spiegazione a questo passo biblico.
Nel prosieguo mi concentrerò su ciò che stabilisce il nocciolo delle dichiarazioni di Dieter Wergowski: la dottrina biblica è dunque per lui priva di interesse, perché "essa non ha nulla in comune con un Gesù del quale non so veramente se ha davvero vissutoperché ".
Ora, egli ha forse letto la "Bibbia" cattolica – il catechismo. Essa non ha in realtà
nulla in comune con il Gesù del Nuovo Testamento cristiano. Così come l’intera chiesa
cattolica non ha assolutamente nulla in comune con il cristianesimo. E proprio questa
affermazione, che la Bibbia non ha nulla in comune con Gesù – una dichiarazione che in
questa forma è singolare – documenta però qualcosa sul sapere biblico dell’intervistatore,
che gli fu trasmesso in 6 semestri (!) di studio teologico cattolico.
Tuttavia, secondo la sua concezione anche i Vangeli sono inventati e i loro autori sono
solo "nomi per determinate costruzioni di pensieri". E il suo partner di intervista
conferma questo, quando dice che la ricerca accademica considera "il Vangelo di Giovanni
come quasi completamente liberamente inventato". Ci si chiede poi cosa possa significare
qui il "quasi". E poiché lo studioso mette in discussione proprio l’esistenza del Figlio
di Dio, egli chiede a se stesso e al suo partner di intervista se Gesù ha apportato
qualcosa di nuovo.
Ciò che ci porta poi alla posizione che abbiamo appena riassunto, ossia che la Bibbia è
una finzione e che perciò, poiché questa dottrina vuota opera con punizioni e con il bene
e il male, e per il resto non ha nulla in comune con Gesù – che probabilmente non ha
vissuto affatto – dovrebbe essere visto come un passo fondamentale nella direzione
dell’inumanità.
Giusto per porre questo giudizio nella giusta luce: secondo tale giudizio, dovremmo
liberare i nostri bambini – che quando imparano a camminare in età infantile sempre anche
cadono e si fanno male – da questa dottrina vuota dell’imparare a camminare, poiché essa
opera mediante punizioni e dunque è il passo fondamentale nella direzione dell’inumanità.
Questo apre la visione su un’umanità che trascorre la sua vita strisciando sulla pancia. E
poiché dopo tutto imparare a leggere, a scrivere, a far di conto e qualunque altra cosa
"opera" in questo modo, alla fine ci troviamo di fronte ad una razza umana completamente
istupidita, ingenua e strisciante a terra.
Ma è proprio così nel nostro tempo: si esprime o si scrive quello che a uno viene in mente
e non si pensa né alle conseguenze né alla conclusione. E sebbene questo atteggiamento
stia diventando sempre più prevalente nel mondo – o forse addirittura perché questo è il
caso – sembra importante introdurre di nuovo alcuni contro-argomenti per dare a quei
nostri contemporanei che in realtà hanno ancora interesse ad una informazione fondata e
realistica, la possibilità di verificare la loro opinione, di correggerla in caso di
necessità e di rafforzare la loro fede.
Poiché il libro pubblicizzato in questa intervista porta il sottotitolo: "Disincanto di
una religione mondiale attraverso la ricerca scientifica", vogliamo tentare di
demistificare la scienza attraverso la religione. Cominciamo dunque con la Bibbia e
compariamola con la scienza – ossia dottrina con dottrina. La critica della Bibbia
avanzata in questo libro si applica in ampi ambiti alla chiesa cattolica, che riuscì ad
assicurare il suo potere e la sua influenza sia presso il popolo sia anche presso i
dominatori del mondo sulla base di bugie, falsificazioni e inganni. Ma naturalmente vi
sono anche errori nella Bibbia.
(Vedi anche discorso 40: "Ci sono errori nella Bibbia?")
Ma la scienza non è davvero libera di errori! Ancora all’inizio del secolo
scorso si aveva la concezione in tutto il mondo che nella fisica classica tutti i nessi
essenziali nello spazio e nel tempo (materia, luce) erano compresi e definiti, e che
niente e nessuno potesse inoltre cambiare qualcosa. Ma poi Max Planck ha scoperto la
fisica quantistica e in un colpo il mondo ideale dei fisici era collassato. Nella fisica
nulla era più così come era prima.
Persino Albert Einstein ha definito beffardamente il reticolato quantico come "azione
spettrale a distanza" e fino alla sua morte non ha creduto all’"inspiegabile" trasmissione
di informazione tra due quanti di luce su lunghe distanze. Perciò si dovrebbe definire la
fisica – o in genere la scienza – come finzione? Ed è una situazione similare con la
Bibbia. Anche se qui non si può citare abbastanza spesso il fatto che di molti errori, che
vengono attribuiti alla Bibbia, è colpevole la chiesa cattolica.
Si pensi solo alla concezione del mondo geocentrica – nella quale la terra costituisce il
punto centrale immobile dell’universo – , che viene continuamente attribuito alla Bibbia.
In realtà tale concezione fu un’invenzione della chiesa cattolica, che ha affermato che
"secondo la dottrina biblica la terra non potrebbe muoversi", e in tal modo ha assicurato
per secoli il suo potere e la sua influenza sui re del mondo. In realtà la Bibbia dice qui
qualcosa di completamente diverso. Già più di 700 anni a. C., il profeta Isaia ha
trasmesso la seguente profezia di Dio al suo popolo, gli israeliti:
La terra barcollerà come un ubriaco.
isa 24,20 La terra barcollerà come un ubriaco,
vacillerà come una capanna. Il suo peccato grava su di lei; essa cade e non si rialzerà
mai più. Isa 24,20;
(Vedi anche excursus 12: "La creazione.")
Per una persona normale è chiaro come il sole che un "ubriaco traballante"
non è immobile come la terra nella concezione del mondo geocentrica del cattolicesimo del
passato, e che una "capanna vacillante" non può essere un disco, come postulato dalla
chiesa cattolica ancora ai tempi di Colombo (1451-1506). E dovrebbe essere stato
altrettanto ovvio ai papi e ai cardinali del tempo e ad altri palloni gonfiati. Tuttavia,
evidentemente essi non sapevano che questo sta scritto nella Bibbia, perché essi non hanno
mai ancora letto il libro di Isaia. .
Se poi questo inganno, come molte altre imposture della chiesa cattolica, non è stata
riconosciuto per così tanto tempo (fino a Copernico [1473-1543] e Galileo Galilei
[1564-1642]), questo è dovuto da un lato al fatto che nell’anno 1229 questa stessa chiesa
cattolica pose la Bibbia nel suo indice dei libri proibiti (proibiti per il laicato) e
dall’altro alla generale mancanza di interesse mondano per la Bibbia – allora come oggi.
Persino Martin Lutero (1485-1546) nel suo tempo ha osservato: "l’idiota (Copernico)
rivoluzionerà l’intera teoria dell’astronomia"..
E se ora a titolo di paragone, si fosse detto a un fisico all’inizio del secolo scorso che
al di fuori della fisica classica vi è ancora un enorme campo del sapere sconosciuto,
ossia quella fisica quantistica, egli avrebbe proprio ostinatamente contestato, come oggi
la chiesa cattolica contesta la critica che la "venerazione dei santi" è un culto non
biblico dei morti e l’adorazione di "Maria" un’idolatria.
In realtà né la Bibbia né la scienza sono una "finzione", ma in entrambe le teorie – dove
non si tratta di inganno e falsificazione – mancano ancora semplicemente le più profonde
conoscenze per potere fare qui delle dichiarazioni definitive. Ora, il tentativo di volere
"demistificare" il cristianesimo attraverso la ricerca scientifica, non solo mostra lacune
di conoscenza nello studio della Bibbia e nella scienza, ma testimonia un giudizio
difettoso da parte di certe persone che non riflettono sulle loro dichiarazioni e quasi
nemmeno le verificano – si veda sopra.
Per concludere, ancora brevemente qualche parola su Gesù di Nazareth, il
Figlio di Dio, Messia degli ebrei e Salvatore della vita (per evitare la parola
"Redentore" inventata dalla chiesa cattolica). Quando Dieter Wiergowski all’inizio
sostiene che:
"La Bibbia è proprio diventata per me completamente priva di
interesse, poiché essa non ha nulla in comune con un Gesù del quale non so veramente se ha
davvero vissuto".
parte da falsi presupposti. Gesù non ha mai detto che sarebbe stato
dimostrabile. Egli diceva sempre che si deve credere a lui e in lui:
– Chi crede in me non avrà mai più sete (Giov 6,35)
– Chi crede in me, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno (Giov 7,38)
- – Chi crede in me, anche se muore, vivrà (Giov 11,25)
– Chiunque vive e crede in me, non morirà mai (Giov 11,26)
– Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato (Giov 12,44)
– Affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre (Giv 12,46)
– Chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io (Giov
14,12)
Vedete bene che è come con il "big bang". Anch’esso fino a qualche tempo
fa non era dimostrabile. La teoria del big bang fu sviluppata da George Gamov e al., che
nel 1949 ha predetto la radiazione di fondo (la radiazione restante di questa violenta
esplosione sempre presente nell’universo). I due radioastronomi Penzias e Wilson
scoprirono questa radiazione di fondo nel 1965 più o meno per caso durante la taratura di
un’antenna a microonde, con la quale essi speravano di individuare fonti astronomiche
capaci di produrre un’interferenza radio. Per questa scoperta essi ricevettero il premio
Nobel per la fisica nel 1978.
(Si veda anche il resoconto dell’università di Karlsruhe "Le basi della teoria del big
bang" Universität Karlsruhe)
Nei 16 anni, dalla predizione fino alla dimostrazione – e in parte ancora fino ad oggi! –
alcuni scienziati hanno pensato che il big bang sia una finzione, poiché non sarebbe
dimostrabile. La dimostrazione della radiazione di fondo – per così dire le "onde sonore"
che ci raggiungono ancora dopo circa 13,8 miliardi di anni – ha poi convinto la maggior
parte degli scienziati.
E la situazione è simile con Gesù Cristo. Altrettanto non possiamo dimostrarlo come allora
il big bang. Tuttavia le sue "onde sonore" possono essere registrate fino ad oggi nei siti
web come questo. In molti casi questo è il risultato di un’azione deliberata, quando un
essere umano credente sta cercando la risposta ad una particolare domanda. Più raramente
accade per coincidenza, perché qualcuno ha trovato un’informazione e il motore di ricerca
gli ha offerto tra gli altri anche un sito web cristiano.
Però, questa indimostrabilità del Figlio di Dio non è un errore e nemmeno un caso. È il
perno della fede cristiana e la prova del cristiano biblico. Vede, nella consacrazione
cattolica a sacerdote si viene eletti sacerdote, nella consacrazione a vescovo vescovo, e
nel concilio papa. Ma tutto questo è lungi dal mostrare che qualcuno è davvero un
cristiano. Questo l’hanno dimostrato i papi del Medioevo – e fino ad oggi. Solo se un
essere umano crede nel Figlio dell’uno ed unico Dio – e vi si attiene fino alla
fine della sua vita – allora è un cristiano.
Io penso che autori di libri come "L’illusione di Gesù" o "L’illusione di Dio" siano
difficilmente convertibili. Per ragioni tecniche legate al loro reddito, essi sono
interessati nell’attrarre un alto numero di lettori e così scrivono sempre quello che la
grande massa della popolazione vuole sentire. Ma con l’intervistatore citato qui, il
signor Dieter Wiergowski, nonostante il suo scetticismo vi è ancora, secondo la mia
opinione, un po’ di speranza. Vorrei perciò consigliargli di intraprendere uno studio
biblico invece dello studio teologico cattolico bugiardo. E cioè senza teologi, solo con
il suo senso comune e l’onestà di un essere umano retto. Forse, poi, potrei anche dargli
il benvenuto come visitatore qui, sul sito di Immanuel.at.
Caro Signor Horak,
come lei giustamente scrive, condannare ogni religione o filosofia, solo perché "opera con
punizioni" è una prova di un pensiero superficiale. Ci si può a mala pena immaginare una
religione o una filosofia senza un sistema di valori, e non appena si comincia a
caratterizzare le azioni come buone o cattive, è un passo naturale mostrare che buone o
cattive azioni avranno buone o cattive conseguenze.
Riconoscere che vi è una differenza tra bene e male, non significa necessariamente
l’adozione di un atteggiamento in bianco e nero o rispetto alle persone o al mondo "noi
bene, loro male", che l’intervistatore qui, e il Dr. Kubitza vogliono vedere come "un
passo fondamentale nella direzione dell’inumanità". Dobbiamo solo pensare all’osservazione
di Gesù, quando gli scribi e i farisei gli portarono una donna, che era stata colta in
adulterio: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei" (Giov
8,7).
Possiamo non ammettere compromessi nel vedere determinate azioni e atteggiamenti come
moralmente esecrabili (Gesù ha anche detto: "Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il
Padre vostro celeste" [Mat 5,48] – che implica uno standard abbastanza rigido).
Contemporaneamente si tratti ogni individuo con compassione e si riconosca che abbiamo a
che fare con esseri umani diversi, nei quali il bianco e il nero sono mescolati in grigio
e in cui ogni individuo è destinato a conservare in sé un germoglio di bontà e una traccia
dell’originaria innocenza.
L’intervistatore dice più sopra: "La Bibbia è diventata per me proprio completamente priva
di interesse, poiché essa non ha nulla in comune con un Gesù del quale non si sa davvero
se abbia vissuto" – ed anche questo documento un modo di pensare un po’ oscuro. Da un lato
la Bibbia viene condannata, perché non ha niente a che fare con Gesù, mentre dall’altro
lato Gesù viene condannato, perché forse non è esistito? Io sono sorpreso del fatto che vi
sia ancora qualcuno che mette seriamente in discussione l’autenticità storica di Gesù. Vi
fu un certo John Allegro negli anni Settanta, che diffuse l’idea che "Gesù" fosse un nome
in codice per un sacro fungo allucinogeno. Ma io pensai che questo modo di vedere fosse
stata già bandito come fantasticheria.
Per una cosa abbiamo una conferma indipendente negli autori antichi. Lo storico romano
Svetonio, che scrisse all’inizio del II secolo d. C., ci racconta che l’imperatore Claudio
cacciò gli ebrei da Roma, perché essi si sollevavano sempre contro l’"impulsante Chresto"
("all’istigazione del Chrestus"). Del resto questo editto di esilio di Claudio viene
menzionato negli Atti degli Apostoli (18,3). Le informazioni di Svetonio erano in quel
punto chiaramente alterate, poiché egli fa sembrare come se "Chrestus" sia un sobillatore
vivente. È molto probabile che Claudio abbia fatto riferimento agli ostinati conflitti tra
gli ebrei e i primi cristiani, dei quali qui abbiamo un’allusione in un passo negli Atti
degli Apostoli:
Poi, quando Gallione era proconsole dell’Acaia, i Giudei,
unanimi, insorsero contro Paolo, e lo condussero davanti al tribunale, dicendo: «Costui
persuade la gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge». Paolo stava per parlare,
ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di qualche ingiustizia o di qualche cattiva
azione, o Giudei, io vi ascolterei pazientemente, come vuole la ragione. Ma se si tratta
di questioni intorno a parole, a nomi, e alla vostra legge, vedetevela voi; io non voglio
esser giudice di queste cose». E li fece uscire dal tribunale. Allora tutti afferrarono
Sostene, il capo della sinagoga, e lo picchiavano davanti al tribunale. E Gallione non si
curava affatto di queste cose. (Atti 18,12-17, Nuova Riveduta)
Meglio informato e più comprensibile è lo storico Tacito, che circa nello
stesso periodo scrive del grande incendio di Roma sotto l’epoca di governo di Nerone (64.
CE):
Allora, per soffocare ogni diceria, Nerone spacciò per
colpevoli e condannò a pene di crudeltà particolarmente ricercata quelli che il volgo,
detestandoli per le loro infamie, chiamava cristiani. Derivavano il loro nome da Cristo,
condannato al supplizio, sotto l’imperatore Tiberio, dal procuratore Ponzio Pilato.
Momentaneamente soffocata, questa rovinosa superstizione proruppe di nuovo, non solo in
Giudea, terra d’origine del flagello, ma anche a Roma, in cui convergono da ogni dove e
trovano adepti le pratiche e le brutture più tremende. (Tacito, Annali 15,44).
Stando a questo testo, Nerone elesse i cristiani a capri espiatori, perché
egli stesso era sospettato di avere causato l’incendio. Tacito pensa evidentemente che
essi siano innocenti per l’incendio, ma ciononostante meritavano di essere puniti per le
loro "brutture" (anche se non dice di cosa si tratta) e per "l’odio per il genere umano"
("odium generis humani"). In questo egli riflette il tipico disprezzo del patrizio romano
per una forse esagerata, probabilmente orgiastica setta del Medio Oriente, della quale di
prima mano non sapeva nulla. Probabilmente resoconti sconcertanti sulla comunione, su come
essa veniva praticata dai primi cristiani, avevano portato a voci sul cannibalismo.
Non molto tempo dopo che aveva scritto Tacito, troviamo Plinio, che, governatore romano di
Bitinia e Ponto, chiede all’imperatore Traiano come dovrebbe comportarsi con persone nella
sua provincia accusate di essere dei cristiani. Essi devono essere puniti solo perché sono
cristiani, o solo se può essere dimostrato che essi hanno commesso dei crimini a causa
della loro fede? Il loro unico reato, così pare, era di rifiutarsi di sacrificare
all’imperatore come a un Dio (una pratica che era una formalità per i cittadini
dell’Impero Romano, come il saluto alla bandiera, al quale però ebrei e cristiani si
opposero per motivi di coscienza). Plinio scrive:
Affermavano… inoltre che tutta la loro colpa o errore
consisteva nell’esser soliti riunirsi prima dell’alba e intonare a cori alterni un inno a
Cristo come se fosse un dio, e obbligarsi con giuramento non a perpetrare qualche delitto,
ma a non commettere né furti, né frodi, né adulteri, a non mancare alla parola data e a
non rifiutare la restituzione di un deposito, qualora ne fossero richiesti. Fatto ciò,
avevano la consuetudine di ritirarsi e riunirsi poi nuovamente per prendere un cibo, ad
ogni modo comune e innocente; (Epistolarum, X, 96)
Il benevolo governatore sembra sinceramente sorpreso che i cristiani
debbano essere così innocui!
Tuttavia, la cosa che qui ci interessa, è la indubbiamente chiara dichiarazione di Tacito,
secondo la quale l’uomo al quale si riferisce come Cristo era stato messo a morte sotto il
regno di Tiberio dal procuratore romano di Giudea, Ponzio Pilato. E come vediamo, anche i
Vangeli sono per così dire ben ancorati in un contesto storico contemporaneo:
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, quando
Ponzio Pilato era governatore della Giudea, ed Erode tetrarca della Galilea, e Filippo,
suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell’Abilene,
sotto i sommi sacerdoti Anna e Caiafa, la parola di Dio fu diretta a Giovanni, figlio di
Zaccaria, nel deserto. (Luc 3,1-2)
Ponzio Pilato ed Erode sono naturalmente personaggi storici ben attestati
(in realtà vi sono due Erode: Erode il Grande, responsabile del Massacro degli Innocenti a
Betlemme ed Erode Antipa, al quale viene qui fatto riferimento, e che decapitò Giovanni il
Battista e interrogò Gesù al tempo della via crucis. E lo stesso vale per il
precedentemente citato Gallione, il proconsole romano di Acaia, e per Felice e Festo,
procuratori romani di Giudea che vengono menzionati negli Atti degli Apostoli. Riguardo a
questo nesso dei fatti storici, è necessaria in realtà molta fantasia, per spiegare
l’intera storia cristiana come il prodotto di un’invenzione.
Anche se si può ammettere che i Vangeli a volte si leggono come una favola, essi
contengono però alcuni dettagli apparentemente trascurabili, che i critici formali non
hanno potuto spiegare, e per i quali non riesco a vedere alcuna spiegazione ragionevole, a
parte il fatto che essi riflettono il ricordo di un testimone oculare. Come per esempio la
storia del paralitico, che a causa della folla non poteva arrivare a Gesù, cosicché i suoi
amici scoperchiarono il tetto della casa e lo calarono su un lettuccio (Mar 2,5). Oppure
la donna con una emorragia , che nella folla toccò Gesù e guarì, ed egli rimase fermo e
disse: Chi mi ha toccato? – perché ha sentito la potenza che emanava da lui (Mar 5,31).
Vi è anche la curiosa menzione di come, confrontato con la donna colta in adulterio, Gesù
si piegò e scrisse nella terra con il dito (per imbarazzo?) (Giov 8,6). Quando Gesù è
arrestato, uno degli Apostoli (identificato in Pietro attraverso il Vangelo di Giovanni)
estrae la sua spada e taglia l’orecchio al servo del sommo sacerdote (Mat 26,51, Giov
18,10). Più bizzarro di tutti è il racconto della Passione in Marco, quando Gesù viene
arrestato,
…Allora tutti, lasciatolo, se ne fuggirono. Un giovane lo
seguiva, coperto soltanto con un lenzuolo; e lo afferrarono; ma egli, lasciando andare il
lenzuolo, se ne fuggì nudo. (Mar 14,50-52)
Dettagli come questi hanno una certa nota di autenticità. Non è troppo
difficile pensare che il racconto rimandi a qualcuno che ha realmente vissuto questi
avvenimenti.
Tuttavia, l’argomento più convincente per l’autenticità della storia cristiana è secondo
la mia opinione questo: se partiamo dal presupposto che Gesù era un insegnante di
religione storico, che fu ucciso dai romani per iniziativa delle autorità ebraiche, che lo
vedevano come un eretico sovversivo, perché dovremmo poi avere sentito di lui? Perché
l’evento dovrebbe non essere stato tralasciato e dimenticato dalla storia, insieme a così
tante altre azioni casuali della brutalità e dell’ingiustizia?
Consideriamo lo stato mentale dei successori di Gesù. Non si può dire che essi abbiano
capito molto chiaramente il programma di Gesù, ma essi pensavano che egli avrebbe compiuto
grandi cose. Egli aveva permesso con il suo ingresso a Gerusalemme di essere salutato come
un re. Nella trasfigurazione era apparso come erede di Mosè e di Elia, de la legge ebraica
e dei profeti. Per lo meno la sua venuta annunciò un nuovo periodo religioso; molti hanno
sperato che egli avrebbe accelerato la rivolta militare, per cacciare i detestati romani –
e naturalmente le autorità ebraiche lo presentarono in questa luce ai romani, come
pericoloso nazionalista.
Ma in realtà non se ne fece nulla. Egli fu arrestato, torturato, interrogato, deriso e
infine crocifisso e i suoi Apostoli e seguaci stettero a guardare e furono incapaci di
fare qualcosa contro questa situazione. Era la brutale fine di un sogno. Con la sua morte
essi devono avere pensato che tutto fosse finito. Essi avevano paura per la propria vita.
Chiunque fosse associato a Gesù, chiunque avesse un accento nazareno, era sospettato.
Aspettavano solo un colpo alla porta.
In questo stato mentale è totalmente non attendibile che essi si siano messi a sedere e,
per sentirsi meglio, abbiano inventato una storia, che avrebbero poi raccontato al mondo
con grande rischio personale. Demoralizzati e disillusi come erano, essi avrebbero
dimenticato il tempo che avevano trascorso con questo sconcertante Gesù, che alla fine
aveva fallito e li aveva piantati in asso e sarebbero tornati indietro per condurre di
nuovo una vita normale. Sarebbero tornati in Galilea come pescatori, più tristi, ma non
più intelligenti da questa esperienza.
Proprio questo avrebbero fatto – se non vi fosse stato il fatto della Risurrezione. La
trasformazione di un gruppo impaurito e spaventato di sopravvissuti in una comunità di
esseri umani ispirati, determinati con entusiasmo a raccontare al mondo di Gesù, è solo
spiegabile con la supposizione che è accaduto qualcosa di completamente straordinario –
qualcosa che aveva assolutamente fatto saltare la cornice delle loro attese, fece
abbandonare loro i loro limiti e li aveva convinti che gli potevano credere quando disse:
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine
dell’età presente (Mat 28,20)
Ecco, questo tanto sulla credibilità storica della storia del Vangelo per
mezzo di alcune osservazioni. .
Ma naturalmente, signor Horak, come menziona anche lei in questo discorso, argomenti
ragionevoli e fede sono due cose diverse. Può trovare argomenti plausibili per la fede e
eppure non è ancora convinto. O, alternativamente, può dire con il focoso Tertulliano
africano "Credo quia absurdum est" ("Credo perché è assurdo"). Infine, sta ad ogni singolo
essere umano decidere cosa vuole credere, in quale mondo egli vuole vivere. Personalmente
a me piace il consiglio di Paolo nella sua lettera ai Filippesi:
Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli,
tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona
fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri.
(Fili 4,8)
Ciascuno e ciascuna ha la libertà, di cercare la risposta a proprio modo.
Ma l’affermazione che la Bibbia è un manuale dell’inumanità o che Gesù non esistesse,
allude al fatto che essi non hanno guardato molto lontano o che non si sono sforzati
molto.
Dr. John Waterfield
Llanhennock, Wales (GB). Gennaio 2017
Congratulazioni! Il commentatore Dr. John Waterfield è poeta, traduttore,
critico letterario, musicista e giocatore di scacchi e vive nel Wales in Gran Bretagna. Da
più di 15 anni traduce i miei documenti in inglese e abbiamo già avuto alcune buone
discussioni sulla religione cattolica. Dal mio punto di vista questo contributo è
un’eccellente descrizione delle prove storiche dell’esistenza di Gesù di Nazareth. Grazie
di cuore per questo post. – È evidente che non vi è più nulla da aggiungere.