L’"Israele di Dio" in Galati 6,16.
/ Michael Marlowe, Dic. 2004.
Qual è il significato dello squarcio in due parti, nella cortina del tempio, quando Gesù morì./ Gotquestions.org
Gli ebrei da duemila anni sono un popolo senza Dio.
Nella Scrittura la congregazione viene mai denominata Israele?
/ Michael Marlowe, Dic. 2004.
La negazione del vero Messia Gesù di Nazareth.
/ Michael Marlowe, Dic. 2004.
L’iniziale persecuzione dei cristiani.
/ Michael Marlowe, Dic. 2004.
Gal 6,14 Ma quanto a me, non sia mai che io mi
vanti di altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la quale
il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il mondo.
6,15 Infatti, tanto la circoncisione che l’incirconcisione non sono nulla;
quello che importa è l’essere una nuova creatura. 6,16 Su quanti cammineranno
secondo questa regola siano pace e misericordia, e così siano sull’Israele di
Dio.
(Gal 6,14-16)
(…) In ogni caso appare chiaro che Paolo in questo verso non
possa esprimere alcuna benedizione a favore di coloro che non rientrano nella
formulazione "su quanti cammineranno secondo questa regola" (la regola di
vantarsi solo nella croce).
L’intera argomentazione sviluppata nella lettera impedisce qualsiasi
interpretazione secondo la quale Paolo in 6,16 avrebbe espresso una benedizione
a favore di coloro che non rientrano in questo gruppo. La frase è diventata
controversa perché l’interpretazione tradizionale è in conflitto con i principi
interpretativi del dispensazionalismo.
I dispensazionalisti sono interessati a mantenere una netta distinzione tra
"Israele" e "la congregazione" per tutta una serie di questioni teologiche relative
alla profezia, all’ecclesiologia e alla soteriologia.
Essi sono a disagio col pensiero che Paolo qui usa l’espressione "l’Israele di
Dio" in un senso che include i pagani, perché ciò mina la loro tesi secondo cui
la Scrittura distingue sempre scrupolosamente "la congregazione" da "Israele".
Si tratta di uno dei principi fondamentali dell’ermeneutica dispensazionalista.
C.I. Scofield nel suo trattato Rightly Dividing the Word of Truth (New York,
Loizeaux Brothers, 1888) scrive: "Confrontando dunque ciò che viene detto nella
Scrittura su Israele e sulla congregazione, [un attento studioso della bibbia] troverà
che è tutto in contraddizione riguardo a origine, chiamata, promessa, devozione,
principi di comportamento e destino futuro.
Analogamente, Charles Ryrie nel suo libro Dispensationalism Today (Chicago,
1965) spiega che il "presupposto fondamentale del dispensazionalismo prevede due
intenzioni di Dio, che si esprimono nella creazione di due popoli, i quali
mantengono la loro distinzione per l’eternità". (P. 44-45).
(Estratto da: "The
Israel of God (Galatians 6:16)" by Michael Marlowe, Dec. 2004.
["L’Israele di Dio" di Michael Marlowe, Dic. 2004.])
Quanti cammineranno secondo questa regola siano pace e misericordia, e così siano sull’Israele di Dio.
Gal 6,11 Guardate con che grossi caratteri vi ho scritto di mia propria mano! 6,12 Tutti coloro che vogliono fare bella figura nella carne vi costringono a farvi circoncidere, e ciò al solo fine di non essere perseguitati a causa della croce di Cristo. 6,13 Poiché neppure loro, che sono circoncisi, osservano la legge; ma vogliono che siate circoncisi per potersi vantare della vostra carne. 6,14 Ma quanto a me, non sia mai che io mi vanti di altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la quale il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il mondo. 6,15 Infatti, tanto la circoncisione che l’incirconcisione non sono nulla; quello che importa è l’essere una nuova creatura. 6,16 Su quanti cammineranno secondo questa regola siano pace e misericordia, e così siano sull’Israele di Dio. Gal 6,11-16;
Per chiarire la domanda, se l’apostolo Paolo nella sua
lettera ai Galati in Gal 6,15-16 con l’espressione "l’Israele di Dio" abbia
effettivamente inteso il popolo di Israele o la Congregazione di Cristo, il metodo
migliore, come sempre con domande di questo genere, è una verifica in base alla
Scrittura. E a tal proposito troviamo un’affermazione di nostro Signore Gesù
Cristo che risponde in modo chiaro a questa domanda:
E vi sarà un solo gregge, un solo pastore.
Giov 10,14 Io sono il buon pastore, e conosco le
mie, e le mie conoscono me, 10,15 come il Padre mi conosce e io conosco il
Padre, e do la mia vita per le pecore. 10,16 Ho anche altre pecore, che
non sono di quest’ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la
mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore. Giov 10,14-16;
Qui sopra, in Giov 10,16, il Signore parla delle "altre pecore"
che deve raccogliere. Questo, però, implica che ci sono già delle pecore – cioè
un gregge. E questo primo gregge sono certamente gli israeliti. Ovvero tutti gli
autentici credenti in Dio dall’Antica Alleanza fino all’Incarnazione di Cristo.
Questa è la "Casa di Israele".
Le "altre pecore" che il signore deve ancora raccogliere sono quindi i
cristiani, gli uomini provenienti da tutte le nazioni che da allora sono venuti
alla fede in Cristo. Dunque, se vogliamo, la "Casa delle Nazioni".
Poi il Signore parla anche di un "ovile". L’ovile è chiaramente qualcosa che già
esiste. E quando il Signore dice: "Ho anche altre pecore, che non sono di
quest’ovile; anche quelle devo raccogliere" si deve intendere che egli deve
portare anche queste altre pecore, i cristiani, all’"ovile".
Infine, l’ultima affermazione del Signore: "e vi sarà un solo gregge, un solo
pastore" conferma che entrambe queste greggi, la Casa di Israele e la Casa delle
Nazioni, devono essere ricongiunti dal nostro Signore Gesù Cristo. Cioè
ricongiunti nell’"ovile" citato inizialmente.
Con ciò possiamo ora anche riconoscere molto chiaramente che quest’"ovile" è
proprio ciò che Paolo in Gal 6,16 chiama l’"Israele di Dio". È l’"ovile" nel
quale entrambe le "greggi" – i circoncisi e gli incirconcisi – sono riuniti.
Dall’ultima affermazione del Signore nel testo precedente: "ed esse ascolteranno
la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore", possiamo trarre altre
due importanti conclusioni:
Partendo dalle parole conclusive del Signore presenti in questo testo, entrambe
le greggi saranno sotto "un solo pastore". E poiché qui non può trattarsi di una
riunione fisica, significa che entrambe le greggi saranno riunite nello spirito
e che sia gli israeliti che i cristiani crederanno nell’unico pastore Gesù
Cristo.
Anche la specificazione presente nel testo: "ed esse ascolteranno la mia voce",
alla luce della successiva affermazione: "e vi sarà un solo gregge", si
riferisce senza ombra di dubbio a entrambe le greggi, ovvero a tutto l’"Israele
di Dio". Vediamo dunque che questo "Israele di Dio", a cui Paolo fa riferimento
nella sua lettera ai Galati 6,16, non è né la comunità cristiana né il popolo di
Israele presi singolarmente, bensì tutti e due insieme, entrambi uniti sotto
l’"unico pastore", ovvero Gesù Cristo.
In questo testo Paolo ci fornisce un’ulteriore indicazione. Nel
verso precedente Gal 6,15 egli scrive: "Infatti, tanto la circoncisione che
l’incirconcisione non sono nulla; quello che importa è l’essere una nuova
creatura". Le denominazioni "circoncisione" e "incirconcisione" a prima vista
sembrerebbero indicare abbastanza chiaramente Israele e la congregazione.
Se però osserviamo questi due concetti negati da Paolo in relazione alla
successiva rivelazione: "essere una nuova creatura", si rafforza l’impressione
che Paolo probabilmente intendesse qualcosa di diverso rispetto a quanto emerge
ad una prima interpretazione superficiale.
Esaminando più attentamente il concetto di "nuova creatura" nella Bibbia, – a
prescindere dal fatto che possa essere riferito all’intera creazione (Apoc 21) o
agli uomini presi singolarmente (2Cor 5:17) – non solo si nota un miglioramento
dell’esistente – per quanto perfetto possa essere – ma sembra essere qualcosa di
assolutamente nuovo, di completamente differente dall’esistente.
Se, dunque, Paolo parla esplicitamente di circoncisione e incirconcisione e
afferma che sia l’una che l’altra sono nulla, se non una nuova creazione, allora
si pone la questione, se Paolo qui più che riferirsi ai termini in senso
stretto, non intendesse piuttosto il contesto, la causa che ha generato queste
espressioni.
E la causa della circoncisione e della incirconcisione è la religione.
Attraverso un atto specifico l’uomo certifica l’appartenenza alla propria
religione. Lo stesso fanno i sikh con il turbante, gli induisti con il bagno nel
Gange, i musulmani con le cinque preghiere quotidiane, i cattolici con il segno
della croce e dunque gli ebrei, tra gli altri, con la circoncisione.
Ma il vero, autentico Cristianesimo biblico non è una religione! La religione è
il tentativo dell’uomo di ingraziarsi l’indulgenza della divinità con delle
azioni (riti, preghiere, sacrifici, penitenze come il pellegrinaggio, lo hajj,
il bagno nel Gange ecc.) e di ricevere grazie a essa un’agevolazione. La
religione, dunque, è il tentativo dell’uomo di raggiungere Dio.
Nel Cristianesimo biblico non è l’uomo che cerca Dio, bensì è Dio che va dagli
uomini. Il Dio cristiano biblico ha fatto suo figlio uomo e l’ha lasciato morire
sulla croce per offrire all’uomo la possibilità della salvezza attraverso la
grazia. Non più la giustizia pressoché irraggiungibile del singolo, ma la fede
in suo Figlio e nel suo sacrificio di riscatto sulla croce sono la strada per la
vita eterna.
Per questo il cristianesimo biblico non è una religione ma una relazione.
L’unione o la relazione di ogni singolo credente con il nostro Dio. La
dichiarazione fondamentale della fede cristiana biblica è l’affermazione del
Figlio di Dio in Giov 4,24:
Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità.
Giov 4,23 Ma l’ora viene, anzi è già venuta,
che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre
cerca tali adoratori. 4,24 Dio è Spirito; e quelli che
l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità». Giov 4,23-24;
E ora comprendiamo anche perché Paolo definisce circoncisione e
incirconcisione rappresentazioni religiose superate. Nel cristianesimo non si
tratta più di impressionare gli uomini in una forma qualsiasi. La vera fede,
così come la vera preghiera, non si manifestano più nella carne, bensì nello
spirito e nella verità.
L’uomo gradito a Dio è colui che ha accettato il sacrificio di riscatto del
figlio di Dio per i propri peccati e che prega e parla con lui nello spirito e
nella verità. Il Dio che preghiamo è l’unico e il solo Dio vivente. E a
differenza degli idoli ciechi e muti delle religioni, questo Dio è in grado di
vedere, di sentire, di parlare e di agire.
E’ probabilmente questo che intende Paolo con "nuova creazione", e lo scrive
anche nella seconda lettera ai Corinzi:
Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.
2Cor 5,14 infatti l’amore di Cristo ci costringe,
perché siamo giunti a questa conclusione: che uno solo morì per tutti, quindi
tutti morirono; 5,15 e ch’egli morì per tutti, affinché quelli che vivono non
vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. 5,16
Quindi, da ora in poi, noi non conosciamo più nessuno da un punto di vista
umano; e se anche abbiamo conosciuto Cristo da un punto di vista umano, ora però
non lo conosciamo più così. 5,17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una
nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.
5,18 E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di
Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione. 5,19 Infatti Dio era
in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro
colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione. 2Cor 5,14-19;
(Vedi anche Discorso 137: "La
fede biblico‒cristiana.")
Il cristianesimo ha la sua origine nella morte del nostro
Signore Gesù Cristo. Quando Cristo morì sulla croce, fu la nascita della fede
cristiana, come spiega molto bene il seguente articolo sul sito
"Gotquestions.org".
Durante la vita di Gesù il tempio santo che era a Gerusalemme era il
centro della vita religiosa giudaica. Il tempio era il luogo dove si svolgevano
i sacrifici degli animali e l’adorazione, seguita fedelmente, in accordo con la
legge di Mosè.
Ebrei 9:1-9 ci dice che nel tempio c’era una cortina che separava il luogo
santissimo, il luogo della dimora terrena della presenza di Dio, dal resto del
tempio dove dimoravano gli uomini. Questo indicava che l’uomo era separato da
Dio, a causa del peccato (Isaia 59:1-2). Soltanto al Sommo Sacerdote era
permesso di andare oltre la cortina una volta l’anno (Esodo 30:10; Ebrei 9:7),
per entrare alla presenza di Dio a favore di tutto il popolo d’ Israele, per
compiere l’espiazione dei loro peccati (Levitico 16).
Il tempio di Salomone era alto 15 metri (1 Re 6:2), ma Erode ne aumentò
l’altezza a 20 metri, secondo gli scritti di Giuseppe Flavio, storico ebreo del
primo secolo. C’è incertezza circa la misurazione esatta di un cubito, ma si è
certi che questa cortina era alta circa 20 metri. Giuseppe Flavio ci dice anche
che la cortina era spessa 88 cm e che pur mettendo dei cavalli legati, a ciascun
lato, per tirare, non avrebbero potuto strappare la cortina. Il libro dell’Esodo
insegna che questa cortina così spessa, era fatta di un materiale blu, viola e
scarlatto e di lino intrecciato.
Lo spessore della cortina dà, agli eventi che avvennero alla morte di Gesù sulla
croce, molto più valore. ‘E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rendé
lo spirito. Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo.’
(Matteo 27:50-51).
A cosa serve questo avvenimento? Che significato ha lo squarcio della cortina
per noi oggi? Lo squarcio della cortina che avvenne al momento della morte di
Gesù simboleggiava, drammaticamente, che il Suo sacrificio, lo spargimento del
Suo sangue erano un’espiazione sufficiente per i peccati. Esso indica che ora la
strada per il luogo santissimo è aperto a tutti i popoli, in tutti i tempi, sia
giudei che gentili.
Quando Gesù morì, la cortina si squarciò, Dio si allontanò da quel luogo per non
abitare mai più in un luogo fatto da mani d’uomo (Atti 17:24). Dio aveva messo
fine all’epoca del tempio e del suo sistema religioso, il tempio e Gerusalemme
furono lasciate desolate (distrutte dai Romani) nel 70 d.C., proprio come Gesù
aveva profetizzato in Luca 13:35.
Finchè il tempio si ergeva, il proseguo, (con
i suoi cerimoniali, nrd) del Vecchio Patto aveva un significato. Ebrei 9:8-9 si
riferisce al periodo nel quale il Vecchio Patto stava per essere superato,
mentre il nuovo stava per attuarsi. (Ebrei 8:13).
La cortina aveva il significato simbolico di Cristo stesso come l’Unica via al
Padre (Giov 14:6). Questo è indicato dal fatto che il Sommo Sacerdote poteva
entrare nel luogo santissimo attraverso la cortina. Ora Gesù è il nostro Sommo
Sacerdote e come credenti nella Sua opera completata, noi prendiamo parte al suo
sacerdozio migliore. Ora possiamo accedere al luogo santissimo attraverso Lui.
Ebrei 10:19-20 dice: ‘Avendo dunque, fratelli, libertà d’entrare nel santuario
in virtù del sangue di Gesù, per quella via recente e vivente che Egli ha
inaugurata per noi attraverso la cortina, vale a dire la sua carne.’ Vediamo
l’immagine del corpo di Gesù che viene squarciato per noi, proprio come se
stesse strappando la cortina per noi.
La cortina che viene squarciata da cima a fondo è un episodio della storia. Il
profondo significato di questo avvenimento è spiegato con abbondanza di
meravigliosi dettagli in Ebrei. Le cose descritte in Ebrei erano ombre delle
cose che dovevano avvenire e tutte, alla fine, ci portano a Gesù Cristo. Egli
era la cortina per il luogo santo e attraverso la sua morte il fedele può aver
accesso a Dio.
La cortina nel tempio era un ricordo costante che il peccato rende l’umanità
inadeguata per stare alla presenza di Dio. Il fatto che l’offerta per il peccato
veniva offerto annualmente ed innumerevoli sacrifici ripetuti giornalmente,
mostravano che il peccato non poteva essere espiato o cancellato attraverso
semplici sacrifici di animali. Gesù Cristo attraverso la Sua morte, ha rimosso
le barrire tra Dio e l’uomo e ora possiamo avvicinarci a Lui con fiducia e
coraggio (Ebrei 4:14-16).
gotquestions.org
Naturalmente, deve anche essere specificato qui che "la via per
il luogo santissimo per tutti i popoli e in ogni tempo" non è altro che il
perdono dei peccati per tutti gli uomini attraverso questo sacrificio sulla
croce dell’Agnello di Dio. E sfortunatamente non nell’articolo sopra né spiegato
è il fatto che la morte di nostro Signore sulla croce non fu solo la nascita del
cristianesimo ma anche la morte della religione mosaica.
A differenza di tutte le altre religioni idolatriche nel mondo, lo scopo
fondamentale della religione mosaica era, dare alle persone l’opportunità di
stabilire un contatto con l’unico e solo Dio vivente. Questa connessione è
necessaria per parlare a Dio, cioè per pregare. Ma Dio è accessibile all’uomo
solo quando l’uomo è libero dal peccato.
E qui la religione mosaica aveva le sue offerte per il peccato e la colpa, con e quali ogni israelita, se avesse
peccato, avrebbe potuto ottenere il perdono da Dio. Il peccatore doveva mettere la mano sulla testa dell’animale e poi l’animale veniva ucciso. Così l’animale moriva al posto dell’uomo, perché il comandamento di Dio era: chi pecca deve morire. Ma Dio aveva permesso agli israeliti di sostituire la propria morte con sacrifici animali. E una volta all’anno il sommo sacerdote poteva recarsi al luogo santissimo del tempio per chiedere direttamente a Dio il perdono dei peccati per
tutto il popolo e per ottenerlo.
Tuttavia, con la morte di Gesù sulla croce, qui ha avuto luogo un cambio di
paradigma. Il sacrificio animale non è più necessario per ottenere il perdono
dei peccati da Dio, poiché il Figlio di Dio ha fatto questo sacrificio una volta
per tutte per tutte le persone che lo desiderano.
Ma con questo la religione mosaica ha perso la sua base di esistenza. Il loro
compito principale, rendere l’uomo libero dal peccato attraverso sacrifici
animali, in modo che possa pregare ed entrare in contatto con il suo Dio (la
legge), è stato ora trasferito alla fede nel sacrificio di riscatto del Figlio
di Dio per tutti le persone.
Ma anche le altre basi per la pratica della fede mosaica, vale a dire il tempio
di Gerusalemme e il suo altare degli olocausti, sul quale dovevano essere
offerti i sacrifici animali (in nessun altro luogo!), furono distrutti dai
Romani nell’anno 70. Oltre alla punizione per aver infranto l’alleanza uccidendo
il Figlio di Dio, questa era anche la conseguenza di questo cambio di paradigma.
La legge e i profeti (la religione mosaica) hanno durato fino a Giovanni;
Luca 16,16 La legge e i profeti hanno durato fino a
Giovanni; da quel tempo è annunciata la buona notizia del regno di Dio, e
ciascuno vi entra a forza. Luca 16,16;
Questa affermazione di Paolo in Gal 6,14-16 va chiaramente
intesa in senso più profondo. Presso gli israeliti la circoncisione era un
cerimoniale religioso attraverso il quale l’israelita vedeva confermata la
propria appartenenza al popolo di Dio e a Dio stesso. Chiunque non fosse
circonciso era di conseguenza un uomo senza Dio, un Goj (ebr.: Goj=popolo,
Gojim= popoli). Dunque il chiarimento di Paolo: "tanto la circoncisione
che l’incirconcisione non sono nulla", confuta senza dubbio questo rito ebraico.
Questa cerimonia religiosa aveva una valenza fintanto che Dio dimorava presso il
suo popolo nel luogo santissimo del tempio di Gerusalemme. Ma dopo che gli ebrei
avevano rinnegato Gesù di Nazareth, il loro Messia, consegnandolo ai Romani per
essere crocifisso, avevano rotto il patto con Dio. Con la morte di suo Figlio
sulla croce Dio ha sciolto il patto e stipulato una Nuova Alleanza con tutti i popoli in Gesù Cristo e ha abbandonato il tempio e così anche il
popolo di Israele (Mat 27:50-51).
A causa della rottura di questo patto, avvenuta duemila anni fa, gli ebrei sono
stati puniti severamente da Dio. Durante la prima guerra giudaica (66 – 74 d.C.)
nel 70 il tempio e tutta la città di Gerusalemme furono rasi al suolo dai Romani
sotto Tito (Giuseppe Flavio 6,254-259). Sessant’anni dopo, durante la 3ª guerra
giudaica (rivolta di Bar Kokhba/132 – 135), i romani distrussero il resto
dell’insediamento ebraico in Giudea costringendo tutti gli Israeliti a
disperdersi nella la diaspora.
(Vedi anche Discorso 140: "La distruzione del tempio.")
Per questo motivo, da allora gli ebrei sono un popolo senza Dio e
non ricevono la remissione dei peccati perché l’altare dei sacrifici e il tempio di
Gerusalemme, dove erano destinate senza eccezione (Deut 12:13-14) le offerte
sacrificali, non esistono più; e poiché non possono più essere fatte offerte
sacrificali, i loro peccati non possono più essere rimessi da duemila anni.
Questo era stato profetizzato loro anche dal figlio di Dio prima della sua morte:
Se non credete che io sono (il Messia), morirete nei vostri peccati.
Giov 8,22 Perciò i Giudei dicevano: «S’ucciderà
forse, poiché dice: "Dove vado io, voi non potete venire"?» 8,23 Egli diceva
loro: «Voi siete di quaggiù; io sono di lassù; voi siete di questo mondo; io non
sono di questo mondo. 8,24 Perciò vi ho detto che morirete nei vostri
peccati; perché se non credete che io sono (il Messia), morirete nei
vostri peccati». Giov 8,22-24;
Dopo che gli ebrei, a causa della mancanza di perdono dei
peccati nella fede mosaica, avevano perso proprio ciò che rende essenzialmente
accettabile gli uomini di fronte a Dio, ovvero la libertà dal peccato, anche la
fede mosaica in quanto tale è divenuta inefficace. E tutti gli ebrei, che da
duemila anni si rifiutano di accettare la fede in Gesù Cristo e la remissione
dei peccati per mezzo della Grazia, sono gentili e saranno condannati alla dannazione eterna
durante il Giudizio Universale proprio da Gesù Cristo quale loro giudice.
Da duemila anni Gerusalemme viene "calpestata dai gentilii" (Luca 21:24). Anche
gli ebrei che nel 1948 si sono trasferiti nell’appena fondato stato di Israele,
per la maggior parte non provengono dalla Palestina, ma rappresentano, in
realtà, un’alta percentuale di discendenti dei Cazari, convertiti all’ebraismo
nel VIII secolo d.C. tramite una
conversione
di massa del regno dei Cazari nella steppa russa.
Quegli ebrei ortodossi che nel 1948 – a ancora oggi – si sono rifiutati di
trasferirsi in Israele, come la comunità ebraica ortodossa di Vienna del Rabbino
capo Moishe
Arye Friedmann, per lo meno hanno smascherato il tentativo
dei sionisti di simulare con questa nuova fondazione il "rimpatrio" biblico
operato da Dio del popolo di Israele nella loro patria.
La fondazione dello stato nel maggio del 1948 non era la riunione promessa da
Dio, bensì l’espulsione del popolo palestinese dalla propria terra, pianificata
dai sionisti di Theodor Herzl, compiuta attraverso la forza militare e con
migliaia di morti. Come avvenuto un tempo sul monte Horeb, con questo nuovo
stato Israele ha creato di nuovo un "vitello d’oro", intorno al quale ora
sta ballando con il forte sostegno degli "amici di Israele" provenienti dagli
ambienti cristiani.
(Vedi anche Discorso 143: "Shavuot:
Israele ha infranto la sua alleanza con Dio?")
Quando ero un giovane cristiano feci visita ad una comunità
dove si insegnava l’approccio dispensazionalista, e ricordo come spesso
questo veniva supportato dall’affermazione che nella Scrittura "la congregazione non
viene mai denominata Israele". Le parole "e così siano sull’Israele di Dio"
in Galati 6,16 venivano spiegate come se si riferissero ad un sottogruppo
ebraico di "quanti cammineranno secondo questa regola", ovvero ai cristiani
di origine ebraica, in contrapposizione a coloro di origine non ebraica.
È evidente che questa inqualificabile argomentazione secondo la quale
non ci si rivolge mai alla congregazione come "Israele", è tuttora importante per i
dispensazionalisti, poiché in un articolo pubblicato recentemente un
importante autore dispensazionalista definisce un "terribile errore"
intendere "l’Israele di Dio" in Galati 6,16 comprensivo dei pagani.
[²] on sembra esserci alcuna giustificazione a sostegno di questa
interpretazione, se non il desiderio dei dispensazionalisti di escludere tutte le interpretazioni tipologiche.
(Estratto da: "The Israel of God (Galatians 6:16)" by Michael Marlowe, Dec. 2004. ["L’Israele di Dio" di Michael Marlowe, Dic. 2004.])
2) Mal Couch, "The Rise of
Anti-Semitism: ’The Rustling of the Leaves" "Conservative Theological Journal 6 (dicembre
2002), pp. 288-9. Apparentemente Couch crede che la negazione di privilegi
speciali per gli ebrei etnici sotto il Vangelo sia "antisemita".
Come emerge dal testo seguente nell’articolo di Michael Marlowe,
egli critica – giustamente – l’interpretazione dei dispensazionalisti secondo la
quale nella Scritturae la congregazione non viene mai chiamata Israele. Tale
interpretazione è già stata palesemente confutata in apertura con le parole del
Signore in Giov 10,14-16.
Secondo i dispensazionalisti, dunque, chi dovrebbero essere le due greggi in
Giov 10,16? Affidandoci seriamente alla Scrittura, non vi è altra possibilità
che interpretare il primo gregge come gli israeliti e l’altro come i cristiani.
E alla fine il Signore dice: "e vi sarà un solo gregge".
Ma proprio questo solo gregge è l’"Israele di Dio", quello citato da Paolo in
Gal 6,16. Sono sia israeliti che cristiani coloro che sono insieme in questo
solo gregge. Tuttavia, in questo contesto non si dovrebbero utilizzare
espressamente "congregazione" o "comunità" come sinonimi di "cristiani", dato che la
chiesa cattolica adora idoli, quella evangelica nomina omosessuali come
sovrintendenti e le comunità evangelicali si sono trasformate sempre più in
"associazioni registrate".
L’annuncio del Figlio di Dio in Giov 10,16: "e vi sarà un solo gregge, un
solo pastore" risponde, dunque, a entrambe le questioni. Alla prima, se con
l’"Israele di Dio" in Gal 6,16 siano intesi gli israeliti o i cristiani e poi
all’affermazione dei dispensazionalisti secondo la quale la chiesa di Dio nella
Bibbia non viene mai chiamata "Israele".
La verità è che dopo la morte di Suo figlio, per Dio non esiste più alcuna
differenza tra le nazioni e Israele. Per Dio tutti gli uomini sono ormai uguali.
Quelli che non credono sono gli uomini del peccato – indipendentemente dalla
razza o dalla nazione. Quelli che credono in questo Dio e in Suo Figlio – di
qualsiasi razza o nazione – sono l’attuale "Israele di Dio".
Quello che purtroppo spesso non viene spiegato nell’interpretazione di questi
testi, è il vero significato della parola "Israele". Il nome Jisra’el, in
ebraico ישראל, è quel nome che Dio ha dato al progenitore, Giacobbe. Tale nome
può essere tradotto con "Dio lotta (per noi)" o "possa Dio lottare (per noi)" e
"Dio domina" o "possa Dio dominare".
Tuttavia, Antonio il Grande ("Santo" Antonio, 261-356) nella sua terza lettera
ha tradotto il nome Israele con "mente che vede Dio". In quest’ottica, tutti gli
uomini che possiedono la mente per "vedere Dio" sono riuniti nel nome "Israele
di Dio".
Dopo che Israele ha rotto il patto con Dio e Dio ha sciolto questo patto,
l’Onnipotente ha offerto la Sua grazia non più ad un solo popolo, ma a tutti gli
uomini della terra. Allo stesso tempo, tutti i riti sacrificali della fede
mosaica sono divenuti inefficaci – non solo per la mancanza di un tempio e di un
altare sacrificale a Gerusalemme, ma come conseguenza dello scioglimento del
patto.
A differenza dell’"Israele degli uomini", che dal punto di vista polarizzato
proprio dell’uomo indica esclusivamente gli israeliti, con l’"Israele di Dio" in
Gal 6,16 si intende la visione di Dio e si indica quel gruppo di uomini dotati della "mente che vede Dio".
Questo è ciò che ci dice anche Paolo in 1Cor 12:14:
Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito.
1cor 12,12 Poiché, come il corpo è uno e ha molte
membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo,
così è anche di Cristo. 12,13 Infatti noi tutti siamo stati battezzati
in un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci (nazioni),
schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un
solo Spirito. 12,14 Infatti il corpo non si compone di un membro solo,
ma di molte membra. 1cor 12,12-14;
Chiunque difenda la chiesa di Cristo dall’Israele cristiano non
ha capito il cristianesimo. Ma chi vuole proteggere la chiesa di Cristo da
Israele nella fede mosaica, non ha letto la Bibbia, perché la fede mosaica è
stata priva di significato e inefficace per duemila anni.
Poiché non c’è distinzione tra Giudeo e Greco,
essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano.
[Rom 10,12]
Poco prima del 25 Dicembre 1997, un
autorevole quotidiano nazionale inglese ha titolato in prima pagina a
caratteri cubitali: "Non è mai successo". Sopra al titolo era raffigurata "la
scena di un presepe" con la nascita di Cristo. L’articolo, redatto dallo
scrittore anticristiano A.N. Wilson, si impegnava a confutare la storicità
dell’incarnazione del Figlio di Dio. In seguito a tale congettura non ci
furono grida di indignazione da parte degli ecclesistici , né mormorii dai
vescovi, né una parola dal proletariato. L’affermazione era blasfema, ma
"politicamente corretta".
Ora immaginate cosa sarebbe successo se sopra al titolo "Non
è mai successo", anziché la scena di un presepe ci fosse stata un’immagine di
Maometto durante la sua egira verso Medina o di Gautama Siddharta Buddha
seduto sotto un albero di banyan a Bihar o di Arjuna e Krishna, che
conversano appassionatamente nel loro carro, oppure di Mosè sul Sinai mentre
riceve i dieci comandamenti, o di David Ben Gurion mentre presta giuramento
nel 1948 come Primo Ministro dello Stato di Israele. Immaginate il coro di
indignazione che si sarebbe levato su Twitter dalle diverse piattaforme
mobili – per non parlare del clamore provenienta da ecclesistici
interconfessionali offesi a morte e dai loro vescovi multireligiosi.
Nell’attuale clima è di moda fare di tutto per minare le pretese di Cristo e
per ribaltare la veridicità della Bibbia. Si possono esprimere le peggiori
blasfemie contro Gesù ma non si può mai pronunciare la minima diffamazione
contro uno dei movimenti religiosi del mondo. Questa è l’agenda globale del
politically correct in ambito religioso. Tuttavia, lo stesso
bavaglio nel tentativo di smascherare false religioni, è penetrato perfino
nel cuore dell’Evangelicalismo, diventato il protettore della
contemporanea religione dell’ebraismo – il quale afferma addirittura che il
moderno e anticristiano stato di Israele in Medio Oriente sia il compimento
della profezia biblica!
(Estratto da: "Abraham our Father – Jerusalem our Mother"
by Michael Marlowe, Dec. 2004. ["Abramo nostro padre – Gerusalemme nostra
madre" di Michael Marlowe, Dic. 2004.])
Michael Marlowe affronta qui un tema che da anni viene proposto
con grande cautela sul sito di Immanuel.at. Si tratta dell’evidenza biblica per
cui l’Anticristo profetizzato nella Scrittura comparirà alla fine dei tempi in
Israele e si fingerà il "vero" Messia.
EEgli sosterrà – così come gli ebrei da duemila anni – che Gesù era un impostore
e un blasfemo e di che lui stesso è il vero "unto" di Dio. Il quadro completo di
questo tentativo di Satana di ingannare l’umanità con il plagio della morte e
della risurrezione del Figlio di Dio, è consultabile qui su Immanuel.at nel
documento "Il primo e il secondo Anticristo".
Sembra, però, che l’ipotesi originaria di questa analisi, secondo la quale
l’Anticristo si manifesterà nell’ambiente degli ebrei ortodossi, si è ora
focalizzata sul movimento religioso giudaico degli ebrei messianici. E ciò
sarebbe perfettamente logico, dal momento che sono proprio gli ebrei Messianici
ad aver abbracciato la fede nel (falso?) Messia.
(Vedi anche Discorso 142: "Gli ebrei messianici, la religione ebraica e la fede cristiana.
")
Tuttavia, finora i suoi rappresentanti e precettori hanno sempre
assicurato di riconoscere Gesù Cristo come il Messia degli ebrei e di attendere
il suo ritorno. Sembra però – anche sulla base dell’affermazione di Michael
Marlowe nel documento di cui sopra – che vogliano piuttosto affermare che la
storia di Gesù nel Nuovo Testamento sia un’invenzione e che ora sarebbero in
attesa soltanto del "vero" Messia, ovvero l’Anticristo.
In tal modo l’Anticristo avrebbe al suo fianco gli ebrei ortodossi e gli ebrei
messianici. Il resto degli israeliani, così come le chiese cristiane del
cattolicesimo e del protestantesimo, saranno facilmente tratti in inganno,
facendo loro credere che il tempo è giunto e che l’Anticristo è il "Figlio di
Dio", mentre secondo la Scrittura egli stesso si proclamerà Dio (2Tess 2:3-4).
(Vedi anche Discorso 140: "Lo sfondo dell’assassinio del Messia ebraico Gesù di Nazareth.")
Le stesse spiegazioni si rilevano anche nella successiva analisi
biblica del suddetto autore:
Non c’è alcun dubbio sul fatto che una moderna forma di
"giudaizzazione" abbia attanagliato vari rami della chiesa professante e che per
contrastarla si debba invocare lo spirito della lettera di Paolo ai Galati. Per
questo ritengo che questo articolo sia necessario. Sembra che l’amore
incondizionato per la moderna e terrena nazione di Israele di molti evangelicali
moderni sia diventato in pratica un "articolo di fede". Di conseguenza,
sull’ebraismo e su Israele vengono diffuse ogni sorta di affermazioni bizzarre e
non verificate da parte di molti uomini poco dotti e spesso arroganti . Di
seguito sono riportate alcune delle affermazioni attualmente diffuse:
1) che gli ebrei come nazione terrena sono ancora oggi il popolo eletto di Dio e
che il moderno stato di Israele è la loro patria legittima.
2) che coloro che si convertono in Cristo da non ebrei hanno uno status
inferiore rispetto a coloro che si convertono dall’ebraismo.
3) che lo stato nazionale chiamato Israele in Medio Oriente è il compimento
della profezia biblica e un segno che la manifestazione del Cristo (=l’unto /
Messia) è vicina – o per il rapimento o per il ritorno (cioè per i cristiani o per la
prima apparizione come Anticristo per gli ebrei / FH), a seconda del sistema di
credenze che gli uomini seguono.
(Estratto da: "Abraham our Father – Jerusalem our Mother"
by Michael Marlowe, Dec. 2004..
["Abramo nostro padre – Gerusalemme nostra madre" di Michael Marlowe, Dic. 2004.])
E c’era da asppettarselo, sapendo che il mondo va incontro
all’avvento dell’Anticristo: I cristiani non ebrei hanno uno "status inferiore".
I cristiani saranno – per ora – credenti di seconda classe; quando ci sarà
l’anticristo saranno perseguitati e uccisi come "eretici".
Lo Anticristo stesso sarà quindi celebrato come "l’unto" che è finalmente
apparso (l’Unto=greco: Cristos, ebraico: maschiach, Messia). Che sia la prima o la seconda
volta, a nessuno importerà.