IL MITO DELLE FAVOLE EBRAICHE SFATATO DA JOE FARAH
del pastore Ted Pike
1. nov. 2012
Nota dell’autore (pastore Ted Pike):
Il fatto che in Palestina non ci fossero praticamente arabi prima dell’arrivo
dei sionisti e che la Palestina fosse solo un deserto di sabbia, fatto "fiorire
come una rosa" grazie al genio ebraico per l’agricoltura e al duro lavoro degli
ebrei, è una menzogna escogitata da Golda Meir.
La scorsa settimana Pam Geller ha diffuso in modo forte e chiaro questa falsità ai
suoi follower evangelicali (per lo più di WorldNetDayly). La propaganda sionista
sostiene che gli arabi sono venuti in Palestina solo per approfittare del benessere
di Israele. Si narra che nel 1948 sono fuggiti 800.000 arabi (nonostante l’invito
di Israele a restare), cosicché un eventuale invasione da parte dell’esercito
arabo potrebbe sterminare gli ebrei e conquistare la Palestina.
Poiché ai sionisti piace la Geller e dato che il proprietario del WND, Joseph Farah,
continua a diffondere queste bugie a milioni di creduloni evangelicali, è
necessario pubblicare questo articolo almeno una volta all’anno.
La Bibbia ammonisce i cristiani a non dare retta alle "favole
giudaiche" (Tit 1,14). Nel 1948 Israele ha cacciato metà della popolazione araba
dalla Palestina confiscando le terre che gli arabi hanno coltivato e in cui
hanno vissuto per migliaia di anni. Per distrarre il mondo da questo atto di
violenza Israele ha creato un complesso sistema di favole, che ha ingannato
generazioni di evangelicali e gran parte del mondo.
L’affermazione più audace di tale propaganda è il fatto che ai palestinesi non sono
state rubate le loro terre perché essi non sono mai stati proprietari di quelle terre.
Non hanno mai abitato la Palestina in un numero significativo e sono arrivati nel XX
secolo come coloni (senza titolo), approfittando dell’ospitalità e del
benessere di Israele. In base alla mitologia sionista anche il numero di
abitanti ebrei in ampie parti della Palestina, soprattutto a Gerusalemme, è
stato sempre superiore rispetto al numero di abitanti arabi, rafforzando il
diritto di Israele di essere la popolazione predominante.
L’Encyclopedia of the Palestine Problem [Enciclopedia della Questione
Palestinese] spiega la strategia di Israele:
"Al
fine di creare una presunta giustificazione del crimine di genocidio perpetrato
ai danni degli arabi palestinesi, i sionisti hanno cercato di convincere il
mondo che la Palestina era praticamente disabitata, ’una terra senza
popolo
per un popolo senza terra’. Hanno inventato e diffuso diversi miti sugli arabi
palestinesi, come il fatto che fossero nomadi o seminomadi senza cultura e
civiltà, che fossero privi di esistenza e di identità nazionale e privi di
strutture economiche e radicamento nel paese." [1]
Tra coloro che accettano queste bugie c’è anche Joseph Farah,
proprietario e caporedattore di "WorldNetDaily". Nel suo ultimo articolo,
"The
Phony Mideast Debate" [il falso dibattito sul Medio Oriente]
dice: "Oggi miliardi di persone in tutto il mondo credono che i ‘palestinesi’
siano alla ricerca di una patria che non hanno mai conosciuto, una patria che
non è mai esistita, una patria inventata come la finta storia che raccontano di
loro."
Farah sostiene che la Palestina era "ancora in gran parte disabitata, non
civilizzata e non sviluppata" anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando la
maggior parte della popolazione di Gerusalemme e delle regioni limitrofe era
ebraica. Secondo lui l’interesse della maggior parte degli arabi a trasferirsi
in questo paese desertico era cresciuto solo dopo lo sviluppo economico e i
successi in campo agricolo ottenuti dai sionisti. Poi come migranti sono entrati
dalla Giordania e da altri paesi del Medio Oriente, il che ha "coinciso con
l’immigrazione e con l’incremento demografico degli ebrei."
La propaganda sionista sostiene altresì, che nel 1948, alla vigilia della guerra tra
israeliani e arabi, la grande popolazione composta da circa 800.000 nativi,
senza alcuna lealtà nei confronti di questo paese, fuggì verso paesi più sicuri.
Israele dice che dopo la guerra hanno tentato di sostenere in maniera grottesca
di essere stati cacciati dalla loro "patria", una terra che non hanno mai
posseduto! Israele, dice Farah, è stato "falsamente reinterpretato dall’opinione
pubblica come Golia", che perseguita i palestinesi espulsi e occupa le proprietà
da loro ereditate.
"Questa non è un’occupazione, come sospetta il mondo", conferma Farah, "questo è un
popolo che difende la sua unica patria contro gli attacchi più feroci e ingiustificati
che si possano immaginare."
Da Farah ai fatti
Nel 1882 la popolazione ebraica in Palestina ammontava a circa
24.000 abitanti. In base a un censimento del 1914 la popolazione complessiva
della Palestina era composta da 634.133 musulmani e arabi cristiani e 55.413
ebrei. Dopo il mandato britannico del 1920, le stime ufficiali attestarono una
popolazione araba (composta sia da musulmani che da cristiani) di 600.000 unità,
che superava di gran lunga il numero di ebrei stimato in 66.574 unità. Fino al
1948 la popolazione araba ha continuato a superare la popolazione ebraica con un
rapporto di circa 2:1. [2]
Farah dice che gli ebrei hanno dominato la regione per secoli, "la maggior parte
della popolazione di Gerusalemme e delle zone limitrofe era composta da ebrei".
Eppure l’ultimo censimento ufficiale della popolazione del 1931 mostra che a
Gerusalemme gli arabi superavano gli ebrei con un rapporto di 2:1, e se si
considerano anche gli arabi dei territori limitrofi si arriva a circa il 98% di
arabi. La commissione delle Nazioni Unite istituita ad hoc sulla questione
palestinese nel 1948 ha dichiarato che, a prescindere da Haifa, "gli arabi sono
chiaramente la maggioranza rispetto agli ebrei". [3]
Ciò per smentire l’affermazione di Farah su Israele, secondo cui il numero di
ebrei a Gerusalemme e nei territori limitrofi avrebbe superato per secoli quello
di una piccola popolazione araba.
Durante la Prima Guerra Mondiale gli
arabi combatterono insieme agli alleati contro i turchi nella speranza di
ottenere l’indipendenza nazionale. Dopo la Dichiarazione Balfour del 1917, la
Lega delle Nazioni considerò il popolo della Palestina come una "nazione
provvisoriamente indipendente" molto vicina alla sovranità. Fino al 1947 gli
arabi palestinesi hanno avuto un ruolo predominante nel governo sotto gli
inglesi. "Dei 44.688 funzionari del governo 4.314 erano britannici, 30.178
arabi, 9.276 ebrei e 920 di altre nazionalità." [4]
Il numero di arabi aveva superato di gran lunga quello degli ebrei anche nei
consigli comunali e nel ruolo di sindaci di centinaia di città a maggioranza
araba.
La terra palestinese è sempre stata il granaio, terra di
abbondanza agricola, risalente agli abitanti originari, ai Cananei e più tardi
ai Filistei (da cui la Palestina prende il nome). Con un clima favorevole,
simile a quello della California, l’Antico Testamento ha descritto la Palestina
come "un paese nel quale scorre il latte e il miele". È vero che nei secoli
passati gran parte della Palestina è stata sfruttata intensivamente per il
pascolo, soprattutto le zone collinari e montuose della Giudea intorno a
Gerusalemme. Questa sterilità è stata la ragione per cui durante la sua visita
Mark Twain descrisse la Palestina "sterile e dove è difficile vedere anche un
arabo". Ma quasi nello stesso periodo "Lawrence Oliphant, che visitò la
Palestina nel 1887, scrisse che la Valle di Esdralon in Palestina era ’un
immenso lago verde ondeggiante di grano con colline coronate da straordinarie
case come isole; e presenta una delle immagini più sorprendenti della fertilità
più lussureggiante che si possa solo immaginare’". [5]
Numerose rappresentazioni del periodo antecedente al XX secolo, riportate nell’Enciclopedia
della Questione Palestinese, descrivono la Palestina come una cornucopia di
qualsiasi tipo di prodotto agricolo, il cui avanzo veniva esportato dai
palestinesi proprio nelle nazioni europee.
Lo conferma l’Enciclopedia
prima del 1948
"queste città arabe e questi villaggi arabi non
erano semplicemente nomi di località su una mappa. Si trattava di comunità
sviluppate con fattorie, fabbriche, negozi e scuole, con un sistema di medici,
avvocati, insegnanti, ingegneri, commercianti, meccanici, industriali, operai e
contadini, che susciterebbe l’invidia anche di un moderno paese in via di
sviluppo… Prima del 1948 risiedevano in 12 metropoli, 8 città e 830 paesi e
villaggi. Le case arabe nelle grandi città erano lussuose ville in pietra con
splendidi giardini o appartamenti con 2-5 camere da letto. Queste residenze
erano ben arredate con mobili e utensili moderni. Non c’era residenza araba
della classe media e alta che avesse meno di otto tappeti persiani preziosi.
Israele si è appropriato indebitamente di tutte queste case insieme al
rispettivo arredamento." [6]
Il generale Moshe Dayan dice la verità:
"Siamo arrivati in questo paese, che era già
abitato da arabi, e qui abbiamo costruito uno stato ebraico, cioè uno stato
giudaico. Al posto dei villaggi arabi sono stati costruiti villaggi ebraici. Non
conosci i nomi di questi villaggi, e io non ti biasimo, perché questi libri di
geografia non esistono più. Non solo non esistono più i libri, ma non ci sono
più neanche i villaggi. Nahalal sorse al posto di Mahalul, Gevat al posto di
Jibta, Sarid al posto di Haneifa e Kefar Yehoshua al posto di Tellshaman. Non
c’è un solo posto costruito in questo paese, dove prima non abbia vissuto una
popolazione araba." [7]
Dopo il 1948 Israele ha preso il potere in 12 città grandi e
medie e in 526 paesi e villaggi. Hanno distrutto le città e i villaggi con i
bulldozer e ne hanno costruite di nuove con nomi ebraici. [8]
Basandosi sui rapporti britannici l’Enciclopedia documenta ampiamente non solo
che i palestinesi non dipendevano dal benessere ebraico, ma che a seguito del
fallimento dell’esperimento del "kibbuz", i sionisti erano intrisi di valori
marxisti/collettivisti. Del tutto nuovi all’agricoltura del Medio Oriente, erano
completamente incompetenti e dipendenti da regolari e massicce infusioni di
capitale ebraico dell’occidente. [9]
Nonostante la generale politica israeliana di boicottaggio dei prodotti e dei
servizi palestinesi, la Palestina, con una popolazione in rapida crescita di
1.444.274 unità nel 1948, già allora si stava dirigendo politicamente,
socialmente ed economicamente verso quell’indipendenza nazionale promossa dalle
Nazioni Unite.
Terrorismo sionista: la fine dei sogni palestinesi
Questo benessere giunse a una fine improvvisa e terribile il 9 e il 10 aprile
del 1948 con il massacro di Deir Yassin ad opera dei terroristi sionisti dell’"Irgun"
e con i molti atti di violenza e crudeltà successivi perpetrati dagli ebrei, che
costrinsero 800.000 palestinesi a fuggire in preda al panico. "Nel 1948 i
sionisti sequestrarono il 90% degli agrumeti di proprietà araba, gli impianti di
imballaggio e i depositi, così come l’intero raccolto annuale. Hanno depredato
gli arabi benestanti, coltivatori di agrumi e li hanno trasformati in profughi
indigenti. Lo stesso dicasi per tutte le tipologie di attività industriali
arabe, che comprendono l’olio d’oliva, la tessitura, l’abbigliamento, il
tabacco, la pelletteria, i latticini, il grano, il pesce e l’edilizia. In
realtà, la confisca delle risorse palestinesi è stato il "miracolo"
dell’improvvisa prosperità dell’agricoltura israeliana, di cui il nuovo Stato ha
iniziato a vantarsi subito dopo l’espulsione dei palestinesi.
Gli estasiati evangelicali di tutto il mondo l’hanno visto come un sorprendente
adempimento delle profezie bibliche che “facevano sbocciare il deserto come una
rosa”. In realtà, ora Israele possedeva migliaia di ettari di agrumeti, oliveti,
campi di grano, ecc., avendoli espropriati agli ex contadini del Medio Oriente,
cioè ai frutticoltori e agricoltori palestinesi. L’Enciclopedia: "La
produttività economica dell’odierno Israele si basa interamente sul capitale
derivante dalla terra, dal benessere e dai possedimenti, che Israele ha usurpato
agli arabi palestinesi." [10]
Il furto di terra ampiamente documentato commesso da Israele, così come la
richiesta di risarcimento dei danni da parte dei palestinesi, sono davvero
"argomenti falsi", come sostiene Farah? Per la sua eterna salvezza dell’anima,
spero sinceramente che abbia parlato ignorando ciò che accadde realmente nel
1948 e si sia fatto ingenuamente portavoce delle menzogne dei sionisti.
Tuttavia, è difficile credere che Farah, egli stesso di origini
siriane-libanesi, ignori completamente l’enorme portata dell’ingiustizia
perpetrata ai danni dei palestinesi. Nel caso, invece, ne fosse consapevole e
continuasse a ripetere a pappagallo la propaganda di Israele (forse per piacere
agli evangelicali e agli ebrei), non c’è dubbio su dove sarebbe allora la vera
falsità: in Farah stesso.
Note a piè di pagina:
[1]
The Encyclopedia of the Palestine Problem [L’Enciclopedia della
Questione Palestinese], pubblicata dal prof. Issa Nakhleh, Continental Books,
P.O. Box 756, Grand Central Station, New York, NY 10163-0756, pag. 33. L’opera
in due volumi, di 1.800 pagine, di questo avvocato e diplomatico cristiano
palestinese, è consultabile nella maggior parte delle biblioteche universitarie
e online all’indirizzo www.palestine-encyclopedia.com.
[2] ibd., pag. 25.
[3] ibd., pag. 26.
[4] ibd., pag. 28.
[5] ibd., pag. 33.
[6] ibd., pag. 34.
[7] ibd., pag. 34.
[8] ibd., pag. 347.
[9] ibd., pag. 49.
[10] ibd., pag. 34.
In questo articolo Farah sostiene anche l’eresia
sionista per cui una nazione di ebrei, che respingono Cristo, può risiedere
legalmente in Terra Santa. Quando Dio promise la terra ad Abramo per la sua fede
e la sua ininterrotta obbedienza, disse anche agli ebrei che solo con tale
obbedienza avrebbero potuto godere dello stesso patto. Dio disse loro: "Perché
[enfasi mia] se darete ascolto a queste prescrizioni, se le osserverete e
le metterete in pratica, il SIGNORE, il vostro Dio, manterrà con voi il patto e
la bontà che promise con giuramento ai vostri padri." (Deut 7:12) In decine di
chiarissime dichiarazioni bibliche Dio sottolinea con forza che solo mediante
l’obbedienza gli ebrei hanno il diritto di occupare la terra di Canaan come
popolo. In caso di disobbedienza saranno cacciati via. Un giorno un avanzo di
credenti ebrei mostrerà questa obbedienza a Cristo. Ma nel presente a un Israele
senza Dio che perseguita i cristiani non resta che un falso ritorno. È Babilonia
la Grande, la grande prostituta di Apoc 17, che non promuove Gesù Cristo, ma
l’ascesa dell’Anticristo.
(Vedi anche "Truthtellers: ’Babylon the Great’ is
Israel ["Babilonia la Grande è Israele"])
Ecco alcuni passaggi biblici che documentano le condizioni
dell’occupazione dettate da Dio: Lev 18:28; 26:27-46; Num 14:23; Deut 4:26-27;
6:18; 7:12; 28:21, 25, 37, 41, 56-64; 29:28; 30:17-18; Ez 13:9; Ger 7:15;
29:13-14. (L’articolo originale è stato scritto il 12. luglio 2010)
Il pastore Ted Pike è direttore della National Prayer Network
[Rete Nazionale di Preghiera], un’organizzazione americana di controllo di
stampo cristiano/conservatore.
NATIONAL PRAYER
NETWORK, P.O. Box 828, Clackamas, OR 97015
www.truthtellers.org
Neturei Karta condanna l’attacco di Israele alla flotta umanitaria.
/ Neturei Karta 00, 11-06-2010 / Parte 1 del Discorso 46
Nethanjahu è un "cacasotto"? /
Fratello cristiano-ortodosso Nathanael Kapner, USA 02-11-2014 [non ancora disponibile in Italiano, leggi in tedesco / leggi in inglese]