Discorso 462 ̵ Palestina: una terra senza popolo per un popolo senza terra??




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IL MITO DELLE FAVOLE EBRAICHE SFATATO DA JOE FARAH

del pastore Ted Pike
1. nov. 2012

Nota dell’autore (pastore Ted Pike):
Il fatto che in Palestina non ci fossero praticamente arabi prima dell’arrivo dei sionisti e che la Palestina fosse solo un deserto di sabbia, fatto "fiorire come una rosa" grazie al genio ebraico per l’agricoltura e al duro lavoro degli ebrei, è una menzogna escogitata da Golda Meir.

La scorsa settimana Pam Geller ha diffuso in modo forte e chiaro questa falsità ai suoi follower evangelicali (per lo più di WorldNetDayly). La propaganda sionista sostiene che gli arabi sono venuti in Palestina solo per approfittare del benessere di Israele. Si narra che nel 1948 sono fuggiti 800.000 arabi (nonostante l’invito di Israele a restare), cosicché un eventuale invasione da parte dell’esercito arabo potrebbe sterminare gli ebrei e conquistare la Palestina.

Poiché ai sionisti piace la Geller e dato che il proprietario del WND, Joseph Farah, continua a diffondere queste bugie a milioni di creduloni evangelicali, è necessario pubblicare questo articolo almeno una volta all’anno.

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   Pamela Geller    Joseph Farah



La Bibbia ammonisce i cristiani a non dare retta alle "favole giudaiche" (Tit 1,14). Nel 1948 Israele ha cacciato metà della popolazione araba dalla Palestina confiscando le terre che gli arabi hanno coltivato e in cui hanno vissuto per migliaia di anni. Per distrarre il mondo da questo atto di violenza Israele ha creato un complesso sistema di favole, che ha ingannato generazioni di evangelicali e gran parte del mondo.

L’affermazione più audace di tale propaganda è il fatto che ai palestinesi non sono state rubate le loro terre perché essi non sono mai stati proprietari di quelle terre. Non hanno mai abitato la Palestina in un numero significativo e sono arrivati nel XX secolo come coloni (senza titolo), approfittando dell’ospitalità e del benessere di Israele. In base alla mitologia sionista anche il numero di abitanti ebrei in ampie parti della Palestina, soprattutto a Gerusalemme, è stato sempre superiore rispetto al numero di abitanti arabi, rafforzando il diritto di Israele di essere la popolazione predominante.

L’Encyclopedia of the Palestine Problem [Enciclopedia della Questione Palestinese] spiega la strategia di Israele:

"Al fine di creare una presunta giustificazione del crimine di genocidio perpetrato ai danni degli arabi palestinesi, i sionisti hanno cercato di convincere il mondo che la Palestina era praticamente disabitata, ’una terra senza popolo per un popolo senza terra’. Hanno inventato e diffuso diversi miti sugli arabi palestinesi, come il fatto che fossero nomadi o seminomadi senza cultura e civiltà, che fossero privi di esistenza e di identità nazionale e privi di strutture economiche e radicamento nel paese." [1]


Tra coloro che accettano queste bugie c’è anche Joseph Farah, proprietario e caporedattore di "WorldNetDaily". Nel suo ultimo articolo, "The Phony Mideast Debate" [il falso dibattito sul Medio Oriente] dice: "Oggi miliardi di persone in tutto il mondo credono che i ‘palestinesi’ siano alla ricerca di una patria che non hanno mai conosciuto, una patria che non è mai esistita, una patria inventata come la finta storia che raccontano di loro."

Farah sostiene che la Palestina era "ancora in gran parte disabitata, non civilizzata e non sviluppata" anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando la maggior parte della popolazione di Gerusalemme e delle regioni limitrofe era ebraica. Secondo lui l’interesse della maggior parte degli arabi a trasferirsi in questo paese desertico era cresciuto solo dopo lo sviluppo economico e i successi in campo agricolo ottenuti dai sionisti. Poi come migranti sono entrati dalla Giordania e da altri paesi del Medio Oriente, il che ha "coinciso con l’immigrazione e con l’incremento demografico degli ebrei."

La propaganda sionista sostiene altresì, che nel 1948, alla vigilia della guerra tra israeliani e arabi, la grande popolazione composta da circa 800.000 nativi, senza alcuna lealtà nei confronti di questo paese, fuggì verso paesi più sicuri. Israele dice che dopo la guerra hanno tentato di sostenere in maniera grottesca di essere stati cacciati dalla loro "patria", una terra che non hanno mai posseduto! Israele, dice Farah, è stato "falsamente reinterpretato dall’opinione pubblica come Golia", che perseguita i palestinesi espulsi e occupa le proprietà da loro ereditate.

"Questa non è un’occupazione, come sospetta il mondo", conferma Farah, "questo è un popolo che difende la sua unica patria contro gli attacchi più feroci e ingiustificati che si possano immaginare."


Da Farah ai fatti


Nel 1882 la popolazione ebraica in Palestina ammontava a circa 24.000 abitanti. In base a un censimento del 1914 la popolazione complessiva della Palestina era composta da 634.133 musulmani e arabi cristiani e 55.413 ebrei. Dopo il mandato britannico del 1920, le stime ufficiali attestarono una popolazione araba (composta sia da musulmani che da cristiani) di 600.000 unità, che superava di gran lunga il numero di ebrei stimato in 66.574 unità. Fino al 1948 la popolazione araba ha continuato a superare la popolazione ebraica con un rapporto di circa 2:1. [2]

Farah dice che gli ebrei hanno dominato la regione per secoli, "la maggior parte della popolazione di Gerusalemme e delle zone limitrofe era composta da ebrei". Eppure l’ultimo censimento ufficiale della popolazione del 1931 mostra che a Gerusalemme gli arabi superavano gli ebrei con un rapporto di 2:1, e se si considerano anche gli arabi dei territori limitrofi si arriva a circa il 98% di arabi. La commissione delle Nazioni Unite istituita ad hoc sulla questione palestinese nel 1948 ha dichiarato che, a prescindere da Haifa, "gli arabi sono chiaramente la maggioranza rispetto agli ebrei". [3]

Ciò per smentire l’affermazione di Farah su Israele, secondo cui il numero di ebrei a Gerusalemme e nei territori limitrofi avrebbe superato per secoli quello di una piccola popolazione araba.

Durante la Prima Guerra Mondiale gli arabi combatterono insieme agli alleati contro i turchi nella speranza di ottenere l’indipendenza nazionale. Dopo la Dichiarazione Balfour del 1917, la Lega delle Nazioni considerò il popolo della Palestina come una "nazione provvisoriamente indipendente" molto vicina alla sovranità. Fino al 1947 gli arabi palestinesi hanno avuto un ruolo predominante nel governo sotto gli inglesi. "Dei 44.688 funzionari del governo 4.314 erano britannici, 30.178 arabi, 9.276 ebrei e 920 di altre nazionalità." [4] Il numero di arabi aveva superato di gran lunga quello degli ebrei anche nei consigli comunali e nel ruolo di sindaci di centinaia di città a maggioranza araba.

La terra palestinese è sempre stata il granaio, terra di abbondanza agricola, risalente agli abitanti originari, ai Cananei e più tardi ai Filistei (da cui la Palestina prende il nome). Con un clima favorevole, simile a quello della California, l’Antico Testamento ha descritto la Palestina come "un paese nel quale scorre il latte e il miele". È vero che nei secoli passati gran parte della Palestina è stata sfruttata intensivamente per il pascolo, soprattutto le zone collinari e montuose della Giudea intorno a Gerusalemme. Questa sterilità è stata la ragione per cui durante la sua visita Mark Twain descrisse la Palestina "sterile e dove è difficile vedere anche un arabo". Ma quasi nello stesso periodo "Lawrence Oliphant, che visitò la Palestina nel 1887, scrisse che la Valle di Esdralon in Palestina era ’un immenso lago verde ondeggiante di grano con colline coronate da straordinarie case come isole; e presenta una delle immagini più sorprendenti della fertilità più lussureggiante che si possa solo immaginare’". [5] Numerose rappresentazioni del periodo antecedente al XX secolo, riportate nell’Enciclopedia della Questione Palestinese, descrivono la Palestina come una cornucopia di qualsiasi tipo di prodotto agricolo, il cui avanzo veniva esportato dai palestinesi proprio nelle nazioni europee.

Lo conferma l’Enciclopedia prima del 1948

"queste città arabe e questi villaggi arabi non erano semplicemente nomi di località su una mappa. Si trattava di comunità sviluppate con fattorie, fabbriche, negozi e scuole, con un sistema di medici, avvocati, insegnanti, ingegneri, commercianti, meccanici, industriali, operai e contadini, che susciterebbe l’invidia anche di un moderno paese in via di sviluppo… Prima del 1948 risiedevano in 12 metropoli, 8 città e 830 paesi e villaggi. Le case arabe nelle grandi città erano lussuose ville in pietra con splendidi giardini o appartamenti con 2-5 camere da letto. Queste residenze erano ben arredate con mobili e utensili moderni. Non c’era residenza araba della classe media e alta che avesse meno di otto tappeti persiani preziosi. Israele si è appropriato indebitamente di tutte queste case insieme al rispettivo arredamento." [6]

Il generale Moshe Dayan dice la verità:

"Siamo arrivati in questo paese, che era già abitato da arabi, e qui abbiamo costruito uno stato ebraico, cioè uno stato giudaico. Al posto dei villaggi arabi sono stati costruiti villaggi ebraici. Non conosci i nomi di questi villaggi, e io non ti biasimo, perché questi libri di geografia non esistono più. Non solo non esistono più i libri, ma non ci sono più neanche i villaggi. Nahalal sorse al posto di Mahalul, Gevat al posto di Jibta, Sarid al posto di Haneifa e Kefar Yehoshua al posto di Tellshaman. Non c’è un solo posto costruito in questo paese, dove prima non abbia vissuto una popolazione araba." [7]

Dopo il 1948 Israele ha preso il potere in 12 città grandi e medie e in 526 paesi e villaggi. Hanno distrutto le città e i villaggi con i bulldozer e ne hanno costruite di nuove con nomi ebraici. [8]

Basandosi sui rapporti britannici l’Enciclopedia documenta ampiamente non solo che i palestinesi non dipendevano dal benessere ebraico, ma che a seguito del fallimento dell’esperimento del "kibbuz", i sionisti erano intrisi di valori marxisti/collettivisti. Del tutto nuovi all’agricoltura del Medio Oriente, erano completamente incompetenti e dipendenti da regolari e massicce infusioni di capitale ebraico dell’occidente. [9] Nonostante la generale politica israeliana di boicottaggio dei prodotti e dei servizi palestinesi, la Palestina, con una popolazione in rapida crescita di 1.444.274 unità nel 1948, già allora si stava dirigendo politicamente, socialmente ed economicamente verso quell’indipendenza nazionale promossa dalle Nazioni Unite.


Terrorismo sionista: la fine dei sogni palestinesi


Questo benessere giunse a una fine improvvisa e terribile il 9 e il 10 aprile del 1948 con il massacro di Deir Yassin ad opera dei terroristi sionisti dell’"Irgun" e con i molti atti di violenza e crudeltà successivi perpetrati dagli ebrei, che costrinsero 800.000 palestinesi a fuggire in preda al panico. "Nel 1948 i sionisti sequestrarono il 90% degli agrumeti di proprietà araba, gli impianti di imballaggio e i depositi, così come l’intero raccolto annuale. Hanno depredato gli arabi benestanti, coltivatori di agrumi e li hanno trasformati in profughi indigenti. Lo stesso dicasi per tutte le tipologie di attività industriali arabe, che comprendono l’olio d’oliva, la tessitura, l’abbigliamento, il tabacco, la pelletteria, i latticini, il grano, il pesce e l’edilizia. In realtà, la confisca delle risorse palestinesi è stato il "miracolo" dell’improvvisa prosperità dell’agricoltura israeliana, di cui il nuovo Stato ha iniziato a vantarsi subito dopo l’espulsione dei palestinesi.

Gli estasiati evangelicali di tutto il mondo l’hanno visto come un sorprendente adempimento delle profezie bibliche che “facevano sbocciare il deserto come una rosa”. In realtà, ora Israele possedeva migliaia di ettari di agrumeti, oliveti, campi di grano, ecc., avendoli espropriati agli ex contadini del Medio Oriente, cioè ai frutticoltori e agricoltori palestinesi. L’Enciclopedia: "La produttività economica dell’odierno Israele si basa interamente sul capitale derivante dalla terra, dal benessere e dai possedimenti, che Israele ha usurpato agli arabi palestinesi." [10]

Il furto di terra ampiamente documentato commesso da Israele, così come la richiesta di risarcimento dei danni da parte dei palestinesi, sono davvero "argomenti falsi", come sostiene Farah? Per la sua eterna salvezza dell’anima, spero sinceramente che abbia parlato ignorando ciò che accadde realmente nel 1948 e si sia fatto ingenuamente portavoce delle menzogne dei sionisti. Tuttavia, è difficile credere che Farah, egli stesso di origini siriane-libanesi, ignori completamente l’enorme portata dell’ingiustizia perpetrata ai danni dei palestinesi. Nel caso, invece, ne fosse consapevole e continuasse a ripetere a pappagallo la propaganda di Israele (forse per piacere agli evangelicali e agli ebrei), non c’è dubbio su dove sarebbe allora la vera falsità: in Farah stesso.






Note a piè di pagina:

    [1] The Encyclopedia of the Palestine Problem [L’Enciclopedia della Questione Palestinese], pubblicata dal prof. Issa Nakhleh, Continental Books, P.O. Box 756, Grand Central Station, New York, NY 10163-0756, pag. 33. L’opera in due volumi, di 1.800 pagine, di questo avvocato e diplomatico cristiano palestinese, è consultabile nella maggior parte delle biblioteche universitarie e online all’indirizzo www.palestine-encyclopedia.com.
[2] ibd., pag. 25.
[3] ibd., pag. 26.
[4] ibd., pag. 28.
[5] ibd., pag. 33.
[6] ibd., pag. 34.
[7] ibd., pag. 34.
[8] ibd., pag. 347.
[9] ibd., pag. 49.
[10] ibd., pag. 34.

In questo articolo Farah sostiene anche l’eresia sionista per cui una nazione di ebrei, che respingono Cristo, può risiedere legalmente in Terra Santa. Quando Dio promise la terra ad Abramo per la sua fede e la sua ininterrotta obbedienza, disse anche agli ebrei che solo con tale obbedienza avrebbero potuto godere dello stesso patto. Dio disse loro: "Perché [enfasi mia] se darete ascolto a queste prescrizioni, se le osserverete e le metterete in pratica, il SIGNORE, il vostro Dio, manterrà con voi il patto e la bontà che promise con giuramento ai vostri padri." (Deut 7:12) In decine di chiarissime dichiarazioni bibliche Dio sottolinea con forza che solo mediante l’obbedienza gli ebrei hanno il diritto di occupare la terra di Canaan come popolo. In caso di disobbedienza saranno cacciati via. Un giorno un avanzo di credenti ebrei mostrerà questa obbedienza a Cristo. Ma nel presente a un Israele senza Dio che perseguita i cristiani non resta che un falso ritorno. È Babilonia la Grande, la grande prostituta di Apoc 17, che non promuove Gesù Cristo, ma l’ascesa dell’Anticristo.



(Vedi anche "Truthtellers: ’Babylon the Great’ is Israel ["Babilonia la Grande è Israele"])

Ecco alcuni passaggi biblici che documentano le condizioni dell’occupazione dettate da Dio: Lev 18:28; 26:27-46; Num 14:23; Deut 4:26-27; 6:18; 7:12; 28:21, 25, 37, 41, 56-64; 29:28; 30:17-18; Ez 13:9; Ger 7:15; 29:13-14. (L’articolo originale è stato scritto il 12. luglio 2010)


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Il pastore Ted Pike è direttore della National Prayer Network [Rete Nazionale di Preghiera], un’organizzazione americana di controllo di stampo cristiano/conservatore.

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Rev. Ted Pike
Direttore nazionale

NATIONAL PRAYER NETWORK, P.O. Box 828, Clackamas, OR 97015
www.truthtellers.org



Neturei Karta condanna l’attacco di Israele alla flotta umanitaria. / Neturei Karta 00, 11-06-2010  /   Parte 1 del Discorso 46

Nethanjahu è un "cacasotto"? / Fratello cristiano-ortodosso Nathanael Kapner, USA 02-11-2014 [non ancora disponibile in Italiano, leggi in tedesco / leggi in inglese]