L’ermeneutica allegorica e l’interpretazione letterale.
/ Conferenza di Jürgen Haizmann 00, 2003.
L’autorità dell’interpretazione letterale.
/ Conferenza di Jürgen Haizmann 01, 2003.
Giona e il pesce – un’allegoria? / Articolo su "Life is More"
[La vita è di più].
Tabella – La vera "settimana santa" – Panoramica
tabellare della settimana della crocifissione.
Morte e Risurrezione del Signore dopo tre giorni – una metafora?
I giorni della creazione sono giorni di 24 ore? / Conferenza di Jürgen Haizmann 02, 2003.
Tabella – La creazione – UNIVERSO e TERRA
La Trinità biblica e alcune altre specificità della fede cristiana biblica.
Cristo dice: Io sono la porta. Questa è un’immagine
simbolica. Con ciò Cristo vuole dire: attraverso me si accede al Padre. Con
ciò non vuole dire che è fatto di legno e dotato di maniglia, ma con ciò
vuole dire che Egli è un mezzo per accedere. Quindi comprendiamo le immagini
che la Scrittura adopera, e prendiamo questa immagine così com’è, alla
lettera. Questa è l’allegoria, riconoscere un’immagine come un’immagine,
intenderla come tale e comprenderne anche il significato letterale. Questa è
la vera allegoria. La falsa allegoria, l’ermeneutica allegorica, è un’altra
cosa. E voglio chiarire ancora una volta la differenza: nella falsa
allegoria, infatti, ciò che è letterale viene interpretato in maniera
figurata. Dove viene descritto qualcosa in senso letterale – ad esempio,
quando Dio creò il cielo e la terra e viene descritto che l’ha fatto in
sette giorni – allora molti dicono che questo non deve essere inteso in
senso letterale, ma figurato. Ma qui la descrizione è letterale. E ora
l’ermeneutica allegorica dice semplicemente che questo non deve essere
inteso letteralmente, ma si deve intendere simbolicamente. Questi sette
giorni sono sette periodi di tempo di migliaia o di milioni di anni. E così
molti allora ci infilano l’evoluzione o concedono a Dio un po’ più di tempo
nella creazione di tutto questo. Comunque sia, si ignora semplicemente che
ciò ha un significato letterale. Questa è l’ermeneutica allegorica, che fa
cioè tutto al contrario: reinterpreta in maniera simbolica ciò che è
letterale.
(Questo estratto è stato estrapolato dalla registrazione di una conferenza
sull’"escatologia" di Jürgen Haizmann, Monaco.)
Naturalmente bisogna dire che siamo completamente d’accordo con
le summenzionate dichiarazioni di J. Haizmann relative all’interpretazione
letterale. Anche se il Signore in Giov 10,9 dice: "Io sono la porta", ovviamente
non significa che è "fatto di legno e dotato di maniglia".
Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato.
Giov 10,7 Perciò Gesù di nuovo disse loro: «In
verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 10,8 Tutti quelli
che sono venuti prima di me, sono stati ladri e briganti; ma le pecore non li
hanno ascoltati. 10,9 Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato,
entrerà e uscirà, e troverà pastura. 10,10 Il ladro non viene se non per
rubare, ammazzare e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e
l’abbiano in abbondanza. Giov 10,7-10;
Anche nel passaggio successivo di Giovanni, il Signore non
intende dire che Egli è effettivamente un pastore e noi le pecore.
Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore.
Giov 10,11 Io sono il buon pastore; il buon
pastore dà la sua vita per le pecore. 10,12 Il mercenario, che non è
pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le
pecore e si dà alla fuga (e il lupo le rapisce e disperde), 10,13 perché è
mercenario e non si cura delle pecore. 10,14 Io sono il buon pastore, e conosco
le mie, e le mie conoscono me, 10,15 come il Padre mi conosce e io conosco il
Padre, e do la mia vita per le pecore. Giov 10,11-15;
Tutto questo è evidentemente un’allegoria e nessuno penserebbe
seriamente il contrario. Ma ora in Apoc 7,4-8 si parla dei 144.00 sigillati di
tutte le tribù di Israele, dove ciascuna delle dodici tribù viene elencata per
nome:
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati di tutte le tribù dei figli d’Israele.
Apoc 7,4 E udii il numero di coloro che
furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati di tutte
le tribù dei figli d’Israele; 7,5 della tribù di Giuda dodicimila
segnati; della tribù di Ruben dodicimila; della tribù
di Gad dodicimila; 7,6 della tribù di Aser dodicimila;
della tribù di Neftali dodicimila; della tribù di
Manasse dodicimila; 7,7 della tribù di Simeone
dodicimila; della tribù di Levi dodicimila; della tribù
di Issacar dodicimila; 7,8 della tribù di Zabulon
dodicimila; della tribù di Giuseppe dodicimila; della
tribù di Beniamino dodicimila segnati;
Apoc 7,4-8;
E ora qui alcuni esegeti (per quanto ne so Heizmann non è tra
questi!), anche al di fuori dell’ermeneutica allegorica, non si fanno alcuno
scrupolo a interpretare queste dodici tribù – Israele o meno – "allegoricamente" come la comunità cristiana di tutti i tempi. Chi – per qualsiasi ragione – reinterpreta arbitrariamente simili dichiarazioni inequivocabili della Bibbia
pratica semplicemente una falsificazione della Scrittura con la scusa
dell’interpretazione allegorica.
(Vedi anche Discorso 06: "I 144.000 sigillati: Israeliti o la comunità cristiana degli Ultimi Tempi?")
E poi anche in un altro passaggio J. Haizmann dimostra in
maniera convincente perché solo l’interpretazione letterale offre la garanzia
che la Scrittura sia interpretata in maniera oggettiva e sia verificabile da
tutti:
Se non prendiamo la Bibbia alla lettera, allora possiamo
interpretarla come vogliamo, non fa alcuna differenza (…). Se non prendo
la Bibbia alla lettera, non ho alcun fondamento per dire perché proprio il
mio metodo interpretativo è quello giusto. Se prendo la Bibbia alla lettera,
tutto ciò che interpreto devo poterlo giustificare dall’inizio alla fine in
base alla Scrittura senza incorrere in contraddizioni con essa. Io possiedo
l’unico sistema per un’interpretazione affidabile della Bibbia che è
l’interpretazione letterale. Tutte le altre interpretazioni non hanno alcuna
autorità di fare riferimento a un qualsivoglia principio, che possa renderle
credibili. Dietro all’interpretazione letterale c’è l’autorità divina,
questa è la verità, solo questa interpretazione è quella sincera e giusta
agli occhi di Dio. Non si può arrivare a questa conclusione, se non
s’interpreta la Bibbia alla lettera.
(Questo estratto è stato estrapolato dalla registrazione di una conferenza
sull’"escatologia" di Jürgen Haizmann, Monaco.)
È quasi impossibile esprimere questo punto di vista in maniera
più precisa! È proprio questo il grande pericolo: se passaggi comprensibili
in maniera inequivocabile non vengono interpretati alla lettera e in modo
corretto, ma in maniera simbolica e allegorica, possono venir fuori tutte le
interpretazioni possibili e immaginabili – e inimmaginabili! Fino al punto di
capovolgere il senso delle dichiarazioni di un passaggio biblico senza che
nessuno abbia potuto verificarlo. Di conseguenza, l’esegesi seria deve attenersi
a quel principio che è già servito come fondamento ai nostri padri nella fede:
abbiamo a che fare con allegorie nella Scrittura ogni qual volta le
dichiarazioni e le rappresentazioni contraddicono la nostra esperienza della
realtà di questo mondo. Ne sono un esempio, quando il Signore dichiara di essere
la porta o il riferimento alla bestia con sette teste e dieci corna di Apoc 13,1
Non conosciamo simili bestie e perciò questa dichiarazione è da catalogare come
un’allegoria. Quei passaggi biblici, tuttavia, che in base alla nostra
conoscenza della creazione divina possiamo giudicare come realistici, devono
primariamente anche essere interpretati come reali – cioè in modo letterale.
Tuttavia, in ciò dobbiamo considerare che le nostre conoscenze relative alla
creazione vengono costantemente ampliate. Innanzitutto, attraverso le scoperte
della scienza, che devono essere prese seriamente, ma molto più attraverso le
idee che la Scrittura stessa ci offre degli eventi e delle connessioni che
superano il confine di questo mondo visibile. Un buon esempio a tal proposito è
la dichiarazione del Signore in Mat 12,38-40 :
Come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’ uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti.
Mat 12,38 Allora alcuni scribi e farisei presero a
dirgli: «Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno». 12,39 Ma egli rispose
loro: «Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno; e segno non le
sarà dato, tranne il segno del profeta Giona.
12,40 Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti,
così il Figlio dell’ uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti.
Mat 12,38-40;
Innanzitutto, qui ci poniamo l’ovvia domanda se è
realisticamente possibile che un essere umano possa essere ingoiato da un grosso
pesce. Qui non abbiamo solo il racconto di Giona in Gion 2,1-11, ma anche la
conferma del Signore nella Sua summenzionata dichiarazione, in cui considera
l’incontro di Giona con il pesce come un fatto storico. A tal proposito ecco qui
un breve estratto da un sito web austriaco, che mi sento di consigliare:
Dalla nave appoggio l’equipaggio era uscito su una piccola
barca per andare ad arpionare balene. Avvistarono un grosso esemplare e
riuscirono ad arpionarlo. L’animale s’imbizzarrì, si scagliò contro la barca
rigirandosi su se stesso e facendo rovesciare la barca. Tutto l’equipaggio
cadde in mare e iniziò a nuotare verso la nave appoggio, da dove tutto era
stato osservato. Ma l’animale imbizzarrito attaccò di nuovo, e un uomo
scomparve. Sotto giuramento quest’uomo riferì che all’improvviso era stato
trascinato via da una potente onda, dopodiché tutto intorno a lui divenne
buio pesto all’istante e terribilmente caldo. Notò che scivolava giù lungo
pareti viscide ed elastiche, e dopo qualche secondo atterrò in una poltiglia
corrosiva e bollente, che lo indebolì molto. Si toccava intorno per trovare
un appiglio, percependo ogni sorta di oggetti semisolidi che spesso
reagivano ai suoi movimenti. Riferì che la puzza in quest’atmosfera afosa
era insopportabile. Fu preso dal panico quando capì che si trovava nel
ventre della balena arpionata e imbizzarrita.
Ha mai aperto lo stomaco di un pollo? Sa che aspetto ha? Sa che odore ha?
Vorrebbe trovarsi all’interno? Il marinaio si trovava in una vera fossa dei
morti, dove solo oggetti mezzi morti e mezzi digeriti galleggiavano intono a
lui in questa poltiglia. Il marinaio ha vissuto in una vera fosse dei morti,
in un inferno, nel ventre del regno dei morti, come il profeta Giona
descrisse in maniera convincente la sua situazione personale.
Il marinaio tentò disperatamente di risalire le pareti viscide per arrivare
fuori. Tuttavia, non ci riuscì: ogni volta che s’arrampicava un po’, subito
scivolava nuovamente giù. La poltiglia corrosiva e l’aria soffocante lo
indebolirono a tal punto che presto iniziò a vaneggiare e poi perse i sensi.
Dopo un po’ di tempo la balena riaffiorò di nuovo a galla, dove fu uccisa
dai marinai in attesa sulla nave. Quando fu tagliata a pezzi trovarono
l’uomo scomparso. Era incosciente, ma ancora vivo. Aveva la pelle molto
gialla, gli occhi e le orecchie fortemente danneggiate. Dopo un bel po’ di
tempo quando riprese conoscenza, vaneggiava. Ma dopo alcuni mesi guarì e su
richiesta dei suoi compagni fece una dichiarazione sotto giuramento della
sua terribile esperienza. È possibile leggere questa dichiarazione giurata
nel libro di dott. Rimmer (Science, Religion and Reality), [Scienza,
Religione e Realtà]
Quindi il racconto biblico di Giona è realmente possibile, anzi negli ultimi
tempi è accaduto persino diverse volte, come riferisce Rimmer.
(Questo estratto è stato estrapolato dal sito web "Life is More"
https://www.Life-is-More.at)
Ciò per quanto attiene alla realtà di simili avvenimenti. Ma
ritorniamo a quella parte della summenzionata dichiarazione del Signore in
Mat 12,38-40 che ci offre un’idea della realtà che va al di là dello spettro
visibile della nostra dimensione terrena. In Mat 12, 40 il Signore dice:
"Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni
e tre notti, così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e
tre notti."
giorno | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Veneri | Sabato | Domenica | Lunedì |
ore | 0618 | 0618 | 0618 | 0618 | 0618 | 0618 | 06 |
13º Nisan | 14º Nisan | 15º Nisan | 16º Nisan | 17º Nisan | 18º Nisan | 19º Nisan |
notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno | notte giorno |
Giorno di preparazione per la Pasqua alle ore 18 cena di festa Arresto in Getsemani crocifissione ore 15 Morte alla croce ~ ore 18 funerale |
l’inizio della Pasqua Grande Sabato annuale |
Giorno di preparazione del Sabbat Acquisto di olio e unguenti |
Sabbat settimanale ~ ore 18 risveglio dai morti |
Primo giorno della settimana le donne vengono alla tomba vuota |
(giorno:
nella divisione ebraica della giornata, la giornata inizia con le 18:00 e
termina il giorno successivo alle 18:00)
(Vedi anche Discorso 87: "Una nuova visione della "Settimana Santa".")
Ora la dichiarazione, secondo la quale il Figlio dell’uomo sarà
nel cuore della terra per tre giorni e tre notti, viene intesa da molti esegeti
– in linea di principio giustamente – come un’indicazione della morte e della
Risurrezione di Gesù. Tuttavia, se ci si prende la briga di studiare a fondo la
Scrittura, si capisce che qui viene rivelato molto di più e che questo
rappresenta appunto solo la superficie del contesto complessivo. Per
comprenderlo osserviamo qualche altro passaggio biblico.
Egli era anche disceso nelle parti più basse della
terra?
Effe 4,8 Per questo è detto: «Salito in alto, egli ha portato con sé dei
prigionieri e ha fatto dei doni agli uomini». 4,9 Ora, questo «è salito» che cosa vuol dire se non
che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra? 4,10 Colui che è disceso, è lo stesso
che è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa. Effe 4, 8-10;
(Vedi anche Capitolo 12: "La Risurrezione.")
Osserviamo, innanzitutto, un passaggio biblico che può chiarirci
meglio questo contesto complessivo. In Piet 4,3-6 Pietro parla del fatto che il
Vangelo è stato annunciato ai morti.
Infatti per questo è stato annunciato il vangelo anche a coloro che sono morti.
1Piet 4,3 Basta con il tempo trascorso a soddisfare
la volontà dei pagani vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle
ubriachezze, nelle orge, nelle gozzoviglie, e nelle illecite pratiche
idolatriche. 4,4 Per questo trovano strano che voi non corriate con loro agli
stessi eccessi di dissolutezza e parlano male di voi. 4,5 Ne renderanno conto a
colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti. 4,6 Infatti per questo è stato
annunciato la buona novella anche a coloro che sono morti; affinché, seppur essendo
stati giudicati nella carne secondo gli uomini, potessero vivere nello Spirito
secondo Dio. 1Piet 4,3-6;
La buona novella è naturalmente l’annuncio del Vangelo del
sacrificio di redenzione del Figlio di Dio sulla croce sul Golgota per i peccati
dell’umanità. E ora comprendiamo perché il Signore ha trascorso tre giorni e tre
notti nel regno dei morti. È stato Lui che in questo frattempo ha annunciato
questa buona novella ai morti. Tutte le persone che sono morte prima della morte
di Gesù non hanno potuto avvalersi di quest’offerta di salvezza perché questo
sacrificio non era stato ancora compiuto quando erano in vita. Inoltre, dopo la
morte sacrificale del Figlio di Dio sulla croce, in base alla giustizia di Dio,
avranno la possibilità di avvalersi personalmente della morte vicaria del
Signore per espiare i propri peccati non solo le persone in vita, ma anche tutte
quelle morte fino a quel momento.
E naturalmente quest’offerta fu estesa anche a coloro che avevano vissuto prima
del diluvio e che Dio aveva sterminato per mezzo del diluvio a causa della loro
violenza sulla terra.
Dio guardò la terra; ed ecco, era corrotta, poiché tutti erano diventati corrotti sulla terra.
Gen 6,10 Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet.
6,11 Or la terra era corrotta davanti a Dio; la terra era piena di violenza.
6,12 Dio guardò la terra; ed ecco, era corrotta, poiché tutti erano
diventati corrotti sulla terra. 6,13 Allora Dio disse a Noè: «Nei miei
decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta poiché la terra, a causa degli
uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra. Gen 6,10-13;
Ora come ci dice ulteriormente Pietro nella sua prima lettera,
in questi tre giorni nel regno dei morti il Signore ha predicato la buona
novella naturalmente anche a queste persone che avevano perso la vita nel
diluvio per offrire loro la redenzione dei loro peccati:
Cristo predicava anche agli spiriti che perirono nel diluvio.
1Piet 3,18 Anche Cristo ha sofferto
una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio.
Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito.
3,19 E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere,
3,20 che una volta furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava,
al tempo di Noè, mentre si preparava l’arca, nella quale poche anime,
cioè otto, furono salvate attraverso l’acqua. 1Piet 3,18-20;
Da ciò ora possiamo dedurre che la buona novella della
redenzione per grazia, attraverso il sacrificio espiatorio del Figlio di Dio,
viene effettivamente annunciata a tutte le persone. A tutte le persone decedute
prima della morte del Signore, che ricevono la buona novella dal Signore in
persona nel regno dei morti. A tutte le persone venute al mondo da questo
momento in poi, attraverso la predicazione dei seguaci di Cristo. E qui
comprendiamo un’altra cosa ancora: l’assoluta giustizia di Dio. Nessuno sarà
dimenticato. Nessuno, neanche un solo essere umano che abbia mai vissuto o che
mai vivrà, una volta giunto al giudizio, potrà dire di essere stato trattato in
maniera ingiusta.
Quindi è questo lo sfondo di questa dichiarazione del Signore in Mat 12,38-40:
"così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti".
Ora alcuni interpreti però preferiscono evitare di fare una un’analisi del
genere e allegorizzano questa dichiarazione sostenendo che essa debba essere
intesa semplicemente in senso simbolico come una metafora della morte di Gesù
Cristo e della Sua Risurrezione dopo tre giorni. Come si può vedere, questo
metodo manca completamente di cogliere la dimensione reale di questo passaggio.
Poi però abbiamo ancora un’altra dichiarazione interessante del Signore, che si
riferisce al regno dei morti:
I morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l’avranno udita, vivranno.
Giov 5,25 In verità, in verità vi dico: l’ora
viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e
quelli che l’avranno udita, vivranno. 5,26 Perché come il Padre ha vita in
se stesso, così ha dato anche al Figlio di avere vita in se stesso; 5,27 e gli
ha dato autorità di giudicare, perché è il Figlio dell’uomo. 5,28 Non vi
meravigliate di questo; perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle
tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori; 5,29 quelli che hanno
operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in
risurrezione di giudizio. Giov 5,25-29;
La morte e l’Ades restituirono i loro morti.
Apoc 20,13 Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e
l’Ades restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo
le sue opere. Apoc 20,13;
Qui in Giov 5,25-29 il Signore dice ai Giudei che i morti
udranno la voce del Figlio di Dio. E qui parla di parecchi eventi di questo tipo
(ore). Verrà il giorno alla fine del mondo (Giov 5,28-29), in cui il Signore
farà sentire la Sua voce nel regno dei morti e tutti i morti
che si troveranno ancora nel regno dei morti udranno questa chiamata e
rivivranno di nuovo fisicamente nella Risurrezione Generale e risorgeranno per
il Giudizio Universale.
(Vedi anche Discorso 97: "Il Risveglio dai morti
e la Risurrezione – la realtà di un’altra dimensione.")
Ma prima il Signore in Giov 5,25 aveva parlato di un’altra
"ora" che viene e in cui farà sentire la Sua voce
anche nel regno dei morti. Tuttavia, non tutti i morti potranno udire questa Sua
chiamata. Ma quei morti che la udranno vivranno altrettanto.
Questo è il momento del Risveglio dei morti in Cristo per il Rapimento in occasione
del Ritorno del Signore. Il Signore farà sentire la Sua voce nel regno dei morti
e coloro tra i morti che la sentiranno – cioè i credenti morti in Cristo (e solo
questi!) – risorgeranno, verranno rivestiti con un corpo spirituale e rapiti a
incontrare il Signore nell’aria insieme ai credenti trasformati che saranno
ancora in vita (1Tess 4,15-17).
Ma allo stesso tempo il Signore qui dice anche che quest’"ora" è già
venuta e, di conseguenza, con questa indicazione deve riferirsi anche
all’immediato futuro di quel momento in cui ha pronunciato questa dichiarazione.
Se questa interpretazione fosse corretta, la dichiarazione del Signore – che
quest’ora "è già venuta" – implicherebbe, di conseguenza, che già in quel
momento doveva esserci stata una Risurrezione di credenti. Ed effettivamente
troviamo un simile avvenimento in Mat 27,50-53:
Le tombe s’aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono.
Mat 27,50 E Gesù, avendo di nuovo gridato
con gran voce, rese lo spirito. 27,51 Ed ecco, la cortina del
tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si
schiantarono, 27,52 le tombe s’aprirono e molti corpi dei santi, che
dormivano, risuscitarono; 27,53 e, usciti dai sepolcri, dopo la
risurrezione di lui, entrarono nella città santa e apparvero a molti.
Mat 27,50-53;
Fu immediatamente dopo la morte del Signore che ha avuto luogo
la primissima Risurrezione in assoluto. Le tombe si aprirono e molti dei santi
morti risuscitarono. Era questo che voleva dire il Signore quando disse che
"l’ora viene, anzi è già venuta".
Ma ora passiamo alla seconda parte della dichiarazione di L. Haizmann, citata
all’inizio. Qui dice:
E voglio chiarire ancora una volta la differenza: nella
falsa allegoria, infatti, ciò che è letterale viene interpretato in maniera
figurata. Dove viene descritto qualcosa in senso letterale – ad esempio,
quando Dio creò il cielo e la terra e viene descritto che lo fece in sette
giorni – allora molti dicono che questo non deve essere inteso in senso
letterale, ma figurato. Ma qui la descrizione è letterale. E ora
l’ermeneutica allegorica dice semplicemente che questo non deve essere
inteso letteralmente, ma che si deve intendere simbolicamente. Questi sette
giorni sono sette periodi di tempo di migliaia o di milioni di anni. E così
molti allora ci infilano l’evoluzione o concedono a Dio un po’ più di tempo
nella creazione di tutto questo. Comunque sia, si ignora semplicemente che
ciò ha un significato è letterale. Questa è l’ermeneutica allegorica, che fa
cioè tutto al contrario: reinterpreta in maniera simbolica ciò che è
letterale.
(Questo estratto è stato estrapolato dalla registrazione di una conferenza
sull’"escatologia" di Jürgen Haizmann, Monaco.))
(La base per la comprensione della seguente
interpretazione costituisce Excursus 12: "La Creazione".)
Giustamente J. Haizmann difende la sua posizione dai sostenitori
dell’ermeneutica allegorica, che pensano che tutti i sette giorni nella
descrizione della creazione debbano essere intesi in maniera simbolica. E
secondo Haizmann in questo modo si nega il fatto che qui si tratta di normali
giorni di 24 ore. Nonostante qui ovviamente non vogliamo parlare a favore della
falsa allegoria, tuttavia vogliamo vedere cosa c’è scritto effettivamente e
letteralmente a tal proposito nella Bibbia e quali conclusioni possiamo trarre
da ciò. Iniziamo con i primi tre giorni della creazione:
Il primo giorno.
Gen 1,1 1,1 Nel principio Dio creò i cieli e la
terra. 1,2 La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia
dell’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque. 1,3 Dio
disse: «Sia luce!» E luce fu. 1,4 Dio vide che la luce era buona; e Dio separò
la luce dalle tenebre. 1,5 Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre
«notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno. Gen 1,1-5;
Il secondo giorno.
Gen 1,6 Poi Dio disse: «Vi sia una distesa tra le
acque, che separi le acque dalle acque». 1,7 Dio fece la distesa e separò le
acque che erano sotto la distesa dalle acque che erano sopra la distesa. E così
fu. 1,8 Dio chiamò la distesa «cielo». Fu sera, poi fu mattina:
secondo giorno. Gen 1,6-8;
Il terzo giorno.
Gen 1,9 Poi Dio disse: «Le acque che sono sotto il
cielo siano raccolte in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così fu. 1,10
Dio chiamò l’asciutto «terra», e chiamò la raccolta delle acque «mari». Dio
vide che questo era buono. 1,11 Poi Dio disse: «Produca la terra della
vegetazione, delle erbe che facciano seme e degli alberi fruttiferi che, secondo
la loro specie, portino del frutto avente in sé la propria semenza, sulla
terra». E così fu. 1,12 La terra produsse della vegetazione, delle erbe che
facevano seme secondo la loro specie e degli alberi che portavano del frutto
avente in sé la propria semenza, secondo la loro specie. Dio vide che questo era
buono. 1,13 Fu sera, poi fu mattina: terzo giorno.
Gen 1,9-13;
Riassumiamo quindi i primi tre giorni della creazione: il primo
giorno furono creati i cieli (al plurale) e la terra. Il secondo giorno Dio creò
una "distesa", (il termine ebraico è "rakia", che qui significa "distesa",
indica lo spazio aereo o l’atmosfera), cioè il cielo terrestre intorno alla
terra. Infine, il terzo giorno furono creati i mari, apparve l’asciutto e iniziò
a crescere la vegetazione.
Ora osserviamo il quarto giorno:
Il quarto giorno.
Gen 1,14 Poi Dio disse: «Vi siano delle luci
nella distesa dei cieli per separare il giorno dalla notte; siano dei
segni per le stagioni,
per i giorni e per gli anni;
1,15 facciano luce nella distesa
dei cieli per illuminare la terra». E così fu. 1,16 Dio fece le due grandi luci:
la luce maggiore per presiedere al giorno e la luce minore per presiedere alla
notte; e fece pure le stelle. 1,17 Dio le mise nella distesa dei cieli per
illuminare la terra, 1,18 per presiedere al giorno e alla notte e separare la
luce dalle tenebre. Dio vide che questo era buono. 1,19 Fu sera, poi fu mattina:
quarto giorno. Gen 1,14-19;
E qui abbiamo una doppia sorpresa. Da un lato, notiamo che il
sole – il presupposto di un giorno di 24 ore sulla terra – fu creato solamente
il quarto giorno della creazione. Di conseguenza, in base alla Scrittura i
"giorni" precedenti non possono essere stati giorni di 24 ore. E, dall’altro
lato, ciò viene confermato anche dalla dichiarazione in Gen 1,14, dove si dice
che il sole serve come "segno per separare le stagioni e i giorni". Ciò
significa quindi che quei giorni, che secondo la volontà di Dio sono stati dati
agli esseri umani per distinguere le stagioni e gli anni – vale a dire i giorni
terrestri – ebbero inizio solamente il quarto giorno con la creazione del sole.
Di conseguenza, solo dal quinto giorno della creazione – con la creazione dei
primi animali, dei pesci e degli uccelli – può essere presupposta lecitamente la
realtà di un giorno di 24 ore sulla terra con l’alternanza del giorno e della
notte.
Ora tutto questo si evince dall’interpretazione letterale – e in nessun caso da
quella allegorica! – di ciò che troviamo scritto nella Scrittura. E quando J.
Haizmann nella sua dichiarazione citata all’inizio giustamente condanna la falsa
allegoria difendendo la sua posizione contro di essa, allora qui bisogna
obiettare, che quando afferma che tutti i giorni della creazione erano di 24
ore, reinterpreta il significato letterale di questi passaggi facendo lo stesso
errore dei sostenitori di questa falsa allegoria. E quando dice: "E così molti
allora ci infilano l’evoluzione o concedono a Dio un po’ più di tempo nella
creazione di tutto questo", vuol dire che o non ha letto bene questi passaggi
nella Scrittura o nega il significato letterale di ciò che è scritto qui, ad
esempio, che il sole fu creato solo il quarto giorno della creazione e che, di
conseguenza, tutti i "giorni" precedenti non possono essere stati giorni
terrestri di 24 ore.
Qui non si tratta di concedere "a Dio un po’ più di tempo". Senza dubbio Dio
avrebbe anche potuto creare l’intero universo in 5 minuti. Ma chi conosce la
Scrittura sa che nell’universo da Lui creato Dio agisce insieme/in accordo alla
Sua creazione, attenendosi anche alle leggi della natura da Lui stesso
stabilite.
Un buon esempio a tal proposito è la moltiplicazione dei pani e dei pesci
(Mat 14:15-21) con la quale il Signore sfama 5000 persone che stavano morendo di
fame. Per il Signore sarebbe stato sicuramente più facile disporre del "metodo
spirituale" attraverso lo Spirito Santo in modo da saziarli tutti
contemporaneamente. Tuttavia, Egli scelse la via terrena e prese le scarse
risorse disponibili, cinque pani e due pesci, ringraziò il Padre e poi, insieme
ai Suoi discepoli iniziò a dividere il cibo, finché anche l’ultimo dei presenti
fu sazio; alla fine erano avanzate anche dodici ceste piene.
E allo stesso modo anche nella creazione in base al Suo piano Dio ha creato una
cosa dopo l’altra. Prima l’universo con lo spazio, la materia, la luce e le
tenebre (Gen 1,1-5). Poi ,nel momento prestabilito, la terra insieme ai corpi
celesti e a tutta la vita vegetale, animale e umana (Gen 1,6-31). E chi legge
attentamente la descrizione della creazione, riconoscerà che i primi tre giorni
della creazione ricadono in una categoria completamente diversa rispetto a quei
giorni, i giorni terrestri, che in Gen 1,14 Dio ha dato agli esseri umani per
distinguere le stagioni e gli anni. Una categoria è a misura di Dio e l’altra è
a misura d’uomo.
Confrontando il primo giorno della creazione con il secondo, il terzo e il
quarto giorno della creazione nella tabella alla fine di Excursus 12, noteremo
che le molteplici menzioni di "cielo", "terra", "acqua", "giorno", "notte",
"luce" e "tenebre" non sono affatto ripetizioni dello stesso e unico processo,
ma che appartengono a due atti della creazione distinti e separati: il primo
giorno, la creazione dell’universo come risultato del Big Bang, dal secondo al
quarto giorno, la creazione della terra con il relativi corpi celesti.
La creazione dell’universo (cieli)Gen 1,1 Nel principio Dio creò i cieli e la
terra. |
La creazione della terra1,6 Poi Dio disse: «Vi sia una distesa |
(Vedi anche Excursus 12: "La Creazione: Universo e terra.")
Ora mentre non si può certo dire che gli esegeti summenzionati
in questo Discorso manchino di intelletto quando reinterpretano impunemente i
144.000 sigillati provenienti dalle 12 tribù di Israele come la comunità
cristiana di tutti i tempi, poiché qui si tratta evidentemente di una
consapevole reinterpretazione di passaggi biblici per confermare un’idea
preconcetta. Ma l’interpretazione di tutti i giorni della creazione come giorni di
24 ore suggerisce piuttosto una certa superficialità che non permette loro di
comprendere l’intero significato e di cogliere tutte le implicazioni di ciò che
leggono.
(Vedi anche Discorso 50: "Il racconto della Creazione nella Bibbia.")
La Trinità biblica e alcune altre specificità della fede cristiana biblica.A differenza di tutte le altre religioni di questo mondo, il cristianesimo
biblico non è una religione. È una relazione. Un rapporto o una connessione
con Dio, in quanto nostro Padre nei cieli. Ecco perché anche il nostro
Signore Gesù Cristo ci ha detto: Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Mat 23,9 Non chiamate nessuno sulla terra vostro
padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli.
Mat 23,9; Perciò, nel cristianesimo biblico non chiamiamo nessuno
sulla terra nostro Padre, ma l’unico e solo Onnipotente Dio nei
cieli è nostro Padre. Infatti, Dio non ha creato solo noi, ma con Adamo e
Eva, i nostri genitori arcaici, tutti gli esseri umani, ed è quindi il padre
di tutti noi. Eppure questo è ciò che pochissimi vogliono sapere. Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità. Giov 4,23 Ma l’ora viene, anzi è già venuta,
che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità;
poiché il Padre cerca tali adoratori. 4,24 Dio è Spirito; e quelli
che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità».
Giov 4,23-24; E come ci conferma anche Paolo nella prima lettera ai
Corinzi, lo Spirito di Dio dimora in noi, se siamo figli di Dio. Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 1Cor 3,16 Non sapete che siete il
tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 3,17 Se uno
guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo;
e questo tempio siete voi. 1Cor 3,16-17; Così questa è una connessione molto simile a quella, che anche il Figlio di Dio ebbe con il Padre durante la Sua missione sulla terra: Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Giov 14,10 Non credi tu che io sono nel Padre
e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio;
ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue. 14,11 Credetemi:
io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle
opere stesse. Giov 14,10-11; Infine il Signore Gesù stesso ci spiega anche, che chi Lo
ama si riconoscerà dal fatto, che osserverà la Parola del Suo Signore. E
perciò il Padre lo amerà ed entrambi, Padre e Figlio, verranno da lui e
dimoreranno presso di lui. Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. Giov 14,22 Giuda (non l’Iscariota) gli domandò:
«Signore, come mai ti manifesterai a noi e non al mondo?» 14,23 Gesù gli
rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio
l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. 14,24 Chi
non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi udite non è mia,
ma è del Padre che mi ha mandato. Quindi riassumiamo: Paolo ci dice sopra in 1Cor 3,16, che lo
Spirito Santo dimora presso di noi, se siamo figli di Dio. Qui sopra in
Giov 14,23 il Signore Gesù ci dice, che Padre e Figlio verranno da noi e
dimoreranno presso di noi, se amiamo il Figlio. Così nel nostro spirito abbiamo unito
Padre, Figlio e Spirito Santo! È quindi evidente che è nella natura degli esseri spirituali incorporarsi sia
nello spirito di un essere umano che in altri esseri spirituali. Nella loro forma spirituale sono
immateriali e possono fondersi l’uno nell’altro, come quando si versa sul livello materiale
un bicchiere d’acqua in un altro e i due liquidi diventano un’unica cosa (Trinità). L’Altissimo però non abita in edifici fatti da mano d’uomo. Atti 7,48 L’Altissimo però non abita in edifici
fatti da mano d’uomo, come dice il profeta(Isaia 66:1-2): 7,49 "Il
cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi
costruirete, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo?
7,50 Non ha la mia mano creato tutte queste cose?" Atti 7,48-50; Dunque, nella fede cristiana biblica non esistono riti, liturgie, "messe",
sacerdoti, vescovi, cardinali, papi, etc. I credenti cristiani biblici
stessi sono il tempio di Dio e nel loro spirito hanno una connessione
immediata e diretta con il loro Padre Celeste. Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: "Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo." 2Cor 6,14 Non lasciatevi legare al
giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la
giustizia e l’iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre? 6,15 Quale
intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un
infedele? 6,16Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Ed è anche questo spirito dei figli di Dio che vivrà dopo la
risurrezione come un essere spirituale nella dimensione eterna con il nostro
Padre nei cieli, avendo percorso la strada che nostro Signore Gesù Cristo ha
già percorso prima di noi come primizia (1Cor 15,20-28). Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto. Mat 6,5 «Quando pregate, non siate come gli
ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli
angoli delle piazze (o al "Muro del pianto"!/FH) per essere visti
dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno.
6,6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta,
rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo,
che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. 6,7 Nel pregare non usate
troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per
il gran numero delle loro parole. 6,8 Non fate dunque come loro, poiché
il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele
chiediate. Mat 6,5-8; |