Discorso 68 – Matteo 24 e 25 non hanno alcuna relazione con la comunità cristiana?




Matteo 24 e 25 non hanno nulla a che fare con la comunità cristiana? / Conferenza di Jürgen Haizmann 00, 2003

Il Giudizio Universale sui popoli risorti.

Le dieci vergini e la sposa.

Il servo fedele e il servo malvagio.

Il discorso degli Ultimi Tempi del Signore.

Tabella – Il piano di salvezza di Dio e il suo impatto sulla creazione.

Riassunto

Note


(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)


(Matteo 24 e 25 non hanno nulla a che fare con la comunità cristiana? / Conferenza di Jürgen Haizmann 00, 2003)

Matteo 24 e 25 non hanno nulla a che fare con la comunità cristiana. Abbiamo grandi discorsi: il Discorso della Montagna, poi Mat 24 e 25 (Discorso sul monte degli Ulivi, poi il Discorso nella stanza al piano di sopra, rivolto ai Suoi discepoli (Giov 14, 15, 16, 17). Ma Mat 24 e 25 si rivolgono al popolo di Israele e non devono essere interpretati come un riferimento alla comunità cristiana, come alcuni cercano sempre di fare, anche con qualche difficoltà. Qui troviamo, ad esempio, anche la parabola delle dieci vergini, di cui cinque stolte e cinque avvedute. E si dice che lo sposo si trovava in un altro paese e le dieci vergini lo aspettavano, o meglio le cinque vergini avvedute, non le vergini stolte. E ciò viene ripetutamente riferito alla comunità cristiana e alle persone viventi oggi. Questo è completamente sbagliato. Lo sposo è Cristo e lo sposo è andato via con la sposa. Non è neanche la sposa che aspetta, ma le vergini. E questo è il popolo di Israele. Naturalmente lo sposo ritorna con la sposa e celebra le nozze. In quel momento Cristo sarà in cielo con la sposa rapita e poi ritornerà ancora una volta visibile su questa terra insieme alla sposa, dopodiché avrà luogo il pranzo di nozze. Questo sarà poi il regno millenario messianico. Sì, e saranno presenti solo gli ebrei, che si sono preparati per questo giorno, convertendosi. Questo non può essere affatto interpretato come un riferimento alla comunità cristiana e ai non credenti, che forse sono già lì nella comunità cristiana o che si cerca di evangelizzare. E lo si cerca di fare con questo passaggio. È completamente sbagliato in questo contesto.

(Questo è un estratto della registrazione di una conferenza di Jürgen Haizmann , Monaco di Baviera, sul tema dell’"escatologia".)



J. Haizman n ha assolutamente ragione dichiarando che alcuni riferiscono entrambi questi capitoli del Vangelo di Matteo alla comunità cristiana. Questa è anche l’opinione qui su Immanuel.at. Tuttavia, una cosa è affermare che Mat 24 e 25 siano rivolti al popolo di Israele, e un’altra cosa è dimostrare anche la loro validità alla luce di dichiarazioni concrete della Scrittura. Poiché questa è anche una questione di grande importanza (Seconda Venuta del Signore e Rapimento!), questa sarà l’occasione per analizzarla più dettagliatamente.


Il Giudizio Universale sui popoli risorti.

Poiché era prevedibile, che la maggiore attenzione dell’analisi si sarebbe concentrata sul capitolo Mat 24, e dato che J. Haizmann include anche il capitolo 25, vogliamo iniziare qui con il capitolo 25 e, procedendo a ritroso, tentare di includere quei passaggi, che, alla luce delle dichiarazioni in essi contenuti, hanno effettivamente a che fare con Israele. L’ultima parte di Matteo 25, vale a dire Mat 25,31-46, comprende il Giudizio, in cui il Signore separa le pecore dai capri.

Quando il Figlio dell’uomo verrà per il giudizio.

Mat 25,31 «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. 25,32 E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; 25,33 e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.

25,34 Allora il re dirà a quelli della sua destra: "Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. 25,35 Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; 25,36 fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi".

25,37 Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? 25,38 Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? 25,39 Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?" 25,40 E il re risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me".

25,41 Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! 25,42 Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; 25,43 fui straniero e non m’accoglieste; nudo e non mi vestiste; malato e in prigione, e non mi visitaste". 25,44 Allora anche questi gli risponderanno, dicendo: "Signore, quando ti abbiamo visto aver fame, o sete, o essere straniero, o nudo, o ammalato, o in prigione, e non ti abbiamo assistito?" 25,45 Allora risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto non l’avete fatto a uno di questi minimi, non l’avete fatto neppure a me". 25,46 Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna». Mat 25,31-46;


In base alla dichiarazione di cui sopra in Mat 25,32: "E tutte le genti saranno riunite davanti a lui", possiamo innanzitutto già affermare, che questo passaggio non si rivolge al popolo di Israele, ma a tutti i popoli del mondo. E ora qui alcuni interpreti vogliono vedere un "giudizio ai popoli viventi" alla Seconda Venuta del Signore prima del Millennio. Tuttavia, questa visione può essere confutata alla luce della Scrittura in modo relativamente semplice. Nell’ultimo versetto Mat 25,46 si dice: "Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna".

Mentre in occasione del Giudizio Universale un ingresso nella vita eterna è possibile sia prima del Millennio (attraverso il Rapimento!), che dopo il Millennio, tuttavia, in base alla Scrittura una condanna degli empi è possibile solo alla fine del mondo, in occasione del Giudizio Universale, dopo la Risurrezione Generale. Ciò risulta in particolare anche dalla parabola del Signore della zizzania nel campo:

Affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano.

Mat 13,24 Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo. 13,25 Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in mezzo al grano e se ne andò.

13,26 Quando l’erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie. 13,27 E i servi del padrone di casa vennero a dirgli: "Signore, non avevi seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c’è della zizzania?"

13,28 Egli disse loro: "Un nemico ha fatto questo". I servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a coglierla?" 13,29 Ma egli rispose: "No, affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano.

13,30 Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura; e, al tempo della mietitura, dirò ai mietitori: "Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio". Mat 13,24-30;

Con questa parabola il Signore mostra, che il Giudizio degli ingiusti avrà luogo solo con il raccolto, in occasione del Giudizio Universale alla fine della storia del mondo. Di conseguenza, prima di questo momento non c’è alcun giudizio e alcuna condanna degli ingiusti, al fine di non condannare un ingiusto, che possibilmente potrebbe ancora convertirsi alla fede. Questo è anche lo sfondo di questa parabola.

E anche osservando la dichiarazione nel passaggio di cui sopra in Mat 25,41, relativa alla separazione delle pecore dai capri:

Mat 25,41 Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! Mat 26,41;

possiamo poi notare nella dichiarazione "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno", che qui non si tratta di una ‘pre‒condanna’ in un momento qualsiasi prima del Millennio, ma appunto della sentenza finale del Giudizio Universale alla fine del mondo, dopo il quale gli ingiusti verranno gettati nel fuoco eterno. Ed esattamente questo ci dice anche il Signore nella Sua parabola della rete da pesca:

Alla fine del mondo, gli angeli verranno e separeranno i malvagi dai giusti.

Mat 13,47 Il regno dei cieli è pure simile ad una rete gettata in mare, che raccoglie ogni sorta di cose. 13,48 Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e, postisi a sedere, raccolgono ciò che è buono nelle ceste, mentre gettano via quello non buono. 13,49 Cosí avverrà alla fine del mondo, gli angeli verranno e separeranno i malvagi dai giusti 13,50 e li getteranno nella fornace del fuoco. Lí sarà pianto e stridor di denti. Mat 13,47-50;


Tutti questi passaggi dimostrano, che ci sarà una condanna dei malvagi e degli ingiusti solo alla fine del mondo, con il Giudizio Universale, e non prima. Infine, l’argomento, per cui nel passaggio relativo al Giudizio in Mat 25,32 con "tutte le genti", che saranno riunite davanti al Signore, si debba quindi supporre di fare riferimento ai popoli viventi, rappresenta un approccio semplificato. La Bibbia ci parla di una Resurrezione fisica di tutti gli esseri umani alla fine del mondo, in occasione del Giudizio Universale.

Dopo questa Resurrezione, come quando erano in vita, questi risorti saranno ‘genti’ di tutte le nazioni. Un risorto tedesco sarà un tedesco, un risorto americano un americano, un risorto francese un francese e così via. Di conseguenza, alla Resurrezione Generale e al Giudizio Universale tutti i popoli del mondo – nel corpo della Resurrezione – saranno effettivamente riuniti davanti al Signore.

E, di conseguenza, nel passaggio relativo al Giudizio in Mat 23,31-32 anche il Signore parla di "tutte le genti", che saranno riunite davanti a lui:

Il Figlio dell’uomo si siederà sul trono della sua gloria e giudicherà tutte le gente.

Mat 25,31 Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 25,32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. Mat 25,31-32;

»Metti in azione la tua falce tagliente e vendemmia i grappoli della vigna della terra, poiché le sue uve sono mature«.

Apoc 14,14 Poi vidi una nuvola bianca, ed ecco sulla nuvola stava seduto uno simile a un Figlio d’uomo, il quale aveva sul capo una corona d’oro e in mano una falce tagliente. 14,15 Un altro angelo uscì dal tempio gridando a gran voce a colui che sedeva sulla nuvola: »Metti mano alla tua falce e mieti, poiché l’ora di mietere è venuta e perché la messe della terra è matura«. 14,16 Allora colui che sedeva sulla nuvola lanciò la sua falce sulla terra, e la terra fu mietuta. 14,17 Poi un altro angelo uscì dal tempio, che è nel cielo, avendo anch’egli una falce tagliente. 14,18 E un altro angelo, che aveva potestà sul fuoco, uscì dall’altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce tagliente, dicendo: »Metti in azione la tua falce tagliente e vendemmia i grappoli della vigna della terra, poiché le sue uve sono mature«. 14,19 Allora l’angelo lanciò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vigna della terra e gettò l’uva nel gran tino dell’ira di Dio. 14,20 Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì tanto sangue, che giungeva sino alle briglie dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi. Apoc 14,14-20;

(Vedi anche Tabella 13: "Il giudizio sui popoli alla fine del mondo.")


Inoltre, sarebbe del tutto incomprensibile, se fossero giudicati tutti i popoli, che vivono sulla terra in un certo giorno prima del Millennio, mentre tutte quelle persone, che sono morte fino al giorno prima – sia credenti, che non credenti – riceverebbero la loro sentenza solo in occasione del giudizio alla fine del mondo.

Dunque, qui in Mat 25,31-46 si parla effettivamente del Giudizio Universale, dopo la Resurrezione Generale alla fine del mondo, e non di un giudizio nei confronti dei popoli viventi, che è completamente estraneo alla Scrittura. Un’ulteriore conferma ci viene, tra l’altro, anche dalla Lettera agli Ebrei in un doppio senso:

E come è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio.

Ebr 9,27 E come è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio, 9,28 così anche Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano per la salvezza. Ebr 9,27-28;


Innanzitutto, Ebr 9,27 dice che è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio. Di conseguenza, non ci può essere alcun giudizio nei confronti di persone viventi. Soltanto i morti risorti possono venire davanti al giudizio di Dio. A prescindere che siano credenti o meno! (Anche quei credenti, che sono ancora in vita per il Rapimento, per un attimo devono soffrire la morte mentre vengono trasformati e resi immortali).

E poi qui c’è scritto espressamente anche che il Signore "apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano per la salvezza". Alla Sua Seconda Venuta, quindi, il Signore non giudicherà i non credenti, ma verrà per il Risveglio e il Rapimento di coloro che sono in Cristo.

(Vedi anche Capitolo 062: "Il Ritorno del Signore – Parte 2: Il Rapimento.")

(Vedi anche Excursus 04: "Vi è un giudizio dei popoli sulle nazioni viventi?")


INella questione qui discussa, di conseguenza, possiamo affermare, che questa parte del capitolo 25 di Matteo non si rivolge in nessun caso "al popolo di Israele", ma si riferisce a tutti i popoli del mondo nella Resurrezione Generale in occasione del Giudizio Universale.

Se ora andiamo ancora più a ritroso nel capitolo Mat 25, troviamo in Mat 25,14-30 la parabola del Signore dei talenti.

A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì.

Mat 25,14 «Poiché avverrà come a un uomo il quale, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. 25,15 A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì. Mat 25,14-15;


Con "un uomo il quale partì per un viaggio" naturalmente si intende Dio. I servi, ai quali affidò i talenti, siamo noi esseri umani. E ora si dice, che ne diede "a chiunque secondo la sua capacità". Dunque, noi esseri umani abbiamo ricevuto determinati talenti da Dio, ognuno in base alle proprie capacità fisiche e spirituali.

Qui il "talento", che nella parabola rappresenta un’unità monetaria dell’epoca (1 talento equivaleva a 60 mine o 600 dramme e oggi varrebbe circa 4.000 euro), in realtà corrisponde a una dote o a una abilità. (La parola italiana ‘talento’, che indica la dote di una persona, tra l’altro, deriva proprio da questo passaggio biblico).

Dopo molto tempo, il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro.

Mat 25,16 Subito, colui che aveva ricevuto i cinque talenti andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri cinque. 25,17 Allo stesso modo, quello dei due talenti ne guadagnò altri due. 25,18 Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò a fare una buca in terra e vi nascose il denaro del suo padrone.

25,19 Dopo molto tempo, il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro. 25,20 Colui che aveva ricevuto i cinque talenti venne e presentò altri cinque talenti, dicendo: "Signore, tu mi affidasti cinque talenti: ecco, ne ho guadagnati altri cinque". 25,21 Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". 22 Poi, si presentò anche quello dei due talenti e disse: "Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". 25,23 Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore".

25,24 Poi si avvicinò anche quello che aveva ricevuto un talento solo, e disse: "Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25,25 ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; eccoti il tuo". 25,26 Il suo padrone gli rispose: "Servo malvagio e fannullone, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 25,27 dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con l’interesse. 25,28 Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. 25,29 Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. 25,30 E quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". Mat 25,16-30;


Come sappiamo, le doti possono essere di varia natura: doti artistiche, doti manuali, doti spirituali, etc. E se ora analizziamo fino in fondo la parabola di cui sopra, notiamo che qui si tratta del "bilancio finale" di Dio con noi esseri umani. In occasione del Giudizio Universale, alla fine del mondo, verrà controllato, se questi talenti donatici da Dio – per quanto notevoli o modesti possano essere – siano stati impiegati anche per servire Dio e abbiano prodotto "interessi".

E qui gli unici "interessi" che possiamo offrire a Dio, sono quelle persone, che attraverso il nostro contributo sono giunte alla vera fede in questo Dio. Questa è l’unica cosa che conta davanti a Dio. Tutto il resto – che uno sia stato vincitore del premio Nobel, capo di stato, papa o l’uomo più ricco del mondo – davanti a Dio non vale nulla. E qui vale la regola, che i l Signore ci indica in Luca 12,48: "A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto":

A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto.

Luca 12,47 Quel servo che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha preparato né fatto nulla per compiere la sua volontà, riceverà molte percosse; 12,48 ma colui che non l’ha conosciuta e ha fatto cose degne di castigo, ne riceverà poche. A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà. Luca 12,47-48;


Se ora, però, non abbiamo impiegato le nostri doti – o cosa ancora più grave, se le abbiamo usate solo per ottenere gloria terrena, ricchezza e potere – non passeremo il giudizio, perché non avremo "interessi" da offrire e così saremo gettati nella dannazione eterna, come dice il Signore alla fine di questa parabola.

Come è facile notare, anche questo passaggio fa parte della risposta alla domanda dei discepoli sulla fine del mondo. Anche qui troviamo i giusti e gli ingiusti (nel servo fannullone), e il "pianto e lo stridor di denti" nelle "tenebre di fuori" rappresenta un chiaro riferimento al Giudizio Universale. Dunque, anche questa parte di Mat 25 non è diretta al popolo di Israele, ma a tutti gli esseri umani, a prescindere dalla loro origine.


Le dieci vergini e la sposa.

Così arriviamo all’inizio del capitolo 25 di Matteo, alla parabola delle dieci vergini. Poiché all’inizio J. Haizmann cita questo passaggio in maniera molto imprecisa e comunque scorretta, vogliamo analizzarlo nel dettaglio.

Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze,.

Mat 25,1 «Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo.

25, 2 Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute; 25,3 le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell’olio; 25,4 mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell’olio nei vasi. 25,5 Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono.

25,6 Verso mezzanotte si levò un grido: "Ecco lo sposo, uscitegli incontro!" 25,7 Allora tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade. 25,8 E le stolte dissero alle avvedute: "Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". 25,9 Ma le avvedute risposero: "No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene!" 25,10 Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa.

25,11 Più tardi vennero anche le altre vergini, dicendo: "Signore, Signore, aprici!" 25,12 Ma egli rispose: "Io vi dico in verità: Non vi conosco". 25,13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora. Mat 25,1-13;

(Vedi anche Discorso 66: "L’amillennialismo: il regno millenario della pace è una finzione? / Le dieci vergini.")


Innanzitutto, mettiamo in chiaro le dichiarazioni di J. Haizmann: quando all’inizio dice:

"E si dice che lo sposo si trovava in un altro paese e le dieci vergini lo aspettavano, o meglio le cinque vergini avvedute, non le vergini stolte."


per prima cosa, non c’è scritto nulla nel passaggio di Mat 25,1-3, che suggerisca, che lo sposo si trovasse in un altro paese. Evidentemente l’autore scambia questo episodio con la parabola dei talenti, citata sopra. Qui in Mat 25,14 si dice "Poiché avverrà come a un uomo il quale, partendo per un viaggio".

Tuttavia, ciò è decisamente meno rilevante rispetto all’affermazione, che le cinque vergini stolte non avrebbero aspettato lo sposo. Naturalmente hanno aspettato anche loro. Fino all’arrivo dello sposo. Poi hanno dovuto constatare che avevano troppo poco olio nelle loro lampade e poiché le cinque vergini avvedute non hanno voluto dargliene del loro, le vergini stolte sono state costrette ad andare a comprare l’olio e, arrivando così troppo tardi alle nozze, non furono più ammesse.

Nella seguente affermazione di Haizmann:

"Lo sposo è Cristo e lo sposo è andato via con la sposa."


l’associazione dello sposo con Cristo è assolutamente corretta. Tuttavia, che Cristo sia "andato via con la sposa", non si lascia dedurre dal passaggio, anche con le migliori intenzioni. Anzi, al contrario. In Mat 25,6 non c’è scritto: "Ecco lo sposo con la sposa!", ma qui si dice: "Ecco lo sposo, uscitegli incontro!".

E se si conoscono gli usi e costumi in oriente, si sa che, a causa delle alte temperature, le nozze non vengono celebrate di giorno, ma nelle ore serali e che poi lo sposo va in casa dei genitori della sposa per celebrare le nozze con la sposa, che si trova lì, e per poi portarla a casa sua. Le vergini avevano il compito di aspettare lo sposo, di andargli incontro al suo arrivo e di condurlo a casa della sposa. Dunque, non era che "lo sposo è andato via con la sposa", ma la sposa era in casa dei suoi genitori ad aspettare lo sposo.

La prova scritturale di ciò è il fatto che in questa parabola la sposa non viene neanche menzionata. È lo sposo, che è arrivato da solo, ma che poi in Mat 25,10 entra in casa con le cinque vergini avvedute per celebrare le nozze. Se la sposa non fosse stata in casa già prima, lo sposo qui difficilmente avrebbe potuto celebrare le nozze con lei. Se si interpreta male questo contesto, si rischia di non comprendere l’intera parabola.

Poi J. Haizmann continua:

"Non è neanche la sposa che aspetta, ma le vergini. E questo è il popolo di Israele. Naturalmente lo sposo ritorna con la sposa e celebra le nozze. In quel momento Cristo sarà in cielo con la sposa rapita e poi ritornerà ancora una volta visibile su questa terra insieme alla sposa, dopodiché avrà luogo il pranzo di nozze. Questo sarà poi il regno millenario messianico."


7Già la prima frase di questa dichiarazione è sbagliata. Naturalmente aspetta anche la sposa. Lei è in casa ad aspettare l’arrivo dello sposo, così come le vergini lo aspettano davanti alla casa. E intendere qui le dieci vergini come un riferimento al popolo di Israele, è un’interpretazione errata dei fatti.

Ciò è chiaramente dovuto al fatto che l’autore postula un Rapimento prima della Grande Tribolazione e che ora qui, dopo la Grande Tribolazione, alle nozze dell’Agnello, non essendoci più alcuna comunità cristiana a cui riferirsi, deve, di conseguenza, fare riferimento agli Israeliti.

E anche l’affermazione, che Cristo torna visibile sulla terra insieme alla sposa e che il pranzo di nozze si riferisce al regno millenario, non rende affatto giustizia a questo passaggio. Tuttavia, questo modo di pensare deriva ancora una volta dalla volontà di identificare ad ogni costo la comunità cristiana con la "sposa". E ciò indipendentemente dal fatto, che Dio, l’Onnipotente in Os 2,21 dichiari che voglia fidanzarsi con Israele per l’eternità.

Io ti fidanzerò a me per l’eternità; ti fidanzerò a me in giustizia e in equità, in benevolenza e in compassioni.

Os 2,15 Di là le darò le sue vigne e la valle d’ Acor come porta di speranza; là mi risponderà come ai giorni della sua gioventù, come ai giorni che uscì dal paese d’Egitto. 2,16 Quel giorno avverrà», dice il SIGNORE, «che tu mi chiamerai: "Marito mio!" e non mi chiamerai più: "Mio Baal!" 2,17 Io toglierò dalla sua bocca i nomi dei Baal, e il loro nome non sarà più pronunciato. 2,18 Quel giorno io farò per loro un patto con le bestie dei campi, con gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo; spezzerò e allontanerò dal paese l’arco, la spada, la guerra, e li farò riposare al sicuro.

2,19 Io ti fidanzerò a me per l’eternità; ti fidanzerò a me in giustizia e in equità, in benevolenza e in compassioni. 2, 20 Ti fidanzerò a me in fedeltà, e tu conoscerai il SIGNORE. Os 2,17-22;

(Vedi anche Discorso 15: "Chi è la ‘sposa dell’Agnello’?")


E poiché Dio non può essere bigamo, esiste questa sola e unica sposa, vale a dire il popolo di Israele. Dato che viene da Israele, nella parabola cristiana delle dieci vergini, la sposa, di conseguenza, non è neanche menzionata. Si tratta dei 144.000 sigillati degli Ultimi Tempi, 12.000 da ciascuna delle 12 tribù di Israele, che secondo Apoc 14,4 "sono vergini e seguono l’Agnello dovunque vada"; sono quelli che sono stati "riscattati tra gli uomini per essere primizie a Dio e all’Agnello".

Questa sposa non è mai cambiata. Gli invitati alle nozze certamente sono cambiati – gli Israeliti dell’Antico Testamento sono stati sostituiti dalla comunità cristiana del Nuovo Testamento, che ora rappresenta gli ospiti di nozze. Ciò è mostrato anche dal relativo passaggio in Mat 22,8-10:

E la sala delle nozze fu piena di commensali.

Mat 22,8 Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. 22,9 Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete". 22,10 E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali. 22,11 Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l’abito di nozze. 22,12 E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?" E costui rimase con la bocca chiusa. 22,13 Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". Mat 22,8-13;


E il Signore stesso descrive gli "apostoli" – i padri fondatori della comunità cristiana – come "ospiti di nozze"1).

I tuoi discepoli non digiunano? – Possono gli amici dello sposo fare cordoglio finché lo sposo è con loro?

Mat 9,14 Allora si avvicinarono a lui i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo, e i tuoi discepoli non digiunano?» 9,15 Gesù disse loro: «Possono gli amici dello sposo (Greco: figli della camera nuziale = Ospiti di nozze) fare cordoglio finché lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni che lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Mat 9,14-15;


Come comunità cristiana, solo noi pensiamo che essere ospiti di nozze, sia qualcosa di poco conto. Dobbiamo essere la sposa. Oppure la donna nel cielo. O i 24 anziani. O i 144.000 sigillati – il che è perfido proprio perché questi 12.000, provenienti da ciascuna delle 12 tribù di Israele, rappresentano effettivamente la vera sposa. O il Corpo di Cristo, l’unica di queste identificazioni che sarebbe adeguata.

(Vedi anche Discorso 49: "Gli eletti in Mat 24,31: la comunità cristiana degli Ultimi Tempi o gli Israeliti?")


Se ora vogliamo interpretare la parabola delle dieci vergini nella maniera corretta, dobbiamo ritornare all’inizio del capitolo 24 di Matteo e osservare le tre domande dei discepoli. E qui possiamo notare, che la risposta alla terza e ultima domanda: "(…) e quale sarà il segno (…) della fine dell’età presente?" sono le parabole dei talenti e del Giudizio Universale. Di conseguenza, nella nostra analisi a ritroso ora deve seguire la risposta alla seconda domanda: "quale sarà il segno della tua venuta".

Quindi, con la parabola delle dieci vergini il Signore qui profetizza la situazione che si verrà a creare alla Suo Ritorno. Per quanto riguarda la questione, se ora queste dieci vergini rappresentino gli ebrei o la comunità cristiana, ci sono diverse ottime spiegazioni. Una di queste si trova in "Erklärung zu Matthäus" ["Spiegazione di Matteo"] di Frietz Rienecker (Studi biblici di Wuppertal, Casa editrice R. Brockhaus, Wuppertal): 

"Dieci è il numero della completezza. La legge ha dieci comandamenti. Entrambe le nostre mani hanno dieci dita ciascuna. A una riunione in una sinagoga devono partecipare almeno dieci persone. Il decimo appartiene a Dio. L’arpa ha dieci corde. Dieci offese esauriscono la pazienza. Dieci pagnotte bastano per un viaggio. Dunque, qui Gesù intende la comunità cristiana in tutta la sua interezza. Alla Venuta del Signore tutti i credenti apparterranno o al gruppo delle vergini stolte o al gruppo delle vergini avvedute. Ancora una volta il sacro aut aut della Scrittura! Non c’è un gruppo di mezzo."


La realtà è che tutte e dieci le vergini sono credenti cristiane! Proprio all’inizio di questa parabola in Mat 25,1 si dice: "Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo". Dunque, tutte e dieci vengono messe a confronto con il regno dei cieli.

Tutte e dieci erano vergini, tutte e dieci avevano le lampade e tutte uscirono per andare incontro allo sposo. Tutte e dieci, quindi, fanno parte della comunità cristiana! Tuttavia, come nella parabola del pranzo di nozze, di cui sopra in Mat 22,12, uno dei commensali, era stato sì invitato, ma non avendo l’abito di nozze, era stato gettato nelle tenebre di fuori, allo stesso modo anche le cinque vergini stolte erano state invitate, ma non avendo abbastanza olio, non furono più ammesse alle nozze.

AA prima vista queste due parabole del Signore sembrano essere un po’ difficili da comprendere, quasi ingiuste. Tuttavia, è necessario osservare più attentamente ciò che qui viene detto per riuscire a coglierne il senso. Come in tutte le parabole del Signore, anche in entrambe queste rappresentazioni abbiamo due livelli: un livello è il riferimento terreno, che caratterizza il comportamento di queste persone nel loro ambito terreno: poi l’altro livello è la dimensione spirituale, che spiega la relazione con Dio.

Nella parabola del pranzo di nozze un commensale non ha l’abito di nozze e da ciò riconosciamo, su un livello terreno, che quest’uomo offende deliberatamente i padroni di casa – cioè il re e suo figlio. È un po’ come ai giorni nostri, quando gli invitati si presentano in jeans. In questo modo mostrano la loro stima nei confronti del padrone di casa e della sua casa. E questa stima è paragonabile a una stalla, che deve essere ripulita dal letame, attività per la quale originariamente erano stati concepiti questi pantaloni da lavoro.

AuSul piano spirituale dobbiamo seguire quel vecchio principio che stabilisce, che la Scrittura deve sempre essere interpretata attraverso la Scrittura. Qui si tratta degli ospiti di nozze e dell’abito di nozze. Troviamo una situazione simile anche nell’Apocalisse con la folla immensa che nessuno poteva contare, che stava in piedi davanti al trono in vesti bianche.

Essi hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello.

Apoc 7,9 Dopo queste cose guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano. 7,10 E gridavano a gran voce, dicendo: «La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all’Agnello». 7,11 E tutti gli angeli erano in piedi intorno al trono, agli anziani e alle quattro creature viventi; essi si prostrarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio, dicendo: 7,12 «Amen! Al nostro Dio la lode, la gloria, la sapienza, il ringraziamento, l’onore, la potenza e la forza, nei secoli dei secoli! Amen».

7,13 Poi uno degli anziani mi rivolse la parola, dicendomi: «Chi sono queste persone vestite di bianco e da dove sono venute?» 7,14 Io gli risposi: «Signor mio, tu lo sai». Ed egli mi disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione. Essi hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello. 7,15 Perciò sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte, nel suo tempio; e colui che siede sul trono stenderà la sua tenda su di loro. Apoc 7,9-15;


Come spiega uno degli anziani a Giovanni, questi credenti stanno in piedi qui in cielo davanti al trono di Dio perché "hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello". Ciò significa, che per i loro peccati si sono avvalsi del sacrificio di redenzione sulla croce del nostro Signore.

Perciò ora sono purificati e liberi dal peccato – le loro vesti sono bianche. E la stessa cosa succede con gli abiti degli ospiti di nozze in Mat 22,11-12: tutti hanno ricevuto il perdono dei loro peccati per grazia di Dio. Solo un ostinato peccatore aveva rifiutato questa offerta e tuttavia, voleva lo stesso essere presente alle nozze. Fu gettato nelle tenebre di fuori.

Nella parabola delle dieci vergini, a livello interpretativo terreno, possiamo notare che il vero motivo di questa catastrofe delle cinque vergini stolte non viene nemmeno menzionato. Si tratta del loro comportamento molto prima della cerimonia nuziale. Prima di andare a queste nozze, avrebbero dovuto accertarsi di avere abbastanza olio nelle loro lampade.

Ma se lo sono dimenticato. O meglio, l’hanno notato, ma si sono dette: "Ma sì, andrà tutto bene in un modo o nell’altro. L’olio non è mica una questione di vita o di morte". Nella vita quotidiana si tratta, ad esempio, di quei fratelli e quelle sorelle che affermano, che si dedicherebbero maggiormente alla fede e alla Parola di Dio, se avessero più tempo. E mentalmente pensano, che per uno studio biblico intensivo avranno ancora abbastanza tempo più avanti nella loro vita. E il giorno seguente fanno un incidente con la macchina e muoiono.

Se ora vogliamo sondare la dimensione spirituale di questa parabola, dobbiamo prestare attenzione al fatto che qui le vergini stolte non avevano abbastanza olio nelle loro lampade. Il significato di questo fatto si può riconoscere anche in una dichiarazione dell’Apocalisse, in particolare Apoc 11,3-4, a proposito dei due testimoni di Dio:

Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra.

Apoc 11,3 Io concederò ai miei due testimoni di profetizzare, ed essi profetizzeranno vestiti di sacco per milleduecentosessanta giorni. 11,4 Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra. Apoc 11,3-4;


Come già indica il loro nome, questi due uomini danno testimonianza. Testimonianza di Dio e dell’ Agnello. Sono "i due olivi e i due candelabri". E con ciò ora possiamo riconoscere anche il significato dell’ olio e delle lampade nella parabola delle dieci vergini. Qui si tratta della nostra testimonianza nel mondo di Dio e del nostro Signore Gesù Cristo.

Le cinque vergini stolte erano sì credenti, ma, chi più chi meno, l’ hanno tenuto per sé, vergognandosi di confessarlo alle altre persone – credenti e soprattutto non credenti. Tuttavia, come ci dice il Signore: se ci vergogniamo del Signore, allora anche lui si vergognerà di noi, quando verrà.

Se uno ha vergogna di me e delle mie parole, il Figlio dell’uomo avrà vergogna di lui, quando verrà nella gloria sua.

Luca Perché se uno ha vergogna di me e delle mie parole, il Figlio dell’uomo avrà vergogna di lui, quando verrà nella gloria sua e del Padre e dei santi angeli. Luca 9,26;


Non serve a nulla, voler confessare velocemente – come le cinque vergini stolte – la nostra fede al Signore quando ci "risvegliamo", cioè quando risorgeremo. Allora sarà troppo tardi. Come con tutti gli altri impegni della vita umana, dobbiamo prendere una posizione anche nei confronti di questa questione mentre siamo ancora in vita.

E a tal riguardo è sempre interessante constatare che l’ essere umano parla volentieri di ciò che ama. Chi ama mangiare bene, parla volentieri di cibo, chi ama gli animali, i fiori o le macchine, ne parla volentieri e chi è appassionato di politica, scienza o arte, non ne parla mai abbastanza. Come mai allora alcuni fratelli e alcune sorelle credono di amare Dio, senza spendere neanche una sola parola per lui durante tutto il giorno?

Tuttavia, qui ci si rivolge anche a molti fratelli e sorelle nel Signore che pensano, che perché il marito, la moglie, il figlio o qualsiasi altra persona a loro vicino sia forte nella fede e attivo nel servire Dio, anche loro vengano salvati grazie alla loro relazione, in qualche modo automaticamente, risparmiandosi così di fare qualsiasi sforzo personale.

Che errore fatale! Contano sui loro parenti o conoscenti, affinché diano loro un po’ del loro olio quando verrà il Signore. Ma non sarà così. Se lo facessero, nessuno di loro potrebbe essere salvato, come dicono anche le cinque vergini avvedute alle cinque vergini stolte nella parabola.

Come possiamo notare, sia nella parabola, che nella vita quotidiana sono la superficialità e l’ inaffidabilità a impedire a queste persone di sviluppare una fede più profonda e di sentire una vera appartenenza al Signore. Di conseguenza, anche nella comunità cristiana dobbiamo contare sempre su persone inaffidabili. E questo è anche il motivo per cui nel momento decisivo il Signore dice loro: "Non vi conosco!".

In riferimento alla questione qui discussa possiamo, di conseguenza, constatare, che anche questa parabola in definitiva non si rivolge al popolo di Israele, ma esclusivamente alla comunità cristiana. E nella interpretazione di J. Haizmann citata all’ inizio in relazione alle cinque vergini avvedute –

"e saranno presenti solo gli ebrei, che si sono preparati per questo giorno, convertendosi. Questo non può essere affatto interpretato come un riferimento alla comunità cristiana"

– non è stato evidentemente notato che ogni essere umano – di qualsiasi nazionalità, "non c’è qui né Giudeo né Greco" (Gal 3,28) – che si sia convertito nella fede in Gesù Cristo come suo Signore e Salvatore, è un cristiano. E così secondo J. Haizmann anche le cinque vergini avvedute – in quanto ebree convertite – avrebbero dovuto essere cristiane e appartenere alla comunità cristiana e così ancora una volta non ci sono ebrei in questa parabola. Questo mostra molto chiaramente chi in realtà ha qualche difficoltà.

Se ora confrontiamo questa parabola delle dieci vergini con le dichiarazioni del Signore a proposito del Giorno del Figlio dell’uomo in Luca 17,30-37, possiamo notare che entrambi i passaggi biblici hanno contenuti identici:

in quella notte, due saranno in un letto; l’uno sarà preso, e l’altro lasciato.

Luca 17,30 Lo stesso avverrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà manifestato. 17,31 In quel giorno, chi sarà sulla terrazza e avrà le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così pure chi sarà nei campi non torni indietro. 17,32 Ricordatevi della moglie di Lot. 17,33 Chi cercherà di salvare la sua vita, la perderà; ma chi la perderà, la preserverà.

17,34 Io vi dico: in quella notte, due saranno in un letto; l’uno sarà preso, e l’altro lasciato. 17,35 Due donne macineranno assieme; l’una sarà presa e l’altra lasciata. 17,36 [Due uomini saranno nei campi; l’uno sarà preso e l’altro lasciato.]» 17,37 I discepoli risposero: «Dove sarà, Signore?» Ed egli disse loro: «Dove sarà il corpo, là pure si raduneranno le aquile». Luca 17,30-37;


Così come tutte le dieci vergini fanno parte della comunità cristiana, ma alla fine solo cinque di loro vengono ammesse alle nozze, anche qui troviamo due in un letto. Di conseguenza, non si tratta di credenti o non credenti, ma sono tutte persone credenti che appartengono alla comunità cristiana degli Ultimi Tempi.

E anche qui ci saranno alcuni che hanno confessato la loro fede nel Signore e ne hanno dato testimonianza nel mondo e altri che hanno temuto di confessare la loro fede e si sono vergognati di fare testimonianza del Signore. Perciò anche il Signore dice loro: "l’uno sarà preso e l’altro lasciato".

(Vedi anche Discorso 12: "La chiesa cristiana degli Ultimi Tempi deve cercarsi un luogo di rifugio per il Rapimento?")


Il servo fedele e il servo malvagio.

Così arriviamo alla prossima parabola, immediatamente precedente a questa, alla fine del capitolo 24 di Matteo.

Qual è mai il servo fedele e prudente che il padrone ha costituito sui domestici per dare loro il vitto a suo tempo?

Mat 24,45 Qual è mai il servo fedele e prudente che il padrone ha costituito sui domestici per dare loro il vitto a suo tempo? 24,46 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà così occupato! 24,47 Io vi dico in verità che lo costituirà su tutti i suoi beni. 24,48 Ma, se egli è un servo malvagio che dice in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire"; 24,49 e comincia a battere i suoi conservi, a mangiare e bere con gli ubriaconi, 24,50 il padrone di quel servo verrà nel giorno che non se l’aspetta, nell’ora che non sa, 24,51 e lo farà punire a colpi di flagello e gli assegnerà la sorte degli ipocriti. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti. Mat 24,45-51;


Anche questa parabola si riferisce chiaramente alla Seconda Venuta del Signore. In Mat 24,46 si dice espressamente: "Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà così occupato!" E ciò non può che riferirsi alla prossima venuta, alla Seconda Venuta del Signore. Quando il Signore verrà al servo malvagio sarò assegnata la sorte degli ipocriti. E anche questi poi andranno in dannazione nel Giudizio Universale alla fine del mondo.

Anche questa parabola non può essere riferita agli ebrei, poiché – come sarà spiegato più avanti – proprio gli ebrei, da quando hanno rifiutato il Figlio di Dio, non ricevono più come prima alcun genere di ordine divino. Inoltre, fino al Ritorno del Signore, il loro Messia, per assumere il dominio nel regno millenario della pace, gli ebrei non avranno più alcun contatto con il loro Dio.

Questa parabola, di conseguenza, tratta di quei servi di Dio cristiani (anziani/predicatori/pastori) che offrono "cibo" (la Parola di Dio) alla servitù (la comunità cristiana) nel momento giusto (prima della Seconda Venuta del Signore). E tratta anche di quegli altri servi che approfittano dell’assenza del Signore per esprimere liberamente la loro brama di potere nella comunità cristiana.

(Vedi anche Discorso 60: "Quando un cristiano dovrebbe lasciare una comunità?" [non ancora disponibile in italiano, leggi in tedesco / leggi in inglese])


Il discorso degli Ultimi Tempi del Signore.

Poiché evidentemente neanche questa parabola era rivolta al popolo di Israele, arriviamo alla parte restante di Mat 24, cominciando questa volta dall’inizio. La prima parte, il "principio dei dolori" in Mat 24,4-14, al versetto Mat 24,9 ci dice subito di chi parla questo passaggio. Qui si dice:

E sarete odiati da tutte le genti a causa del mio nome.

Mat 24,9 Allora vi sottoporranno a supplizi e vi uccideranno; e sarete odiati da tutte le genti a causa del mio nome. 24,10 Allora molti si scandalizzeranno, si tradiranno e si odieranno l’ un l’altro. Mat 24,9-10;


Qui il Signore parla ai discepoli e quindi è necessario notare naturalmente che gli apostoli erano ebrei di nascita, sebbene fossero i primi cristiani per quanto riguarda la fede. Alla questione, se Cristo qui si rivolge a loro come ebrei o come cristiani, tuttavia, si può rispondere con relativa semplicità. Nulla lascia supporre che l’indicazione del Signore "sarete odiati da tutte le genti a causa del mio nome", potesse essere riferita al nome "Gesù".

Di conseguenza, non può che trattarsi del nome "Cristo" e, quindi, solo dei cristiani. Tuttavia, se si sa che il "Christos" greco corrisponde al "Messia" ebraico, potremmo riferire anche questo agli ebrei. Ma non avrebbe alcun senso ritenere che gli ebrei debbano essere odiati da tutte le genti a causa del Messia Gesù, che per di più hanno respinto e consegnato alla morte. Ciò sarebbe pensabile solo, se improvvisamente il mondo intero consistesse di cristiani "rinati", il che è del tutto illusorio, non solo da un punto di vista biblico.

E se adesso osserviamo il passaggio parallelo in Luca, possiamo riconoscere il reale retroscena di questa profezia del Signore:

E sarete odiati da tutti a causa del mio nome.

Luca 21,12 Ma prima di tutte queste cose, vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno consegnandovi alle sinagoghe, e mettendovi in prigione, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 21,13 Ma ciò vi darà occasione di rendere testimonianza. 21,14 Mettetevi dunque in cuore di non premeditare come rispondere a vostra difesa, 21,15 perché io vi darò una parola e una sapienza alle quali tutti i vostri avversari non potranno opporsi né contraddire. 21,16 Voi sarete traditi perfino da genitori, fratelli, parenti e amici; faranno morire parecchi di voi; 21,17 e sarete odiati da tutti a causa del mio nome; Luca 21,12-17;


In Luca 21,12 si dice: "vi perseguiteranno consegnandovi alle sinagoghe , e mettendovi in prigione". Qui possiamo riconoscere che si tratta di quei cristiani che, per essere cristiani saranno odiati da tutte le genti negli Ultimi Tempi e saranno consegnati agli ebrei nelle loro sinagoghe.

Evidentemente, in questa prima parte degli Ultimi Tempi, gli ebrei godono di una sorta di supremazia religiosa, grazie alla quale perseguitano, imprigionano e qualche volta uccidono i credenti cristiani. Inoltre, in Mat 24,12-13 riceviamo la conferma del fatto che queste profezie, da un punto di vista temporale, sono effettivamente da collocare negli Ultimi Tempi. Qui il Signore dice:

Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.

Mat 24,12 Poiché l’iniquità aumenterà, l’amore dei più si raffredderà. 24,13 Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. Mat 24,12-13;


Se chi avrà perseverato sino alla fine, sarà salvato, allora gli eventi raccontati in questa parte del discorso degli Ultimi Tempi del Signore non possono estendersi per secoli, ma devono accadere in uno specifico arco temporale, anteriore a questa fine. Ma così abbiamo la dimostrazione, che in questo passaggio si parla di profezie relative al tempo immediatamente precedente al Ritorno del Signore, agli Ultimi Tempi.

E se si tratta di profezie degli Ultimi Tempi, allora riguardano la comunità cristiana degli Ultimi Tempi e non il popolo di Israele. Il destino degli ebrei muterà soltanto alla fine degli Ultimi Tempi, prima del Millennio, quando il loro Dio li riunirà da tutto il mondo ed essi lo cercheranno piangendo e lamentandosi. A tal riguardo abbiamo un’ulteriore prova biblica. Infatti, anche in Matteo troviamo, due capitoli prima, la parabola del Signore del pranzo di nozze. Qui si parla di un re che, volendo organizzare le nozze del figlio, aveva invitato gli ospiti:

Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze.

Mat 22,1 Gesù ricominciò a parlare loro in parabole, dicendo: 22,2 «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. 22,3 Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. 22,4 Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze". 22,5 Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi al suo commercio; 22,6 altri poi, presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. 22,7 Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città. Mat 22,1-7;


In questa parabola il re rappresenta Dio, il Padre, mentre il figlio del re rappresenta il nostro Signore Gesù Cristo. Gli invitati alle nozze sono il popolo di Israele e i servi sono i profeti di Dio, di cui l’ ultimo è Giovanni Battista. Da sempre i profeti hanno profetizzato la Venuta del Messia e molti di loro furono uccisi per motivi politici dai re di Israele, come appunto anche Giovanni Battista.

Tuttavia, come era nella parabola, così era anche nella realtà: gli Israeliti "non curandosene, se ne andarono". Alla Sua Venuta, hanno respinto il loro Messia e non vollero avere nulla a che fare con Lui. La reazione del re è fin troppo chiara adesso: fece uccidere gli assassini dei suoi servi e fece bruciare la loro città. Una profezia che si realizzerà nell’anno ’70 con la conquista di Gerusalemme per opera di Tito.

E poi in questa parabola troviamo quella decisione divina, che ha cambiato l’intera storia del mondo.

Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete.

Mat 22,8 Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. 22,9 Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete". 22,10 E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali. 22,11 Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l’abito di nozze. 22,12 E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?" E costui rimase con la bocca chiusa. 22,13 Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". 22,14 Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti». Mat 22,8-14;


Poiché gli Israeliti invitati non erano degni, Dio li ha respinti mandando nuovamente i suoi servi – ormai cristiani – a invitare tutti quelli che potevano trovare. Come nella storia di Esaù e Giacobbe, anche qui, dunque, il popolo di Israele aveva tradito il suo diritto di primogenitura, rinunciandovi volontariamente. In questo modo si era sgomberata la via ai pagani, affinché si convertissero alla fede cristiana.

E ora possiamo notare che qui non sono cambiati solo gli ospiti di nozze, ma che è stata rimandata anche la "data delle nozze". Ora anche i servi non sono più i profeti, ma gli apostoli e i maestri della comunità cristiana fino ai giorni nostri e oltre fino al Ritorno del Signore. E come la prima volta, anche questa volta, alla Venuta del Figlio ‘in questo caso la seconda – saranno celebrate le nozze.

In riferimento al nostro argomento possiamo, dunque, affermare che Israele non fa più parte di questo secondo piano di salvezza di Dio. Il destino di Israele muterà nuovamente quando sarà riunito dal suo Messia e diventerà il capo delle nazioni nel Millennio (Ger 31,6.7). Fino a questo momento, tuttavia, né la storia della salvezza e, di conseguenza, neanche Mat 24,31, trattano del popolo di Israele, ma esclusivamente della comunità cristiana. Ciò si nota molto chiaramente anche nell’ultima frase della parabola di cui sopra. Qui si dice:

Mat 22,14 Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti».


Come si deduce dall’analisi di cui sopra, questi eletti rappresentano, senza ombra di dubbio, i nuovi "ospiti di nozze", cioè i membri della comunità cristiana, non gli Israeliti. E in Mat 24,31, il versetto, che qui l’autore citato all’inizio riferisce al popolo di Israele:

Mat 24,31 E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all’altro dei cieli.


troviamo esattamente la stessa parola "eletti" – che il Signore utilizza anche nella dichiarazione in Mat 22,14, derivante dal verbo greco "eklektos" (scegliere). E ciò a dimostrazione del fatto, che anche gli "eletti" di Mat 24,31 sono la comunità cristiana degli Ultimi Tempi in occasione del Rapimento e non una prematura riunione di Israeliti.

Questa interpretazione errata è attribuibile evidentemente al fatto, che i pretribolazionisti collocano il Rapimento prima della Grande Tribolazione. In base a questa visione, alla Seconda Venuta del Signore, che – in maniera chiara e inequivocabile (sia in Mat 24,29 e ss., così come in Apoc 6 e 7), ha luogo "dopo la Tribolazione di quei giorni", la comunità cristiana sulla terra non c’è più perché è già stata "fatta risorgere". Allora da questo punto di vista, di conseguenza, si è costretti a riferire questi passaggi al popolo di Israele.

E alla fine arriviamo così a quelle dichiarazioni in Mat 24, che verosimilmente potevano per la prima volta far sorgere il dubbio, che le persone a cui si rivolge questo capitolo potessero essere ebree. In Mat 24,15 quelli "che saranno nella Giudea" sono esortati a fuggire ai monti, quando vedranno l’ abominazione della desolazione, posta in luogo santo.

Quando dunque vedrete l’abominazione della desolazione, posta in luogo santo, allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti.

Mat 24,14 E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine. 24,15 Quando dunque vedrete l’abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi legge faccia attenzione!), 24,16 allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; 24,17 chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere quello che è in casa sua; 24,18 e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste. 24,19 Guai alle donne che saranno incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! 24,20 Pregate che la vostra fuga non avvenga d’inverno né di sabato;

24,21 perché allora vi sarà una grande tribolazione, quale non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. 24,22 Se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati. 24,23 Allora, se qualcuno vi dice: "Il Cristo è qui", oppure: "È là", non lo credete; 24,24 perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. 24,25 Ecco, ve l’ho predetto. 24,26 Se dunque vi dicono: "Eccolo, è nel deserto", non v’andate; "Eccolo, è nelle stanze interne", non lo credete; 24,27 infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 24,28 Dovunque sarà il cadavere, lì si raduneranno le aquile.

24,29 Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate. 24,30 Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. Mat 24,14-30;


Innanzitutto, analizziamo un po’ più dettagliatamente questa frase nel versetto Mat 24,15 "Quando dunque vedrete l’abominazione della desolazione, (…), posta in luogo santo". Generalmente si pensa, che il "luogo Santo" sia il tempio di Gerusalemme. Dato che il Secondo tempio (ricostruito da Erode sul Primo tempio di Salomone) fu distrutto dai romani nell’anno ’70 e fino ad allora non era stato più ricostruito, ciò significa che per la realizzazione di questa profezia entro allora sarà costruito un nuovo tempio, il terzo.

Inoltre, dalla dichiarazione in Mat 24,16: "… quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti" possiamo dedurre, che qui non può trattarsi solo di un po’ di persone. Allora la Giudea abbracciava un territorio di circa 80 per 80 chilometri, cioè circa 6400 km2, con la grande città di Gerusalemme quasi al centro. Di conseguenza, deve trattarsi di un gruppo etnico relativamente grande, sparso in tutto il territorio della Giudea, che viene esortato alla fuga, quando vedrà questa abominazione della desolazione posta nel tempio. Poiché adesso anche nel passaggio di Mat 24,17-20 si può notare che questa fuga avrà luogo nell’immediatezza, non è quindi pensabile che queste persone fossero tutte nel tempio di Gerusalemme per vedere l’abominazione della desolazione. È altamente improbabile anche che questa informazione potesse diffondersi oralmente per 6000 chilometri quadrati, poiché anche per questo non ci sarebbe stato il tempo. Se, quindi, tutti quelli che saranno in Giudea vedranno contemporaneamente questo evento – che è poi ciò che questo passaggio suggerisce – non rimane che trasmettere la rappresentazione di questa abominazione in televisione o attraverso altri media audiovisivi.

In questo modo, da un lato notiamo che qui sono stati previsti i mezzi di trasmissione del futuro già duemila anni fa. Ma anche – e ciò qui è molto importante per la spiegazione che segue – che non saranno esclusivamente gli ebrei a vedere questa abominazione della desolazione nel tempio. (Del resto, i non ebrei non potevano entrare nel tempio). Di conseguenza, si può supporre che la rappresentazione di questa abominazione nel tempio di Gerusalemme sarà un evento trasmesso dal vivo, che sarà ricevuto e visto in tutto il mondo.

Come si vede, il fatto che in Mat 24,16 venga citata la "Giudea", non rappresenta in nessun caso la conferma che qui ci si riferisca solo a ebrei. Poiché il Signore Gesù – come sarà dimostrato più avanti in base alla Scrittura – non aveva alcun motivo per avvertire proprio gli ebrei con queste dichiarazioni, allora "quelli che sono in Giudea" non possono che essere il gruppo dei cristiani in Giudea, cioè una parte della comunità cristiana degli Ultimi Tempi, a cui qui si consiglia la veloce fuga sui monti del territorio.

In Luca 21, 20-24, il passaggio parallelo di questi versetti di Matteo, ci viene poi svelato anche il motivo di questa fuga:

Allora quelli che sono in Giudea, fuggano sui monti (…) Perché vi sarà grande calamità sulla terra e ira su questo popolo.

Luca 21,20 «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. 21,21 Allora quelli che sono in Giudea, fuggano sui monti; e quelli che sono in città, se ne allontanino; e quelli che sono nella campagna non entrino nella città. 21,22 Perché quelli sono giorni di vendetta, affinché si adempia tutto quello che è stato scritto. 21,23 Guai alle donne che saranno incinte, e a quelle che allatteranno in quei giorni! Perché vi sarà grande calamità sulla terra e ira su questo popolo. 21,24 Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti. 21,25 Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle; sulla terra, angoscia delle nazioni, spaventate dal rimbombo del mare e delle onde; 21,26 gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate. 21,27 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole con potenza e gloria grande. 21,28 Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina». 21,29 Disse loro una parabola: «Guardate il fico e tutti gli alberi; Luca 21,20-29;


E qui diventa subito chiaro, che non sono gli ebrei a dover essere salvati fuggendo sui monti. A parte il fatto che, in ogni caso, neanche un singolo credente ebreo di fede mosaica seguirebbe questo consiglio del Signore, dato che Gesù Cristo per gli ebrei è un ingannatore e bestemmiatore, in Luca 21,22-24 ci viene spiegato che questi sono "i giorni della vendetta, affinché si adempia tutto quello che è stato scritto" e "vi sarà ira su questo popolo" e "cadranno sotto il taglio della spada". Al contrario, sono, dunque, proprio gli ebrei, che qui saranno puniti da Dio e condotti prigionieri dai loro nemici fra tutti i popoli e Gerusalemme sarà calpestata.

(Vedi anche Tabella 05: "Sinossi dei discorsi del Signore sugli Ultimi Tempi")


Una di queste profezie, a cui si riferisce il Signore in Luca 21,22 di cui sopra, quando dice: "affinché si adempia tutto quello che è stato scritto", la troviamo nell’Antico Testamento in Zac 14,1-2 (Vedi anche Isa 5,25-30; Ger 4,5-22; etc.):

Io radunerò tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme.

Zac 14,1 Ecco, viene il giorno del SIGNORE in cui le tue spoglie saranno spartite in mezzo a te. 14,2 Io radunerò tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme, la città sarà presa, le case saranno saccheggiate, le donne violentate; metà della città sarà deportata, ma il resto del popolo non sarà sterminato dalla città. Zac 14,1-2;


Se adesso osserviamo l’analisi fin qui fatta, notiamo il seguente contesto: in quella parte degli Ultimi Tempi, che fa seguito al "principio dei dolori", ci sarà una persecuzione dei cristiani mondiale. Tutti – persino i parenti più prossimi – odieranno i cristiani, li perseguiteranno e li consegneranno all’autorità religiosa suprema ebraica, la quale collaborerà con le potenze mondiali dominanti. Più tardi negli Ultimi Tempi, tuttavia, Dio punirà questo sacrilegio degli ebrei e si vendicherà di Israele. Allora l’ira del mondo si abbatterà nuovamente su questo popolo, il territorio sarà conquistato dai pagani e la popolazione sarà condotta prigioniera fra tutti i popoli.

(Vedi anche Discorso 08: "L’Israele di oggi deve tornare nella diaspora?")


Ora la prova finale del fatto, che effettivamente Mat 24 e 25 si riferiscano primariamente alla comunità cristiana – e che gli ebrei, nonostante la citazione di Gerusalemme, del tempio, della Giudea, etc., non siano i referenti principali di questo passaggio, ma rappresentino semplicemente una parte coinvolta negli eventi – la troviamo anche in Matteo, nella parabola del Signore dei vignaioli:

Il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti.

Mat 21,33 «Udite un’altra parabola: C’era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l’uva e vi costruì una torre; poi l’affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio. 21,34 Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna. 21,35 Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero un altro e un altro lo lapidarono. 21,36 Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo.


21,37 Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio". 21,38 Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: "Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità". 21,39 Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero.


21,40 Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?» 41 Essi gli risposero: «Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo». 21,42 Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri"?


21,43 Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti. 21,44 Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà».


21,45 I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro; 21,46 e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che lo riteneva un profeta. Mat 21,33-46;


Anche in questa parabola il padrone di casa rappresenta Dio, l’ Onnipotente. La vigna è Israele, i servi sono i profeti e i vignaioli i capi religiosi di Israele. Qui possiamo notare, che attraverso i suoi profeti Dio ha ripetutamente esortato Israele ad abbandonare i suoi cattivi sentieri e a convertirsi nel suo Dio. Tuttavia, Israele non ha dato ascolto ai profeti e li ha fatti prigionieri o persino uccisi, sorte toccata anche a Giovanni Battista, l’ultimo di loro.

Ora, in conclusione, Dio ha mandato Suo Figlio Gesù Cristo. Tuttavia, gli scribi all’epoca di Gesù insieme al sommo sacerdote Caifa e al Sinedrio avevano capito, che questi era l’erede – vale a dire il Messia. E avevano anche capito, che avrebbero perso il loro potere e la loro influenza, se lo avessero riconosciuto come il Messia e il Figlio di Dio. E così sulla base di false testimonianze lo accusarono di essere un ingannatore e un bestemmiatore, lo giudicarono e lo consegneranno ai romani per essere crocifisso.

«Egli ha bestemmiato; che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia»

Mat 26,57 Quelli che avevano preso Gesù, lo condussero da Caiafa, sommo sacerdote, presso il quale erano riuniti gli scribi e gli anziani. 26,58 Pietro lo seguiva da lontano, finché giunsero al cortile del sommo sacerdote; ed entrò, mettendosi a sedere con le guardie, per vedere come la vicenda sarebbe finita. 26,59 I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù per farlo morire; 26,60 e non ne trovavano, benché si fossero fatti avanti molti falsi testimoni. 26,61 Finalmente, se ne fecero avanti due che dissero: «Costui ha detto: "Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni"». 26,62 E il sommo sacerdote, alzatosi in piedi, gli disse: «Non rispondi nulla? Non senti quello che testimoniano costoro contro di te?» 26,63 Ma Gesù taceva. E il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Cristo (Messia), il Figlio di Dio». 26,64 Gesù gli rispose: «Tu l’hai detto; anzi vi dico che da ora in poi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo». 26,65 Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti, dicendo: «Egli ha bestemmiato; che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia; 26,66 che ve ne pare?» Ed essi risposero: «È reo di morte». 26,67 Allora gli sputarono in viso e gli diedero dei pugni e altri lo schiaffeggiarono, 26,68 dicendo: «O Cristo profeta, indovina! Chi ti ha percosso?» Mat 26,57-68;


E poi nella parabola in Mat 21,42 di cui sopra, il Signore cita Salmi 118,22-23:

Salm 118,22 La pietra che i costruttori avevano disprezzata è divenuta la pietra angolare. 118,23 Questa è opera del SIGNORE, è cosa meravigliosa agli occhi nostri. Salm 118,22-23;


La pietra angolare è Gesù Cristo, i costruttori sono i capi religiosi di Israele, che lo hanno respinto, e il fatto che Gesù Cristo sia divenuto la pietra angolare, significa, che proprio attraverso la morte, alla quale l’hanno condannato gli Israeliti, Egli diventerà il Salvatore di un altro popolo, vale a dire quello dei cristiani che si convertiranno alla fede in Cristo. E poi nel versetto conclusivo Mat 21,43 troviamo la frase piena di significato:

"Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti."


Anche in base a questa dichiarazione del Signore non è pensabile riferire Mat 24 e 25 al popolo di Israele. Nell’attuale piano di salvezza delle nazioni di Dio, Israele gioca solamente un ruolo marginale, non più da protagonista. Il regno (il governo) di Dio – che qui è stato tolto agli ebrei e dato a quella gente, vale a dire ai cristiani, che ne faccia i frutti e ne custodisca la fede nel Figlio di Dio – secondo la Scrittura ha tre dimensioni:

IL REGNO / IL GOVERNO DI DIO

1. Il tempo della grazia (la dimensione spirituale):
Dio regna con il Suo Spirito nello Spirito dei credenti cristiani (fino al Ritorno del Signore).

2. Il tempo della pace (la dimensione terrena):
Il Figlio di Dio regna per mille anni sulla terra nel regno della pace (nel Millennio).

3. L’eternità (la dimensione celeste):
Dio regna per tutta l’eternità in cielo (Dio è tutto in tutto).


La parte restante di Matteo, capitolo 24, cioè Mat 24, 29-56, tratta del Ritorno del Signore e del raduno degli eletti. Nel Discorso 38 si trova un’analisi di queste dichiarazioni con riferimento a ebrei e a cristiani.

(Vedi anche Discorso 38: "Cosa possono aspettarsi cristiani ed ebrei dal Ritorno del Signore?")


Il piano di salvezza di Dio e il suo impatto sulla creazione (FORMATO LARGO)


Tre fasi e
dieci epoche


Il giorno della salvezza e
il tempo della grazia


Il giorno della vendetta e
l’anno misericordioso del Signore


La Fine del Mondo e
la Nuova Creazione

Le battaglie

La Guerra in cielo
Apoc 12:7
La Battaglia di Harmaghedon
Apoc 19:11-19
L’Ultima Guerra
Apoc 20:7-10

I vincitori

Michele e i suoi angeli vinceranno
Satana e i suoi angeli
Apoc 12:8
Gesù Cristo e il suo esercito
vinceranno Satana e l’Anticristo
Apoc 19:20-21
Dio e l’esercito celeste
vinceranno Satana e l suoi eserciti
Apoc 20:9

Lo sconfitto

Satana e i suoi angeli furono gettato dal cielo
sulla terra
Apoc 12:9; Luca 10,18
Satana sarà gettato nell’abisso

Apoc 20:1-3
Satana sarà gettato nello stagno di
fuoco
Apoc 20:10

Le Risurrezioni

Il Risveglio dei santi alla morte del
Signore
Mat 27:52-53
La Prima Risurrezione dei Martiri

Apoc 20:4-6
La Risurrezione Universale

Apoc 20:11-15

Il tribunale

Il giudizio: il principe di questo
mondo è stato cacciato fuori
Giov 12:31
Il giudizio alla Prima Resurrezione

Apoc 20:4
Il Giudizio Universale -
la messe della terra è matura
Apoc 20:12-13

Il Giorno di Dio

Il giorno della misericordia di Dio
egli diviene uomo nel suo Figlio
Luca 2:11
Il Giorno dell’ira di Dio -
piaghe, terremoti e fuoco
Apoc 8:1-13, 9:1-21
Il giorno del giudizio rivelarsi con
fuoco
2Piet 3:7

Dio crea tutto di nuovo

Il peccato è vinto. Tutto è compiuto

Giov 19:30
La Trasformazione di Cielo e
Terra.
Apoc 16:17-20
Il primo cielo e la prima terra sono
passati
Apoc 20:11

La nuova vita

Il Vangelo: La verità è la salvezza
del mondo
2Tess 2:10
Il cielo e la terra rinnovati

Ebr 12:26-27
La creazione del nuovo cielo e della
nuova terra
Apoc 21:1

Dio è con loro


Il regno dello Spirito Santo :
Il tempo della grazia: Dio abita nello
spirito dei fedeli
1Cor 3:16
Il regno del Figlio:
Il tempo della pace: Dio abita
presso gli uomini nel suo tempio
Apoc 20:6
Il regno del Padre:
Il tempo eterno: Gli uomini abitano
presso di Dio. Senza più tempio
Apoc 21:22

Lo Spirito di Dio


Dio dà lo Spirito Santo a quelli che
lo pregano
Luca 11:13
Dio spanderà il suo Spirito sopra i
sui servi e sopra le sue serve
Atti 2:17-18
Lo Spirito di Dio abita in tutti loro

Apoc 21:3




Riassunto



A parte le profezie relative a Gerusalemme, alla distruzione del tempio nell’anno ’70 d.C. per mano dei legionari romani di Tito e quelle relative alla dispersione del popolo di Israele in tutto il mondo ad opera del suo Dio in Mat 24,2, così come le profezie relative ai giorni della vendetta, alla conquista e alla nuova dispersione di Israele negli Ultimi Tempi – le dichiarazioni nei capitoli 24 e 25 di Matteo, come abbiamo potuto dimostrare qui, o si riferiscono a tutte le persone o riguardano i cristiani.

L’affermazione di J. Haizmann citata all’inizio:

"Matteo 24 e 25 non hanno nulla a che fare con la comunità cristiana (…) Mat 24 e 25 si rivolgono al popolo di Israele e non devono essere interpretati come un riferimento alla comunità cristiana",


mostra che l’autore non si prende la briga di sottoporre quanto dice ad attenta analisi, e per di più ignora completamente il fatto, che dal momento del suo rifiuto del Messia e in seguito alla distruzione del tempio di Gerusalemme insieme al suo altare degli olocausti, il popolo di Israele, a differenza di prima, non ha più alcun genere di contatto con il suo Dio.

A meno che non si convertano in Gesù Cristo – però diventando così cristiani – gli Israeliti non potranno contare su una sola parola divina indirizzata a loro, fino al Ritorno del Signore per assumere il Suo governo del regno millenario della pace. Poiché il Figlio di Dio dice di sé:

Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Giov 14,6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Giov 14,6;

Chiunque nega il Figlio, non ha neanche il Padre.

1Gio 2,23 Chiunque nega il Figlio, non ha neanche il Padre; chi riconosce il Figlio, ha anche il Padre. 1Gio 2,23;


e tutti i credenti Israeliti di fede mosaica rifiutano assolutamente Gesù Cristo come il Figlio di Dio e il loro Signore – sì, persino come il loro Messia, ne consegue che nel tempo compreso tra la morte e la Risurrezione del Signore e il Suo Ritorno essi non hanno alcuna possibilità di interagire con il loro Dio, né nella preghiera, né con sacrifici.

La conseguenza di queste dichiarazioni del Signore di cui sopra è il fatto che da quasi duemila anni sono anche un popolo senza Dio senza alcuna possibilità di remissione dei loro peccati. Quando il Signore verrà ad assumere il Suo regno nel Millennio, quando radunerà gli Israeliti da tutto il mondo ed essi guarderanno a colui che hanno trafitto e lo piangeranno amaramente (Mat 24:30; Zac 12:10), solo allora Israele sarà riconciliato con il suo Dio e diverrà il capo delle nazioni della terra, cioè una potenza mondiale (Deut 28:1; Ger 31:6-7).

Ciò vale anche e specialmente per il "raduno di Israele attraverso il suo Dio", sull’onda della fondazione dello stato di Israele nel 1948, così spesso erroneamente interpretato. Questo "raduno" non ha avuto luogo grazie al suo Dio, ma è stata l’opera dei sionisti di Theodor Herzl, i quali – come spesso nella storia di Israele – ancora una volta non hanno voluto aspettare i tempi stabiliti da Dio e hanno fatto dello stato di Israele il loro "vitello d’oro".

(Vedi anche Discorso: 08 "Il raduno di Israele: già dal 1948 o non prima degli Ultimi Tempi?")









Nota


1) Ospiti di nozze.
Letteralmente, "figli della camera nuziale". In realtà, si tratta degli amici dello sposo, invitati alle nozze, che sarebbe meglio tradurre con ’testimoni di nozze". Erano i servitori e gli aiutanti dello sposo durante le nozze e il loro compito principale consisteva nel contribuire con tutte le loro forze alle celebrazioni delle nozze. – Se la sposa era vergine, le nozze venivano celebrate per sette giorni, se era vedova, solo per tre giorni. Ogni giorno comparivano nuovi commensali. Solo i "figli della camera nuziale", gli amici dello sposo, dovevano resistere con la coppia di sposi per l’intera settimana.