La predestinazione e gli eletti. /
Commento di Brunhilde Bollmeyer 00, 13-07-2004
Chiamati, ed eletti, e fedeli.
La predestinazione e gli eletti.
/ Commento di Brunhilde Bollmeyer 01, 11-08-2004
I credenti cristiani ("rinati") possono mai perdersi?
Dio ascolta le nostre preghiere per la conversione di altri? / Commento di Bruno Hackbauer 00, 09-02-2005
La sovranità di Dio è in pericolo? / Libro di James I. Packer 00, pag. 66 e ss.
Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati. / Commento di Christian Bollmeyer 00, 14-04-2005
Prima decide Dio? / Predica di Wolfgang Nestvogel 00, CD: Prediche BEG Hannover, 22-05-2005
In Apoc 17,14 i re guerreggeranno con l’Agnello e l’Agnello
li vincerà. Questo mi è abbastanza chiaro, ma con il Signore ci sono i
chiamati, gli eletti e i fedeli. Si tratta di gruppi diversi di persone o si
tratta di termini differenti per indicare i credenti cristiani in generale?
La questione relativa alla predestinazione (nel caso affiorasse in questo
contesto) è un mistero per me. Le sarei molto grata, se Lei potesse darmi
anche un’altra risposta a questa domanda.
Brunhilde Bollmeyer brunhilde.bollmeyer@gmx.de
Il riferimento alla "predestinazione" (la predeterminazione
divina dell’essere umano alla beatitudine o alla dannazione) a volte è
utilizzato negli ambienti cristiani per giustificare un argomento, sulla base
del quale poi alcuni fratelli e alcune sorelle alla fine concludono, che non
serve affatto alcuna conversione esplicita, perché in ogni caso i "veri"
credenti sono stati eletti e iscritti nel libro della vita dell’Agnello fin dal
principio del mondo, cosicché la loro identità è stata stabilita da molto tempo.
(Efes 1,4; Fili 4,3; Apoc 3,5; 13,8; 17,8; 20,12-15; 21,27).
Questa "certezza", della quale qui si cerca di convincere i fratelli e le
sorelle, in verità è un’assoluta illusione. Solo e unicamente la conversione
personale di ogni singolo essere umano al nostro Signore Gesù Cristo ci dà la
certezza di essere salvati alla fine. Secondo me, la ragione di
quest’interpretazione sbagliata è una visione completamente errata dei fatti.
Uno degli argomenti maggiormente citati come prova della correttezza della
dottrina della predestinazione è da ricercarsi nelle relative dichiarazioni di
Paolo contenute nella sua Lettera agli Efesini:
In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo.
Efes 1,3 Benedetto sia il Dio e Padre del nostro
Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei
luoghi celesti in Cristo. 1,4 In lui ci ha eletti prima della creazione
del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, 1,5
avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù
Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà,
1,6 a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato
Figlio. Efes 1,3-6;
Queste dichiarazioni bibliche, come quelle qui in Efes 1,3-6,
non devono essere considerate da un punto di vista umano o terreno, ma
esclusivamente dal punto di vista eterno dell’Onnipotente Dio. Già prima della
creazione del mondo, nella Sua Onniscienza, Dio sapeva di ogni singolo essere
umano che avrebbe mai vissuto e che mai vivrà, cosa questi avrebbe
deciso nella sua vita, se a favore di Dio o contro, e ha iscritto il
suo nome nel libro della vita.
Questa riflessione ci viene confermata anche da Pietro nella sua prima lettera e
dallo stesso Paolo nella sua lettera ai Romani:
Pietro, agli forestieri eletti secondo la prescienza di Dio Padre.
1Piet 1,1 Pietro, apostolo di Gesù
Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel
Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia, 1,2
eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a
ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano
moltiplicate. 1Piet 1,1-2;
Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo.
Rom 8,28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al
bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. 8,29
Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati
a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito
tra molti fratelli; Rom 8,28-29;
Effettivamente i sostenitori della dottrina della
predestinazione citano la dichiarazione di Paolo, di cui sopra in Efes 1,4-5, in
maniera assolutamente corretta, quando dice, che il Padre "ci ha eletti in Gesù
Cristo prima della creazione del mondo (…) avendoci predestinati nel suo amore a
essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli". Ma poi da ciò
deducono che Dio ha stabilito già dall’eternità quali persone saranno salvate e
quali no. La logica conseguenza di una simile visione sarebbe una bipartizione
della società. Gli uni – a ragione – farebbero notare, che questo non può essere
un Dio giusto, se priva gli individui della possibilità di prendere questa
decisione autonomamente. Gli altri sosterrebbero, che, in ogni caso i loro nomi
sono iscritti nel libro della vita e, di conseguenza, non fa alcuna differenza,
se ora conducono una vita devota o meno, poiché hanno un posto sicuro
nell’eternità in ogni caso. Oppure, come formula Fritz Wolf nel suo
contributo presente nel Discorso 58 "Come puoi sapere se sei salvato?":
"Così, da un lato c’erano quelli che,
nonostante desiderassero condurre una vita devota a Dio, non furono mai sicuri
della loro salvezza, e dall’altro quelli che erano sicuri di avere in tasca il
loro ‘biglietto per il paradiso’, ma che non si preoccuparono mai di condurre
una vita devota a Dio."
(Vedi anche Discorso 58: "Come puoi sapere se sei salvato?"
[non ancora disponibile in italiano. leggi in tedesco / leggi
in inglese])
Come si nota facilmente, questa visione non può essere giusta;
infatti, come vedremo più avanti, è anche del tutto errata.
Iniziamo con le dichiarazioni citate sopra, tratte dalla lettera agli Efesini.
Qui si possono notare due criteri diversi. Una volta Paolo dice che Dio ci ha
eletti "in lui" prima della creazione del mondo. Ciò significa che questa scelta
non ha origine da una decisione arbitraria, ma avviene in Gesù Cristo.
Di conseguenza, questa scelta si basa su un criterio: la fede nel nostro Signore
Gesù Cristo e l’appartenenza a Lui. Ma possiamo raggiungere questa fede e
quest’appartenenza solo convertendoci a Gesù Cristo in maniera del tutto
personale.
Chi crede nel Figlio ha vita eterna.
Giov 3,36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna,
chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio
rimane su di lui». Giov 3,36;
E così ora non è una decisione di Dio, ma la base di questa
scelta è la nostra decisione di seguire il Signore. Il nostro
onnisciente Padre conosceva questa nostra decisione già prima della fondazione
del mondo e ci ha eletti ed iscritti nel libro della vita
D’altro canto, in Efes 1,5 Paolo fa notare che Dio ci ha "predestinati nel suo
amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il
disegno benevolo della sua volontà". Ora, questa è certamente e chiaramente una
decisione, frutto della volontà del Padre. Tuttavia, questa decisione di Dio non
si riferisce alla scelta, ma al fatto di aver predestinato, nella Sua grazia,
gli eletti a essere adottati come Suoi figli, sulla base della loro decisione di
seguire Gesù Cristo. E Paolo poi esprime ancora questo concetto nella sua
lettera ai Romani, nel passaggio citato sopra (Rom 8:29), quando dice: "Perché
quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi
all’immagine del Figlio suo (come figli di Dio), affinché egli sia il
primogenito tra molti fratelli;". Ciò a cui bisogna prestare attenzione in
questo contesto è il fatto che qui Paolo parla già degli eletti. Quegli
individui che sono stati preconosciuti da Dio nella Sua onniscienza
1) perché nella
loro vita decideranno di seguire Gesù Cristo e che, in base alla volontà del
Padre, sono predestinati quindi anche a essere adottati come figli di Dio.
Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio!
1Gio 3,1 Vedete quale amore ci ha
manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali
siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 3,2
Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora
manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremo
simili a lui, perché lo vedremo com’egli è. 1Gio 3,1-2;
Ora, coloro che sostengono che l’essere umano sia predeterminato
da Dio alla vita eterna o alla dannazione a volte dichiarano anche che l’uomo
non possa decidere liberamente perché non è dotato di libero arbitrio. Nella sua
dissertazione "I credenti cristiani ("rinati") possono mai perdersi?" J. Ph.
Fijnvandraat la pensa nel modo seguente:
(Nota: nei passaggi rilevanti della Scrittura il termine
"rinato" viene tradotto con "ricreato", poiché in base alla dichiarazione del
Signore in Mat 19:28 la rinascita ha luogo solo con la Risurrezione alla fine
del mondo. Su questo sfondo e per non stravolgere il consueto uso della lingua,
tuttavia, qui si continuerà a usare il termine "rinato".)
(Vedi anche Discorso 85: "Vera e falsa rinascita.")
"Una persona non viene portata sul luogo della
salvezza solo sulla base del suo presunto "libero" arbitrio. La volontà
dell’uomo è così profondamente peccaminosa e cattiva, che nessuno potrebbe
essere salvato, se Dio nella Sua grazia non avesse predeterminato, chiamato ed
eletto le persone."
(Estratto dal sito web https://www.bibelkreis.ch/themen/glauverl.html)
In parole semplici, ciò significa che, a quanto pare, l’essere
umano non è dotato di libero arbitrio e, di conseguenza, non può neanche
decidere liberamente, se essere a favore o contro Dio. Per verificare la
correttezza di questa dichiarazione basta osservare solo alcuni di quei passaggi
biblici, in cui il Signore ci esorta a credere in Lui:
Giov 3,36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna,
chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio
rimane su di lui». Giov 3,36;
Giov 11,25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 1126 e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» Giov 11,25-26;
Giov 12,44 Ma Gesù ad alta voce esclamò: «Chi
crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato; Giov 12,44;
Giov 12,46 Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede
in me non rimanga nelle tenebre. 12,47 Se uno ode le mie parole e non le
osserva, io non lo giudico; perché io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a
salvare il mondo. Giov 12,46-47;
Quindi secondo l’osservazione di Ph. Fijnvandraat qui il Signore
esorterebbe gli individui, privi di libero arbitrio, privi della capacità di
decidere liberamente ed autonomamente, a credere in Lui, minacciandoli per di
più che l’ira di Dio rimarrà su di loro, se dovessero rifiutarsi di farlo. È
possibile? Certamente no, perché in maniera simile si potrebbe chiedere a un
cieco di non attraversare la strada con il "rosso", minacciandolo di punirlo in
caso contrario. Come si può notare, l’affermazione, indipendentemente da
come venga motivata, che
l’essere umano è privo di libero arbitrio, è solamente il tentativo di
rappresentarlo come un innocente incapace di intendere e di addossare a Dio la
responsabilità di tutte le decisioni sbagliate prese nella sua vita.
Ora, l’idea che Dio consegni gli esseri umani alla vita eterna o alla dannazione
in base alla Sua volontà, non solo contraddice l’intera Bibbia, ma contrasta
anche e soprattutto con l’essenza di Dio, così come ci viene presentata nella
Scrittura. Così come il nostro Dio è il Dio dell’amore assoluto, così Egli è
anche il Dio della giustizia assoluta. Amore e giustizia sono caratteristiche
immanenti in Dio.
Perché l’Eterno, il nostro DIO, è giusto in tutte le cose che fa.
Dan 9,14 Perciò l’Eterno ha tenuto in serbo
questa calamità e l’ha fatta venire su di noi, perché l’Eterno, il nostro
DIO, è giusto in tutte le cose che fa, mentre noi non abbiamo ubbidito alla
sua voce. Dan 9,14;
Il vostro DIO, è il DIO degli dèi, che non usa alcuna parzialità e non accetta regali.
Deut 10,17
Poiché l’Eterno, il vostro DIO, è il DIO degli dèi, il Signor dei signori,
il Dio grande, forte e tremendo, che non usa alcuna parzialità e non
accetta regali, 10,18 che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo
straniero dandogli pane e vestito. Deut 10,17-18;
Giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle nazioni.
Apoc 15,3 e cantavano il cantico di Mosè, servo di
Dio, e il cantico dell’Agnello, dicendo: «Grandi e meravigliose sono le tue
opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veraci sono le tue vie, o Re
delle nazioni. Apoc 15,3;
Mentre l’amore di Dio trova la sua completa realizzazione solo
quando viene accettato dagli esseri umani nell’amore reciproco, la giustizia di
Dio è la garanzia del fatto che nessun essere (neanche Satana!) in tutta la
creazione sarà costretto a priori a fare qualcosa contro la sua volontà.
Punizioni e ricompense originano sempre e solo sulla base delle decisioni prese
volontariamente da queste creature nel corso della loro esistenza. Così anche
l’ira di Dio, così come ci viene profetizzata in molti passaggi dell’Antico e
del Nuovo Testamento, non è una mancanza di amore, ma la conseguenza
dell’assoluta giustizia di Dio, la quale di per sé non può tollerare
l’ingiustizia, in qualsiasi forma o espressione. E proprio l’assoluta giustizia
di Dio è anche la ragione per cui lo stesso Dio non giudica gli esseri umani, ma
ha dato tutto il giudizio al Figlio. Poiché Egli stesso è stato uomo e tentato
come noi – resistendo, tuttavia, ad ogni peccato – la Sua capacità di giudizio
non può essere messa in dubbio da nessun essere umano.
Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio.
Giov 5,21 Infatti come il Padre
risuscita i morti e dà loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi
vuole. 5,22 Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio
al Figlio, 5,23 affinché tutti onorino il Figlio come onorano il
Padre; chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
Giov 5,21-23;
Perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo che egli ha stabilito.
Atti 17,30 Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza,
ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, 17,31 perché ha fissato un giorno
nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo che egli ha stabilito, e ne ha dato
sicura prova a tutti risuscitandolo dai morti». Atti 17,30-31;
Ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini.
Fili 2,5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che
già è stato in Cristo Gesù, 2,6 il quale, essendo in forma di Dio,
non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio,
2,7 ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile
agli uomini; 2,8 e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò
se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce.
Fili 2,5-8;
Infatti, poiché egli stesso ha sofferto quando è stato tentato, può venire in aiuto di coloro che sono tentati.
Ebr 2,17 Egli doveva perciò essere in ogni cosa
reso simile ai fratelli, perché potesse essere un misericordioso e fedele sommo
sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per fare l’espiazione dei peccati del popolo.
2,18 Infatti, poiché egli stesso ha sofferto quando è stato tentato, può
venire in aiuto di coloro che sono tentati. Ebr 2,17-18;
Ritornando alla questione relativa alla predestinazione, sulla
base dell’analisi esposta sopra, possiamo notare che, all’inizio della
creazione, Dio, nella Sua onniscienza, ha riconosciuto e iscritto nel libro
della vita tutte quelle persone che nella loro vita si convertiranno alla fede
nel Padre e nel Figlio.
A Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono nel libro della vita.
Fili 4,3 Sì, prego pure te, mio fedele
collaboratore, vieni in aiuto a queste donne, che hanno lottato per il vangelo
insieme a me, a Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono
nel libro della vita. Fili 4,3;
E fu aperto un altro libro, che è il libro della vita.
Apoc 20,12 E vidi i morti, grandi e piccoli, che
stavano ritti davanti a Dio, e i libri furono aperti; e fu aperto un altro
libro, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati in base
alle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. 20,13 E il mare restituì i
morti che erano in esso, la morte e l’Ades restituirono i morti che erano in
loro, ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. 20,14 Poi la
morte e l’Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda.
20,15 E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato
nello stagno di fuoco. Apoc 20,12-15;
Qui sopra in Apoc 20,12-15 viene descritto il Giudizio
Universale e in Apoc 20,12 possiamo notare che per pronunciare la sentenza
finale vengono consultati diversi "libri". Da un lato i libri delle opere, in
cui sono elencate le opere e le azioni compiute dagli esseri umani durante la
loro vita e in base alle quali saranno innanzitutto giudicati. Proprio su questo
passaggio della Scrittura si fonda anche la visione di alcuni ambienti cristiani
(ad esempio quella della Chiesa cattolica), secondo la quale l’essere umano può
essere salvato compiendo opere giuste. Ma come possiamo vedere continuando a
leggere il summenzionato passaggio, i libri delle opere rappresentano solo la
prima fase del giudizio perché poi verrà aperto il libro della vita e tutti
quelli il cui nome ora non figura in esso – indipendentemente dalle loro opere –
saranno perduti per sempre. Nella sua lettera ai Corinzi, Paolo ci spiega il
fondamento di questa iscrizione nel libro della vita:
Perché nessuno può porre altro fondamento diverso da quello che è stato posto, cioè Gesù Cristo.
1Cor
3,11 perché nessuno può porre altro fondamento diverso da quello che è
stato posto, cioè Gesù Cristo. 3,12 Ora, se uno costruisce sopra questo
fondamento con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, stoppia, 3,13 l’opera
di ciascuno sarà manifestata, perché il Giorno la paleserà; poiché sarà
manifestata mediante il fuoco, e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno.
1Cor 3,11-13;
(Vedi anche Capitolo 13: "Il Giudizio Universale.")
Nota bene: qui, nella prima parte del Giudizio, non si tratta di
singole opere. La cosa importante qui è il comportamento dell’individuo durante
tutta la sua vita: ciò che ha pensato, ciò in cui ha creduto, ciò che ha
desiderato, ciò che ha condannato, ciò che ha sperato, ciò che ha voluto, ciò
che ha amato e ciò che ha maledetto. Durante il Giudizio tutte queste
disposizioni immateriali dello spirito verranno verificate insieme agli aspetti
"materializzati", cioè trasformati in azioni.
E ora qui ci saranno certamente individui, che possono esibire montagne di buone
azioni. Si tratta di persone altruiste, che durante la loro vita hanno aiutato e
supportato gli altri con tutte le loro forze. Erano socialmente impegnate e si
sono fatte conoscere come benefattori. Probabilmente hanno persino sacrificato
il loro intero patrimonio, trascorrendo tutta la loro vita ad aiutare i poveri e
i bisognosi, ad esempio, come ha fatto Albert Schweitzer, il "medico della
foresta". Ma come questi ammise una volta in un’intervista, non poteva accettare
Gesù Cristo come Figlio di Dio. E così gli è mancato il "fondamento", di cui
parla Paolo sopra in 1Cor 3,11, e se non si sarà ancora convertito prima di
morire, tutte le sue azioni – per quanto numerose – bruceranno come la paglia
nel fuoco.
Dunque, i nomi di quelle persone che respingono l’amore di Dio e che nella loro
vita non hanno mai preso la decisione di seguire Dio e Suo Figlio, il nostro
Signore Gesù Cristo, non sono iscritti in questo libro della vita fin dalla
fondazione del mondo:
I cui nomi non sono scritti nel libro della vita.
Apoc 13,8 E l’adoreranno tutti gli abitanti della
terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell’Agnello, che
è stato ucciso fin dalla fondazione del mondo. Apoc 13,8;
I cui nomi non sono scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo.
Apoc 17,8 La bestia che tu hai visto era e non è
più e salirà dall’abisso e andrà in perdizione; e gli abitanti della terra,
i cui nomi non sono scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo,
si meraviglieranno vedendo la bestia che era, e non è, quantunque essa sia.
Apoc 17,8;
I cui nomi non sono scritti nel libro della vita.
Apoc 20,15 i cui nomi non sono scritti nel libro
della vita fin dalla fondazione del mondo. Apoc 20,15
(Vedi anche il Discorso 62: "Quando saranno iscritti i nomi dei giusti nel Libro della Vita?" [non ancora disponibile in italiano. leggi in tedesco / leggi
in inglese])
Ma come possiamo dedurre dai seguenti passaggi biblici citati
qui sotto, ci sono anche persone che hanno deciso di seguire Dio almeno una
volta, i cui nomi, nonostante siano iscritti nel libro della vita, in
determinate circostanze possono essere di nuovo cancellati.
Siano cancellati dal libro della vita.
Sal 69,28 Siano cancellati dal libro della vita
e non siano iscritti fra i giusti. Sal 69,28;
E io non cancellerò il suo nome dal libro della vita.
Apoc 3,5 Chi vince sarà dunque vestito di vesti
bianche e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma
confesserò il suo nome davanti al Padre mio, e davanti ai suoi angeli. Apoc 3,5;
Se no deh, cancellami dal tuo libro che hai scritto!
Es 32,31 Mosè dunque ritornò dall’Eterno e disse:
«Ahimè, questo popolo ha commesso un grande peccato e si è fatto un dio d’oro.
32,32 Ciò nonostante ora, ti prego, perdona il loro peccato; se no deh,
cancellami dal tuo libro che hai scritto!». 32,33 Ma l’Eterno rispose a
Mosè: «Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro!
32,34 Ora va’, conduci il popolo dove ti ho detto. Ecco, il mio Angelo andrà
davanti a te, ma nel giorno che verrò a punire, io li punirò del loro peccato».
32,35 Così l’Eterno percosse il popolo, perché aveva fatto il vitello che
Aaronne aveva modellato. Es 32,31-35;
Nel passaggio qui sopra, tratto da Es 32,31-35, si parla del
popolo di Israele. Dopo che Dio condusse gli Israeliti fuori dall’Egitto e dopo
che vagarono per tre mesi nel deserto, dove Dio ha loro fornito cibo e acqua e
andando Egli stesso davanti a loro in una colonna di nuvola di giorno e in una
colonna di fuoco di notte, giunsero al monte Sinai e qui si accamparono. E il
Signore ordinò a Mosè di salire la montagna, affinché ricevesse le Sue
disposizioni per il santuario e per il popolo e le due tavole con i dieci
comandamenti.
Mosè, però, trascorse 40 giorni sul Sinai con Dio e gli Israeliti, accampati ai
piedi del monte, pensarono che a Mosè fosse capitato qualcosa e che non sarebbe
più ritornato. E così tormentarono Aaronne, che sostituì il fratello Mosè
durante la sua assenza come guida del popolo, affinché permettesse loro di
creare un altro Dio. Così fusero tutti i cimeli d’oro che avevano, modellando
l’oro nella forma di un vitello, che poi adorarono e attorno al quale ballarono.
All’epoca questi Israeliti erano l’unico popolo, che Dio avesse accettato come
il Suo popolo sulla terra (Amos 3,1-2). Egli li aveva salvati conducendoli fuori
dall’Egitto, aveva provveduto ai loro bisogni e li aveva guidati nel deserto.
Eppure, dopo soli 40 giorni avevano perso la loro fiducia in questo Dio ed erano
caduti dalla fede. La conseguenza fu, che Dio ordinò a Mosè di uccidere
immediatamente quelle circa tremila persone direttamente coinvolte. Il resto del
popolo di Israele poi, poiché si era anche rifiutato di entrare nella Terra
Promessa, per 40 anni – finché anche l’ultimo di questa generazione di apostati
non fosse morto – non poté entrare nella Terra Promessa e fu costretto a
continuare a vagare nel deserto.
Gli Israeliti, dunque, come popolo di Dio, rappresentano il prototipo
dell’Antico Testamento della comunità cristiana del Nuovo Testamento e il loro
modo di comportarsi, di conseguenza, può servire da lezione anche a noi, in
quanto credenti cristiani "rinati". E proprio questa relazione ci viene mostrata
anche dall’autore della lettera agli Ebrei in Ebr 3,4-19:
Badate, fratelli, che non ci sia in nessuno di voi un cuore malvagio e incredulo, che vi allontani dal Dio vivente;
Ebr 3,4 Certo ogni casa è costruita da qualcuno, ma
chi ha costruito tutte le cose è Dio.3, 5 Mosè fu fedele in tutta la casa di Dio
come servitore per rendere testimonianza di ciò che doveva essere annunciato,
3,6 ma Cristo lo è come Figlio, sopra la sua casa; e la sua casa siamo noi
se manteniamo ferma sino alla fine la nostra franchezza e la speranza di
cui ci vantiamo. 3,7 Perciò, come dice lo Spirito Santo: «Oggi, se
udite la sua voce, 3,8 non indurite i vostri cuori come nel giorno della
ribellione, come nel giorno della tentazione nel deserto, 3,9 dove i vostri
padri mi tentarono mettendomi alla prova, pur avendo visto le mie opere per
quarant’anni! 3,10 Perciò mi disgustai di quella generazione, e dissi: "Sono
sempre traviati di cuore; non hanno conosciuto le mie vie"; 3,11 così giurai
nella mia ira: "Non entreranno nel mio riposo!"»
3,12 Badate, fratelli, che non ci sia in nessuno di voi un cuore
malvagio e incredulo, che vi allontani dal Dio vivente; 3,13 ma
esortatevi a vicenda ogni giorno, finché si può dire: «Oggi», perché
nessuno di voi s’indurisca per la seduzione del peccato. 3,14 Infatti
siamo divenuti partecipi di Cristo, a condizione che manteniamo ferma
sino alla fine la fiducia che avevamo da principio, 3,15 mentre ci
viene detto: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori, come nel
giorno della ribellione». 3,16 Infatti, chi furono quelli che dopo averlo udito
si ribellarono? Non furono forse tutti quelli che erano usciti dall’Egitto,
sotto la guida di Mosè? 3,17 Chi furono quelli di cui Dio si disgustò per
quarant’anni? Non furono quelli che peccarono, i cui cadaveri caddero nel
deserto? 3,18 A chi giurò che non sarebbero entrati nel suo riposo, se non a
quelli che furono disubbidienti? 3,19 Infatti vediamo che non vi
poterono entrare a causa della loro incredulità. Ebr 3,4-19;
Provvedendo ai loro bisogni e andando Egli stesso davanti a
loro, Dio ha dimostrato a questi Israeliti dell’epoca una cura e una grazia,
come non sono mai state concesse a nessun altro popolo da allora. Di
conseguenza, se l’opera di Dio si fosse basata sulla predestinazione, allora con
assoluta certezza avrebbe predestinato proprio questi primissimi Israeliti a
rimanere saldi nella fede, affinché così potessero essere salvati. Ma come
possiamo notare, nonostante fossero iscritti nel libro della vita, confessando
la propria fede in Dio e credendo in Lui, sono caduti dalla fede per colpa loro
e alla fine hanno deciso di non seguire più Dio. E come ci raccomanda l’autore
della lettera agli Ebrei, dovremmo prendere questa analogia come un ammonimento
diretto a noi, in quanto comunità cristiana.
Dunque, nella fede cristiana non esiste alcun tipo di "predestinazione". Al
contrario, come si può notare dalle osservazioni di cui sopra, Dio non influenza
alcuna delle decisioni dell’essere umano. Solo quando queste decisioni si realizzano,
diventano fondamentali le conseguenze. E così Dio non esercita alcuna influenza
neanche sulla decisione di credere dell’essere umano. Questa deve essere presa
volontariamente, poiché una confessione di fede forzata non durerebbe in eterno.
Tuttavia, così come ogni essere razionale raccoglie informazioni e consigli
prima di prendere una decisione importante, così anche per questa decisione
relativa alla fede può trovare informazioni nei Vangeli e consigli nella Bibbia.
Come si può notare dalle aberrazioni citate all’inizio e che a volte circolano
tra fratelli e sorelle, se la predestinazione fosse una realtà, la confessione
di fede non sarebbe una decisione autonoma e libera dell’essere umano. I
cristiani diverrebbero come "marionette" e ciò sarebbe un’offesa alla maestà di
Dio. Anche l’opera missionaria e di evangelizzazione diverrebbero superflue,
dato che quelle persone che sono predestinate da Dio, arriverebbero a credere in
Lui in ogni caso, mentre non ci sarebbe modo di convertire tutti gli altri.
A conclusione di questo argomento, è necessario quindi richiamare l’attenzione
con tutta l’energia possibile sul fatto che, in base alla Scrittura, ogni essere
umano – assolutamente chiunque – fino all’ultimo secondo della sua vita ha la
possibilità di convertirsi sinceramente e onestamente nel suo cuore alla fede in
Gesù Cristo e – a condizione che non si sia reso colpevole del peccato contro lo
Spirito Santo – di ricorrere al sacrificio di redenzione del Signore per i
nostri peccati. La domanda o il problema che qui si pone, non è se e fino a
quando un essere umano possa convertirsi alla fede in Dio, ma se qualcuno, che
per tutta la sua vita evidentemente non ha mai voluto saperne nulla di questo
Dio, sarà poi in grado, cinque minuti prima di morire, di prendere questa
decisione in maniera consapevole e con tutta la sincerità del suo cuore.
Egli è l’espiazione per i nostri peccati; e non solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
1Gio 2,1 Figlioletti miei, vi scrivo queste cose
affinché non pecchiate; e se pure qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato
presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. 2,2 Egli è l’espiazione per i nostri
peccati; e non solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
1Gio 2,1-2;
Ora però torniamo alla domanda vera e propria, se i "chiamati,
gli eletti e i fedeli" di Apoc 17,14 rappresentino gruppi diversi di persone o
se siano soltanto termini diversi per indicare i credenti cristiani in generale.
La risposta standard che molti interpreti danno a questa domanda è che si tratta
di termini generali utilizzati nel cristianesimo delle origini per indicare i
cristiani. Purtroppo, nella maggior parte dei casi tale argomentazione non è
supportata da prove basate sulla Scrittura, cosicché un cristiano interessato e
critico alla fine ancora non sa cosa pensare a tal proposito. Di conseguenza, in
ciò che segue saranno analizzati tutti e tre i termini alla luce della Scrittura
e saranno fornite prove documentate relative al significato di ciascun termine,
al fine di poter dare poi una risposta fondata sulla Bibbia a questa domanda
concreta.
Prima di tutto prendiamo il passaggio biblico citato nel commento, insieme al
suo contesto:
L’Agnello è il Signore dei signori e il Re dei re; e vinceranno anche quelli che sono con lui, i chiamati, gli eletti e i fedeli.
Apoc 17,12 Le dieci corna che hai viste sono dieci
re, che non hanno ancora ricevuto regno; ma riceveranno potere regale,
per un’ora, insieme alla bestia. 17,13 Essi hanno uno stesso pensiero e
daranno la loro potenza e la loro autorità alla bestia. 17,14 Combatteranno
contro l’Agnello e l’Agnello li vincerà, perché egli è il Signore dei
signori e il Re dei re; e vinceranno anche quelli che sono con lui, i chiamati,
gli eletti e i fedeli». Apoc 17,12-14;
Quindi qui abbiamo a che fare con la guerra, la battaglia, tra
la bestia a capo degli eserciti dei dieci re e il Signore Gesù insieme al Suo
esercito celeste. A tal riguardo, troviamo un passaggio parallelo in
Apoc 19,11-19:
Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi.
Apoc 19,11 Poi vidi il cielo aperto, ed ecco
apparire un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero;
perché giudica e combatte con giustizia. 19,12 I suoi occhi erano una fiamma di
fuoco, sul suo capo vi erano molti diademi e portava scritto un nome che nessuno
conosce fuorché lui. 19,13 Era vestito di una veste tinta di sangue e il
suo nome è la Parola di Dio.
19,14 Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi,
ed erano vestiti di lino fino bianco e puro. 19,15 Dalla bocca gli usciva una
spada affilata per colpire le nazioni; ed egli le governerà con una verga di
ferro, e pigerà il tino del vino dell’ira ardente del Dio onnipotente. 19,16 E
sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE E
SIGNORE DEI SIGNORI.
19,17 Poi vidi un angelo che stava in piedi nel sole. Egli gridò a gran voce a
tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: «Venite! Radunatevi per il gran
banchetto di Dio; 19,18 per mangiare carne di re, di capitani, di prodi, di
cavalli e di cavalieri, di uomini d’ogni sorta, liberi e schiavi, piccoli e
grandi». 19,19 E vidi la bestia e i re della terra e i loro eserciti
radunati per far guerra a colui che era sul cavallo e al suo esercito.
19,20 Ma la bestia fu presa, e con lei fu preso il falso profeta che aveva fatto
prodigi davanti a lei, con i quali aveva sedotto quelli che avevano preso il
marchio della bestia e quelli che adoravano la sua immagine. Tutti e due
furono gettati vivi nello stagno ardente di fuoco e di zolfo.
Apoc 19,11-20;
Questa è la battaglia di Harmaghedon, in cui l’Anticristo e i
suoi eserciti saranno distrutti dal Signore Gesù con il Suo esercito celeste e
l’Anticristo e il falso profeta saranno gettati vivi nello stagno ardente di
fuoco. In riferimento alla nostra domanda, qui possiamo affermare, dunque, che i
chiamati, gli eletti e i fedeli fanno parte dell’esercito celeste e in questo
momento quindi sono ormai da localizzare in cielo. Ma ora consideriamo i termini
separatamente.
(Vedi anche Capitolo 07: "La Battaglia di Harmaghedon.")
Come dice già il nome stesso, i "chiamati" sono quelle persone
che hanno risposto a una chiamata. Anche Paolo ci dice la stessa cosa in
2Tim 1,9:
Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito.
2Tim 1,8 Non aver dunque vergogna della
testimonianza del nostro Signore, né di me, suo carcerato; ma soffri anche tu
per il vangelo, sorretto dalla potenza di Dio. 1,9 Egli ci ha salvati e
ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il
suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità.
2Tim 1,8-9;
Ma ora osserviamo cosa dice il Signore Gesù stesso a proposito
dei chiamati nella Sua parabola dei lavoratori della vigna:
Così gli ultimi saranno i primi e i primi ultimi; poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.
Mat 20,1 «Il regno dei cieli è simile a un padrone
di casa, il quale uscì di mattino presto per assumere dei lavoratori per la sua
vigna. 20,2 Accordatosi con i lavoratori per un denaro al giorno, li
mandò nella sua vigna.
20,3 Uscito di nuovo verso l’ora terza, ne vide altri che se ne stavano sulla
piazza disoccupati 20,4 e disse loro: "Andate anche voi nella vigna
e vi darò quello che è giusto". Ed essi andarono. 20,5 Poi, uscito
ancora verso la sesta e la nona ora, fece lo stesso.
20,6 Uscito verso l’undicesima, ne trovò degli altri che se ne stavano là e
disse loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi?" 20,7 Essi gli
dissero: "Perché nessuno ci ha assunti". Egli disse loro: "Andate anche
voi nella vigna".
20,8 Fattosi sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i
lavoratori e da’ loro la paga, cominciando dagli ultimi fino ai primi". 20,9
Allora vennero quelli dell’undicesima ora e ricevettero un denaro ciascuno.
20,10 Venuti i primi, pensavano di ricevere di più; ma ebbero anch’essi un
denaro per ciascuno.
20,11 Perciò, nel riceverlo, mormoravano contro il padrone di casa dicendo:
20,12 "Questi ultimi hanno fatto un’ora sola e tu li hai trattati come noi che
abbiamo sopportato il peso della giornata e sofferto il caldo". 20,13 Ma egli,
rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei
accordato con me per un denaro? 20,14 Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare
a quest’ultimo quanto a te. 20,15 Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O
vedi tu di mal occhio che io sia buono?"
20,16 Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi. Poiché molti sono i
chiamati, ma pochi gli eletti». Mat 20,1-16;
Prima di parlare del versetto Mat 20,16, ecco ancora una breve
spiegazione della parabola per quei lettori che non hanno molta familiarità con
la Bibbia. Il "padrone di casa" è Dio, mentre la "vigna" è il mondo. I
lavoratori sono quelle persone che hanno risposto alla chiamata del padrone di
casa di lavorare nella sua vigna. Sono, cioè, i "chiamati".
Per una migliore comprensione di questa parabola osserviamo ora anche il
contesto del passaggio precedente. In Mt 19,16-22 il Signore ha raccontato la
parabola del giovane ricco ai discepoli, spiegando loro alla fine che è più
facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel
regno di Dio. I discepoli, completamente sconvolti, chiesero al Signore chi
allora poteva essere salvato.
E poi Pietro esprime la loro preoccupazione, chiedendo al Signore:
Ecco, noi abbiamo abbandonato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che ne avremo dunque?.
Mat 19,27 Allora
Pietro gli rispose, dicendo: «Ecco, noi abbiamo abbandonato ogni cosa e ti
abbiamo seguito; che ne avremo dunque?». Mat 19,27;
Qui si nota che il Signore ha poi raccontato la successiva
parabola dei lavoratori della vigna, di cui sopra, come risposta alla domanda
dei discepoli e qui espressa da Pietro "che ne avremo dunque?" Gli apostoli
erano ebrei e avevano abbandonato la loro fede mosaica per seguire il Signore.
Ma ora il Signore dice che è molto difficile entrare nel regno dei cieli. Ciò
fece nascere il timore nei discepoli, da un lato, che non sarebbe bastato
seguire il Signore per poter essere salvati, ma dall’altro anche che non
sarebbero potuti più tornare alla fede mosaica.
Nella parabola dei lavoratori della vigna il Signore si riferisce innanzitutto
agli ebrei di fede mosaica dell’Antico Testamento. Si tratta di quei lavoratori
che hanno lavorato nella vigna fin dalle "prime ore del mattino" e che hanno
dovuto sopportare "il peso della giornata e il caldo". I lavoratori che il
padrone di casa ha mandato a lavorare nella vigna a fine giornata rappresentano
gli apostoli e, in senso più ampio, tutti coloro che fino a oggi hanno diffuso
il Vangelo nel mondo e che continueranno a farlo fino alla fine dei tempi. E il
Signore assicura che questi servi non riceveranno ricompensa minore rispetto a
quella ricevuta da coloro che li avevano preceduti in Israele nel diffondere la
Parola di Dio. Anzi, proprio il contrario, come si dice nel versetto 20,16:
"Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi." E poi arriva la spiegazione
del Signore: "Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti."
E proprio questa dichiarazione si trova anche nella parabola del banchetto di
nozze:
Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti.
Mat 22,1 Gesù ricominciò a parlare loro in
parabole, dicendo: 22,2 «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le
nozze di suo figlio. 22,3 Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati
alle nozze; ma questi non vollero venire.
22,4 Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati:
Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono
ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze".
22,5 Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi
al suo commercio; 22,6 altri poi, presero i suoi servi, li
maltrattarono e li uccisero. 22,7 Allora il re si adirò, mandò le sue
truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città.
22,8 Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne
erano degni. 22,9 Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate
alle nozze quanti troverete".
22,10 E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono,
cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali. 22,11 Ora il re
entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva
l’abito di nozze. 22,12 E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un
abito di nozze?" E costui rimase con la bocca chiusa. 22,13 Allora il re
disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori.
Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". 22,14 Poiché molti
sono i chiamati, ma pochi gli eletti». Mat 22,1-14;
Anche qui si tratta dell’ebraismo mosaico. Il re è Dio, suo
figlio, a cui preparò le nozze, è il Figlio di Dio, nostro Signore Gesù Cristo.
I servi, mandati dal re a chiamare coloro che erano stati originariamente
invitati alle nozze, sono i profeti di Israele dell’Antico Testamento, i quali
hanno ripetutamente richiamato il popolo di Israele a seguire il suo Dio. Gli
invitati alle nozze sono il popolo di Dio proveniente da Israele.
Tuttavia, questi invitati alle nozze non si curarono dell’invito e continuarono
nella loro mente perversa. Per di più, presero i servi e li uccisero, così come
nel corso dei secoli i re e coloro che esercitarono il potere in Israele
maltrattarono e uccisero molti profeti, come Giovanni Battista e lo stesso
Signore Gesù.
Ma quando il re vide che gli invitati non erano degni delle nozze, ordinò ai
suoi servi di uscire per le strade e di invitare tutti quelli che trovavano.
Questa è, dunque, la situazione, nella quale ci troviamo adesso, da quando il
Signore è stato respinto dagli ebrei e crocifisso dai Romani. Da allora Dio
manda i suoi servi – questa volta cristiani – per invitare tutti – buoni e
cattivi – alle nozze e continuerà a farlo fino alla fine dei tempi.
E ora quando il re entrò per vedere gli invitati alle nozze, notò un uomo che
non aveva l’abito di nozze: i servitori lo getteranno nelle tenebre di fuori. E
per concludere troviamo anche qui la frase: "Poiché molti sono i chiamati, ma
pochi gli eletti". Ora, se il Signore in entrambe le summenzionate parabole alla
fine arriva alla stessa conclusione a proposito dei chiamati e degli eletti,
allora queste parabole devono contenere quei criteri che ci permettono di
spiegare questi termini.
In entrambe le parabole troviamo persone che sono state chiamate. In una si
tratta dei lavoratori chiamati a lavorare nella vigna, nell’altra sono gli
invitati chiamati alle nozze. E in entrambi i casi era stato Dio a chiamare
queste persone. Nella prima parabola gli ebrei dell’Antico Testamento vengono
esortati a non credersi migliori dei cristiani. Infatti, proprio questi
cristiani saranno gli eletti, i quali alla fine dei tempi, dopo il Risveglio e
dopo il Rapimento al Ritorno del Signore, saranno i primi nei cieli, mentre
ancora nel regno millenario gli ebrei vivranno sulla terra e gli ebrei creddenti entreranno nei
cieli solo dopo la Risurrezione Universale e il Giudizio Universale.
(Vedi anche Discorso 38: "Cosa possono aspettarsi cristiani ed ebrei dal Ritorno del Signore?")
Nella seconda parabola sono stati invitati sia buoni che
cattivi e ciò a conferma del fatto che Dio nel Nuovo Testamento estende la Sua
chiamata a tutti gli esseri umani, senza eccezione alcuna. Tuttavia, non tutte
le persone rispondono a tale chiamata. Gli empi e gli idolatri ignorano questo
invito di Dio. In base all’analisi fin qui effettuata, possiamo però partire dal
presupposto che tutti gli invitati alle nozze presenti in sala erano "chiamati",
che avevano risposto all’invito. Ora però c’era un invitato senza abito di
nozze, e mentre tutti gli altri poterono restare – essendo cioè stati scelti dal
re – questi fu buttato fuori. Da ciò ne consegue che i primi erano chiamati ed
eletti, mentre quello senza abito di nozze, nonostante fosse un chiamato –
avendo risposto alla chiamata di Dio – non era un eletto perché per colpa sua
non aveva l’abito di nozze.
Quindi ciò che differenzia gli eletti dai non eletti è l’abito
di nozze. Già a livello dell’interpretazione letterale si possono scoprire
alcune cose. Un invitato a nozze che non indossa l’abito di nozze offende sia lo
sposo, che la sposa. Fa intendere di non stimare la coppia di sposi, né i
familiari – o forse addirittura li disprezza. E fa anche capire chiaramente agli
altri invitati alle nozze che con la loro decisione di indossare abiti di nozze,
essi fanno sì onore al re e a suo figlio, ma secondo lui non lo meritano. Con
ciò possiamo concludere, che questi non eletti sono persone che, nonostante
abbiano risposto alla chiamata, all’invito, e quindi sono anche chiamati, in
verità hanno interessi del tutto diversi.
Se ora lasciamo l’interpretazione letterale e ritorniamo a quella simbolica,
dove il re sta per Dio e il figlio per Gesù Cristo, allora questi nuovi invitati
alle nozze rappresentano la cristianità. A parte che qui è presente un’ulteriore
prova del fatto che noi, in quanto comunità cristiana, non siamo la sposa – che
non viene menzionata affatto in nessuna di queste parabole del Signore – ma
piuttosto gli invitati alle nozze eletti, possiamo riconoscere nei non eletti
quei credenti ipocriti, che sia nell’ebraismo (gli scribi), che nel
cristianesimo (ad esempio la Chiesa cattolica), non fanno la volontà di Dio, ma
hanno portato sulla cattiva strada milioni di persone e continuano a farlo
ancora adesso.
(Vedi anche Discorso 15: "Chi è la Sposa dell’Agnrllo?")
I scribi fanno lunghe preghiere per mettersi in mostra. Costoro riceveranno una condanna maggioren.
Luca 20,46 «Guardatevi dagli scribi,
i quali passeggiano volentieri in lunghe vesti, amano essere salutati nelle
piazze, e avere i primi posti nelle sinagoghe e nei conviti; 20,47 essi
divorano le case delle vedove e fanno lunghe preghiere per mettersi in mostra.
Costoro riceveranno una condanna maggiore». Luca 20,46-47;
Queste cose hanno sì qualche apparenza di sapienza nella religiosità volontariamente scelta, nella falsa umiltà.
Col 2,20 Se dunque siete morti con Cristo agli elementi
del mondo, perché vi sottoponete a dei precetti come se viveste nel mondo, quali:
2,21 «Non toccare, non assaggiare, non maneggiare», 2,22 tutte
cose che periscono con l’uso, secondo i comandamenti e le dottrine degli
uomini? 2,23 Queste cose hanno sì qualche apparenza di sapienza
nella religiosità volontariamente scelta, nella falsa umiltà e nel trattamento duro
del corpo, ma non hanno alcun valore contro le intemperanze carnali.
Col 2,20-23;
Il suddetto versetto Col 2,21, del resto, trova la sua
corrispondenza ancora oggi nelle dottrine della Chiesa cattolica: "Non toccare
(carne il venerdì), non assaggiare (il vino durante l’Eucarestia), non
maneggiare (una donna se sei un sacerdote)." E anche i "comandamenti e le
dottrine degli uomini", che vengono condannati nel versetto Col 2,22, si
ritrovano oggi nel Talmud degli ebrei e nel catechismo della Chiesa cattolica.
Il Talmud è la raccolta ebraica di interpretazioni della Torah (i 5 libri di
Mosè) più importante. Si tratta di una documentazione della tradizione ebraica
orale ed è composta da due libri, la "Gemara" e la "Mishnah". Nella Gemara si
trovano i commenti aggiuntivi alla Scrittura. Analogamente anche la Chiesa
cattolica ha messo per iscritto nel catechismo la sua "tradizione" e i commenti
aggiuntivi alla Bibbia..
Questo termine ha lo stesso contenuto semantico sia nel senso
letterale, che in quello simbolico. Si tratta di quei credenti che restano
fedeli alla loro iniziale decisione in qualsiasi circostanza, per quanto avversa
possa essere.
INella parabola dei lavoratori nella vigna si parla di ebrei e
cristiani. Entrambi hanno risposto alla chiamata di Dio, quindi entrambi sono
chiamati. Mentre gli ebrei sono stati i primi a rispondere a questa chiamata, i
cristiani sono gli ultimi. Tuttavia, i cristiani, che sono stati gli ultimi,
saranno i primi a ricevere la ricompensa, uguale per entrambi, cioè la vita
eterna, e, dopo il Risveglio e il Rapimento, al Ritorno del Signore saranno i
primi a essere con Dio nei cieli. I credenti ebrei, i primi a essere stati
chiamati da Dio, entreranno per ultimi nell’eternità di Dio, solo dopo il
Millennio, dopo la Risurrezione Universale e dopo il Giudizio Universale.
Nella parabola del banchetto di nozze, dopo che gli ebrei hanno rifiutato
l’invito, si parla per lo più dei cristiani. Ma anche se questi sono tutti
chiamati, non tutti sono eletti. Chi non indossa l’abito di nozze, chi, cioè,
non ha fatto ricorso al sacrificio di redenzione del Signore Gesù per liberarsi
dei propri peccati, non verrà scelto dal re e sarà buttato fuori.
Ora, per rispondere alla domanda posta all’inizio dalla signora Bollmeyer a
proposito di Apoc 17,14: "...ma con il Signore ci sono i chiamati, gli eletti e
i fedeli. Si tratta di gruppi diversi di persone o si tratta di termini
differenti per indicare i credenti cristiani in generale?", alla luce
dell’analisi fin qui effettuata possiamo enunciare le seguenti dichiarazioni:
- Questo gruppo di persone in base ad Apoc 17,13 e
19,14 si trova in cielo con il Signore.
- Come ci dice il Signore in Mat 22,13-14, tutti gli
eletti sono anche chiamati, ma come abbiamo visto, ci sono anche chiamati che
non sono eletti – sono quelli che non hanno obbedito alla volontà di Dio.
- Poiché questi non eletti non possono trovarsi in
cielo, i "chiamati" non possono essere un gruppo di persone a parte.
- Se i "fedeli" fossero un gruppo di persone a parte,
significherebbe che gli altri due gruppi di persone non sarebbero fedeli.
- Ora, non si può pensare che almeno gli "eletti" in
cielo non abbiano dovuto essere fedeli.
- Di conseguenza, neanche i "fedeli" possono essere un
gruppo di persone a parte.
- Così rimangono solo gli "eletti" come reale gruppo di
persone, i quali vengono descritti con gli attributi aggiuntivi "chiamati" e
"fedeli".
Di conseguenza, sulla terra sono "chiamati" tutti gli esseri
umani pronti a rispondere alla chiamata di credere in Dio.
Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione;
2Piet 1,10 Perciò, fratelli, impegnatevi
sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché,
così facendo, non inciamperete mai. 2Piet 1,10;
Gli eletti sono quei chiamati che per la remissione dei loro
peccati sono ricorsi al sacrificio di redenzione di Suo Figlio, il nostro
Signore Gesù Cristo, senza il quale non c’è salvezza.
Faranno grandi segni e miracoli tanto da sedurre, se fosse possibile, sedurrebbero anche gli eletti.
Mat 24,24 Perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti,
e faranno grandi segni e miracoli tanto da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti.
24,25 Ecco, io ve l’ho predetto. Mat 24,24-25;
Infine, i fedeli sono quelli tra gli eletti che hanno resistito
alle seduzioni e alle tentazioni di questo mondo e hanno mantenuto ferma la loro
fede fino alla fine.
La sua casa siamo noi se manteniamo ferma sino alla fine la nostra franchezza e la speranza di cui ci vantiamo.
Ebr 3,5 Mosè fu fedele in tutta la casa
di Dio come servitore per rendere testimonianza di ciò che doveva essere
annunciato, 3,6 ma Cristo lo è come Figlio, sopra la sua casa; e la sua
casa siamo noi se manteniamo ferma sino alla fine la nostra franchezza e la
speranza di cui ci vantiamo. Ebr 3,5-6;
Infatti siamo divenuti partecipi di Cristo, a condizione che manteniamo ferma sino alla fine la fiducia che avevamo da principio.
Ebr 3,12 Badate, fratelli, che non ci sia in
nessuno di voi un cuore malvagio e incredulo, che vi allontani dal Dio vivente;
3,13 ma esortatevi a vicenda ogni giorno, finché si può dire: «Oggi», perché
nessuno di voi s’indurisca per la seduzione del peccato. 3,14 Infatti
siamo divenuti partecipi di Cristo, a condizione che manteniamo ferma sino alla
fine la fiducia che avevamo da principio, Ebr 3,12-14;
Come si vede, possiamo confermare la corrente interpretazione –
questa volta giustificata biblicamente – che qui si tratta di "termini generici
usati nel cristianesimo delle origini per indicare i cristiani.
Come sempre le Sue osservazioni sono molto complete e
fondate biblicamente. Ciononostante, secondo la mia opinione, alcune
questioni rimangono aperte o ne sorgono di nuove. Le posso citare solo un
paio di passaggi biblici, che ancora non riesco a inquadrare? In Esodo 33,19
Dio dice: "Farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò
avere pietà". Questa dichiarazione viene ripresa da Paolo in Rom 9,15. Anche
i passaggi in Giovanni 6,44.65; 15,16.19; 17,2.6.9.24, parlano piuttosto di
un agire di Dio o qui mi sfugge qualcosa? I Suoi riferimenti alla
possibilità di essere cancellati dal libro della vita sollevano dubbi in me
sulla certezza della salvezza. Grazie ai Suoi commenti ho finalmente capito
con maggiore chiarezza, quale privilegio è conoscere questo grande Dio e
poterlo chiamare Padre.
Brunhilde Bollmeyer brunhilde.bollmeyer@gmx.de
Senz’altro possiamo analizzare questo argomento anche alla luce
dei passaggi biblici da Lei citati. Poiché Rom 9,15 ed Es 33,19 necessitano di
una trattazione troppo ampia, è meglio concentrarci innanzitutto sui passaggi
citati dal Vangelo di Giovanni.
Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre.
Giov 6,44 Nessuno può venire a me se non
lo attira il Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo
giorno. Giov 6,44;
«Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre».
Giov 6,63 È lo Spirito che vivifica; la carne non
è di alcuna utilità; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 6,64 Ma tra
di voi ci sono alcuni che non credono». Gesù sapeva infatti fin dal
principio chi erano quelli che non credevano, e chi era colui che lo
avrebbe tradito. 6,65 E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può
venire a me, se non gli è dato dal Padre». Giov 6,63-65;
Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi.
Giov 15,16 Non siete voi che avete scelto
me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che
chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia. Giov 15,16;
Poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia.
Giov 15,19 Se foste del mondo, il mondo amerebbe
quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in
mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia. Giov 15,19;
Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni carne, affinché egli dia vita eterna a tutti coloro che tu gli hai dato.
Giov 17,1 Queste cose disse Gesù, poi alzò gli occhi al cielo e disse:
»Padre, l’ora è venuta; glorifica il Figlio tuo, affinché anche il Figlio
glorifichi te, 17,2 poiché tu gli hai dato potere sopra ogni carne,
affinché egli dia vita eterna a tutti coloro che tu gli hai dato. 17,3
Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo
che tu hai mandato. Giov 17,1-3; Giov 17,1-3;
Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu m’hai dati dal mondo.
Giov 17,6 Io ho manifestato il tuo nome
agli uomini che tu m’hai dati dal mondo; erano tuoi, e tu me li hai
dati; ed essi hanno osservato la tua parola. 17,7 Ora hanno conosciuto che tutte
le cose che tu m’hai date, vengono da te; 17,8 poiché le parole che tu mi hai
date, le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute, e hanno veramente conosciuto
ch’io son proceduto da te, e hanno creduto che tu m’hai mandato. 17,9 Io prego
per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu m’hai dato,
perché son tuoi; Giov 17,6-9;
Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati.
Giov 17,24 Padre, io voglio che dove son
io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati, affinché vedano la mia
gloria che tu m’hai data; poiché tu m’hai amato avanti la fondazione del mondo.
Giov 17,24;
In questi passaggi biblici il Signore parla dei discepoli
rivolgendosi a loro. Tuttavia, come sappiamo da molti altri discorsi del
Signore, questi passaggi valgono anche e soprattutto per i credenti successivi –
cioè valgono anche per noi oggi. E ora sulla base di queste dichiarazioni
possiamo riconoscere le seguenti conseguenze concrete:
- Non siamo noi che abbiamo scelto il Signore Gesù, ma
è il Signore Gesù che ha scelto noi (Giov 15,16.19).
- Nessuno può venire al Signore, se non lo attira il
Padre, che lo ha mandato (Giov 6,44.65).
- Perché è il Padre che ha dato al Figlio questi uomini che
erano suoi (Giov 17,2.6.9.24).
Ciò dimostra che il Signore Gesù ha sì scelto i credenti, ma che
questa scelta non è stata fatta a Sua discrezione e che questi uomini gli sono
stati dati dal Padre. E ora troviamo in Giov 6,64, di cui sopra, un’osservazione
marginale che si rivela molto illuminante proprio in relazione a questo tema. In
riferimento alla domanda relativa a chi tra i seguaci del Signore era "attirato"
dal Padre e chi no, Giovanni dà la seguente spiegazione:
"Gesù sapeva infatti fin dal principio chi
erano quelli che non credevano".
Quindi il Signore sapeva fin dal principio, chi avrebbe creduto
in Lui e chi no. E questa conoscenza proveniva naturalmente dal Padre. È stato
il Padre che gli ha dato questi uomini, che avrebbero creduto in Lui, e il
Signore li conosce tutti. Chi non è tra questi, non fa parte di quelli che il
Padre gli ha dato. Non sono eletti. Ma così ritorniamo alla questione che
abbiamo discusso all’inizio: i credenti sono scelti da Dio. Si tratta di una
scelta arbitraria, come lasciano intendere i successivi due passaggi biblici da
Lei citati oppure si tratta di una decisione presa da parte degli esseri umani
sulla base di determinate condizioni?
Farò grazia a chi vorrò far grazia, e avrò pietà di chi vorrò aver pietà.
Es 33,19 E l’Eterno gli rispose: ’Io farò passare
davanti a te tutta la mia bontà, e proclamerò il nome dell’Eterno davanti a te;
e farò grazia a chi vorrò far grazia, e avrò pietà di chi vorrò aver
pietà’. Es 33,19;
Egli fa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole.
Rom 9,10 Non solo; ma anche a Rebecca avvenne la
medesima cosa quand’ebbe concepito da uno stesso uomo, vale a dire Isacco nostro
padre, due gemelli; 9,11 poiché, prima che fossero nati e che avessero fatto
alcun che di bene o di male, affinché rimanesse fermo il proponimento
dell’elezione di Dio, che dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che
chiama, 9,12 le fu detto: Il maggiore servirà al minore; 9,13 secondo che è
scritto: Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù. 9,14 Che diremo dunque? V’è forse
ingiustizia in Dio? Così non sia. 9,15 Poiché Egli dice a Mosè: Io avrò
mercé di chi avrò mercé, e avrò compassione di chi avrò compassione.
9,16 Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa
misericordia. 9,17 Poiché la Scrittura dice a Faraone: Appunto per questo io
t’ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza, e perché il mio nome sia
pubblicato per tutta la terra. 9,18 Così dunque Egli fa misericordia a
chi vuole, e indura chi vuole. Rom 9,10-18;
Soprattutto l’indicazione di Paolo in Rom 9,12-13, di cui sopra,
in riferimento a Esaù e Giacobbe, ora è effettivamente un argomento, che a prima
vista sembra confermare l’arbitrarietà delle decisioni di Dio. I due bambini non
erano ancora neanche nati, che Dio aveva già preso la Sua decisione: "Ho amato
Giacobbe, ma ho odiato Esaù". Qui si potrebbe facilmente avere l’impressione che
Dio agisca in maniera ingiusta. Naturalmente anche Paolo lo riconosce e così in
Rom 9,14 pone la domanda piuttosto retorica: "Che diremo dunque? V’è forse
ingiustizia in Dio?" E subito si dà anche una risposta: "Così non sia!"
E proprio questo riferimento di Paolo riflette anche innumerevoli dichiarazioni
della Scrittura: Dio è giusto. Per di più, Egli è la giustizia assoluta e per
definizione non può perciò essere ingiusto. Ecco alcuni passaggi biblici a
conferma:
L’Eterno è giusto in mezzo a lei (a la città); egli non commette iniquità.
Sof 3,5 L’Eterno è giusto in mezzo a lei;
egli non commette iniquità; ogni mattina egli mette in luce i suoi
giudizi, e non manca mai; ma il perverso non conosce vergogna. Sof 3,5;
Perché l’Eterno, il nostro Dio, è giusto in tutto quello che ha fatto.
Dan 9,14 E l’Eterno ha vegliato su questa calamità,
e ce l’ha fatta venire addosso; perché l’Eterno, il nostro Dio, è giusto
in tutto quello che ha fatto, ma noi non abbiamo ubbidito alla sua
voce. Dan 9,14;
L’Eterno è giusto in tutte le sue vie e benigno in tutte le sue opere.
Sal 145,17 L’Eterno è giusto in tutte le
sue vie e benigno in tutte le sue opere. 145,18 L’Eterno è presso a
tutti quelli che lo invocano, a tutti quelli che lo invocano in verità. 145,19
Egli adempie il desiderio di quelli che lo temono, ode il loro grido, e li
salva. Sal 145,17-19;
Per annunziare che l’Eterno è giusto; egli è la mia ròcca, e non v’è ingiustizia in lui.
Sal 92,13 Quelli che son piantati nella casa
dell’Eterno fioriranno nei cortili del nostro Dio. 92,14 Porteranno ancora del
frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti, 92,15
per annunziare che l’Eterno è giusto; egli è la mia ròcca, e non v’è ingiustizia
in lui. Sal 92,13-15;
O Eterno, Dio d’Israele, tu sei giusto.
Esdra 9,15 O Eterno, Dio d’Israele, tu sei
giusto, e perciò noi siamo oggi ridotti ad un residuo di scampati. Ed
eccoci dinanzi a te a riconoscere la nostra colpa; poiché per ragion d’essa, noi
non potremmo sussistere nel tuo cospetto!’. Esdra 9,15;
E nell’affermazione contenuta in Rom 9,18 "Così dunque Egli fa
misericordia a chi vuole, e indurisce chi vuole", ora abbiamo anche la base per
la corrispondente comprensione della dichiarazione in Es 33,19, di cui sopra. In
entrambi i casi non viene espressa una volontà arbitraria e autoritaria, che non
deve essere messa in discussione, ma piuttosto si tratta dell’indicazione del
fatto che le decisioni di Dio si basano sulla Sua assoluta giustizia e per tale
ragione nessuna obiezione potrà mai essere giustificata.
Di conseguenza, la base di questa conoscenza non è l’"inconcepibilità della
volontà di Dio", come sostengono alcuni, ma piuttosto il sapere e la fiducia
illimitata, che la volontà di Dio non conosce e non può conoscere alcuna
ingiustizia. E osservando gli esempi, di cui sopra: il faraone era davvero un
timorato di Dio? Esaù aveva forse un carattere devoto a Dio? Entrambi facevano
parte di quelle persone che si sono schierate contro Dio. Oppure è pensabile, al
contrario, che Dio abbia misericordia di un impenitente pluriomicida come Adolf
Hitler senza la sua conversione (come insinua la dottrina della
predestinazione), mentre quell’apostolo che ha amato il Signore più di qualsiasi
altro discepolo – vale a dire Giovanni – venga respinto, solo perché Dio dice:
"Io faccio misericordia a chi voglio, e indurisco chi voglio? È pensabile una
cosa simile? Un Dio assolutamente giusto potrebbe mai agire in questo modo?
Ma a questo punto una persona potrebbe dire, se amo Dio e ho fiducia in Lui,
allora semplicemente ho fiducia nella giustizia delle Sue decisioni. Sì, infatti
è proprio così. Ma la giustizia di Dio non può essere un mistero, altrimenti non
verrebbe riconosciuta come tale. Di conseguenza, questa giustizia si base sempre
e necessariamente su due criteri: da un lato, sul comportamento dell’individuo,
che deve essere giudicato, dall’altro, su Dio come giudice, che giudica questo
comportamento sulla base dei Suoi comandamenti. E tale giudizio deve essere noto
all’individuo e anche oggettivamente comprensibile. Segreti o giudizi
inspiegabili infatti, non denoterebbero giustizia ma arbitrarietà. Si
tratterebbe di quell’atteggiamento che può essere osservato nei governatori
corrotti e anche dispotici.
Se Dio agisse in questo modo, certamente non avrebbe fatto morire il Suo unico
Figlio sulla croce. Avrebbe trovato un’altra "soluzione". Ma l’unico rimedio era
l’assoluta giustizia di Dio, che per gli innumerevoli peccati di tutti gli
esseri umani esigeva un corrispondente sacrificio per pareggiare i conti. Anche
se ciò avrebbe richiesto che Dio stesso, nel Suo amore, dovesse compiere questo
sacrificio. E solo quelle persone che, in modo del tutto personale, ricorrono al
sacrificio di redenzione del Signore per redimere i loro peccati possono contare
sulla grazia di Dio.
Ma ora si potrebbe dire che noi siamo salvati per grazia e la grazia non
necessita di nessuna azione da parte nostra. Ciò potrebbe essere apparentemente
corretto, anche se anche qui è necessario distinguere tra l’"azione" prima della
grazia e il comportamento – che pure è un’azione – dopo la grazia, cioè dopo la
conversione. Ciò che qui viene ignorato è il fatto che non dobbiamo compiere
alcuna azione prima, proprio perché questa è stata già compiuta. Il nostro
Signore e Salvatore è morto per noi e al posto nostro e ha così posto la ragione
e la base di questa grazia di Dio. Tutti gli esseri umani che personalmente
ricorrono a questo sacrificio possono partecipare alla grazia di Dio. Tutti gli
altri devono essere giusti, vale a dire devono essere essi stessi senza peccato
oppure saranno irrimediabilmente perduti.
E ora si potrebbe prendere anche il popolo di Israele come prova del fatto che
Dio agisce in maniera arbitraria e senza farsi influenzare dal comportamento
umano. Nonostante Israele sia il popolo eletto di Dio, chi ha familiarità con la
Bibbia sa quanto poco gli Israeliti hanno saputo apprezzare questo privilegio in
passato e fino a oggi! È incredibile quanto frequentemente e profondamente
questo popolo sia sprofondato nel peccato. E, ciononostante, sappiamo che alla
fine Israele sarà nuovamente il popolo eletto di Dio sulla terra, come era una
volta. Non è questa la dimostrazione che per essere scelti non è necessaria
alcuna azione?
Anche qui l’interpretazione è troppo concisa. Chiediamoci innanzitutto perché
Israele è il popolo eletto. È solo un "capriccio" di Dio? Non c’è una
spiegazione razionale? Come sopra con i cristiani, anche qui nel caso degli
ebrei si ignora il fatto, che esiste una ragione anche per l’amore di Dio nei
confronti di Israele. E tale ragione è il primo essere umano a cui si è
manifestato Dio dopo il Diluvio Univerale Egli ha respinto tutti gli
Dei dei suoi padri, affinché potesse servire fedelmente solamente questo unico
Dio, che gli aveva rivolto la parola. Ciò ha indotto Dio a stringere un patto
con lui e attraverso lui con suo figlio Isacco, il progenitore degli ebrei – ma
anche con il suo primo figlio Ismaele, il progenitore degli arabi. Come possiamo
vedere, neanche l’amore di Dio è incondizionato. Un amore incondizionato sarebbe
in contraddizione con la giustizia di Dio, poiché la giustizia esclude l’assenza
di condizioni.
In quel giorno il SIGNORE fece un patto con Abramo.
Gen 15,18 1In quel giorno il SIGNORE fece un patto
con Abramo, dicendo: «Io do alla tua discendenza questo paese, dal fiume
d’Egitto al gran fiume, il fiume Eufrate; Gen 15,18;
Torniamo ora nuovamente all’esempio di Esaù e Giacobbe riferito
da Paolo in Rom 9,13 e cerchiamo di risolvere questo apparente paradosso. A tal
proposito indichiamo qui ancora una volta i passaggi biblici citati all’inizio
di questo Discorso:
Pietro, agli forestieri eletti secondo la prescienza di Dio Padre.
1Piet 1,1 Pietro, apostolo di Gesù
Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia,
nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia, 1,2 eletti secondo la
prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a
ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano
moltiplicate. 1Piet 1,1-2;
Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo.
Rom 8,28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al
bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. 8,29
Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati
a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito
tra molti fratelli; Rom 8,28-29;
Attraverso la dichiarazione di Giovanni (Giov 6,64), di cui
sopra -
"Gesù sapeva infatti fin dal principio
chi erano quelli che non credevano, e chi era colui che lo avrebbe tradito." .
e la conferma del Signore, che è il Padre che gli ha dato tutto
questo, comprendiamo che Dio, grazie alla Sua onniscienza, sapeva già dalla
fondazione del mondo cosa avrebbe deciso ogni singolo essere umano, che avrebbe
mai vissuto e che mai vivrà – se a favore o contro Dio. E così è stato nel caso
del faraone, di Esaù e Giacobbe, di Giuda Iscariota e con ogni certezza anche
nel caso di ognuno di noi.
Perciò, ripetiamo ancora una volta, che non esiste alcuna predestinazione (la
predeterminazione divina alla beatitudine o alla dannazione dell’essere umano)
Ciò sarebbe in stridente contraddizione con l’assoluta giustizia di Dio. E anche
se nella Sua trascendenza l’Onnipotente è difficilmente intelligibile, nella Sua
giustizia Dio ci lascia intravedere uno scorcio della Sua natura.
La nota conclusiva nel Suo summenzionato commento:
"I Suoi riferimenti alla possibilità di essere
cancellati dal libro della vita sollevano dubbi in me sulla certezza della
salvezza."
si riferisce a quel problema che ho indicato all’inizio di
questo Discorso, quando ho detto che la dottrina della predestinazione pretende
di offrire una "certezza", che non sembra esistere. Questa scuola di pensiero si
basa sul presupposto che gli esseri umani siano stati predeterminati da Dio: gli
eletti alla vita eterna, gli altri alla dannazione eterna. Partendo dalla
premessa dell’infallibilità di Dio, la conseguenza di questa visione è che
questa predeterminazione non può essere più modificata dagli esseri umani nel
corso della loro vita. Coloro che sono predestinati alla vita eterna – gli
eletti – saranno giusti, coloro che sono predestinati alla dannazione eterna
saranno empi. E come ulteriore conseguenza si arriva alla logica conclusione che
poi gli eletti seguiranno per così dire "automaticamente" la fede in Dio nella
loro vita; per questo gruppo di persone l’eventualità di cadere dalla fede è
impossibile, altrimenti si dovrebbe mettere in discussione l’infallibilità di
Dio.
Di conseguenza, è assolutamente plausibile, che la certezza della salvezza – che
si basa sul fatto, che siamo stati scelti da Dio senza alcuna azione da parte
nostra, cioè senza la possibilità di decidere da parte del singolo individuo –
suggerisca, sulla base di un certo pensiero elitario, che per queste persone non
sia più possibile essere escluse dalla scelta di Dio o cadere dalla fede. E ora
risulta ancora più comprensibile, che passaggi biblici come Es 32,33 e Sal 69,29
- dove Dio stesso parla di come l’atteggiamento personale del credente può
portare alla cancellazione del suo nome dal libro della vita con conseguente
perdita della sua elezione – possano instillare una certa insicurezza in questi
fratelli e in queste sorelle perché ciò è effettivamente in netta contraddizione
con l’idea della predestinazione, di una predeterminazione della vita umana da
parte di Dio.
Tuttavia, questi passaggi biblici dell’Antico Testamento non valevano soltanto
per gli Israeliti dell’epoca, ma sono una realtà anche per noi cristiani,
ammonendoci che anche i cristiani "rinati" possono cadere dalla fede. Ciò è
testimoniato anche da numerosi passaggi tratti dal Nuovo Testamento, come ad
esempio Mat 10,22; 24,13; Ebr 2,1-4; 3,4-6; 4,2.11; Apoc 2,7.11.17.26. Nella
prima lettera ai Corinzi possiamo leggere chiaramente quanto appena detto:
Il vangelo mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l’ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano.
1Cor 15,1 Vi ricordo, fratelli, il vangelo che
vi ho annunciato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi,
15,2 mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve
l’ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano. 1Cor 15,1-2;
Qui Paolo conferma il fatto, che saremo salvati mediante il
Vangelo, purché lo riteniamo, altrimenti avremmo creduto invano. Dunque, qui
Paolo esorta i fratelli e le sorelle, che si sono convertiti alla fede in Dio,
vale a dire i "rinati", a ritenere il Vangelo, altrimenti
cadranno dalla fede. E qui si chiarisce anche il terzo criterio contenuto
nella dichiarazione in Apoc 17,14, di cui sopra:
quelli che sono con lui, i chiamati, gli eletti e i fedele.
Quindi non basta essere chiamati ed eletti, vale a dire
"rinati". Dobbiamo anche essere fedeli e avere una fede salda, malgrado tutte le
circostanze avverse. Se non lo facciamo, cadremo dalla fede.
l SIGNORE preserva i fedeli.
Salm 31,23 Amate il SIGNORE, voi tutti i suoi
santi! Il SIGNORE preserva i fedeli, ma punisce con rigore chi agisce
con orgoglio. 31,24 Siate saldi, e il vostro cuore si fortifichi, o voi
tutti che sperate nel SIGNORE! Salm 31,23-24;
Non spegnete lo Spirito.
1Tess 5,18 in ogni cosa rendete grazie, perché
questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. 5,19 Non spegnete
lo Spirito. 5,20 Non disprezzate le profezie; 5,21 ma esaminate ogni
cosa e ritenete il bene; 1Tess 5,18-21;
Anche l’autore della lettera agli Ebrei ci esorta a ritenere
ferma fino alla fine la fiducia nella fede che avevamo al principio, stando
attenti all’inganno del peccato per continuare a essere partecipi di Cristo.
Noi infatti siamo divenuti partecipi di Cristo, a condizione che riteniamo ferma fino alla fine la fiducia che avevamo al principio.
Ebr 3,4 Ora ogni casa è costruita da
qualcuno, ma colui che ha fatto tutte le cose è Dio. 3,5 E Mosè fu veramente
fedele nella casa di Dio come servo, per testimoniare delle cose che dovevano
essere dette, 3,6 ma Cristo, come Figlio, lo è sopra la propria casa e la sua
casa siamo noi, se riteniamo ferma fino alla fine la franchezza e il
vanto della speranza. 3,7 Perciò, come dice lo Spirito Santo: «Oggi, se
udite la sua voce, 3,8 non indurite i vostri cuori come nella provocazione, nel
giorno della tentazione nel deserto, 3,9 dove i vostri padri mi tentarono
mettendomi alla prova, pur avendo visto per quarant’anni le mie opere. 3,10
Perciò mi sdegnai con quella generazione e dissi: Errano sempre col cuore e non
hanno conosciuto le mie vie; 3,11 così giurai nella mia ira: Non entreranno nel
mio riposo» (Sal 95:7-11).
3,12 State attenti, fratelli, che talora non vi sia in alcuno di voi un
malvagio cuore incredulo, che si allontani dal Dio vivente, 3,13 ma
esortatevi a vicenda ogni giorno, finché si dice: "Oggi", perché nessuno di
voi sia indurito per l’inganno del peccato. 3,14 Noi infatti siamo
divenuti partecipi di Cristo, a condizione che riteniamo ferma fino alla fine
la fiducia che avevamo al principio. Ebr 3,4-14;
Quelli infatti che sono da queste di nuovo avviluppati e vinti, la loro ultima condizione è peggiore della prima.
2Pt 2,20 Quelli infatti che sono fuggiti dalle
contaminazioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e Salvatore
Gesù Cristo, se sono da queste di nuovo avviluppati e vinti, la loro
ultima condizione è peggiore della prima. 2,21 Poiché sarebbe stato meglio
per loro non aver conosciuto la via della giustizia, anziché, dopo averla
conosciuta, voltar le spalle al santo comandamento che era stato loro dato.
2Pt 2,20-21;
Quelli infatti che sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo se cadono, è impossibile riportarli un’altra volta.
Ebr 6,4 Quelli infatti che sono stati una volta
illuminati, hanno gustato il dono celeste, sono stati fatti partecipi dello
Spirito Santo 6,5 e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze
del mondo a venire, 6,6 se cadono, è impossibile riportarli un’altra volta al
ravvedimento, poiché per conto loro crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio
e lo espongono a infamia. Ebr 6,4-6;
Infine, questa dichiarazione in Ebr 6,4, di cui sopra, "Quelli
infatti che sono stati una volta illuminati, hanno gustato il dono celeste, sono
stati fatti partecipi dello Spirito Santo" dimostra innanzitutto all’esegesi
biblica seria che qui si tratta di credenti e precisamente e chiaramente di
credenti "rinati". Qui non servono raffinati sofismi. Chi ha gustato il dono
celeste e ha ricevuto lo Spirito Santo, non può essere un non credente, né un
cristiano solo di nome, ma senza dubbio alcuno deve essere un cristiano
"rinato".
Eppure in Ebr 6,6 di questo rinato si dice, che è caduto dalla fede e che si è
perso per sempre. Quindi il suo nome era iscritto nel libro della vita e per
colpa sua poi è stato nuovamente cancellato. Tutti questi summenzionati passaggi
biblici ci mettono in guardia, in quanto credenti "rinati", da comportamenti
sconsiderati e dall’inganno del peccato e ci esortano a ritenere ferma la fede e
a non cadere. Ora da qui possiamo trarre tre conclusioni:
1. L’affermazione secondo la quale un credente "rinato" non
possa più cadere dalla fede e perdersi non è conforme alla Scrittura e, di
conseguenza, è errata.
2. I credenti "rinati", che sono caduti dalla fede una volta,
non possono più essere riportati al ravvedimento e alla conversione: sono
perduti per sempre.
3. Ma ciò dimostra anche che la ragione di questa caduta
dalla fede non può essere un comune peccato, che può essere perdonato. Qui è
stato commesso volontariamente il peccato contro lo Spirito Santo oppure questo
individuo ha necessariamente rifiutato nuovamente ogni ravvedimento e
pentimento.
La dottrina della predestinazione, che sostiene
l’"ineluttabilità della salvezza eterna dei "cristiani rinati", è quindi
chiaramente confutata dalle summenzionate dichiarazioni e, di conseguenza, è da
respingere dal punto di visto della Bibbia. Dio non ha pre-salvato o pre-dannato
gli esseri umani secondo la Sua volontà, ma li ha preconosciuti e in base a
questo li ha predestinati.
E questo è precisamente l’altro approccio alla soluzione di questo problema.
L’idea, cioè, che nella Sua onniscienza Dio sapeva già dalla fondazione del
mondo cosa avrebbe deciso ogni essere umano nella sua vita: se essere a favore o
contro Dio. E in base a questa decisione che ogni singolo essere umano prenderà
nel corso della sua vita, Dio ha "preconosciuto" (come scrive
Paolo in Rom 8,29) quelle persone – gli eletti – che risponderanno alla Sua
chiamata decidendo di seguire la fede in Lui, e li ha iscritti nel libro della
vita. Si tratta quindi di un processo totalmente dipendente dalla decisione di
ogni singolo essere umano nel corso della sua vita, che poi matura le sue
conseguenze in occasione del Giudizio Universale.
(Vedi anche den Diskurs 83: "L’onniscienza di Dio è in contraddizione con il libero arbitrio dell’uomo?")
Tuttavia, non dobbiamo ignorare il fatto che anche noi abbiamo
delle difficoltà nell’interpretazione di entrambi questi summenzionati passaggi
biblici. Perché se questa iscrizione nel libro della vita origina
dall’onniscienza di Dio e se poi i credenti possono essere cancellati dal libro
della vita per colpa loro, allora si potrebbe mettere in dubbio anche
l’onniscienza di Dio.
Di contro, tuttavia, occorre dire che, nel caso di queste
persone, la condizione per l’iscrizione nel libro della vita era stata
soddisfatta: in un determinato momento della loro vita – come gli Israeliti ai
tempi di Mosè – hanno risposto alla chiamata di Dio e hanno deciso di seguire
Dio. Dal punto di vista della giustizia di Dio, in questo modo avevano acquisito
il diritto di essere iscritti nel libro della vita, così come nella parabola del
pranzo di nozze l’invitato senza abito di nozze, accettando l’invito aveva
acquisito il diritto di essere presente tra gli invitati alle nozze.
Ma il fatto poi di avere deliberatamente modificato questa decisione, peccando contro lo
Spirito Santo o rifiutando il sacrificio di redenzione del Signore Gesù per
l’espiazione dei loro peccati, dimostra che questi credenti erano sì chiamati,
ma non erano eletti e, di conseguenza, è stato necessario cancellarli dal libro
della vita. Così sono ricorsi a quella libertà e responsabilità, che
l’Onnipotente ci ha riservato fin dai tempi di Adamo ed Eva, i quali pure ebbero
la libertà di decidere, se credere in Dio o in Satana.
(Vedi anche Capitolo 12: "La Risurrezione – Cristo nel Regno dei Morti.")
A conferma dell’idea che Dio ha già suddiviso tutti
gli esseri umani in "buoni" e "cattivi" e che, di conseguenza,
l’individuo stesso non ha più alcuna possibilità di decidere
autonomamente, i sostenitori della predestinazione (la
predeterminazione divina dell’essere umano alla vita eterna
o alla dannazione eterna) citano ripetutamente anche le
dichiarazioni contenute nella lettera ai Romani di Paolo. A
dimostrazione del fatto che proprio il libro in questione fa anche
capire chiaramente ai credenti che nessuno può essere salvato, se
non decide sotto la propria responsabilità e con la propria volontà,
citiamo qui ancora qualche passaggio rilevante: Se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato. Rom 10,8 Ma che dice essa? «La parola è
presso di te, nella tua bocca e nel tuo cuore». Questa è la parola
della fede, che noi predichiamo; 10,9 poiché se confessi con la
tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha
risuscitato dai morti, sarai salvato. Rom 10,8-9; EQui non si dice: "Se Dio ti ha predeterminato,
sarai salvato"! Ma si dice: "Se confessi e credi, sarai salvato".
uindi non è la "predeterminazione" da parte di Dio, in qualsiasi
forma possa essere espressa, che porta gli esseri umani alla
salvezza, ma è necessario che l’individuo stesso faccia qualcosa per
essere salvato: cioè credere e confessare. Chi non crede e non
confessa sarà perduto per l’eternità. Non perché Dio lo ha
condannato alla dannazione, ma perché ha deciso volontariamente e
autonomamente di non accettare questa grazia di Dio. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Rom 10,11 Difatti la Scrittura dice:
«Chiunque crede in lui, non sarà deluso». 10,12 Poiché non c’è
distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di
tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. 10,13
Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.
Rom 10,11-13; Anche qui Paolo non dice: "Chiunque è predeterminato
da Dio, sarà salvato", invece, dice: "Chiunque avrà invocato il nome
del Signore, sarà salvato". E con questo "chiunque" sono intese
tutte le persone che hanno mai vissuto e che mai vivranno. Quindi
potranno essere salvati solo se faranno qualcosa personalmente, se
cioè invocano il nome del Signore. Purché tu perseveri nella sua bontà; altrimenti, anche tu sarai reciso. Rom 11,19 Allora tu dirai: «Sono stati
troncati i rami perché fossi innestato io». 11,20 Bene: essi sono stati
troncati per la loro incredulità e tu rimani stabile per la fede; non
insuperbirti, ma temi. 11,21 Perché se Dio non ha risparmiato i rami
naturali, non isparmierà neppure te. 11,22 Considera dunque la bontà e
la severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti; ma verso
di te la bontà di Dio, purché tu perseveri nella sua bontà; altrimenti,
anche tu sarai reciso. Rom 11,19-22; Con l’ammonimento "altrimenti anche tu sarai reciso"
rivolto ai credenti cristiani di Roma, Paolo ci conferma qui che non
esiste né una predestinazione, cioè un’irrevocabile
predeterminazione da parte di Dio, né un’"ineluttabilità della
salvezza eterna degli eletti", ripetutamente sostenuta in questo
contesto. Una fede cristiana conforme alla Scrittura non conosce
simili garanzie. Perché davanti a Dio non c’è favoritismo. Rom 2,9 Tribolazione e angoscia
sopra ogni uomo che fa il male; sul Giudeo prima e poi sul
Greco; 2,10 ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene;
al Giudeo prima e poi al Greco; 2,11 perché davanti a Dio
non c’è favoritismo. Rom 2,9-11; |
Sono un visitatore assiduo del Suo sito web e Le faccio i
complimenti per la razionalità e la vicinanza alla Scrittura delle Sue
osservazioni. (…) Ora nel Discorso 69 ho trovato la seguente Sua
dichiarazione:
"E così Dio non esercita alcuna influenza neanche sulla decisione di credere
dell’essere umano. Questa deve essere presa volontariamente, poiché una
confessione di fede forzata non durerebbe in eterno."
(…) Comprendo totalmente la Sua argomentazione, tuttavia, credo che ciò
sollevi qualche problema nella realtà della vita cristiana. In altre
occasioni Lei ha suggerito che dobbiamo pregare anche per la conversione dei
nostri simili. Se ora da un lato preghiamo Dio, affinché conduca i nostri
prossimi alla fede e dall’altro Lei però dice che Dio "non esercita alcuna
influenza sulla decisione di credere dell’essere umano", come è possibile,
che le nostre preghiere vengano ascoltate? (…)
Bruno Hackbauer b.hackbauer@bluewin.ch
Innanzitutto, La ringrazio per le cortesi parole. Mi fa piacere,
se la razionalità e la vicinanza alla Scrittura dei miei scritti Le hanno
permesso di capire meglio la Bibbia.
Per rispondere alla Sua domanda devo ancora una volta fare riferimento al
nocciolo delle dichiarazioni espresse nel Discorso 69. Il fatto che la nostra
decisione di credere debba essere presa in maniera del tutto personale, ci viene
confermato dalle molte esortazioni a credere rivolteci dal Signore. Ecco qui
soltanto un esempio tratto dal Vangelo di Giovanni, in cui il Signore esprime
questa necessità per ben tre volte di fila:
Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
Giov 3,14 «E, come Mosè innalzò il serpente nel
deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, 3,15
affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna.
3,16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio,
affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
3,17 Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo,
ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 3,18 Chi crede in lui non
è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto
nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. Giov 3,14-18;
Ora, se Dio esorta ognuno di noi a convertirsi, è evidente che
nessun altro può farlo melio al posto nostro. Allo stesso tempo ne consegue che,
naturalmente, Dio non ci priva della nostra responsabilità in questa decisione.
A noi è stato dato tutto il creato, dall’universo fino al più piccolo
microorganismo, affinché in esso potessimo riconoscere l’operato di Dio e
decidere di credere in Lui.
Ma in questo contesto dobbiamo considerare anche la
giustizia di Dio. Le decisioni di Dio si basano sulla Sua assoluta giustizia. E,
di conseguenza, qui non si possono compensare i "meriti" di qualche parente per
aver "fatto convertire alla fede in Dio" il fratello, la sorella, il padre o la
madre. Il giorno del giudizio ciascun essere umano starà completamente da solo
davanti a Dio e dovrà rendere conto personalmente delle decisioni della sua
vita.
La conclusione assolutamente giustificata del Suo commento, se " ’Dio non
esercita alcuna influenza sulla decisione di credere dell’essere umano’, come è
possibile, che le nostre preghiere vengano ascoltate?", tuttavia, non è così
disperata come sembra. Se davvero siamo interessati alla conversione di
determinate persone, non dovremmo cadere nell’errore di perseguire il "metodo
della distribuzione a pioggia" delle chiese ufficiali, le quali pregando cinque
minuti a messa per "il terzo mondo", per "i poveri", etc., pensano di aver
assolto al loro compito e di poter dimenticare il problema, avendo passato la
palla a Dio.
Dobbiamo organizzare delle attività per quelle persone che vogliamo avvicinare
alla fede. Qui, a livello umano, abbiamo a disposizione tutte le possibilità
offerte dall’evangelizzazione, dall’opera missionaria, per convertire i nostri
prossimi e condurli alla fede nel Signore Gesù Cristo. Ma anche qui il
presupposto indispensabile è che alla fine questa conversione avvenga
volontariamente e in base a una decisione personale. E ciò ci suggerisce anche
un punto di partenza per le nostre preghiere.
Sebbene non possiamo chiedere a
Dio la conversione delle persone, possiamo però pregare il Signore di dare a noi
e agli altri la forza e la perseveranza, e di aggiungere il Suo Spirito alle
nostre parole e alle nostre azioni, affinché tutti quelli che vogliono credere
possano anche arrivare a credere in Lui.
(…) effettivamente tutto succede sotto il controllo diretto
di Dio, Dio ha fissato il futuro sulla base della Sua decisione, stabilendo
chi salverà e chi no: che effetti ha questo sul nostro dovere di
evangelizzare?
Molti credenti cristiani oggi si pongono questa domanda. Alcuni credono a
una sovranità di Dio illimitata e senza compromessi, così come viene
presentata – almeno secondo la nostra opinione – nella Bibbia. Ora si
chiedono se c’è un modo in cui possono e devono testimoniare questa fede
modificando i metodi di evangelizzazione, che hanno appreso da una
generazione con altre convinzioni in fatto di fede. Dicono, che questi
metodi sono stati pensati da persone, che, a differenza nostra, non
credevano nell’assoluta sovranità di Dio nelle questioni relative alla
salvezza; non dovremmo già solo per questo evitare di utilizzare questi
metodi?
(Questo estratto è stato estrapolato dal libro di James I. Packer:
"Evangelizzazione e sovranità di Dio" [Evangelism and the Sovereignty of God],
pubblicato nel 1971 ed edito da Coram Deo, Mantova, 2015.)
James I. Packer / https://www.regent-college.edu/academics/anglicanstudies/professors.html
Il reverendo James I. Packer è stato professore di
teologia (Professore di teologia del Senato Accademico) al Regent College di
Vancouver, Canada, direttore del "Programma di studi anglicani del Regent
College" e coeditore della rivista "Christianity Today" [Cristianità oggi].
Poiché qui abbiamo un autore che non solo è stato un chierico della Chiesa
anglicana, ma anche professore di teologia e direttore del programma di studi
anglicani al Regent College di Vancouver, per apprezzare meglio le sue
dichiarazioni è utile analizzare brevemente quegli ambiti in cui ha occupato una
posizione direttiva e che quindi gli hanno dato anche modo di influenzare e
persino di dettare i principi dell’azione e del pensiero anglicani.
Proprio in questi giorni la Chiesa anglicana ha attirato l’attenzione perché sia
i vescovi anglicani americani, che quelli della diocesi del Canada occidentale
di New Westminster hanno autorizzato la benedizione di coppie omosessuali.
Subito dopo questa circostanza a Lagos si è tenuta una conferenza di 300 vescovi
anglicani africani, che nella sua dichiarazione conclusiva ha criticato
aspramente questa decisione dei colleghi vescovi americani e canadesi:
"(…) un piccolo gruppo di persone economicamente
privilegiate ha tentato di delegittimare la fede cristiana. Inoltre, il gruppo
cerca di imporre la sua nuova e falsa dottrina al resto della comunità di
credenti."
E non c’è nemmeno da stupirsi ulteriormente, se proprio
recentemente un omosessuale dichiarato è stato ordinato vescovo negli Stati
Uniti. All’interno della Chiesa Anglicana il 56enne Gene Robinson è stato
cresciuto dalla Chiesa episcopale dello stato federale del New Hampshire per
ricoprire la carica di vescovo.
Per più di dieci anni quest’uomo è stato sposato
con una donna, dalla quale si è separato qualche anno fa, e ora ha una figlia
grande. Uomini simili, che hanno lasciato il rapporto naturale con la donna e si
sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri, commettendo uomini
con uomini atti infami, ce li descrive anche Paolo nella lettera ai Romani:
Similmente anche gli uomini, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami.
Rom 1,22 Benché si dichiarino sapienti,
sono diventati stolti, 1,23 e hanno mutato la gloria del Dio
incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, di uccelli,
di quadrupedi e di rettili. 1,24 Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità,
secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro
corpi; 1,25 essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna
e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in
eterno. Amen. 1,26 Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le
loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; 1,27
similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la
donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo
uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata
ricompensa del proprio traviamento. Rom 1,22-27;
In maniera significativa, a proposito di queste persone Paolo
sopra scrive anche
"Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti,
(…) essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna."
(Vedi anche Discorso 59: "Cosa
dice veramente la Bibbia riferendosi alla posizione della donna nella comunità cristiana?"
[non ancora disponibile in italiano. leggi in tedesco /
leggi in inglese])
Ora sono questi i principi di fede, che James Parker ha
impartito ai futuri teologi e sacerdoti anglicani al Regent College? In ogni
caso, nel summenzionato estratto esprime la sua opinione, dicendo che non si
dovrebbero più utilizzare le convinzioni relative alla fede, ereditate da
un’altra generazione e che si dovrebbero modificare i metodi di evangelizzazione
di questa.
Come coeditore della rivista "Christianity Today" [Cristianità oggi], ha avuto
potere e influenza anche qui, poiché ha potuto modellare e stabilire la linea
direttiva di questo mezzo di comunicazione a suo piacimento. Perciò è
particolarmente illuminante se in un articolo di questa rivista si sostiene che
la Bibbia è un racconto di favole e le rivelazioni in essa contenute sono
letteratura per un "viaggio verso il cielo" (J. Nelson Kraybill, presidente del
Seminario Biblico Mennonita Associato, Elkhart, Indiana, pubblicato in "Apocalypse
Now" / Christianity Today [‘Apocalisse ora’ / Cristianità oggi]).
(Vedi anche Discorso 23: "Commentario sul Manuale di Ermeneutica."
[non ancora disponibile in italiano. leggi in tedesco / leggiin inglese])
Fin qui abbiamo esaminato l’ambiente e quelle istituzioni in cui
James Packer ha esercitato un ruolo direttivo. Ora però torniamo all’estratto
del suo libro citato all’inizio. Anche se possiamo e dobbiamo criticare molte
delle dichiarazioni in esso contenute, a una bisogna dargli credito nel
complesso. Con la dichiarazione
"Dio ha fissato il futuro sulla base
della Sua decisione, stabilendo chi salverà e chi no"
dimostra in maniera chiara e inequivocabile la visione di questa
scuola anglicana e cioè, che non spetta all’essere umano nel corso della sua
vita decidere, se essere a favore o contro Dio, ma, al contrario, qui Dio nella
Sua sovranità ha già "sistemato" tutto e ha deciso quale individuo sarà salvato
e quale sarà dannato.
Poiché in questo Discorso sono già state citate e spiegate tutte le
dichiarazioni della Scrittura, che si oppongono proprio a tale visione
dimostrando appunto il contrario, cercheremo qui brevemente di capire
innanzitutto perché le persone possono arrivare a farsi quest’idea di un Dio,
che agisce in una maniera simile.
Nel libro di James Packer si fa ripetutamente riferimento alla sovranità di Dio
e si fa credere a tutti quelli che non sostengono il suo punto di vista, di
negare la sovranità di Dio. Naturalmente ciò è falso quanto lo è la visione da
lui sostenuta, relativa alla predeterminazione degli esseri umani alla vita
eterna o alla dannazione eterna. Il motivo per cui si possa arrivare a una
simile valutazione erronea è rintracciabile in un errore di ragionamento
fondamentale relativo alla sovranità di Dio:
Nessuno può mettere in dubbio – in nessun modo – l’assoluto dominio di Dio in
questo universo. Così come tutti i capelli in capo a ognuno di noi sono stati
numerati da Dio, così anche tutte le nostre azioni e i nostri desideri sono
sottoposti a questo unico e onnipotente Dio.
Così già ai tempi di Noè questo Dio avrebbe potuto sterminare l’intera umanità
senza Dio con un colpo solo. L’ha fatto? No. Ha salvato otto persone – Noè con i
suoi tre figli e le loro mogli – dal diluvio, e con la Sua grazia ha garantito
un nuovo inizio all’umanità.
L’Onnipotente avrebbe potuto abbandonare il popolo di Israele dopo la sua
apostasia e l’adorazione del vitello d’oro sul monte Sinai. L’ha fatto? No.
Sebbene abbia lasciato morire nel deserto questa generazione peccaminosa, con la
Sua grazia dopo 40 anni i suoi discendenti hanno potuto fare ingresso nella
Terra Promessa.
E infine, Dio nella Sua sovranità e assoluta giustizia avrebbe potuto far perire
l’umanità nei propri peccati. L’ha fatto? No. Nel Suo amore e nella Sua grazia
ha mandato il Suo unico Figlio, il nostro Signore Gesù Cristo, affinché offrisse
all’umanità un sacrificio di redenzione per coprire i nostri peccati e salvarci
dall’ira di Dio.
Ora forse al reverendo Packer saranno sfuggiti questi punti, visto che nelle sue
summenzionate dichiarazioni si riferisce a una "sovranità di Dio illimitata e
senza compromessi, così come viene presentataà nella Bibbia". E qui si riconosce
anche la vera base di una simile mentalità: la sovranità di Dio viene
confrontata e confusa con la sovranità di quelli che esercitano il potere sulla
terra.
Evidentemente non riesce a immaginare un sovrano che non eserciterebbe il
suo potere in maniera illimitata e senza compromessi. Ora se ciò è assolutamente
vero per la stragrande maggioranza dei governanti sulla terra, nel caso
dell’onnipotente governante celeste, nostro Padre nei cieli, ciò è certamente
falso, come dimostrano con evidenza le dichiarazioni della Scrittura.
Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio.
Giov 5,21 Infatti come il Padre risuscita i morti e dà
loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole. 5,22 Poiché il
Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio, 5,23 affinché
tutti onorino il Figlio come onorano il Padre; chi non onora il Figlio, non onora
il Padre che lo ha mandato. Giov 5,21-23;
Così come nella Sua sovranità Dio non giudica in persona, ma ha
dato tutto il giudizio al Figlio, così Dio ha anche – e proprio per questo –
lasciato libero ogni essere umano di decidere se accettare o se rifiutare Suo
Figlio e il Suo sacrificio di redenzione. E precisamente questo è il messaggio
fondamentale del Nuovo Testamento, come è stato già ampiamente spiegato e
documentato sulla base della Scrittura in questo Discorso:
Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura.
Mar 16,15 E disse loro: «Andate per
tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. 16,16 Chi avrà
creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà
condannato. Mar 16,15-16;
Nella Sua sovranità, nel Suo amore e
nella Sua grazia, Dio ha stabilito, che ogni essere umano che crede in Suo
Figlio, sarà salvato.
Chi rifiuta questa offerta dell’amore e della grazia di Dio o
pensa di non dover più prendere alcuna decisione in merito, dato che "Dio ha già
stabilito e deciso, chi salverà e chi no", allora sarà effettivamente vittima
della sovranità di Dio nella sua forma illimitata e senza compromessi e sarà
dannato.
Ci sono molti tentativi che pongono l’accento sulla
sovranità di Dio e, di conseguenza, si sono sviluppate diverse teorie in
relazione alle differenti ‘chiamate’, chiamate ‘generali’ e chiamate
‘irresistibili’. A tal proposito non ho trovato nulla nella Bibbia, a parte
l’esortazione di non indurire i nostri cuori, quando sentiamo la voce di
Dio. Trovo alcuni passaggi, in cui Dio indurisce i cuori delle persone (Rom
9,18) o manda loro una potenza di errore (2Tess 2,11), affinché credano alla
menzogna (ma in effetti che persone sono? "che non hanno aperto
il cuore all’amore della verità per essere salvati", 2Tess 2,11). Tuttavia,
ho trovato molti più passaggi in cui si dice che gli (stessi) esseri umani
hanno indurito il loro cuore o irrigidito il collo. Mi sembra piuttosto che
ad un certo punto Dio lasci in pace coloro che persistono nel rifiutarlo
(nel senso che come conseguenza del loro rifiuto li lascia al giudizio, che
si sono scelti liberamente da soli) oppure ad un certo punto Dio fa
rimbalzare la Sua chiamata sui loro cuori. Senza voler dubitare della
sovranità di Dio, mi sembra in ogni caso del tutto infondato, che l’essere
umano sia privo di qualsivoglia volontà e sia da considerare una marionetta,
proprio come fa il calvinismo.
Su questo tema si è detto molto e quindi non voglio addentrarmi nei
dettagli. Tuttavia, chi vede le cose in maniera diversa, dovrebbe saper
spiegare definitivamente anche passaggi come i seguenti due:
"«Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi
i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto
raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le
ali; e voi non avete voluto!"
(Mat 23,37; Luca 13,34)
JCosì anche in Luca 19,41-42 Gesù piange su Gerusalemme,
perché i suoi abitanti non hanno voluto obbedire a Dio.
Forse qui Gesù versa lacrime di coccodrillo perché Egli e così anche il
Padre avevano stabilito cose diverse fin dall’inizio? Io non credo.
"il quale vuole che tutti
gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità." (1Tim 2,4)
Così c’è scritto. E allora? Vogliamo sostenere che nel caso
di Dio volere e realizzare sono due cose distinte e separate? Ho
l’impressione che quegli esegeti, che in questo passaggio cercano di
distinguere faticosamente (come tra l’altro fanno gli studi biblici
MacArthur) tra " la volontà desiderante " (relativa alla salvezza) e
premeditazione (di Dio) nel senso di eterno decreto divino (che solo alcuni
eletti saranno salvati), si stiano avventurando pericolosamente su un
terreno minato. Da un punto di vista giuridico, almeno io sussumo ogni tipo
di ‘volontà desiderante’ non come "accettazione del rischio" (dolus eventualis)
o "conoscenza certa delle conseguenze", ma senz’altro e immediatamente come
‘dolus directus’ (intenzione), quindi come la più potente forma di
premeditazione, che il diritto tedesco conosca. D’altra parte, ritengo che
non si possa attribuire a Dio il fatto che le persone decidano a proprio
rischio e pericolo di mettersi contro di Lui, eppure Egli ci ha anche dotati
di questa capacità. La Bibbia fornisce eloquentemente testimonianza di
simili esempi.
Christian Bollmeyer, Hamburg / bollmeyer@debitel.net
Ringrazio molto Christian Bollmeyer per questa osservazione
perché cita anche due passaggi biblici che dimostrano altresì che la fede
cristiana non è un programma per le minoranze, ma un’offerta di Dio indirizzata
a tutte le persone, affinché vengano alla conoscenza della
verità e arrivino alla vita eterna.
Dio, nostro Salvatore, quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.
1Tim 2,3 Questo è buono e gradito davanti a Dio,
nostro Salvatore, 2,4 il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano
alla conoscenza della verità. 2,5 Infatti c’è un solo Dio e anche un solo
mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, 2,6 che ha dato se stesso come
prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo,
1Tim 2,3-6;
Questa è la prima benedizione che Paolo ci svela qui in Efes
1,4. Dice: Dio vi ha eletti. Dio vi ha predestinati prima della creazione
del mondo. Così alle domande "Perché apparteniamo a Dio? (…) Com’è arrivata
nelle nostre vite la benedizione di Dio? (…) Perché possiamo essere i Suoi
figli? (…)’, Paolo risponde con la sovrana decisione di Dio dicendo: ‘Dio vi
ha eletti e Dio vi predestinati’.
Se volesse dare un titolo ai Suoi appunti, potrebbe scrivere: Prima decide
Dio. (…) Dio decide prima della mia decisione. (…) Nella Sua libertà sovrana
Dio ha eletto singole persone, affinché appartenessero a Lui. (…) Dio ha
eletto solo determinate persone come i Suoi figli e ciò vuol dire che le ha
elette, affinché fossero salvate e arrivassero in cielo in eterno. (…) In
Efes 1,4 Paolo dice: ‘Dio vi ha eletti’ e nel versetto 5 rafforza ancora
una volta questo stesso fatto con un’altra espressione. Dice: Dio ci ha –
così c’è scritto qui – predestinati. Così davvero si esclude ogni dubbio,
ogni possibile incomprensione. Paolo non dice che Dio lo sapeva prima, ma
dice che Dio lo ha predestinato.
E naturalmente subito ci passa per la testa la domanda sulla giustizia di
Dio: Questo è effettivamente giusto? Ovviamente poi nel versetto 6 si dice
anche: ‘Egli ci ha concesso la grazia in Cristo’ – cioè nell’Amato. Ma
allora ci chiediamo, perché proprio noi? Perché non ha concesso la grazia a
tutti? Come può Paolo arrivare ad affermare una cosa del genere? E cara
comunità cristiana, Paolo non lo afferma solo qui, non è per così dire una
gaffe, ma lo scrive in moltissimi passaggi. Ad esempio, nella lettera ai
Romani, capitolo 8, Paolo dice: "Perché quelli che (Dio) ha preconosciuti,
li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo." E
poi in Rom 8, versetto 30 continua dicendo: "E quelli che (Dio) ha
predestinati li ha pure chiamati."
(Questo estratto è stato estrapolato da una predica su Efes 1,1-6 di
Wolfgang Nestvogel del 22-5-2005, inclusa nel CD "Prediche BEG-Hannover".)
Ecco qui innanzitutto il testo tratto dalla lettera agli Efesini
nella traduzione di Lutero, così come è stato utilizzato nella summenzionata
predica:
In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo.
Efes 1,3 Benedetto sia il Dio e Padre del nostro
Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei
luoghi celesti in Cristo. 1,4 In lui ci ha eletti prima della creazione
del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, 1,5
avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù
Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà,
1,6 a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato
Figlio. Efes 1,3-6;
Non ci sarebbero così tante incomprensioni nell’interpretazione
della Scrittura, se gli esegeti leggessero e considerassero il testo nella sua
interezza e non estrapolassero singoli versetti o addirittura – come succede qui
– singole parole per poi basarvi le loro prediche. Così qui Wolfgang
Nestvogel riduce la dichiarazione di Paolo in Efes 1,4-5 alle parole
"eletto" e "predestinato". Evidentemente non gli interessa affatto come e perché
Dio ci ha eletti. Ma naturalmente questo è assolutamente comprensibile, visto
che sostiene l’idea che Dio ha eletto le persone arbitrariamente e senza motivo,
gli uni per la vita eterna, gli altri per la dannazione eterna. E lo stesso W.
Nestvogel, così come i suoi eventuali ascoltatori, appartengono naturalmente ai
primi.
Innanzitutto, osserviamo quindi il contesto di queste due parole. In Efes 1,4
si dice: "Egli (Dio) in Lui (Cristo) ci ha eletti prima della
creazione del mondo" e in Efes 1,5 Paolo continua: "avendoci predestinati a
essere adottati (come suoi figli) per mezzo di Gesù Cristo". E ora notiamo, che
in entrambe le frasi spunta la condizione di questa elezione o predestinazione
di Dio:
- siamo eletti in Cristo e
- siamo predestinati per mezzo di Cristo.
Ora, questa conditio sine qua non spesso e volentieri
viene esclusa dai sostenitori della predestinazione, cioè della preselezione di
Dio senza alcun’azione da parte degli esseri umani. Per essere eletti in
Cristo e predestinati per mezzo di Cristo, dobbiamo credere in
Cristo. Ma questo si può fare, solo se nella nostra vita decidiamo a
favore di Cristo.
E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno.
Giov 11,23 Gesù le disse: »Tuo fratello risusciterà«.
11,24 Marta gli disse: »Lo so che risusciterà nella risurrezione all’ultimo
Giorno«. 11,25 Gesù le disse: »Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede
in me, anche se dovesse morire, vivrà. 11,26 E chiunque vive e crede in
me, non morrà mai in eterno. Credi tu questo?«. Giov 11,23-26;
A differenza di W. Nestvogel, che nella sua predica dice: "Dio
ha eletto solo determinate persone (…), affinché fossero salvate e arrivassero
in cielo in eterno", il Signore qui sopra in Giov 11,26 ci dice: "E chiunque
vive e crede in me, non morrà mai in eterno". Ciò dunque vale per tutte le
persone, che vivono e decidono di credere in Gesù Cristo, e non solo per
determinati "eletti". Quindi noi non siamo arrivati alla fede perché Dio ci ha
eletti, ma, al contrario, Dio ci ha eletti perché noi abbiamo deciso di credere
in Suo Figlio. Questo per quanto riguarda Efes 1,3-6. Poi però W. Nestvogel si
riferisce anche alla lettera ai Romani, capitolo 8 e dice:
"Qui Paolo dice: ‘Quelli che Dio ha preconosciuto –
cioè che ha eletto – li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del
Figlio suo.’ E poi in Rom 8, versetto 29 continua dicendo: ‘E quelli che (Dio)
ha predestinati li ha pure chiamati.’"
Qui viene citata la traduzione della Bibbia di Lutero. Ecco il
passaggio completo:
Denn die er ausersehen hat, die hat er auch vorherbestimmt.
Rom 8,28 Wir wissen aber, daß denen, die Gott lieben, alle Dinge zum
Besten dienen, denen, die nach seinem Ratschluß berufen sind. 8,29 Denn die er ausersehen
hat, die hat er auch vorherbestimmt, daß sie gleich sein sollten dem Bild seines Sohnes, damit
dieser der Erstgeborene sei unter vielen Brüdern. Rom 8,28-29;
Passaggio della traduzione italiana della Bibbia di Lutero:
[Perché chi ha scelto, ha anche predestinato.
Rom 8,28 Ma noi sappiamo che tutte le cose concorrono
al bene di coloro che amano Dio, di coloro che sono chiamati secondo il suo proposito.
8:29 Perché chi ha scelto, ha anche predestinato a essere conforme all’immagine del
suo Figlio, perché sia il primogenito tra molti fratelli. Rom 8,28-29;]
Confrontando questo passaggio con il testo greco (vedi
Nestle-Aland) e con tutte le altre traduzioni internazionali si nota
facilmente che la traduzione di Romani, capitolo 8, versetto 29, presente nella
Bibbia di Lutero è evidentemente errata. Qui il verbo greco "proegno" è
stato tradotto con "ausersehen" (scegliere). Il prefisso "pro"
significa "prima", mentre la sillaba "gno" si trova ad esempio nelle
seguenti parole: gnomo=conoscitore (esperto), gnoriso=riconoscere,
gnoripso=riconoscibile, gnosis=conoscenza. Di conseguenza, la traduzione
corretta di questo passaggio deve essere "che ha preconosciuto
(conosciuto prima)" e non "che ha scelto".
Questa traduzione corretta si trova anche in tutte le altre Bibbie tedesche (Herder,
Elberfelder, rev. Elberfelder, Versione Concordante, Nuovo Testamento Ebraico),
così come nelle versioni italiane e americane:
Elberfelder:
Rom 8,29 Denn die er vorher erkannt hat, die hat er auch
vorherbestimmt, dem Bilde seines Sohnes gleichförmig zu sein, damit er der Erstgeborene sei unter
vielen Brüdern.
Nuova Riveduta:
Rom 8,29 Perché quelli che ha preconosciuti,
li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo,
affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli;
Nuova Diodati:
Rom 8,29 Poiché quelli che egli ha preconosciuti,
li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio,
affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli.
DBY – 1889 Darby Translation:
Rom 8,29 Because whom he has foreknown, he has also
predestinated to be conformed to the image of his Son, so that he should be the firstborn among many
brethren.
KJ21 – 21st Century King James Version:
Rom 8,29 For whom He foreknew, He also predestined to be
conformed to the image of His Son, that He might be the firstborn among many brethren.
NAS – 1977 New American Standard Version:
Rom 8,29 For whom He foreknew, He also predestined to become
conformed to the image of His Son, that He might be the first-born among many brethren.
NAS95 – 1995 New American Standard Version:
Rom 8,29 For those whom He foreknew, He also predestined to
become conformed to the image of His Son, so that He would be the firstborn among many brethren;
RSV – 1947 Revised Standard Version:
Rom 8,29 For those whom he foreknew he also predestined to be
conformed to the image of his Son, in order that he might be the first-born among many brethren.
Una cosa simile succede con 1Piet 1,2, dove Lutero utilizza
erroneamente di nuovo il verbo "ausersehen/prescelto", mentre la Elberfelder
traduce correttamente il passaggio con "nach Vorkenntnis Gottes"
(secondo la prescienza di Dio) e così anche la versione
americana, dove si trova "according to the forehnowledge of God"
(secondo la prescienza di Dio). Nelle versioni italiane la
Nuova Riveduta, traducendo con "secondo la prescienza di
Dio Padre", si trova sulla stessa linea, mentre la Nuova Diodati,
tuttavia, si avvicina nuovamente più a Lutero, traducendo con "secondo la
preordinazione di Dio Padre ".
E ora con questa rettifica la dichiarazione di Paolo acquista anche un
significato completamente diverso: Dio non ha predestinato coloro che ha
"scelto" (ausersehen/prescelto), ma nella Sua onniscienza ha
preconosciuto
(conosciuto prima) quelle persone, che nel corso della loro vita confesseranno
la propria fede in Lui.
Perché se Dio nella Sua onniscienza ha conosciuto i
credenti prima della creazione del mondo, allora questa "conoscenza" deve per
forza essere stata preceduta da un processo di ricerca. E per un processo di
ricerca occorre un criterio di ricerca. E questo criterio di ricerca di Dio era
esattamente la decisione di credere di ciascun singolo essere umano nel corso
della propria vita.
Nella Sua onniscienza e prima dell’inizio del mondo, Dio ha
cercato, riconosciuto e scelto quelle persone, che nella loro vita decideranno di
credere in Lui, e ha iscritto i loro nomi nel libro della vita. Queste persone
appartengono a Dio e sono anche quelle, che il Padre ha dato al Figlio.
Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni carne, affinché egli dia vita eterna a tutti coloro che tu gli hai dato.
Giov 17,1 Queste cose disse Gesù, poi alzò gli occhi
al cielo e disse: »Padre, l’ora è venuta; glorifica il Figlio tuo, affinché anche
il Figlio glorifichi te, 17,2 poiché tu gli hai dato potere sopra ogni carne,
affinché egli dia vita eterna a tutti coloro che tu gli hai dato. 17,3
Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo
che tu hai mandato. Giov 17,1 -3;
Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati.
Giov 17,24 Padre, io voglio che dove sono
io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la
mia gloria che tu mi hai data; poiché mi hai amato prima della fondazione del
mondo. Giov 17,24;
Ora però il vero problema di questa dottrina della
predestinazione è che questi sostenitori, nonostante riconoscano che Dio nella
Sua onniscienza ha visto tutte le persone già prima della creazione del mondo e
ha fatto una scelta, non capiscono o semplicemente non vogliono riconoscere la
chiara conclusione che quindi Dio ha naturalmente anche riconosciuto quali
individui avrebbero deciso di seguire la fede in Lui e quali no, e, di
conseguenza, su questo ha basato la Sua scelta.
Tuttavia, già questa è una differenza fondamentale, passare da una scelta
arbitraria e ingiusta (e di conseguenza anche inconcepibile) di Dio, senza
alcuna azione da parte dell’individuo, a una decisione libera e responsabile
dell’essere umano di schierarsi a favore o contro Cristo nel corso della sua
vita.
Dunque, Dio non ha predestinato in un atto arbitrario e a Suo piacere una
qualsiasi persona X alla vita eterna e il resto dell’umanità – e della
cristianità (sic!) – alla dannazione eterna, ma in maniera mirata ha scelto
quelle persone, che confesseranno la propria fede in Lui. Questa è la sequenza
corretta, così come ce la insegna Paolo in Rom 8,29: Dio ci ha preconosciuto
perché abbiamo deciso di credere in Lui e perché abbiamo accettato Suo Figlio
Gesù Cristo, diventando così figli di Dio.
A tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio.
Giov 1,11 È venuto in casa sua e i suoi non
l’hanno ricevuto; 1,12 ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha
dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo
nome. Giov 1,11-12;
Ora però nella sua predica di cui sopra W. Nestvogel dice:
"Dio ha eletto solo determinate persone come i Suoi
figli (…) Nella Sua libertà sovrana Dio ha eletto singole persone, affinché
appartenessero a Lui. (…) Dio vi ha predestinati prima della creazione del
mondo."
In tutta la sacra Scrittura abbiamo testimonianza della
giustizia eterna di Dio, come ad esempio anche nei due passaggi biblici qui
sotto::
La tua giustizia è una giustizia eterna.
Saln 119,142 La tua giustizia è una
giustizia eterna e la tua legge è verità. 119,143 Affanno e
tribolazione m’hanno còlto, ma i tuoi comandamenti sono la mia gioia. 144
Le tue testimonianze sono giuste in eterno; dammi intelligenza
e io vivrò. Salm 119,142-144;
Per mettere fine al peccato, per espiare l’iniquità, per far venire una giustizia eterna.
Dan 9,24 Settanta settimane sono stabilite per il tuo
popolo e per la tua santa città, per far cessare la trasgressione, per mettere
fine al peccato, per espiare l’iniquità, per far venire una giustizia
eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il
luogo santissimo. Dan 9,24;
Questo Dio della predestinazione come potrà far venire una
giustizia eterna alla fine dei tempi – come dice Daniele nel passaggio qui sopra
– se ancor prima della creazione del mondo ha già "scelto" in maniera del tutto
arbitraria e ingiusta "solo determinate persone", senza alcuna azione da parte
loro, gli uni per la vita eterna e gli altri per la dannazione eterna? Anche se
– e proprio perché – Nestvogel riconduce tutto questo all’Onnipotenza di Dio
volendolo giustificare con la Sua libertà sovrana, si tratterebbe di
un’Onnipotenza senza giustizia e un simile "Dio" potrebbe naturalmente solo
venire dal basso.
Di conseguenza, la predestinazione è una falsa dottrina della salvezza, che
conduce i fratelli e le sorelle delle comunità cristiane sulla falsa via. Poiché
come dice Giovanni più sopra in Giov 1,12: "A tutti quelli che
l’hanno accolto egli ha dato il diritto di diventare figli
di Dio." Quindi non sono diventati figli di Dio perché Dio li ha scelti,
ma, al contrario, Dio ha dato loro il diritto di diventare i Suoi figli perché
hanno ricevuto Suo Figlio.
E qui abbiamo di nuovo un problema di traduzione. La parola greca che le Bibbie
tedesche traducono in Giov 1,12 con "accolto" può naturalmente
significare anche "ricevuto". E sia la Bibbia inglese che quella italiana
traducono qui con "ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto ". E ora questo può essere
compreso di nuovo con il significato "fu dato loro" (passivo).
Ma poi in Matteo 10,40 abbiamo la stessa parola radice, ma qui con un aspetto
molto definito:
Mat 10,40 Chi riceve voi, riceve me; e chi riceve
me, riceve colui che mi ha mandato.
E qui vediamo come questa parola deve essere interpretata
correttamente: colui che riceve i discepoli per "accoglierli" lo fa di sua
spontanea volontà e non è "scelto" per farlo.
Conseguentemente, il fondamento della vera scelta da parte di Dio è la decisione
di seguire Suo Figlio Gesù Cristo. Questa è la dottrina della salvezza biblica.
Chi prende questa decisione nel corso della propria vita e la mantiene salda
fino alla fine, sarà salvato e avrà vita eterna. Su chi non lo fa, rimarrà l’ira
di Dio. Ora se i sostenitori della dottrina della predestinazione pensano di non
dover prendere questo tipo di decisione a favore di Cristo perché sono già stati
prescelti da Dio senza alcuna azione da parte loro, allora si trovano proprio in
quella situazione, in cui l’ira di Dio rimane su di loro.
Chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui».
Giov 3,36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna,
chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane
su di lui». Giov 3,36;
Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
Mat 10,22 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome;
ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. Mat 10,22;
Tutte le ulteriori dichiarazioni della Scrittura relative alla
scelta e agli eletti sono da inquadrare in base a questi criteri: nella Sua
onniscienza Dio ha cercato, riconosciuto e scelto le persone prima della creazione
del mondo. Poiché i sostenitori della predestinazione si concentrano solo
sull’ultimo punto, la scelta, si lasciano sfuggire la prima parte di questa
dichiarazione di Paolo arrivando a sostenere una falsa dottrina. Di conseguenza,
non sorprende neanche più che qui esistano teorie che a volte contraddicono
completamente le promesse della Bibbia. Ecco cosa dice W. Nestvogel nella sua
predica:
"Nella Sua libertà sovrana Dio ha eletto singole
persone, affinché appartenessero a Lui. (…) Dio ha eletto solo determinate
persone come i Suoi figli e ciò vuol dire che le ha elette, affinché fossero
salvate e arrivassero in cielo in eterno."
Questa limitazione della possibilità della salvezza a singoli
individui e solo a determinate persone è con ogni evidenza un insegnamento
erroneo ed è ovviamente in contraddizione con le dichiarazioni della Scrittura,
come ad esempio:
Dio, nostro Salvatore, quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.
1Tim 2,3 Questo è buono e gradito davanti a Dio,
nostro Salvatore, 2,4 il quale vuole che tutti gli uomini siano
salvati e vengano alla conoscenza della verità. 2,5 Infatti c’è un solo
Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, 2,6 che ha
dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa
a suo tempo, 1Tim 2,3-6;
Così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini.
Rom 5,18 Dunque, come con una sola trasgressione la
condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di
giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini.
Rom 5,18;
Secondo la Scrittura, dunque, non esiste alcuna limitazione
della promessa della salvezza a "singoli individui" o "solo a determinate
persone". Perciò anche la seguente dichiarazione del relatore:
"E lo stesso Dio che ha ordinato la salvezza dei
Suoi eletti, allo stesso modo ha ordinato, che la predica della Parola di Dio
fosse il mezzo, che li porterà alla salvezza."
è una predica che non può salvare nemmeno un singolo individuo.
Con la predica si può indicare la via, ma il mezzo della salvezza è e rimane la
fede dell’essere umano in Gesù Cristo. Di conseguenza, Dio non ha neanche
ordinato la salvezza di singoli eletti, ma ha mandato Suo Figlio, affinché
attraverso la Sua morte sulla croce per i peccati di tutto il mondo, Cristo
permettesse la salvezza di tutti gli esseri umani. Credere
in questo e accettare questo sacrificio di redenzione per i nostri
stessi peccati è, in verità, l’unico mezzo della salvezza.
Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno».
Giov 7,37 Nell’ultimo giorno, il giorno più
solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: «Se qualcuno ha sete, venga a
me e beva. 7,38 Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi
d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno». 7,39 Disse questo
dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui;
lo Spirito, infatti, non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora
glorificato. Giov 7,37-39;
Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita.
Apoc 22,17 Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni». E
chi ode, dica: «Vieni». Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono
dell’acqua della vita. Apoc 22,17;
La seguente dichiarazione del relatore ora è molto vicina alla
verità:
"Se una persona arriva a credere, allora saprà: Dio
mi ha scelto. Ancor prima di sospettare o sapere minimamente qualcosa di Lui.
Ancor prima che fosse creato il mondo, prima che Dio creasse il mondo, Egli mi
ha visto."
Sì, certo. È esattamente così. Bisogna solo completare l’ultima
frase: "...Egli mi ha visto e ha riconosciuto che nel corso della mia vita
deciderò di credere in Suo Figlio e perciò mi ha scelto."
O un’altra dichiarazione:
"E tra miliardi e miliardi di persone Dio ha scelto
quegli individui, che crederanno in Suo Figlio Gesù Cristo e saranno salvate."
Ora questa è esattamente la conferma della visione qui sostenuta
ed è in contraddizione con le stesse dichiarazioni di W. Nestvogel, di cui
sopra. Perché se Dio ha scelto le persone che crederanno in Suo Figlio Gesù
Cristo e saranno salvate, allora significa che questa scelta non è affatto
avvenuta in maniera arbitraria e senza alcuna azione da parte dell’individuo, ma
che queste persone sono state scelte proprio perché hanno deciso a favore di
Cristo e Dio nella Sua onniscienza ha preconosciuto la loro decisione e perciò
li ha prescelti. E, di conseguenza, questa scelta non può riferirsi nemmeno a
"singoli individui" o "solo a determinate persone", ma deve valere per tutte le
persone che vogliono accettare la fede nel Figlio di Dio.
E ora i sostenitori della dottrina della predestinazione cercano di presentare
questa decisione a favore di Cristo come un atto di giustizia in virtù di opere
e di condannarla su questo terreno. Il passaggio biblico, che in questo contesto
viene citato come prova è Efes 2,8-9:
Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede.
Efes 2,8 Infatti è per grazia che siete
stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio.2,
9 Non è invirtù di opere affinché nessuno se ne vanti;
Efes 2,8-9;
Mi sforzo continuamente di suggerire, che il testo di un
passaggio biblico deve essere letto e analizzato (ponderato) nella sua
interezza. Con le parole "Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante
la fede " Paolo mette in primo piano la grazia di Dio per noi esseri umani
attraverso il sacrificio di Suo Figlio Gesù Cristo per il perdono dei nostri
peccati.
Con "fede" poi Paolo intende la possibilità offerta da Dio al peccatore
di ricevere questa grazia, proprio accettando personalmente questo atto di
redenzione del Figlio di Dio, affinché così Dio lo giustifichi. Tuttavia, ciò
implica molto chiaramente, che questa fede non è automaticamente insita
nell’essere umano, ma che l’individuo deve prima accettare questa fede
esplicitamente e personalmente, così come ad esempio il mendicante deve
accettare l’offerta per entrarne in possesso.
Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, sul perdono dei peccati.
Rom 3,22 vale a dire la giustizia di Dio
mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono – infatti
non c’è distinzione: 3,23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio
3,24 ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la
redenzione che è in Cristo Gesù. 3,25 Dio lo ha prestabilito
come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la
sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato,
3,26 al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua
giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi
colui che ha fede in Gesù. Rom 3,22-26;
Tuttavia, così come il mendicante attraverso questa
"accettazione" non può vantarsi di aver fatto una buona azione, ma che alla fine
semmai ne ha approfittato, allo stesso modo il peccatore, che accetta la fede e
decide di credere in Gesù Cristo non può attribuirsene il merito. È come quando
in occasione delle nozze la sposa dice di sì allo sposo.
Questo "sì" della sposa
non è un’azione, che le permette di comprare lo sposo o attraverso la quale la
sposa si è guadagnata l’amore dello sposo la prima volta. Ma una cosa è certa:
così come il mendicante non entra in possesso dell’offerta, se non l’accetta,
allo stesso modo non si realizza alcun matrimonio, se la sposa non esprime il
suo consenso.
Ora ci sono naturalmente anche culture in cui la sposa e lo sposo vengono
"scelti" e fatti sposare già da bambini. In questi ambienti culturali sarebbe
considerato inconcepibile, se qualcuno chiedesse se la sposa e lo sposo hanno
personalmente preso la decisione di scegliersi a vicenda.
Qui una simile
decisione verrebbe respinta categoricamente: tutto è deciso e predisposto dai
genitori. E ora ciò assomiglia perfettamente alla visione dei sostenitori della
predeterminazione, nel modo in cui arrivano a credere. Rifiutano completamente
l’idea di una decisone da parte dell’essere umano di credere in Gesù Cristo e
sostengono, che Dio abbia scelto solo determinate persone – cioè loro – per
diventare credenti.
Così la conseguenza di questa visione è anche facilmente intuibile: così come il
mendicante non viene in possesso dell’offerta, se non l’accetta, e la sposa non
viene sposata allo sposo, se non dice di sì, allo stesso modo anche tutte le
persone che pensano di essere già state scelte da Dio e perciò di non dover
prendere alcuna decisione personale a favore di Cristo, hanno mancato di
accettare questa offerta di Dio alla remissione dei peccati e alla salvezza.
Sono paragonabili alla sposa che alle nozze si rifiuta di esprimere il suo sì,
ma che, malgrado ciò, poi vive credendo di essere sposata con lo sposo. Una fede
illusoria!
Infine, la seguente interpretazione di Rom 8,29 rivela con molta precisione la
differenza tra la dottrina della predeterminazione e la dottrina della Bibbia.
W. Nestvogel dice:
"E Paolo dice (…): Perciò appartieni a Gesù Cristo,
perciò ti sei convertito, perciò hai abbandonato la tua vecchia vita, perché
nella Sua sovrana libertà l’onnipotente Dio ti ha scelto e predestinato a
questo."
Tuttavia, se analizziamo ciò che effettivamente dice Paolo,
leggiamo qualcosa di completamente diverso:
Rom 8,29 Perché quelli che ha preconosciuti,
li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo,
affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli;
In verità qui Paolo dice: l’onnipotente Dio ti ha preconosciuto
ed eletto perché hai deciso di credere in Gesù Cristo e ti sei convertito e con
il Suo aiuto hai abbandonato la tua vecchia vita.
(Vedi anche Discorso 100: "Giovanni Calvino: la vera e la falsa predestinazione.")
Come si può vedere la dottrina della predestinazione inverte
causa ed effetto e con il pretesto della sovranità non teme di attribuire
erroneamente arbitrarietà e ingiustizia all’assolutamente giusto Dio. Di
conseguenza, non sorprende più di tanto che questa falsa dottrina in pratica
fiorisca in maniera incredibile.
Così mi ha scritto un sostenitore di questa
visione non molto tempo fa, dicendo che semplicemente ci sono persone che sono
gli eletti, mentre gli altri sono le "erbacce". E né gli uni, né gli altri
possono cambiare nulla del loro destino. "Il grano rimane grano e le erbacce
rimangono erbacce", così ha scritto.
Una dottrina di questo tipo è pericolosamente fuorviante per la comunità
cristiana perché convince i fratelli e le sorelle della certezza, nella fede, di
avere un biglietto gratuito per l’eternità. La cosa peggiore è che vedono tutte
le altre persone come "erbacce" e, di conseguenza, si dichiarano anche contro
ogni forma di evangelizzazione.
Per di più, come mi ha scritto il fratello
appena citato, lui e quelli che la pensano come lui sono convinti di non avere
più bisogno di pregare il "Padre Nostro", la preghiera del Signore. Questo
perché qui ovviamente si parla di perdono dei peccati e di protezione dal male,
cose di cui – in quanto "eletti" – non hanno affatto più bisogno. Pensano di
essere stati eletti da Dio e così di essere salvati una volta per tutte e di
avere la vita eterna.
E allora come cristiani biblici ci si chiede a quale scopo allora il Figlio di
Dio, il nostro Signore Gesù Cristo, sia dovuto andare sulla croce e abbia dovuto
offrire un sacrificio di redenzione. Naturalmente l’ha dovuto fare per i nostri
peccati, per ottenere per noi il perdono del Padre. Di conseguenza, nel corso
della nostra vita dobbiamo anche decidere di accettare in maniera esplicita e
del tutto personale questo sacrificio di redenzione per essere salvati e per
avere la vita eterna.
Tutto il contrario dei fratelli e delle sorelle che
credono nella predestinazione! Evidentemente questi hanno un accordo speciale
con Dio. Credono di essere gli eletti e di non dover decidere, né accettare più
nulla. Dio ha già sistemato tutto per loro.
Dio ha stabilito un Giorno nel quale giudicherà il mondo tramite suo Figlio.
Atti 17,30 Ma ora, passando sopra ai tempi dell’ignoranza,
Dio comanda a tutti gli uomini e dappertutto che si ravvedano. 17,31 Poiché egli ha
stabilito un Giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell’uomo
che egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti«.
Atti 17,30-31;
Viviamo in un periodo in cui la dottrina fedele alla Bibbia è
continuamente messa in discussione da altre dottrine moderne. Di conseguenza,
nella valutazione delle diverse dottrine dovremmo prendere in considerazione le
parole di Paolo nella sua seconda lettera a Timoteo:
Si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie.
2Tim 4, Infatti verrà il tempo che non sopporteranno
più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran
numero secondo le proprie voglie, 4,4 e distoglieranno le orecchie dalla
verità e si volgeranno alle favole. 2Tim 4,3-4;
Da un lato abbiamo una dottrina che ai fratelli e alle sorelle
promette la vita eterna senza alcuna decisione da parte loro e senza alcun
conflitto di coscienza, la redenzione immediata e continua e l’ineluttabilità
della loro salvezza eterna e tutto ciò perché l’onnipotente Dio presumibilmente
in una "sovrana decisione li ha scelti". Opposta a questa troviamo l’altra
dottrina, che nella conversione impone all’essere umano di prendere
personalmente una decisione libera e responsabile, che fa dipendere la vita
eterna dall’accettazione dell’individuo del sacrificio di redenzione del Figlio
di Dio e che è estranea all’ineluttabilità della salvezza eterna dell’essere
umano, a meno che l’individuo non mantenga una fede salda fino alla sua morte.
Se ora, alla luce delle succitate dichiarazioni di Paolo, ci chiedessimo quale
di quelle dottrine potrebbe verosimilmente essere la sana dottrina, quella che
alcuni non vogliono sopportare, e d’altra parte ci interrogassimo su quali siano
gli insegnamenti di quei falsi maestri, intorno ai quali si ammucchiano
autonomamente le persone secondo le proprie voglie perché solleticano le loro
orecchie, allora sapremmo immediatamente distinguere la falsa dottrina dalla
corretta dottrina biblica.
1)
L’
onniscienza di Dio.
Per noi esseri umani l’onniscienza di Dio può essere compresa solo con grande
difficoltà. Tuttavia, è possibile avvicinarsi alla questione, se si pensa, che
Dio vive nei "cieli", una dimensione senza spazio e senza tempo (eternità).
L’universo spazio-temporale da Lui creato è, per così dire, disteso nel tempo
davanti a Lui, come quando noi umani guardiamo un film. E qui in riferimento al
nostro universo anche l’onniscienza di Dio ora può essere compresa meglio: se
Dio vuole verificare (conoscere) qualcosa, molto semplicemente osserva il tempo,
in avanti o all’indietro. Allo stesso modo noi, se vogliamo esaminare nei
dettagli qualcosa nel video, possiamo mandare indietro o avanti il film.
Naturalmente questa spiegazione non pretende affatto di essere corretta e
completa, ma forse questa idea aiuta a comprendere