I 24 Anziani nell’Apocalisse
di Giovanni. / Interpretazione di William Barclay..
I 24 Anziani nell’Apocalisse
di Giovanni. / Interpretazione di Fritz Grünzweig.
I 24 Anziani nell’Apocalisse
di Giovanni. / Interpretazione di John F. Walfoord e Roy B. Zuck.
I 24 Anziani nell’Apocalisse
di Giovanni. / Interpretazione di Peter Ketter.
I 24 Anziani nell’Apocalisse
di Giovanni. / Interpretazione di Adolf Pohl.
I ventiquattro anziani nell’Apocalisse
di Giovanni / Interpretazione Immanuel.at
L’esistenza eterna di ogni
essere umano.
La Trinità biblica e alcune altre specificità della fede cristiana biblica.
Tabella – Le famiglie
linguistiche della terra.
Negli ultimi due anni, nel forum di discussione di Immanuel.at
è stata ripetutamente sollevata la questione nella quale ci si chiedeva quale
cerchia di persone rappresentassero i 24 Anziani nell’Apocalisse di Giovanni.
Benché in alcuni discorsi si sia già richiamata l’attenzione sul fatto che l’interpretazione
di tali Anziani, più corrente e diffusa tra alcuni esegeti, in quanto "totalità
di tutti i credenti" o "simbolo della chiesa di tutti i tempi", non sia
compatibile con il testo della Scrittura, così come esso ci viene presentato
nell’Apocalisse, finora non è ancora stata condotta un’analisi concreta
della prova dell’esattezza di tale asserzione, che ci si propone invece di
fornire qui. Gli estratti in seguito citati da altri esegeti relativi a questo
tema, dovrebbero offrire anche a quei lettori che non hanno dimestichezza con la
materia, l’opportunità di farsi un quadro chiaro sull’ampio spettro delle
opinioni e sulla loro effettiva rilevanza.
1. Nell’Antico Testamento si trovano riferimenti ad una
sorta di concistoro divino. Il profeta vede Dio seduto sul suo trono e
accanto a lui l’intero esercito del cielo alla sua destra e alla sua
sinistra (1Re 22,19). Nel libro di Giobbe i figli di Dio vanno a
presentarsi davanti al Signore (Gb 1,6; 2,1). Isaia parla di Dio in
quanto Re, che regna nella gloria davanti ai suoi Anziani (Is 24,23).
Nella storia del peccato originale, Adamo viene accusato da Dio di avere
mangiato del frutto dell’albero proibito e – come recita la singolare
espressione – di essere "divenuto come uno di noi" (Gen 3,22).
Stando alle idee più antiche, Dio era circondato da un concistoro. Forse i
ventiquattro Anziani hanno qualcosa a che fare con questa concezione.
2. Al tempo della cattività babilonese fu inevitabile che gli Ebrei
venissero a contatto con le idee dominanti a Babilonia. È assolutamente
possibile che il patrimonio ideologico babilonese si sia talvolta mescolato
con le loro concezioni, specialmente laddove il punto di partenza presentava
una somiglianza certa. Così, per esempio, i Babilonesi conoscevano
ventiquattro Déi delle stelle, che essi adoravano. Il potere delle stelle
era una componente essenziale dell’immaginario religioso babilonese. Si
presume che dai ventiquattro Déi delle stelle dei Babilonesi abbiano avuto
origine i ventiquattro angeli degli Ebrei, che circondavano il Trono di Dio,
e che gli Anziani personifichino questi angeli.
3. Approdiamo ora alle spiegazioni, che secondo la nostra interpretazione
sono essenzialmente le più probabili. In Israele vi erano così tanti
sacerdoti, che era impossibile che essi potessero servire al Tempio tutti
contemporaneamente. Essi erano quindi suddivisi in ventiquattro classi,
così come si dice nell’Antico Testamento (1Crn 24,1-18). La più
elevata delle classi fu denominata degli Anziani dei sacerdoti. Talvolta,
anche i principi del santuario e i principi di Dio (1Crn 24,5). Si
presume che i ventiquattro Anziani rappresentino un simbolo delle
ventiquattro classi dei sacerdoti, che portano le preghiere dei santi
davanti a Dio (Apoc 5,8), poiché questo è il compito dei sacerdoti.
Allo stesso modo, anche i leviti erano suddivisi in ventiquattro classi, al
fine di lodare Dio come cantori con arpe, cembali e cetre (1Crn 25,
1-31). Anche gli Anziani hanno le arpe (Apoc 5,8). I ventiquattro
Anziani possono dunque rappresentare anche un ideale celeste dei sacerdoti e
dei cantori coinvolti nel culto del tempio a Gerusalemme. Essi sarebbero
allora un simbolo della perfetta adorazione celeste di Dio, davanti alla
quale qualunque ufficio divino sulla terra non è altro che un debole
riflesso.
4. In seguito è stata avanzata l’ipotesi che i ventiquattro Anziani
personificherebbero i dodici patriarchi e i dodici Apostoli. I nomi dei
dodici patriarchi stanno nella città santa, nella Nuova Gerusalemme, sulle
dodici porte e i nomi dei dodici Apostoli sulle prime pietre del muro. I
patriarchi e gli Apostoli sono il fondamento sul quale posa la chiesa, ed è
assolutamente possibile che i ventiquattro Anziani personifichino questi
uomini.
5. La più probabile di tutte le spiegazioni ci appare essere quella che
sostiene che i ventiquattro Anziani siano un simbolo di coloro che rimangono
fedeli a Dio. A coloro che risulteranno vincitori, vengono promesse le vesti
bianche (Apoc 3,4), e colui che rimarrà fedele sino alla morte,
riceverà la corona (s t e p h a n o s) della vita (Apoc 2,10). Colui
che abbandona tutto per seguire Gesù, un giorno siederà sul trono
(Mat 19,27-29). Ciò che è stato detto in relazione ai ventiquattro
Anziani, ben si concilia con le promesse che vengono fatte ai fedeli. Ma
perché proprio il numero ventiquattro? Qui dobbiamo riprendere quello che c’è
di giusto nella spiegazione che tenta di identificare i ventiquattro Anziani
con i patriarchi e gli Apostoli. Poiché la chiesa riunisce sia gli Ebrei
che i Gentili, risulta ora il numero ventiquattro. In origine vi erano state
dodici tribù, il loro numero adesso è raddoppiato, ebrei e gentili
appartengono insieme al regno di Dio. I ventiquattro Anziani personificano
la chiesa nella sua totalità. Dobbiamo tenere presente che qui si tratta di
una visione, di un punto di vista di quello che dovrebbe essere, e non di
quello che è. E così i ventiquattro Anziani personificano l’intera
congregazione che un giorno pregherà e loderà il Dio vivente nella sua
gloria.
(Questo frammento è tratto dal libro "L’Apocalisse di Giovanni I" p.
163ss. di William Barclay.)
Punto 1) Poiché questo punto richiede un commento più ampio,
esso verrà trattato più avanti, al punto 5.
Punto 2) Avanzando l’ipotesi secondo la quale gli Ebrei, a quel tempo, possano
avere adottato i ventiquattro Déi delle stelle dei Babilonesi e che li abbiano
trasformati nei 24 angeli, che dovrebbero rappresentare i 24 Anziani, William
Barclay tralascia il fatto che il libro dell’Apocalisse non è un’invenzione
di Giovanni, ma – per i cristiani credenti – una rivelazione di Gesù
Cristo, del Figlio di Dio, che egli ricevette dal Padre (Apoc 1,1).
E l’onnipotente non attinge ad "una componente essenziale dell’immaginario
religioso babilonese" per rivelare a suo Figlio il progetto salvifico con l’umanità.
Sulla base delle sue dichiarazioni, questo libro non può dunque contenere
errori umani di valutazione di qualunque tipo.
Punto 3) Un’interpretazione dei 24 Anziani come simbolo delle 24 classi dei
sacerdoti dell’ebraismo antico testamentario non raggiungerebbe lo scopo.
Queste 24 classi sono una classificazione in Israele al tempo dell’Antico
Testamento, e il futuro ordine celeste non si baserà sulle classificazioni
umane. E non si può nemmeno partire dal presupposto che nel’eternità -
contrariamente al millenario regno di pace sulla terra – ci si debba aspettare
una tradizione esclusivamente ebraica.
Punto 4) L’interpretazione che vede i 24 Anziani rappresentare i 12 patriarchi
e i 12 Apostoli contiene un fondo di verità, ma però, più avanti, non viene a
torto messa in discussione da un altro esegeta (Peter Ketter). Giovanni avrebbe
allora visto se stesso come Apostolo nella risurrezione ma questo è assai
improbabile.
Punto 5) Questa variante, nella quale i 24 Anziani vengono visti come il simbolo
di coloro che rimangono fedeli a Dio, appare in realtà avvicinarsi moltissimo
alla soluzione e proprio per questo motivo è assai diffusa anche nei circoli
cristiani. Purtroppo, però, Mat 19,27-29 viene qui citato in modo chiaramente
sbagliato. In questo passo biblico non si dice: "Colui che abbandona tutto per
seguire Gesù, un giorno siederà sul trono", ma qui il Signore promette
esclusivamente ai 12 Apostoli che essi nella nuova creazione – ossia con la
Risurrezione Universale alla fine del mondo – siederanno su 12 troni e
giudicheranno le 12 tribù di Israele. Anche la mescolanza di Ebrei e
Gentili – e dunque dei 12 patriarchi e dei 12 Apostoli – come "chiesa
nella sua totalità", ossia come chiesa di tutti i tempi, è chiaramente
confutabile. Non solo gli Apostoli erano Ebrei, ma qualunque Ebreo che approdi
alla fede in Gesù Cristo è un Ebreo di nascita, mentre nella fede è un
cristiano. E proprio come tutti gli altri cristiani delle altre nazioni, anch’egli
è parte della congregazione cristiana e così nel momento del giudizio non ha
più nulla a che fare con la fede di Mosè o con i 12 patriarchi- ma nemmeno
con i 12 Apostoli, che giudicheranno soltanto gli israeliti di fede mosaica. E
addirittura: se accetta Cristo, l’Ebreo viene salvato, ma secondo la
tradizione mosaica tramandataci (e non secondo quella biblica!), sulla base
della quale egli deve tassativamente rifiutare di riconoscere Gesù Cristo come
il Figlio di Dio e il suo Messia, egli è perduto.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Giov 14,6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la
verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Giov 14, 6;
Chiunque nega il Figlio, non ha neanche il Padre.
1Gio 2,23 Chiunque nega il Figlio, non ha
neanche il Padre; chi riconosce il Figlio, ha anche il Padre.
1Gio 2,23;
(Vedi anche capitolo 13: "Il
Giudizio Universale.")
Punto 1) Qui si fa proprio riferimento a Is 24,23, dove
vengono menzionati anche gli Anziani, davanti ai quali il Signore degli eserciti
regna sul monte Sion. Se si considera solo il contesto di questo passo biblico,
si comprende subito che qui con l’espressione "quel giorno" si vuole
indicare il giorno del SIGNORE e l’inizio del dominio di Dio nel tempio di
Gerusalemme nel Millennio. E quindi siamo proprio in quel tempo profetico nel
quale Giovanni nell’Apocalisse vede questi 24 Anziani in cielo. Si può
dunque, con forte probabilità, partire dal presupposto che in entrambi i testi
si tratti dello stesso gruppo di persone. Questo testo non ha quindi solo a che
fare con i 24 Anziani, ma questi personaggi sono chiaramente i 24 Anziani.
Purtroppo, però, non è possibile alcuna ulteriore identificazione concreta.
Perché l’Eterno degli eserciti regnerà sul monte di Sion e in Gerusalemme, e la sua gloria davanti agli anziani.
Isa 24,21 In quel giorno avverrà che
l’Eterno punirà in alto l’esercito di lassù, e giù sulla terra i re della
terra; 24,22 saranno radunati insieme, come carcerati in una prigione
sotterranea; saranno rinchiusi in un carcere e, dopo molti giorni, saranno
puniti. 24,23 La luna sarà coperta di confusione e il sole di vergogna, perché
l’Eterno degli eserciti regnerà sul monte di Sion e in Gerusalemme, e la sua
gloria davanti agli anziani. Isa 24,21-23;
(Vedi anche capitolo 08: "La
trasformazione del cielo e della terra")
Inoltre, per un’interpretazione dei 24 Anziani, vengono
proposti anche l’"esercito del cielo" e i "figli di Dio". Si tratta di
angeli rispettivamente di figure celesti e poiché questo punto di vista viene
presentato più avanti da numerosi esegeti, intendiamo appurare subito qui se un
simile approccio possa avere una sua giustificazione nella Scrittura. Per questa
prova, potrebbe rivelarsi illuminante un confronto delle caratteristiche, che
vengono menzionate in relazione ai 24 Anziani (Apoc 4,4) con quelle degli
angeli.
Essenzialmente, si possono distinguere tre caratteri distintivi:
– le vesti bianche
– le corone della vittoria
– i troni.
Le vesti bianche le troviamo in relazione agli angeli (Giov
20,12; Atti 1,10), sebbene però in questi passi biblici possiamo identificare
gli angeli – a differenza dei 24 Anziani – anche come tali. Anche il passo
di Apoc 3,18 deve essere associato all’angelo della chiesa in Laodicea. Le
dichiarazioni contenute in Apoc 3,4-5, poi, si riferiscono tuttavia ai vincitori
della chiesa in Sardi e dunque in modo assolutamente chiaro a creature umane.
Ancora più evidenti sono le dichiarazioni espresse in Apoc 7,13-14: –
Costoro hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello.
Apoc 7,13 Poi uno degli anziani si rivolse a
me, dicendo: «Chi sono costoro che sono coperti di bianche vesti, e da dove
sono venuti?». 7,14 Ed io gli dissi: «Signore mio, tu lo sai». Egli
allora mi disse: «Costoro sono quelli che sono venuti dalla grande
tribolazione, e hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue
dell’Agnello. Apoc 7,13-14;
Di conseguenza, le bianche vesti sono una prova del fatto che
essi "le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello". E ciò è una
chiarissima indicazione del fatto che questi non sono affatto angeli, ma esseri
umani risorti in cielo che hanno accolto il sacrificio di redenzione del Signore
per i loro peccati.
Anche in relazione alle corone della vittoria, nelle lettere del Nuovo
Testamento troviamo confermata la loro attribuzione a creature umane: una volta,
Paolo scrive di se stesso che per lui la corona della vittoria è pronta in
cielo (1Cor 9,25; Fili 4,1; 2Tim 4,8), ed esorta Timoteo così: "Tu dunque
sopporta sofferenze, come un buon soldato di Gesù Cristo", affinché anch’egli,
Timoteo, riceva la corona della vittoria (2Tim 2,3-5). Nella sua prima lettera
agli Anziani, Pietro scrive che essi dovrebbero sorvegliare il gregge per loro
volontà, e non per avidità di guadagno, e allora con la venuta del Signore
riceveranno la corona della vittoria (1Piet 5,1-4). E Giacomo promette a colui
che sopporta la tentazione, la corona della vita (Gia 1,12). Il Signore Gesù
stesso, in Apoc 2,10, nella lettera a Smirne, dice che donerà la corona della
vita a colui che, nonostante la tribolazione gli sarà fedele fino alla morte e
in Apoc 3,8-11 il Signore loda la chiesa in Filadelfia, perché essa ha
custodito la sua parola e non ha rinnegato il suo nome e le consiglia di tenere
fermamente ciò che ha, affinché nessuno le tolga la sua corona della vittoria.
Tutte queste dichiarazioni si riferiscono quindi ad esseri umani, ai quali viene
promessa la corona della vittoria. E la motivazione di ciò è sempre la
vittoria sulle debolezze umane (colui che combatte, colui che non rinnega, colui
che nella tribolazione rimane fedele sino alla morte, colui che sopporta la
tentazione). E la "vittoria" qui sembra essere anche il significato generale
di questa corona nel Nuovo Testamento. E infatti, anche nel riferimento alle
cavallette della quinta tromba in Apoc 9,7, alle quali fu dato il potere per far
soffrire gli uomini per cinque mesi, troviamo il dettaglio che esse hanno una
corona d’oro sulla testa. Anche al cavaliere sul cavallo bianco, in Apoc 6,2,
del quale si dice che uscì fuori "come vincitore e per vincere" e che qui
su Immanuel.at viene interpretato come l’Anticristo in forma umana, viene data
una corona della vittoria. E, infine, anche il "Figlio d’uomo", ossia il
Signore Gesù, in Apoc 14,14-15, ha una corona d’oro della vittoria sul capo
durante la "messe della terra".
Oltre ai passi biblici citati qui sopra, anche i troni dei 24 Anziani si
riferiscono in modo alquanto chiaro a delle creature umane e non a degli angeli.
Qui nella Scrittura una volta viene definito il trono dell’Onnipotente, poi,
in Mat 19,28, troviamo il trono della gloria del Signore Gesù Cristo e
nello stesso versetto anche i 12 troni, sui quali siedono gli Apostoli nella
nuova nascita per giudicare le 12 tribù mosaiche d’Israele.
Nella nuova nascita, voi che mi avete seguito sederete su dodici troni, per giudicare le dodici tribù d’Israele.
Mat 19,28 Gesù disse loro: «In verità vi dico
che nella nuova nascita, quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono della
sua gloria, anche voi che mi avete seguito sederete su dodici troni, per
giudicare le dodici tribù d’Israele. Mat 19,28;
Da ciò possiamo trarre due conclusioni:
1. Nella Scrittura non abbiamo alcun indizio del fatto che
degli angeli o altre creature celesti possano avere l’onore di sedere su un
trono in cielo.
2. I troni in cielo sono riservati al Padre, al Figlio, e poi
anche ai 12 Apostoli nella nuova nascita – ossia a creature umane risorte -
e anche ai 24 Anziani.
Se consideriamo ora che, stando alla Scrittura, il Padre, il
Figlio e i 12 Apostoli sono tutti dei giudici, se ne trae la conclusione che i
troni in cielo sono un tratto distintivo dell’attività del giudice e perciò,
di conseguenza, anche i 24 Anziani – similmente ai 12 Apostoli – devono
essere giudici umani risorti. E con ciò viene confutata l’interpretazione
secondo la quale i 24 Anziani potrebbero essere angeli. Come scrive Paolo nella
prima lettera ai Corinzi, è l’esatto contrario: saranno gli esseri umani che
giudicheranno gli angeli.
Non sapete voi che noi giudicheremo gli angeli?
1Cor 6,2 Non sapete voi che i santi giudicheranno
il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicare dei
piccoli problemi? 6,3 Non sapete voi che noi
giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare le cose di questa vita 1Cor 6,
2- 3;
a) "E intorno al trono c’erano ventiquattro troni"
(Apoc 4,4): a coloro che vi siedono Dio dona parte del suo potere.
b) "E sui troni vidi seduti ventiquattro Anziani": i dodici
rappresentanti del Popolo di Dio rispettivamente dell’Antico e del Nuovo
Testamento. Sebbene la lezione del testo greco di Apoc 5,9 utilizzata
da Lutero "Ci hai comprati" venga sostituita con la lezione meglio
attestata che è contenuta nei manoscritti greci più antichi, "Hai
comprato uomini", questa interpretazione sembra tuttavia plausibile, tanto
più che anche in altri passi dell’Apocalisse sia le dodici tribù d’Israele
che i dodici Apostoli hanno un loro ruolo (Apoc 7,4ss; 21,12.14). Si vedano
anche le ventiquattro classi dei Leviti e dei sacerdoti dell’Antico
Testamento (1Crn 24). Rimane inoltre aperta la questione se nel caso degli
Anziani si tratti di creature umane perfette oppure di angeli. In ogni caso,
tuttavia, essi rappresentano il Popolo di Dio sulla terra. Così essi
portano in coppe d’oro anche i "profumi" della preghiera dei Figli di
Dio davanti a Dio (Apoc 5,8).
c) "Vestiti di vesti bianche": esse rappresentano la purezza, la
giustizia e la santità donate da Dio e al tempo stesso le vesti per il
servizio sacerdotale (Lev 6,3; 6,7.13; 16,4; Is 61,10). – Anche
a noi è concesso il privilegio del servizio sacerdotale per chiedere l’intercessione
a Dio. La nostra veste sacerdotale qui è la giustizia, che noi abbiamo in
Gesù Cristo davanti a Dio (1Pie 2,9; 2Cor 5,21; Apoc 1,6).
d) "E sul loro capo avevano delle corone d’oro": sui troni e con le
corone: questo è un riferimento all’ufficio reale. Anche noi, in quando
credenti, abbiamo ricevuto dal Signore una parte del suo potere reale
(1Pie 2,9; Apoc 1,6; 3,21; 22,5). "L’intercessione dei Figli
di Dio rappresenta la loro partecipazione al dominio di Dio nel mondo, anche
oggi" (Christof Oetinger). Dio vuole così tanto attirarci nella sua
comunità, che egli ci dona una parte di ciò che è, che ha e che fa
(Rom 8,17). E quanta fatica deve fare, prima che egli, insieme a noi,
abbia raggiunto questo obiettivo (cfr. Is 43,24). – Il servizio
sacerdotale è destinato dal mondo a Dio. Il servizio reale, al contrario,
è destinato da Dio al mondo.
(Questo frammento di testo è tratto dal libro "L’Apocalisse di Giovanni
Parte I" [p. 139ss] di Fritz Grünzweig.)
Mentre il punto a), anche e soprattutto nel senso dell’interpretazione
sostenuta qui dei 24 Anziani come giudici, è da approvare completamente, alla
domanda essenziale, se i 24 Anziani siano esseri umani o angeli, nel punto b) di
Fritz Grünzweig, non viene data una risposta realmente utile. Il
riferimento ad Apoc 7,4 con la giustificazione che lì "le dodici tribù d’Israele
e i dodici Apostoli hanno un loro ruolo" si rivela semplicemente fallimentare
a causa del fatto che in quel testo non vengono assolutamente menzionati i
dodici Apostoli, ma le dodici tribù d’Israele – e soltanto queste. In Apoc
21,12.14, al contrario, vengono menzionati sia i patriarchi sia gli Apostoli.
Poiché però in entrambi i casi erano esseri umani, ci sarebbe ora da
aspettarsi – se entrambi vengono citati insieme – che anche gli Anziani
fossero identificati come esseri umani. Tuttavia, non si arriva a trarre questa
conclusione, ma la domanda se qui si tratti di esseri umani o di angeli, rimane
incoerentemente aperta. Per la nostra analisi qui, tale questione viene già
chiarita più sopra e un’interpretazione in quanto angeli viene esclusa.
Se però, per coerenza, vogliamo vedere entrambi i gruppi – Apostoli e
patriarchi – insieme, dobbiamo, sulla base della dichiarazione del Signore in
Mat 19,28, interpretare anche i patriarchi come giudici. E poi sorge la
domanda nella quale ci si chiede chi essi, in quanto Israeliti, dovrebbero
giudicare, poiché Israele viene già giudicato dagli Apostoli di Israele. La
spiegazione di Fritz Grünzweig al punto c), relativa alle "vesti bianche",
deve dunque trovare pieno accoglimento; invece, la successiva interpretazione
dell’autore (in particolare al punto d) – per qualunque ragione – si
discosta dal tema dei 24 Anziani.
Queste corone assomigliano a quelle corone della vittoria
che venivano assegnate ai vincitori durante le competizioni sportive presso
i Greci (stephanos; a differenza della corona di un sovrano, il
diadema, diadema). Il fatto che gli Anziani portassero corone, sembra
indicare che essi erano già stati giudicati e premiati.
Sull’identità di questi Anziani si sono fatte molte congetture. Le
opinioni si dividono in due correnti principali: (1) gli Anziani
rappresentano la chiesa che è stata rapita in cielo per ricevere la sua
ricompensa prima del tempo della Grande Tribolazione. (2) gli Anziani sono
angeli, ai quali sono stati assegnati importanti uffici. Il numero 24 è un
numero rappresentativo, così come appare chiaro dal fatto che nella legge
di Mosè vi erano 24 norme cui i sacerdoti dovevano attenersi. (…)
La formulazione del canto di preghiera (Apoc 5,9-10 / n. FH)
contribuisce a sostenere senza dubbio l’opinione secondo la quale i
ventiquattro Anziani sarebbero angeli, anche se questa possibilità non
viene indicata esplicitamente. Gli esegeti su questo punto non sono
concordi, ma sembra che gli Anziani non siano angeli, bensì che essi
rappresentino la chiesa, poiché essi siedono su troni e portano la corona
della vittoria. Tuttavia, a questo punto del compimento del piano divino di
salvazione, gli angeli non sono ancora stati giudicati o ricompensati, ma
poco dopo si uniscono al canto di lode in onore dell’Agnello degli esseri
viventi e degli Anziani (5,11-12). Le diverse possibilità di
interpretazione non dovrebbero impedire di cogliere la bellezza dell’immagine
qui descritta e il miracolo che in essa viene portato ad espressione.
(Questo frammento di testo è tratto dal libro "Il Nuovo Testamento -
Apocalisse" [p. 584ss] di John F. Walfoord e Roy B. Zuck.)
Qui, anche J. F. Walfoord nei 24 Anziani può giustamente
non vedere degli angeli, ma con la dichiarazione che essi "rappresentano" la
chiesa si avventura però di nuovo nella sfera della simbologia e del simbolo
senza offrire un’analisi più concreta.
Una delle corti reali che è degna della maestà
divina circonda il trono dell’Onnipotente. Nessuno, di certo, può
arrivare ad eguagliare la gloria e la dignità di nostro Dio. Tutte le
creature, anche le più sublimi, sono un nulla accanto a lui. "Tutto il
mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada
mattutina caduta sulla terra" (Sap 11,22). Ma l’Infinito non vuole
troneggiare nell’inavvicinabile lontananza, nella fulgida solitudine. Per
questo motivo ventiquattro troni stanno in cerchio intorno al suo, e li
occupano ventiquattro Anziani (presbiteri), che sono dunque venerabili
uomini pieni di principesca dignità. Sono adornati dalla veste bianca del
sacerdote, al tempo stesso segno della trasfigurazione, e dal diadema del re
o dalla corona d’oro del vincitore. Il celebrante si abbiglia di bianco e
di oro durante le solennità del Signore. Il loro ufficio non è la
partecipazione al giudizio, ma l’omaggio (4,10; 5,11; 19,4; etc.), l’essere
mediatori fra terra e cielo (5,8), la conoscenza dei segreti celesti (5,5;
7,13ss). Ma chi sono questi veterani intorno al trono di Dio? Le congetture
riguardo ad una possibile spiegazione non sono ancora terminate
Due interpretazioni fra le tante hanno la grande probabilità di essere
plausibili, ma è difficile decidere quale delle due sia quella giusta.
Molti commentatori, e fra di loro molti rinomati esegeti dell’Apocalisse,
ritengono che i ventiquattro Anziani siano angeli, e qui in primo luogo
verrebbe da pensare alla classe angelica chiamata dei "troni"
(Col 1,16). Il loro numero pone però alcune difficoltà e di
preferenza viene ricondotto alla mitologia pagana, nella quale si parla di
ventiquattro Déi delle stelle. L’alto rango di questi assistenti al trono
celesti non sarebbe difficile da comprendere nel caso fossero angeli.
Tuttavia, la relazione con gli esseri umani sembra essere meglio motivata.
Non bisogna tralasciare il fatto che qui abbiamo a che fare con una visione.
"Il gruppo di uomini trasfigurati descritto attraverso questo scenario
immaginifico è il coro dei padri dell’Antico Testamento" (Joh. Michl, I
24 Anziani nell’Apocalisse di San Giovanni [Monaco 1938], p. 143).
Il fatto di suddividere il numero in dodici patriarchi e dodici Apostoli, va
troppo oltre. Giovanni difficilmente avrà visto la propria immagine seduta
su un trono celeste. La rappresentazione della comunità dei fedeli
attraverso ventiquattro Anziani durante la messa e la ripartizione dei
sacerdoti in ventiquattro classi con un capo ciascuno, sono elementi
sufficienti per motivare l’origine del numero. L’alta onorificenza di
questi rappresentanti del Popolo di Dio dell’Antico Testamento, i cui
diritti erano stati ereditati dalla chiesa di Cristo, diede ai discepoli di
Gesù il coraggio e la fiducia nelle loro battaglie e nelle loro
tribolazioni per resistere fino a quando anch’essi non toccherà la corona
d’oro dei vincitori, dopo avere bevuto il calice delle sofferenze qui su
questa terra come il loro capo divino (cfr. Mar 10,37ss;
Mat 20,21ss). Forse questo è sufficiente, senza particolare
riferimento all’Antico Testamento, per concepire i ventiquattro Anziani
come la "personificazione dell’umanità di fronte a Dio. Proprio in età
avanzata. La giovinezza non sa comprendere l’Umano in sé. L’espressione
ultima dell’Umano è la vecchiaia, nella quale le prove sono state portate
a compimento, gli alti e i bassi già vissuti e tutto è divenuto maturo"
(Rom. Guardini, Il Signore, 3º ediz. [1940] p. 621ss).
(Questo frammento di testo è tratto dal libro "L’Apocalisse" [p.
87ss] di Peter Ketter.)
L’interpretazione concernente gli angeli e i 24 Déi delle
stelle dei Babilonesi è già stata esclusa più sopra in questa analisi. Il
riferimento di Peter Ketter a Col 1,16 in rapporto all’interpretazione
concernente gli angeli non è molto convincente, poiché Paolo qui non parla
assolutamente di angeli, ma di "visibile" e "invisibile". Da un lato,
dunque, questi troni – se fossero ascritti alla sfera dell’"invisibile",
ossia del celeste – possono essere i troni dei 24 Anziani e questi ultimi,
come abbiamo già constato più sopra, esseri umani risorti. Dall’altro lato,
invece, secondo questo passo biblico, i troni possono essere perfettamente
ascritti anche alla sfera del "visibile" ed essere interpretati come troni
di signori terreni. Sulla base della posizione delle parole, si potrebbe persino
scoprire un’analogia certa: il visibile = troni e domini, l’invisibile =
poteri o forze, e dunque i troni sarebbero chiaramente da ascrivere al visibile,
in quanto troni di signorie terrene.
Le cose visibili e quelle invisibili: troni, signorie, principati e potestà
Col 1,16poiché in lui sono state create tutte le
cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose
visibili e quelle invisibili: troni, signorie, principati e potestà; tutte
le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Col 1,16;
La supposizione che qui si potrebbe trattare del "coro dei
Padri dell’Antico Testamento", non concorda con il risultato del
ragionamento cui si è giunti più sopra, secondo il quale i 24 Anziani seduti
sui loro troni sarebbero giudici, che poi secondo questa concezione dovrebbero
giudicare il popolo d’Israele dell’Antico Testamento. Secondo la
dichiarazione del Signore contenuta in Mat 19,28, l’Israele di Mosè
sarebbe giudicato esclusivamente dai 12 Apostoli. Anche l’interpretazione
conclusiva in quanto "personificazione dell’umanità di fronte a Dio" è
considerata piuttosto generale e non molto utile alla comprensione di questo
testo.
Così come il verso 2 citava prima di tutto il trono poi
colui che vi si sedeva, ora in questa ambientazione celeste sono i troni ad
essere menzionati per primi: e intorno al trono (c’erano) troni.
Sono chiaramente dei troni che occupano una posizione secondaria. Ad essi
mancano sia l’unicità sia la posizione centrale. Il fatto che gli
occupanti si genuflettano e gettino la corona davanti al trono al versetto
10 mostra la loro sudditanza. Ma loro chi sono? E sui troni vidi seduti
ventiquattro Anziani vestiti di bianche vesti; e sul loro capo avevano delle
corone d’oro.
Il numero ventiquattro potrebbe indurci a supporre che questi Anziani
rappresentino la chiesa dell’Antica e della Nuova Alleanza, ovvero
la c h i e s a perfetta e completa. Anche nel versetto 21,12.14
appare il numero due volte dodici in un contesto simile. Le loro bianche
vesti potrebbero indicare lo stato della loro legittimazione come in
3,4.5.18, le loro corone le corone della vittoria ottenute dalla
congregazione come in 2,10 e 3,11 e le loro arpe (versetto 5,8) i carri del
vincitore (cfr. 14,2 e 15,2). Per il lettore dell’antico testo di Lutero,
questa interpretazione è evidente, visto che gli Anziani in 5,10
pronunciano il loro canto di lode secondo una variante per nulla affidabile
che era a disposizione di Lutero: "E c i hai fatti re e
sacerdoti per il nostro Dio". Così parlano i cristiani redenti.
Ma difficilmente una traduzione più recente della Bibbia riesce a seguire
ancora questa lezione (si preferisce "loro" invece che "ci"). Gli
Anziani, né in 5,10, né in 4,11, 7,11, 11,16-17, 14,3 e 19,4 fanno capire
che essi dovrebbero ringraziare Dio per la loro propria redenzione. Il
numero ventiquattro è così spesso semplicemente il numero della
completezza in tutti i possibili contesti, che difficilmente è possibile
poterlo interpretare come un raddoppiamento del popolo delle dodici tribù d’Israele.
Le vesti bianche possono essere solo delle vesti angeliche, senza pensare
alla purificazione attraverso il sangue di Cristo. Le arpe compaiono ovunque
nell’Antico Testamento, laddove risuoni un canto di lode, e le corone sono
simbolo di dignità diffusissimo. No, l’interpretazione degli Anziani come
congregazione trasfigurata non viene in mente così velocemente come sembra.
Se torniamo a considerare il capitolo 4, quest’ultimo dovrebbe mostrarci
che il tema della redenzione e della congregazione qui non viene ancora
toccato.
Oppure gli Anziani personificano forse l’intera u m a n i t à? Ma
questa interpretazione sembra più una supposizione che non una spiegazione
basata su motivazioni reali. La soluzione più semplice consiste nel
comprendere i ventiquattro Anziani come uno dei g r u p p i a n
g e l i c i che si trovano nelle dimore celesti di Dio. Ciò viene
confermato punto per punto. Come l’angelo in 8,3-5, essi trasmettono le
preghiere dei santi (5,8), come gli angeli spiegano le visioni (5,5;
7,13-17), lodano Dio come gli altri cori angelici (4,10-11; 5,9-10.14;
7,11-12;11,16-17; 14,3; 19,4). In 7,14, Giovanni si rivolge a uno di loro
come "Signore mio". Nulla suggerisce che essi come i cantori redenti in
7,14 abbiano avuto accesso alla messa celeste in un momento particolare. No,
essi servono Dio "nei secoli dei secoli". Il loro numero è
semplicemente un numero sacro, che forse si rifa al numero dei gruppi di
musici e di cantori dell’ufficio divino in 1Crn 24, i cui capi vengono
anche qui chiamati Anziani.
(Questo frammento di testo è tratto dal libro "L’Apocalisse di Giovanni
Parte I" (p. 162ss) di Adolf Pohl.)
Anche Adolf Pohl non riesce a trovare nulla di
interessante nell’interpretazione degli Anziani come congregazione
trasfigurata, ma alla fine si decide a favore di una loro interpretazione in
quanto angeli. In realtà, nell’Apocalisse, vengono annoverate molte affinità
con gli angeli, mentre la differenza più importante viene tralasciata: né nell’Apocalisse
né in altri luoghi della Bibbia, vi sono angeli che siedano su troni celesti.
Secondo la Scrittura, gli angeli sono designati per rendere servizio e non come
dominatori, né come giudici.
Sulla base dei passi biblici citati sino a qui e della loro
analisi, possiamo quindi escludere le seguenti interpretazioni dei 24 Anziani
dell’Apocalisse:
– come Dei delle stelle dei Babilonesi
– come angeli, ai quali sono stati affidati importanti
compiti
– come simboli degli Anziani che operano come sacerdoti
nel tempio di Gerusalemme
– come simboli dei 12 patriarchi e dei 12 Apostoli
– come personificazione dell’intera chiesa che
riunisce Ebrei e Gentili, (l’Israele di Dio).
Ciò che di relativamente chiaro è emerso fin qui da questa
analisi – per quanto nel caso dell’esegesi biblica si possa parlare di
interpretazioni assolutamente chiare – sono gli accenni al fatto che i 24
Anziani dell’Apocalisse di Giovanni dovrebbero essere uomini risorti, che
eserciteranno poi la funzione di giudici. E qui sorge naturalmente spontanea la
domanda successiva: chi giudicheranno, ossia chi sarà giudicato da loro?
Qui il riferimento del Signore all’attività di giudici dei 12 Apostoli
potrebbe fornirci maggiori delucidazioni. Questi ultimi giudicheranno le 12
tribù d’Israele, e dunque gli Ebrei di fede mosaica. Come è già stato detto
più sopra, quegli Ebrei che hanno abbracciato la fede in Gesù Cristo e si sono
convertiti al Cristianesimo sono Ebrei per nascita, ma fratelli e sorelle nel
Signore nella fede, come tutti gli altri membri della chiesa. Essi non dovranno
perciò essere giudicati dagli Apostoli. Gli altri restanti Ebrei non credenti,
che non seguono né la fede di Mosè né quella di Cristo, sono naturalmente da
mettere sullo stesso piano dei Gentili delle nazioni non credenti e verranno
giudicati con loro durante il Giudizio Universale.
Dalla Scrittura (1Cor 15,50-53; 1Tess 4,15-17) sappiamo che i morti in Cristo al
momento del Ritorno del Signore verranno risvegliati e rapiti in cielo. E
poiché l’Epistola agli Ebrei ci dice che è stabilito che l’uomo muoia una
volta, e in seguito a ciò (dopo la sua risurrezione) viene però il giudizio,
questi morti saranno giudicati anche in cielo dopo la loro risurrezione.
E come è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio.
Ebr 9,27 E come è stabilito che gli
uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio,
9,28 così anche Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per
prendere su di sé i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato
a coloro che lo aspettano per la salvezza. Ebr 9,27-28;
Ma come possiamo dedurre da Apoc 11,18, questo non sarà un
Giudizio di Condanna, ma un Giudizio di Premio o di Ricompensa, durante il quale
questi morti in Cristo riceveranno la loro ricompensa.
È arrivato il tempo di giudicare i morti e di dare il premio ai tuoi servi.
Apoc 11,18Le nazioni si erano adirate, ma è giunta
la tua ira ed è arrivato il tempo di giudicare i morti e di dare il
premio ai tuoi servi, ai profeti, ai santi e a coloro che temono il tuo
nome, piccoli e grandi, e di distruggere quelli che distruggono la terra».
Apoc 11,18;
E proprio per questo Giudizio di Premio che si applica ai morti
in Cristo risorti sono necessari anche dei giudici. Sia nell’Antico che nel
Nuovo Testamento abbiamo riferimenti a questo giudizio. In Dan 7,9-10,
Daniele descrive la visione che ha ricevuto di questo giudizio:
Io continuai a guardare finché furono collocati troni Il giudizio si tenne.
Dan 7,9 Io continuai a guardare finché furono
collocati troni e l’Antico di giorni si assise. La sua veste era bianca
come la neve e i capelli del suo capo erano come lana pura; il suo trono era
come fiamme di fuoco e le sue ruote come fuoco ardente. 7,10 Un fiume
di fuoco scorreva, uscendo dalla sua presenza; mille migliaia lo servivano e
miriadi di miriadi stavano davanti a lui. Il giudizio si tenne e i
libri furono aperti. Dan 7, 9-10;
E anche Giovanni nell’Apocalisse racconta di questo giudizio
in relazione alla Prima Risurrezione
Poi vidi dei troni, e a quelli che vi sedettero fu dato la potestà di giudicare
Apoc 20,4 Poi vidi dei troni, e a quelli
che vi sedettero fu dato la potestà di giudicare; e vidi le anime di
coloro che erano stati decapitati per la testimonianza di Gesù e per la parola
di Dio, e che non avevano adorato la bestia né la sua immagine e non avevano
preso il suo marchio sulla loro fronte e sulla loro mano. Costoro tornarono in
vita e regnarono con Cristo per mille anni.
20,5 Ma il resto dei morti non tornò in vita finché furono compiuti i mille
anni. Questa è la prima risurrezione. Apoc 20, 4- 5;
In entrambi i casi apprendiamo inoltre che sono stati disposti i
troni e che la corte si è insediata. E se qui questa interpretazione è
corretta, allora sono i 24 Anziani che siedono sui loro troni per pronunciare il
Giudizio di Premio sulla congregazione rapita in cielo.
La nostra base di partenza più sopra era stata la dichiarazione
del Signore contenuta in Mat 19,28, secondo la quale i 12 Apostoli
giudicheranno le 12 tribù d’Israele. Accanto alle conclusioni da essa
tratte sino a qui, vi sono però ancora due importanti questioni che si pongono
alla nostra attenzione:
1. Perché i 12 Apostoli nell’Apocalisse non vengono
assolutamente menzionati, se sono coloro che dovranno giudicare le 12
tribù d’Israele?
Poiché la fine della storia della salvezza d’Israele si
compirà solo dopo il Millennio, ossia dopo il regno millenario di nostro
Signore Gesù Cristo e loro Messia, il giudizio per gli Israeliti e tutti coloro
che durante il Millennio al Dio d’Israele ancora si convertiranno – così
come per gli atei di tutti i tempi – avrà luogo solo dopo questo periodo di
tempo, alla fine del mondo, nel momento del Giudizio Universale. Con il Giudizio
di Premio prima del Millennio, nel momento del Ritorno del Signore, si conclude
solo la storia della salvezza cristiana. Il Giudizio Universale alla fine del
mondo, durante il quale i 12 Apostoli eserciteranno la loro funzione di giudici,
nell’Apocalisse viene però citato solo in Apoc 20,11-15 e in questo passo
soltanto per quanto concerne i suoi effetti su coloro che vengono giudicati e
non in relazione ai giudici.
2. I 12 Apostoli sono per così dire i progenitori della
comunità cristiana. Perché, allora, essi non vengono designati come giudici della
cristianità, ma vengono designati invece i 24 Anziani?
Questa è una domanda che impone di analizzare in maniera più
approfondita i principi della "giurisprudenza" – per quanto essi risultino
riconoscibili dalla Scrittura. In tale questione, l’analisi critica dell’incarnazione
di Dio in suo Figlio può esserci di grande aiuto. La seconda persona della
trinità di Dio si è dunque fatta uomo proprio al fine di offrire, attraverso
la sua morte sulla croce, il sacrificio di redenzione per i nostri peccati. E
qui si pone la domanda legittima: perché è stato assolutamente necessario un
"sacrificio di redenzione"? Dio non è forse libero nelle sue decisioni e
non può forse rimettere i peccati a chi vuole?
Se ci si confronta con questa domanda e si studia la Scrittura, si comprende che
la giustizia assoluta di Dio è quella che non può tollerare l’ingiustizia in
qualunque sua forma, anche nelle sue minime espressioni e a prescindere dalla
sua motivazione. Una violazione dei comandamenti di Dio assolutamente giusti
può essere espiata solo con la morte. Dio ha dato agli uomini la vita e i suoi
comandamenti e a colui che non si attiene a questi suoi comandamenti, Dio prende
la vita indietro. Di conseguenza, l’essere umano peccatore – e a questa
categoria appartengono tutti gli esseri umani – è colpevole davanti a Dio e
deve essere condannato.
Prov 19,16 Chi osserva il comandamento
custodisce la sua vita, ma chi trascura la propria condotta morirà. Prov 19,16;
Ma nella Scrittura si dice che attraverso la grazia siamo
salvati e che la grazia non è però una categoria della giustizia, bensì una
categoria della pietà. Ma allora qui Dio è dunque "ingiusto"? Questo è
quello che sembra ad una prima occhiata. E infatti accade così se non
analizziamo criticamente il motivo di questa grazia. Tale motivo è
perfettamente l’amore di Dio per gli uomini – e questo è giusto. Tuttavia,
l’amore di Dio non chiude gli occhi al Maligno. Anche l’amore di Dio deve
corrispondere alla giustizia di Dio. Non c’è niente da fare, non si scappa.
E qui comprendiamo ora il dilemma: la giustizia impone che ogni essere umano che
ha peccato contro i comandamenti di Dio, sia condannato. E poiché tutti gli
uomini hanno peccato, noi tutti siamo colpevoli. L’amore di Dio, però, darà
a tutti gli uomini fino all’ultimo secondo della loro vita terrena la
possibilità della salvazione, se essi prenderanno coscienza della loro
violazione, faranno penitenza e si convertiranno. Nell’Antico Testamento – l’Antica
Alleanza – Dio ha perciò concesso agli Ebrei di offrire per la loro
violazione la vita di un animale come compensazione e come sacrificio di
penitenza. Nella Nuova Alleanza, Dio ha offerto questa salvazione a tutti gli
uomini di tutto il mondo. Ma poiché però non ci sarebbero al mondo così tante
pecore e tori sufficienti per espiare i peccati di tutti gli uomini con
sacrifici di vittime animali, Dio ha fatto sì che suo Figlio si facesse uomo,
che è morto sulla croce come vittima per i peccati di tutto il mondo, e che in
tal modo ha dunque soddisfatto la giustizia di Dio – ma anche l’amore di
Dio.
Vediamo quindi che la grazia di Dio non è fondata sul fatto che Dio abbia
rinunciato alla sua giustizia e chiuda un occhio sui nostri peccati. Al
contrario, Dio ha scelto l’unica via possibile con la quale la sua giustizia e
il suo amore potevano conciliarsi: egli ha sacrificato se stesso per noi esseri
umani. Per illustrare questo modo di agire di Dio non vi è nessuna parabola migliore della storia del principe Avaro Shamil, un capo tribale dal Caucaso del nord del diciannovesimo secolo, raccontata dall’esperto di economia politica Roscher:
"Al fine di mantenere l’unità e la disciplina nella sua tribù,
il principe aveva emesso ordini severi che nessuno poteva mettere le mani sul bottino, che
apparteneva alla tribù nel suo complesso. Chiunque viola quest’ordine è punito con 100
bastonate.
La prima violazione di questa legge avviene – proprio per mano dell’anziana madre del
principe. Cosa succederà adesso? Se la sanzione non viene applicata, la giustizia del
principe è contestata e la serietà dei suoi comandi è sminuita per tutti i tempi.
Roscher racconta che il principe si era rinchiuso nella sua tenda per un giorno. Poi
emerse con la direttiva: la pena è da applicare.
Come però il primo colpo fu battuto sul dorso della madre, si strappò il mantello, si
gettò davanti a sua madre e gridò ai soldati: continuate a battere e non un colpo di meno!
Aveva trovato la soluzione! La madre fu salvata e allo stesso tempo dimostrava la schiena
lacerata e sanguinante del principe, quanto severamente erano da applicare i suoi ordini e
come si doveva attenere la legge e la giustizia nella tribù."
(tratto da Werner de Boor: Der Brief an die Römer, WStB, R. Brockhaus Verlag [La Lettera ai Romani, WStB, R. Brockhaus
Editore])
Così dimostra anche il sangue e la morte di nostro Signore Gesù Cristo sulla croce, come Dio nella sua giustizia è inesorabile contro il peccato, e quanto è grande il suo amore per noi
esseri umani.
La conseguenza del peccato e della salvezza per grazia.Il peccato è ogni atto che va contro i comandamenti di Dio
(Es 20:3-17; Mat 5:21-48). La conseguenza di ognuno di questi atti è la morte
del colpevole – e non solo la prima, la morte fisica, ma la seconda morte
(Apoc 21:8), al quale la persona peccatrice sarà condannato al
Giudizio Universale,
dopo la risurrezione dai morti – la rinascita (Mat 19:28, 25:31) – con il suo corpo nuovo ed esistente
eternamente. Proprio come la prima morte è solo un periodo di
transizione fino alla risurrezione, così anche la seconda morte non è
una estinzione della persona umana, ma piuttosto una esistenza
eternamente, lontano da Dio nelle tenebre della dannazione. |
(Vedi anche discorso 30: "Perché
Gesù dovette morire sulla croce?")
Questo evento della morte sacrificale del Figlio di Dio ha
davvero reso possibile la comunicazione tra l’essere umano e Dio. E non
soltanto per i profeti e gli eletti, ma per gli esseri umani tutti. Quindi, ogni
essere umano che dice di non poter raggiungere Dio, fino a quel momento non ha
ancora tentato nel modo giusto. Il contatto con Dio è lo Spirito Santo. Questa
"linea" funziona sempre. Ogni giorno della settimana e ventiquattr’ore su
ventiquattr’ore. Ogni essere umano può quindi chiamare Dio. E nello
stesso modo in cui i numeri di telefono spesso sono di 13 cifre, il numero per
chiamare Dio è di 13 parole. Sono facili da ricordare, eppure per molti esseri
umani sono difficili da comporre:
Signore, ti prego di perdonarmi tutti i miei peccati nel nome di Cristo.
Rom 10,8 Ma che dice essa? «La parola è presso di
te, nella tua bocca e nel tuo cuore». Questa è la parola della fede, che noi
predichiamo; 10,9 poiché se confessi con la tua bocca il Signore
Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai
salvato. Rom 10, 8- 9;
Ecco quindi che è possibile parlare con Dio e raccontargli ciò
che tormenta e che necessita del suo aiuto. Ma anche tutto quello che rallegra e
di cui si è grati. Però dobbiamo fare attenzione a selezionare questo "numero"
per intero. Similmente ai numeri di telefono dove le prime due cifre indicano il
prefisso, anche le prime tre parole del numero di telefono per chiamare Dio
indicano una scelta. Chi non riesce a pronunciare la parola "Signore", non
deve meravigliarsi se egli poi non si mette in comunicazione con lui. E colui
che non vuole pregare, dimostra di non sapersi pentire veramente.
Ma vi è anche una seconda ragione per questo evento unico nella storia del
mondo, che è in stretta relazione anche con il giudizio e la giustizia di Dio.
Non dobbiamo dimenticare che così come nella corte di giustizia nella quale i
12 Apostoli eserciteranno la funzione di giudici, anche nella corte di giustizia
presieduta dai 24 Anziani, il Figlio di Dio in cielo siederà sul trono della
gloria in mezzo ai 24 troni. E così come il Padre ha affidato tutto il giudizio
al Figlio, quest’ultimo a sua volta ha affidato il giudizio ai suoi servi. La
nomina, per noi un po’ incomprensibile, dei 12 Apostoli a giudici di Israele e
non della congregazione, permette però di evincere che anche qui il nocciolo
della questione è l’assoluta equità del giudizio.
Dio l’Onnipotente non giudica gli esseri umani, ma egli ha affidato la
funzione di giudice a suo Figlio, che si è fatto uomo, è stato uomo e come
uomo è morto sulla croce. È quindi un uomo che giudicherà gli esseri umani e
nessuno potrebbe mettere in dubbio l’equità di questo giudizio, poiché "Dio
non ha alcuna idea delle difficoltà dell’esistenza umana". Gesù Cristo ha
imparato a conoscere e a giudicare la vita umana in tutti i suoi alti e bassi, e
difficilmente un essere umano ha mai vissuto una simile esperienza.
Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio
Giov 5,21 Infatti come il Padre risuscita i morti e
dà loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole. 5,22 Poiché
il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio,
5,23 affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre; chi non
onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. Giov 5,21-23;
Ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini.
Fili 2,5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che
già è stato in Cristo Gesù, 2,6 il quale, essendo in forma di Dio,
non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio,
2,7 ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo
simile agli uomini; 2,8 e, trovato nell’esteriore simile ad un
uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte
di croce. Fili 2, 5- 8;
Infatti, poiché egli stesso ha sofferto quando è stato tentato, può venire in aiuto di coloro che sono tentati.
Ebr 2,17 Egli doveva perciò essere in ogni cosa
reso simile ai fratelli, perché potesse essere un misericordioso e fedele
sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per fare l’espiazione dei peccati
del popolo. 2,18 Infatti, poiché egli stesso ha sofferto quando è
stato tentato, può venire in aiuto di coloro che sono tentati. Ebr
2,17-18;
E dunque, così come, secondo la giustizia divina, le 12
tribù d’Israele possono essere giudicate soltanto da Israeliti, perché un
Gentile convertito al Cristianesimo non avrebbe né la capacità né la
credibilità di giudicare degli Israeliti. Ragionando al contrario, però,
risulta chiaro anche il perché secondo l’ordine divino la congregazione non
può essere giudicata dai 12 Apostoli israeliti. I Gentili convertiti al
Cristianesimo devono essere giudicati da Gentili convertiti al Cristianesimo. E
da ciò si può concludere che i 24 Anziani – se davvero sono i giudici -
devono essere Gentili convertiti al Cristianesimo, che sono in cielo
giustificati agli occhi di Dio. Ma perché devono essere proprio 24 di numero?
Con questo numero si sta di nuovo facendo riferimento al "grande numero che
rappresenta la chiesa di tutti i tempi", così come viene sempre definita da
determinati esegeti che interpretano in chiave simbolica? È un simbolo di "tutto
il gregge di Dio"? Oppure, molto semplicemente, è un "numero sacro", come
ritiene più sopra Adolf Pohl?
Osserviamo ancora una volta quel passo biblico nel quale il Signore promette ai
12 Apostoli che essi siederanno su troni e che giudicheranno le dodici tribù d’Israele:
Nella nuova nascita, voi che mi avete seguito sederete su dodici troni, per giudicare le dodici tribù d’Israele.
Mat 19,28 Gesù disse loro: «In verità vi dico
che nella nuova nascita, quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono della
sua gloria, anche voi che mi avete seguito sederete su dodici troni, per
giudicare le dodici tribù d’Israele. Mat 19,28;
Se allora qui tentiamo di trarre delle conclusioni sui 12
Apostoli che permettano di far luce sui 24 Anziani, otteniamo un quadro un po’
diverso. Gli Apostoli, quindi, sono 12 perché Israele ha 12 tribù, che devono
essere giudicate da loro (dove i figli di Zebedeo – Giovanni e Giacomo -
giudicherebbero rispettivamente la stirpe del loro padre e della loro madre). E
se da ciò deduciamo che il Signore proprio per questa ragione ha scelto 12
Apostoli, allora non è plausibile che i 24 Anziani siano solo un simbolo, sia
come persone che come numero. Se possiamo supporre un contesto simile a quello
degli Apostoli, allora – come per gli Apostoli in relazione alle 12 tribù di
Israele – anche nel numero degli Anziani deve esserci un nesso con le tribù
originarie presso i popoli dei Gentili
Nel tentativo di verificare questa supposizione sulla scorta dei più recenti
risultati della ricerca scientifica nell’ambito dell’etnografia generale, ci
si trova di fronte ad una sorpresa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale è evidente
che non vi sono più state ricerche di base in questo ambito che possano essere
prese seriamente, cosa che va attribuita alla follia razziale nazionalsocialista
sotto Hitler. I lavori a disposizione risalgono tutti al periodo precedente la
guerra e in parte sono il risultato di presupposti antiquati e del tutto fuori
tempo. Ma poiché proprio nelle tribù originarie della terra è da ammettere
anche un parallelismo con le lingue originarie – e del resto ciò viene anche
ripetuto nella Scrittura: "… da popoli e lingue"
(Apoc 7,9; 11,9) – potrebbe quindi anche qui essere ammissibile un paragone assolutamente
significativo. Nei lessici di linguistica è interessante constatare che nel
mondo vi sono effettivamente circa 24 lingue fondamentali o per meglio dire
famiglie linguistiche, dalle quali si sono sviluppate tutte le altre lingue
universali.
(Vedi anche la tabella "Le
famiglie linguistiche della terra." alla fine del documento.)
La confusione delle lingue di Babele potrebbe qui costituire il
contesto nel quale Dio a causa dell’alterigia degli esseri umani ha confuso
quella che fino a quel momento era stata l’unica lingua, così che essi non
poterono più comprendersi l’un l’altro e furono dispersi in tutto il mondo.
Orsù, scendiamo laggiù e confondiamo la loro lingua, affinché l’uno non comprenda più il parlare dell’altro.
Gen 11,6 E l’Eterno disse: «Ecco, essi sono un
solo popolo e hanno tutti la medesima lingua; e questo è quanto essi hanno
cominciato a fare; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che
intendono fare. 11,7 Orsù, scendiamo laggiù e confondiamo la loro
lingua, affinché l’uno non comprenda più il parlare dell’altro».
11,8 Così l’Eterno li disperse di là sulla faccia di tutta la terra, ed
essi cessarono di costruire la città. 11,9 Perciò a questa fu dato il
nome di Babele, perché l’Eterno colà confuse la lingua di tutta la terra,
e di là l’Eterno li disperse sulla faccia di tutta la terra. Gen 11, 6- 9;
(Vedi anche tabella 01"Cronologia
da Adamo a Giacobbe")
Se quindi da ciò possiamo evincere che a seguito della
confusione delle lingue di Babele si sono originate 24 protolingue e con esse 24
popoli originari nel mondo, dai quali derivano tutti i popoli e le nazioni
presenti e future, allora, da un lato, le 12 tribù degli Israeliti di Mosè
verranno giudicate dai 12 Apostoli dopo il Millennio alla fine del mondo e, dall’altro,
anche ciascuno dei 24 Anziani nell’Apocalisse giudicherà il suo proprio
popolo. E cioè – così come possiamo dedurre dai passi biblici successivi -
con il Ritorno del Signore, quando tutti i cristiani fedeli di tutte le nazioni,
tribù, popoli e lingue, dopo il loro rapimento in cielo, staranno davanti al
trono di Dio.
Una grande folla di tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue; questi stavano in piedi davanti al trono
Apoc 7,9 Dopo queste cose vidi una grande folla
che nessuno poteva contare, di tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue; questi
stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, coperti di vesti
bianche e avevano delle palme nelle mani. Apoc 7, 9;
Questa grande folla di popoli di tutte le nazioni, tribù,
popoli e lingue (citata qui sopra in Apoc 7,9) è in realtà la
congregazione di tutti i tempi. Sono vestiti di bianche vesti perché hanno
accolto il sacrificio di redenzione di nostro Signore per i loro peccati ed ora,
senza peccato, stanno davanti al trono di Dio per essere giudicati nel Giudizio
di Ricompensa. E più sotto, in Apoc 4,4, leggiamo dei 24 Anziani, che
siedono sui loro troni al cospetto di Dio. Significa cioè che questa grande
moltitudine di popoli, la congregazione rapita in cielo, sta sia davanti al
trono di Dio, sia davanti ai troni di questi 24 Anziani.
E intorno al trono c’erano ventiquattro troni, e sui troni vidi seduti ventiquattro anziani.
Apoc 4,4 E intorno al trono c’erano ventiquattro
troni, e sui troni vidi seduti ventiquattro anziani vestiti di bianche
vesti; e sul loro capo avevano delle corone d’oro. Apoc 4,4;
Se avanziamo ancora un po’ nella lettura dell’Apocalisse,
arriviamo a questo passo, in Apoc 20,4, nel quale la corte prende posto sui
troni. Come si può desumere dal contesto, qui si tratta sia del Giudizio di
Ricompensa che del Giudizio di Premio: verranno giudicati, anzi per meglio dire
ricompensati "coloro che erano stati decapitati per la testimonianza di Gesù
e per la parola di Dio". I giudici vengono menzionati all’inizio di questo
versetto, laddove si dice: "Poi vidi dei troni, e a quelli che vi sedettero fu
dato la potestà di giudicare".
Poi vidi dei troni, e a quelli che vi sedettero fu dato la potestà di giudicare
Apoc 20,4 Poi vidi dei troni, e a quelli che
vi sedettero fu dato la potestà di giudicare; e vidi le anime di coloro
che erano stati decapitati per la testimonianza di Gesù e per la parola di
Dio, e che non avevano adorato la bestia né la sua immagine e non avevano
preso il suo marchio sulla loro fronte e sulla loro mano. Costoro tornarono in
vita e regnarono con Cristo per mille anni. Apoc 20,4
Qui, dunque, non vengono citati nomi concreti, ma si dice
soltanto "Poi vidi dei troni, e a quelli che vi sedettero". Con
questo pronome plurale "quelli" viene fatto esplicito riferimento ad un
gruppo di persone già menzionato in precedenza, al quale si è alluso solo di
riflesso. Cercando questo gruppo di persone nei precedenti capitoli dell’Apocalisse,
subito nel capitolo precedente, in Apoc 19,4-5, ci imbattiamo proprio in
questi 24 Anziani, che, secondo Apoc 4,4, siedono su 24 troni intorno al
trono di Dio e che qui si prostrano e adorano Dio, che siede sul trono.
Allora i ventiquattro anziani si prostrarono ed adorarono Dio.
Apoc 19,4 Allora i ventiquattro anziani e i
quattro esseri viventi si prostrarono ed adorarono Dio che sedeva sul trono
dicendo: «Amen, Alleluia!». 5 E dal trono venne una voce
che diceva: «Lodate il nostro Dio, voi tutti suoi servi e voi che lo temete,
piccoli e grandi». Apoc 19, 4- 5;
Poiché, dunque, nell’Apocalisse non è presente nessun altro
gruppo di persone che siedano su troni e ai quali questo pronome "essi"
in Apoc 20,4 potrebbe riferirsi, si può concludere che sono questi stessi
24 Anziani che in Apoc 20,4 si siedono sui loro troni e ai quali verrà
affidato il giudizio, così che la congregazione che è stata rapita in cielo e
che ora sta al cospetto del trono di Dio, la congregazione di tutte le nazioni,
tribù, popoli e lingue, possa essere giudicata durante il Giudizio di
Ricompensa. Mentre dopo la chiesa rimarrà in cielo presso il Signore, i servi
di Dio, i martiri di tutti i tempi e di tutti i popoli risorgeranno in un nuovo
corpo durante la Prima Risurrezione come re, sacerdoti e correggenti del Signore
nel Millennio. Questa è la Prima Risurrezione.
(Vedi anche discorso 07: "Rapimento
e Prima Risurrezione: un unico evento?")
Durante il Giudizio di Premio per la chiesa di Gesù Cristo,
ciascuno di questi 24 Anziani dalle nazioni giudicherebbe perciò il proprio
popolo, così come ciascuno dei 12 Apostoli di Israele, durante il Giudizio
Universale, giudicherà la tribù assegnatagli. Quegli israeliti delle 12
tribù, che si sono convertite alla fede cristiana, potrebbero poi,
analogamente, essere giudicati da Paolo, come uno dei 24 Anziani.
Così come tutte le altre interpretazioni degli esegeti citati più sopra, anche
questa interpretazione è naturalmente un tentativo di spiegazione. Ma quanto
meno però qui si è seguito il principio stabilito dai nostri padri nella fede,
secondo il quale la Scrittura interpreta se stessa, e che l’uguale dovrebbe
essere interpretato alla luce di ciò che è uguale, consultando paragonabili
dichiarazioni tratte dalla Scrittura – Mat 19,28 e Apoc 7,9; 11,16-17; 20,4
- a sostegno dell’interpretazione. Qui in un passo i 12 Apostoli siedono sui
loro 12 troni e giudicano Israele, in un altro i 24 Anziani siedono su 24 troni
e giudicano i popoli "di tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue".
Ci si può ora chiedere se l’assoluta giustizia di Dio
costituisce realmente lo sfondo ai passi biblici citati qui sopra. Quindi, per
giustificare queste dichiarazioni – di nuovo sulla base della Scrittura – si
citi e si commenti qui un altro passo biblico estremamente interessante tratto
dall’Antico Testamento.
I capelli del suo capo erano come lana pura; il suo trono era come fiamme di fuoco e le sue ruote come fuoco ardente.
Dan 7,9 Io continuai a guardare finché furono
collocati troni e l’Antico di giorni si assise. La sua veste era bianca come
la neve e i capelli del suo capo erano come lana pura; il suo trono era come
fiamme di fuoco e le sue ruote come fuoco ardente. 7,10 Un fiume di
fuoco scorreva, uscendo dalla sua presenza; mille migliaia lo servivano e
miriadi di miriadi stavano davanti a lui. Il giudizio si tenne e i libri furono
aperti. Dan 7, 9-10;
Il Trono di Dio, che qui sopra Daniele, in Dan 7,9, vede e
descrive, è stato visto anche da Giovanni nella sua visione in Apoc 4,1-9. Ma
anche Ezechiele racconta di questo trono, che egli ha visto due volte – la
prima in Ez 1,1-28 sul fiume Kebar e poi in Ez 10,1-22 a Gerusalemme – e
descrive i quattro cherubini che trasportano il trono, che si trova sopra di
loro, e le quattro ruote, che stavano a fianco di ognuno di loro, così come
segue:
Gli esseri viventi correvano avanti e indietro, sembravano come un fulmine.
Ez 1,10 Quanto all’aspetto delle loro facce, avevano
tutti la faccia di uomo, tutti e quattro la faccia di leone a destra, tutti e
quattro la faccia di bue a sinistra, e tutti e quattro la faccia di aquila.
1,11 Tali erano le loro facce. Le loro ali erano distese verso l’alto; ciascuno
aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il loro corpo. 1,12 Ciascuno
andava diritto davanti a sé; andavano ovunque lo spirito voleva andare e,
andando, non si voltavano. 1,13 Quanto all’aspetto degli esseri viventi, essi
sembravano come carboni ardenti, come fiaccole. Il fuoco si muoveva in mezzo
agli esseri viventi; il fuoco era risplendente e dal fuoco si sprigionavano
lampi. 1,14 Gli esseri viventi correvano avanti e indietro, sembravano come
un fulmine.
1,15 Come guardavo gli esseri viventi, ecco una ruota in terra accanto agli
esseri viventi con le loro quattro facce. 1,16 L’aspetto delle ruote e la loro
fattura era come l’aspetto di colore del crisolito; tutte e quattro si
somigliavano. Il loro aspetto e la loro fattura era come quella di una ruota
in mezzo a un’altra ruota. 1,17 Quando si muovevano, andavano verso una
delle loro quattro direzioni e, andando, non si voltavano. Ez 1,10-17;
Come si può cogliere dal contesto, questi quattro cherubini
avevano quattro volti. Questi volti vengono qui descritti da Ezechiele, in
Ez 1,10, nella visione sulle rive del fiume Kebar, nel modo seguente: "Quanto
all’aspetto delle loro facce, avevano tutti la faccia di uomo, tutti e quattro
la faccia di leone a destra, tutti e quattro la faccia di bue a sinistra, e
tutti e quattro la faccia di aquila". Durante il suo secondo incontro a
Gerusalemme, però, egli corregge tale descrizione (Ez 10,14; 10,20; 10,22) e
constata che il terzo volto non era quello di un bue, ma quello di un cherubino.
E a fianco di ognuno una ruota.
(Vedi anche excursus 11: "Il
trono di Dio.")
(Vedi anche tabella 15 "Il
Trono di Dio e quel ch’è attorno.")
Interessante è ora la descrizione delle ruote, sopra in Ez
1,16;
"come quella di una ruota in mezzo a un’altra
ruota".
Di per sé, questa descrizione potrebbe portare a svariate
congetture e questo è ciò che è accaduto anche nel caso di molte
interpretazioni. Anche il versetto successivo in Ez 1,17:
"Quando si muovevano, andavano verso una delle loro
quattro direzioni e, andando, non si voltavano."
considerato di per sé è piuttosto enigmatico. Solo se si
considerano entrambi i versetti insieme – e poi ancora anche un terzo versetto
- ne risulta un’interpretazione assolutamente sensata. Quando si dice che
questi quattro esseri viventi "andavano verso una delle loro quattro direzioni",
allora, ciò significa che esse si muovevano soltanto verso l’angolo destro. O
dritto: avanti o indietro, oppure di lato: verso sinistra o verso destra. Essi
conoscono solo una modalità di movimento in linea retta e non avanzano né
secondo percorsi in diagonale, né in curva. Se dunque un obiettivo prestabilito
non è da raggiungersi muovendosi in linea retta in avanti, all’indietro, a
destra o a sinistra, essi avanzano allora secondo un percorso a zigzag – un
tratto del percorso in avanti, poi di nuovo di lato – finché non hanno
raggiunto la destinazione prefissata.
A questa insolita maniera dell’avanzamento è probabilmente da ricondurre anche
la singolare costruzione delle ruote. In Ez 1,16, il loro aspetto viene
descritto così: "L’aspetto delle ruote (…) il loro aspetto e la loro
fattura era come quella di una ruota in mezzo a un’altra ruota". Con ciò non
si intende che una ruota più piccola sia stata inserita parallelamente in una
ruota più grande, poiché appunto nel versetto Ez 1,18 si parla di "alti
cerchi", che coprono questa seconda ruota e che dovrebbero renderla
irriconoscibile.
La descrizione dove si dice "una ruota in mezzo a un’altra ruota" allude
evidentemente ad una sorta di "ruota crociata". Ci si può figurare tale
ruota come due grosse ruote o cerchi approssimativamente uguale come dimensioni,
che si incrociano l’una con l’altra ad angolo retto, come se esse
descrivessero il perimetro di una sfera immaginaria. Con queste ruote ci si può
muovere soltanto nella direzione prolungata di ciascun cerchio delle ruote – o
diritto o di lato – e dunque non si possono descrivere movimenti in curva.
Le ruote erano "in terra accanto agli esseri viventi" e non si trovano
quindi su un asse qualunque, ma stanno liberamente accanto ai quattro esseri
viventi e seguono quei cherubini che a loro volta vengono ancora guidati dallo
Spirito di Dio. Di conseguenza, da ciò si può concludere che il trono di Dio
non è una costruzione materiale o meccanica, ma un veicolo spirituale e
biologico, che è pilotato dallo Spirito di Dio.
Tenendo a mente questa interpretazione, osserviamo ora un altro versetto,
Ez 1,14, che ha già indotto generazioni di esegeti alle più selvagge
conclusioni: In quel versetto si dice:
"Gli esseri viventi correvano avanti e indietro,
sembravano come un fulmine."
Qui le interpretazioni spaziano da una presunta astronave "extraterrestre"
con propulsione a razzo – nel caso di esegeti biblici quali Erich von
Däniken e Shirley McLaine, che sono tali per hobby – passando per
la spiegazione seguente:
"Ad ogni loro movimento essi risplendevano
balenando come lampi. Ezechiele non ha assolutamente parole sufficienti per
descrivere il luminoso mondo ultraterreno e divino". (Gerhard Meier in
"Il profeta Ezechiele" – WStB).
fino a interpretazioni che sono completamente astratte e che
falsificano il testo, come per esempio questa:
"I carboni incandescenti furono squarciati dal
fuoco, che passava attraverso gli esseri viventi. Questa sembra essere una un’allusione
preliminare al messaggio di Ezechiele dell’ardente giudizio di Dio contro
Giuda". (J. F. Walfoord, in "L’Antico Testamento – spiegato e
interpretato").
Se ora ci rammentiamo dell’interpretazione del movimento ad
angolo retto delle ruote e dei cherubini che abbiamo trovato più sopra e
teniamo a mente il fatto che questo veicolo, in quanto risultato della presenza
del Signore nella sua luminosa gloria sul trono sopra ai cherubini, per
Ezechiele, quando quest’ultimo lo vide venire dal nord nella pianura sulle
rive del fiume Kebar, aveva l’aspetto di "un vento di tempesta, una grossa
nuvola con un fuoco che si avvolgeva su se stesso" (Ez 1,4), che gli
ricordava del "bronzo incandescente che sembrava come fuoco tutt’intorno
dentro di esso" (Ez 1,27), allora si può facilmente comprendere che era
molto semplicemente il modo di muoversi del veicolo – ossia a zigzag – che
gli dava questa impressione: "Gli esseri viventi correvano avanti e indietro,
sembravano come un fulmine" (Ez 1,14).
Ora uno o più lettori si chiederanno naturalmente cosa abbia a che fare tutto
questo con la giustizia di Dio. Ma se ci rendiamo conto del fatto che il nostro
Dio è la giustizia assoluta in persona, che non può sopportare alcuna
ingiustizia o deviazione dalla retta via (nemmeno la più piccola!), allora
tutto questo ben si concilia con il modo di avanzare sempre rettilineo del trono
di Dio:
Dio non percorre cammini traverse né prende vie tortuose
– nemmeno quando si muove di persona.
Magnificate il nostro DIO! L’opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia; egli è giusto e retto.
Deut 32,3 poiché io proclamo il nome
dell’Eterno. Magnificate il nostro DIO! 32,4 Egli è la Roccia, l’opera sua
è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio di fedeltà e
senza ingiustizia; egli è giusto e retto. Deut 32, 3- 4;
Il SIGNORE è buono e giusto; perciò insegnerà la via ai peccatori.
Sal 25,8 Il SIGNORE è buono e giusto;
perciò insegnerà la via ai peccatori. 25,9 Guiderà gli umili nella
giustizia, insegnerà agli umili la sua via. 25,10 Tutti i sentieri del
SIGNORE sono bontà e verità per quelli che osservano il suo patto e le sue
testimonianze. Sal 25, 8-10;
La via del colpevole è tortuosa, ma l’innocente opera con rettitudine.
Prov 21,8 La via del colpevole è tortuosa, ma
l’innocente opera con rettitudine. Prov 21, 8;
La via del giusto è diritta; tu rendi perfettamente piano il sentiero del giusto.
Isa 26,7 La via del giusto è diritta; tu rendi
perfettamente piano il sentiero del giusto. Isa 26, 7;
Perché l’Eterno, il nostro DIO, è giusto in tutte le cose che fa.
Dan 9,14 Perciò l’Eterno ha tenuto in serbo questa
calamità e l’ha fatta venire su di noi, perché l’Eterno, il nostro DIO, è
giusto in tutte le cose che fa, mentre noi non abbiamo ubbidito alla sua
voce. Dan 9,14;
Poiché le vie del SIGNORE sono rette;
Os 14,10 Chi è saggio ponga mente a queste cose!
Chi è intelligente le riconosca! Poiché le vie del SIGNORE sono rette; i
giusti cammineranno per esse, ma i trasgressori vi cadranno. Os 14,10;
«Voce di uno che grida nel deserto: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"».
Mat 3,3 Di lui parlò infatti il profeta Isaia
quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: "Preparate la via del
Signore, raddrizzate i suoi sentieri"». Mat 3,3;
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, i luoghi tortuosi siano raddrizzati.
Luc 3,4 come sta scritto nel libro delle parole del
profeta Isaia, che dice: «Ecco la voce di uno che grida nel deserto: Preparate
la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. 3,5 Ogni valle sia
colmata e ogni monte e colle sia abbassato; i luoghi tortuosi siano
raddrizzati e le vie scabrose appianate 3,6 e ogni carne vedrà la
salvezza di Dio». Luc 3, 4- 6;
Giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle nazioni.
Apoc 15,3 e cantavano il cantico di Mosè, servo di
Dio, e il cantico dell’Agnello, dicendo: «Grandi e meravigliose sono le tue
opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veraci sono le tue vie, o Re
delle nazioni. Apoc 15, 3;
Ora, sebbene Dio nella sua onnipotenza e nella sua onniscienza
possa essere difficilmente intuito da noi esseri umani, nella sua giustizia
possiamo vedere una traccia della sua essenza: nel suo giudizio conta soltanto
il giusto cammino. Qualunque deviazione porta alla condanna. All’essere umano
è dunque impossibile ottenere la giustizia davanti a Dio attraverso i proprie
sforzi. Non abbiamo altro da opporre alla giustizia di Dio se non la grazia di
Dio in suo Figlio Gesù Cristo e il sacrificio di redenzione di quest’ultimo
sulla croce per noi peccatori.
Gli esseri viventi precedentemente descritti in Ez
1,10-17, i quali trasportano il Trono di Dio, si trovano anche nel Nuovo
Testamento, nell’Apocalisse. E lì anche Giovanni sorprendentemente commette lo
stesso errore di Ezechiele nella descrizione dei volti di questi quattro esseri
viventi.
Attorno al trono quattro esseri viventi pieni di occhi davanti e di dietro.
Apoc 4,6 E davanti al trono c’era come un mare di
vetro simile a cristallo, ed in mezzo al trono e attorno al trono c’erano
quattro esseri viventi, pieni di occhi davanti e di dietro. 4,7 Il primo
essere vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente simile a
un vitello, il terzo essere vivente aveva la faccia come un uomo e il
quarto era simile a un’aquila.
4,8 I quattro esseri viventi avevano ognuno sei ali e intorno e dentro erano
pieni di occhi; e non cessano mai, né giorno né notte, di dire: «Santo,
santo, santo è il Signore Dio, l’Onnipotente, che era, che è e che ha da
venire!». Apoc 4, 6- 8;
Proprio come Ezechiele nella sua prima visione sulle rive del
fiume Kebar, anche Giovanni nella sua visione della fine dei tempi vede questi
quattro esseri viventi rispettivamente con la faccia di un leone, di un
(giovane) bue, di un essere umano e di un’aquila.
Tuttavia, Ezechiele in occasione del suo secondo incontro con il Trono di Dio
presso il tempio di Gerusalemme (Ez 10,14; 10,20; 10,22) osservando meglio nota
di essersi sbagliato la prima volta, che non era il volto di un bue ciò che
aveva visto, bensì il volto di un cherubino.
E questi quattro esseri viventi non solo avevano le sembianze di uomo, come
aveva rilevato Ezechiele all’inizio (Ez 1,5), ma tutti e quattro erano angeli,
cioè cherubini (Ez 10,5-6). Nel complesso, questa è una caratteristica che ci
permette di identificare un’interpretazione completamente nuova di questi
quattro cherubini.
Le quattro facce di questi quattro cherubini corrispondono ai quattro gruppi di
esseri viventi della creazione divina (vedi anche: Carl von Linné, 1707-1778,
Systema Naturae):
Leone: i mammiferi. Occupano una posizione privilegiata tra le
creature biologiche perché – come gli esseri umani – partoriscono la prole viva
(viviparo dal latino viviparus, "nato vivo")
nutrendola nelle primissime fasi di vita con il latte prodotto dal proprio organismo,
possono cioè allattare. Oltre ai mammiferi terrestri sono da annoverare,
tra gli altri, anche balene e delfini.
Aquila: Il vasto gruppo di animali che depongono uova (oviparo,
dal latino oviparus, "nato dall’uovo") comprende, oltre a tutte le specie di uccelli, ad
esempio anche rettili, pesci, insetti e vermi.
Uomo: Appartiene alle creature biologiche, i mammiferi di
questa Terra, ma insieme agli angeli ha la capacità di sviluppare il pensiero
razionale. Con le altre creature terrene condivide la mortalità e quindi la
necessità di doversi riprodurre per la conservazione della sua specie.
Cherubini: sono i rappresentanti del mondo angelico e quindi
esseri della dimensione celeste. Sono immortali, di conseguenza non hanno
bisogno di riprodursi, perciò sono asessuali (Luc 20, 34-36).
(Vedi anche Discorso 141: "La creazione
colpisce ancora – un’interpretazione dei quattro cavalieri apocalittici.")
E se ora osserviamo le dichiarazioni di Giovanni sui
quattro cavalieri dell’Apocalisse con in mente questa interpretazione, otteniamo
un’immagine di questa profezia completamente nuova e sorprendente da ogni punto
di vista.
I cavalieri apocalittici e i quattro esseri viventi.
Apoc 6,1 Poi vidi quando l’Agnello aperse il
primo dei sette sigilli, e udii uno dei quattro esseri viventi, che diceva
come con voce di tuono: «Vieni e vedi». 6,2 E io vidi, ed ecco un cavallo
bianco. E colui che lo cavalcava aveva un arco e gli fu data una corona, ed egli
uscì fuori come vincitore e per vincere.
6,3 Quando egli aperse il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che
diceva: «Vieni e vedi». 6,4 Allora uscì fuori un altro cavallo rosso; e a
colui che lo cavalcava fu dato di togliere la pace dalla terra, affinché gli
uomini si uccidessero gli uni gli altri, e gli fu data una grande spada.
6,5 Quando egli aperse il terzo sigillo udii il terzo essere vivente che
diceva: «Vieni e vedi». E io vidi, ed ecco un cavallo nero; e colui che lo
cavalcava aveva una bilancia in mano. 6,6 E udii una voce in mezzo ai quattro
esseri viventi che diceva: «Un chenice di frumento per un denaro e tre
chenici d’orzo per un denaro, e non danneggiare né l’olio né il vino».
6,7 Quando egli aperse il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere
vivente che diceva: «Vieni e vedi». Apoc 6, 1- 7;
Qui notiamo: sono questi quattro rappresentanti della creazione,
i quattro cherubini, che in occasione del Giudizio contro l’umanità all’inizio
della Grande Tribolazione pronunciano l’ordine: Vieni! È terribile ma del tutto
logico in quanto ci conferma che il nostro Dio è un Dio assolutamente giusto che
agisce sempre rettamente.
Proprio come il Figlio di Dio, che ha vissuto tutti gli alti e bassi della vita
umana come essere umano, è stato designato da Dio quale giudice nel Giudizio
Universale su tutti gli esseri umani, anche la creazione – la natura-, sfruttata
dall’uomo senza considerazione alcuna da millenni, riceve ora il potere di
decidere per una giustizia equa. E questa natura decide: colpevole.
Anche nel "Giorno dell’ira di Dio" è uno di questi quattro cherubini a dare
l’ordine per i giudizi delle coppe, le prove più dure dell’umanità nella Grande
Tribolazione.
Uno dei quattro esseri viventi diede ai sette angeli sette coppe d’oro.
Apoc 15,6 E i sette angeli, che
avevano le sette piaghe, uscirono dal tempio, vestiti di lino puro e
risplendente e cinti intorno al petto di cinture d’oro. 15,7 Uno dei quattro
esseri viventi diede ai sette angeli sette coppe d’oro, piene dell’ira di
Dio, che vive nei secoli dei secoli. Apoc 15, 6- 7;
Questi quattro esseri viventi, i quattro cherubini, sono
servi di Dio e con questa funzione vengono sempre menzionati nell’Apocalisse
insieme ai 24 anziani trattati nel presente discorso:
Gli esseri viventi rendono gloria onore e ringraziamento a colui che siede sul trono.
Apoc 4,9 E ogni volta che gli esseri viventi rendono gloria,
onore e grazie a colui che siede sul trono, a colui che vive nei secoli dei secoli,
4,10 i ventiquattro anziani si prostrano davanti a colui che siede sul trono
e adorano colui che vive nei secoli dei secoli, e gettano le loro corone davanti al trono,
dicendo: 4,11 «Degno sei, o Signore, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza,
perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esistono e sono state create».
Apoc 4, 9-11;
Si prostrarono sulle loro facce davanti al trono e adorarono Dio.
Apoc 7,11 E tutti gli angeli stavano in
piedi intorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi,
e si prostrarono sulle loro facce davanti al trono e adorarono Dio.
Apoc 7,11;
Essi cantavano un cantico davanti al trono, ai quattro esseri viventi e agli anziani.
Apoc 14,3 Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono,
davanti ai quattro esseri viventi e davanti agli anziani; e nessuno poteva
imparare il cantico se non i centoquarantaquattromila, i quali sono stati riscattati
dalla terra. Apoc 14, 3;
Come si può rilevare in questo discorso, i 24 anziani in
riferimento al popolo di Dio di tutte le nazioni hanno una posizione simile a
quella ricoperta dai quattro esseri viventi nei confronti della natura. È quindi
del tutto comprensibile il fatto che anche i 24 anziani esercitino una funzione
rappresentativa davanti a Dio.
Mentre i quattro esseri viventi, i quattro cherubini, rappresentano l’intera
creazione davanti a Dio, i 24 anziani umani sono i rappresentanti di tutti i
credenti di tutte le nazioni di questo mondo davanti a Dio.
L’esistenza eterna di ogni essere umano.Ogni essere umano, che con la sua nascita corporale
abbandona, vivo, il sacco amniotico della madre, e che, dunque è "nato
d’acqua" (liquido amniotico, fluidità amniotica) (Giov 3:5), riceve da
Dio (Giov 4:24) uno spirito umano (1Cor 2:11) con l’esistenza eterna (Mat 25:46). Nella
prima parte temporale e terrena di questa esistenza – nella sua vita, l’essere umano
ha la possibilità di scegliere in assoluta libertà e senza alcuna costrizione con
lo spirito datogli da Dio (Gen 2,7; 6,3) se donare a questo Dio, il creatore di tutta la
vita, la sua completa fiducia e tutto il suo amore. Dio vivificherà i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Röm 8,11 Se
lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui
che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i
vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Röm 8,11; Nel momento della
Risurrezione (Rom 6:4-5), la "rinascita dallo spirito"
(Mat 19:28; 1Piet 1:18; Giov 3:7) l’essere umano riceve nuovamente un corpo
(1Cor 15:43-44; Mat 22:30; Giov 3:8; Rom 8:10-11), simile a quello del figlio di Dio dopo la sua
risurrezione (Giov 20:26-27). Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale. 1Cor 15,42 Così è pure della
risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita
incorruttibile; 15,43 è seminato ignobile e risuscita glorioso; è
seminato debole e risuscita potente; 15,44 è seminato corpo naturale e
risuscita corpo spirituale. Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo
spirituale. 15,45 Così anche sta scritto: «Il primo uomo, Adamo,
divenne anima vivente» (Gen 2,7); l’ultimo Adamo è spirito
vivificante. 15,46 Però, ciò che è spirituale non viene prima; ma prima,
ciò che è naturale, poi viene ciò che è spirituale. 15,47 Il primo uomo,
tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo. 15,48 Qual è
il terrestre, tali sono anche i terrestri; e quale è il celeste, tali
saranno anche i celesti. 15,49 E come abbiamo portato l’immagine del
terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste. 1Cor 15,42-49; Con
questo corpo spirituale, l’essere umano starà poi durante il
Giudizio Universale
al cospetto del Figlio di Dio, che, per incarico di Dio (Giov 5:22, 26-27), giudicherà
ciascun essere umano secondo le azioni terrene e in base alla scelta da lui compiuta in vita a
favore o contro Dio (Rom 2:16). "Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; e
io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia
con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere
perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con
voi, e sarà in voi." Giov 14,15-17; Da questo punto di vista si è già espresso il noto
evangelista e predicatore Wilhelm Busch con i suoi ascoltatori: "Non c’è
bisogno di accogliere il messaggio che le sto dicendo. Può lasciare
perdere di convertirsi a Gesù. Ma abbia ben chiaro che in tal modo lei
sceglie l’inferno! Lei ha la totale libertà!! (Vedi anche discorso 22: "Esiste l’immortalità
dell’anima?") Per tutti coloro che vorrebbero averlo breve e moderno: |
Il principio dell’esistenza eterna dello spirito umano.Lo spirito umano donato da Dio, puó assumere diverse forme di esistenza – come l’energia –
ma non é possibile crearlo o distruggerlo – proprio come ’'energia. (Vedi anche Discorso 22: "Esiste l’immortalità dell’anima?") |
La Trinità biblica e alcune altre specificità della fede cristiana biblica.A differenza di tutte le altre religioni di questo mondo, il cristianesimo
biblico non è una religione. È una relazione. Un rapporto o una connessione
con Dio, in quanto nostro Padre nei cieli. Ecco perché anche il nostro
Signore Gesù Cristo ci ha detto: Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Mat 23,9 Non chiamate nessuno sulla terra vostro
padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli.
Mat 23,9; Perciò, nel cristianesimo biblico non chiamiamo nessuno
sulla terra nostro Padre, ma l’unico e solo Onnipotente Dio nei
cieli è nostro Padre. Infatti, Dio non ha creato solo noi, ma con Adamo e
Eva, i nostri genitori arcaici, tutti gli esseri umani, ed è quindi il padre
di tutti noi. Eppure questo è ciò che pochissimi vogliono sapere. Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità. Giov 4,23 Ma l’ora viene, anzi è già venuta,
che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità;
poiché il Padre cerca tali adoratori. 4,24 Dio è Spirito; e quelli
che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità».
Giov 4,23-24; E come ci conferma anche Paolo nella prima lettera ai
Corinzi, lo Spirito di Dio dimora in noi, se siamo figli di Dio. Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 1Cor 3,16 Non sapete che siete il
tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 3,17 Se uno
guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo;
e questo tempio siete voi. 1Cor 3,16-17; Così questa è una connessione molto simile a quella, che
anche il Figlio di Dio ebbe con il Padre durante la Sua missione sulla
terra: Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Giov 14,10 Non credi tu che io sono nel Padre
e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio;
ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue. 14,11 Credetemi:
io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle
opere stesse. Giov 14,10-11; Infine il Signore Gesù stesso ci spiega anche, che chi Lo
ama si riconoscerà dal fatto, che osserverà la Parola del Suo Signore. E
perciò il Padre lo amerà ed entrambi, Padre e Figlio, verranno da lui e
dimoreranno presso di lui. Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. Giov 14,22 Giuda (non l’Iscariota) gli domandò:
«Signore, come mai ti manifesterai a noi e non al mondo?» 14,23 Gesù gli
rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio
l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui. 14,24 Chi
non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi udite non è mia,
ma è del Padre che mi ha mandato. 14,25 Vi ho detto queste cose, stando ancora con voi; 14,26 ma il
Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi
insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto.
Giov 14,22-26; Quindi riassumiamo: Paolo ci dice sopra in 1Cor 3,16, che lo
Spirito Santo dimora presso di noi, se siamo figli di Dio. Qui sopra in
Giov 14,23 il Signore Gesù ci dice, che Padre e Figlio verranno da noi e
dimoreranno presso di noi, se amiamo il Figlio. Così nel nostro spirito abbiamo unito
Padre, Figlio e Spirito Santo! È quindi evidente che è nella natura degli esseri spirituali incorporarsi sia
nello spirito di un essere umano che in altri esseri spirituali. Nella loro forma spirituale sono
immateriali e possono fondersi l’uno nell’altro, come quando si versa sul livello materiale
un bicchiere d’acqua in un altro e i due liquidi diventano un’unica cosa (Trinità). L’Altissimo però non abita in edifici fatti da mano d’uomo. Atti 7,48 L’Altissimo però non abita in edifici
fatti da mano d’uomo, come dice il profeta(Isaia 66:1-2): 7,49 "Il
cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi
costruirete, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo?
7,50 Non ha la mia mano creato tutte queste cose?" Atti 7,48-50; Dunque, nella fede cristiana biblica non esistono riti, liturgie, "messe",
sacerdoti, vescovi, cardinali, papi, etc. I credenti cristiani biblici
stessi sono il tempio di Dio e nel loro spirito hanno una connessione
immediata e diretta con il loro Padre Celeste. Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: "Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo." 2Cor 6,14 Non lasciatevi legare al
giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la
giustizia e l’iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre? 6,15 Quale
intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un
infedele? 6,16Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Ed è anche questo spirito dei figli di Dio che vivrà dopo la
risurrezione come un essere spirituale nella dimensione eterna con il nostro
Padre nei cieli, avendo percorso la strada che nostro Signore Gesù Cristo ha
già percorso prima di noi come primizia (1Cor 15,20-28). Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto. Mat 6,5 «Quando pregate, non siate come gli
ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli
angoli delle piazze (o al "Muro del pianto"!/FH) per essere visti
dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno.
6,6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta,
rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo,
che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. 6,7 Nel pregare non usate
troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per
il gran numero delle loro parole. 6,8 Non fate dunque come loro, poiché
il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele
chiediate. Mat 6,5-8; |
Le 12 tribù del popolo d’Israele inserite nella tabella
qui di seguito sono tratte dalla Sacra Scrittura dell’Antico Testamento, da
Num 1,5-15 e del Nuovo Testamento, da Apoc 7,5-8 (Lev/Dan).
L’enumerazione delle 24 famiglie linguistiche delle nazioni è stata
effettuata sulla base di una sintesi delle parentele linguistiche dei popoli del
mondo sul sito web https://www.kontressowitz.de/u2/sprachen.html.
Ciò dovrebbe in primo luogo permettere di rilevare che in realtà nel mondo
esistono circa 24 famiglie linguistiche, dalle quali si sono poi sviluppate
tutte le altre lingue dei popoli.
Le 12 tribù del popolo d’IsraeleRegno del Nord:: Ruben Regno del Sud:: Giuda
|
Le 24 famiglie linguistiche delle nazioni.AFRICA/Vicino Oriente:: Semiti AMERICA: Nord: Indiani d’America ASIA: Cinesi AUSTRALIA: Aborigeni EUROPA: Nord: Germani |