La Scrittura parla di un
rapimento, solo alla fine del mondo? / Replica Erika Tinhofer 00,
2008/07/19
Gli apostoli tornano in vita
alla Prima Risurrezione?
L’esistenza eterna di ogni essere umano.
Sarà risvegliato chiunque viene "alla conoscenza del Figlio"?
/ Giuseppe De Candia, 00, 2010/01/27
Lei scrive del Risveglio e del Rapimento della Chiesa al
Ritorno del Signore, prima del Millennio. In Giov 6,40, ho però letto
ora, che Cristo dice, che risveglierà tutti quelli che credono in lui, solo
all’ultimo giorno. E se ho capito bene, questo si riferisce alla fine del
mondo, alla Risurrezione Universale e al Giudizio Universale. Dobbiamo quindi
interpretare la profezia di Paolo in 1Cor 15,51-53 e 1Tess 4,15-17
alla venuta del Signore per il giudizio alla fine del mondo (Mat 19,28)?
E. Tinhofer, Vienna
La signora Erika Tinhofer da Vienna, è da molti anni una
lettrice di Immanuel.at, e io sono molto grato per questo avviso, perché
potrebbe eventualmente mostrare un aspetto completamente nuovo di questo tema.
Ma, guardiamo prima il testo citato da Giov 6,37-43.
Chiunque vede il Figlio e crede in lui ha la vita eterna e io lo risveglierò nell’ultimo giorno.
Giov 6,37 Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a
me; colui che viene a me, non lo respingerò, 6,38 perché sono disceso dal
cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
6,39 E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla
di quanto egli mi ha dato, ma lo risvegli nell’ultimo giorno. 6,40 Questa
infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui
abbia la vita eterna; e io lo risveglierò nell’ultimo giorno». 6,41
Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane
disceso dal cielo». 6,42 E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di
Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono
disceso dal cielo?». 6,43 Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi.
Giov 6,37-43;
Il Signore profetizza qui, che egli risusciterà tutti coloro
che credono in lui, nel ultimo giorno – cioè, alla fine del mondo -
(vedi anche Giov 6,44.54; 11,24; 12,48). Ovviamente, ha insegnato questo
anche a tutti i suoi discepoli, perché se guardiamo la testimonianza di Marta
di Betania, mentre parlava con il Signore della morte di suo fratello,
riconosciamo lo stesso insegnamento:
Marta gli dice: io so che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno.
Giov 11,20 Marta dunque, come seppe che veniva
Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 11,21 Marta disse
a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 11,22
Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà».
11,23 Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». 11,24 Gli rispose Marta:
«So che risusciterà nella risurrezione nell’ultimo giorno». 11,25
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se
muore, vivrà; 11,26 chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu
questo?». Giov 11,20-26;
Certo, in realtà abbiamo queste dichiarazioni del Signore, che
sembrano contraddire la dottrina del rapimento. Perché, Paolo nella sua prima
lettera ai Tessalonicesi scrive:
Perché il Signore stesso discenderà dal cielo, e i morti in Cristo risusciteranno per primi.
1Tess 4,15 Ora vi diciamo questo per parola del
Signore: noi viventi, che saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non
precederemo coloro che si sono addormentati, 4,16 perché il Signore stesso
con un potente comando, con voce di arcangelo e con la tromba di Dio discenderà
dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi; 4,17
poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole,
per incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore.
1Tess 4,15-17;
Nei versi successivi, in 1Tess 5,1-5, Paolo avvisa poi, i
Tessalonicesi, che non era necessario scrivere ai fratelli riguardo a tempi e
alle date, perché essi sanno che il giorno del SIGNORE – e quindi il Rapimento
- viene come un ladro nella notte. E dopo tutto quello che sappiamo dalle
Scritture sul Giorno del Signore, non è di certo da inserire alla fine del
mondo, ma si verificherà prima del Regno Millenario e quindi più di mille anni
prima.
(Vedi anche capitolo 05: "Il
Giorno del Signore.")
Ma, quando il Signore, in Giov 6,40, dice, che chiunque
crede in lui, sarà risvegliato nel "ultimo giorno" e quindi
sicuramente alla fine del mondo, si può trattare solo della Risurrezione
Universale, e si può pertanto escludere per cronologia, che questo possa essere
il Rapimento, cosa che profetizzano Paolo, in 1Cor 15,50-52 e
1Tess 4,15-17, e il Signore in Mat 24,30-31. Ma, come dice il testo in
Giov 6,40, qui si parla dei credenti in Cristo e questi dovrebbero, secondo
1Tess 4,16 (i morti in Cristo), essere risvegliati al rapimento e non
all’ultimo giorno, nella Risurrezione Universale.
Come tuttavia sappiamo, che spesso avviene, durante lo studio della Scrittura,
si legge un testo tante volte, ma un certo messaggio o un significato ci resta a
volte celato. Qui in Giov 6,40, è la parola "vede" quella che,
se la si sorvola senza riconoscerne il significato letterale di
"vedere", e la si legge simbolicamente, dandole un’altra
interpretazione, – ad esempio "riconoscere" – può causare questo tipo
di fraintesi. Prendiamo pertanto questa affermazione alla lettera, e riteniamo
che il Signore parla qui, effettivamente, a tutti coloro che lo hanno visto
fisicamente, con i loro occhi, e promette giusto a loro di risvegliarli
nell’ultimo giorno.
Si potrebbe ora obiettare, che in questo modo, con una unica piccola parola, si
faccia praticamente una divisione dei cristiani in due gruppi: per uno, quei
credenti che hanno visto il Signore di persona ai suoi tempi in vita (o chi lo
vedrà dopo del millennio), e che saranno quindi – come dice il Signore -
risvegliati solo all’ultimo giorno, nella Risurrezione Universale. E poi il
secondo gruppo, quelli che non hanno mai visto il Signore, eppure hanno creduto,
i quali poi, secondo la dottrina di Paolo (1Tess 4,16), ma anche come dalla
profezia del Signore nel suo discorso sulla fine dei tempi (Mat 24,31),
saranno risvegliati al Ritorno del Signore per il Rapimento.
Tuttavia, il conoscitore della Bibbia sa che sono proprio le parole così
piccole, quelle in cui il Signore ha posto il significato più grande. Prendiamo
due esempi: In Giov 8,51-59 i Giudei hanno accusato il Signore di avere un
demonio, perché disse "se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la
morte in eterno". Ed essi argomentarono: "Sei tu più grande del padre
nostro Abrahamo, il quale è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di
essere?". Quando poi il Signore rispose: "Abrahamo, vostro padre,
giubilò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne
rallegrò", lo derisero e gli dissero: "Tu non hai ancora
cinquant’anni e hai visto Abrahamo?" E qui il Signore dice loro le famose
parole: "In verità, in verità io vi dico: Prima che Abramo fosse, io sono".
In questa piccola parolina "sono" è dunque inclusa tutta la
cristologia. Dalla divinità di Gesù Cristo alla pre-esistenza del Figlio con
il Padre fino alla post-esistenza alla destra di Dio.
Anche il secondo esempio si basa sulla stessa parola "sono". In
Mat 22,23-33, i Sadducei, i quali negavano che c’è una risurrezione,
pongono al Signore una domanda trabocchetto per dimostrare che, se ci fosse una
risurrezione, sarebbe caotico, perché allora sette uomini litigherebbero per
una donna. Il Signore ha però mostrato loro, che erano in errore e che non
conoscevano le Scritture, perché le persone risuscitate non saranno né maschio
né femmina, ma asessuati. E per rispondere a loro, anche la domanda effettiva,
ma non articolatamente posta, ossia se una risurrezione esiste, il Signore cita
Es 3,6, in cui Dio dice a Mosè:
Io sono il Dio di Abrahamo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe.
Mat 22,31 Quanto poi alla risurrezione dei morti,
non avete letto ciò che vi fu detto da Dio, quando disse: 22,32 "Io
sono il Dio di Abrahamo, il Dio d’Isacco e di Giacobbe"? Dio non è un
Dio dei morti, ma dei viventi. 22,33 E le folle, udite queste cose,
stupivano della sua dottrina. Mat 22,31-33;
E anche qui, il Signore mostra con la parolina "sono",
che vi è una risurrezione, e che Abrahamo, Isacco e Giacobbe vivono realmente,
perché altrimenti Dio avrebbe dovuto dire "ero...". Dobbiamo quindi
leggere le Scritture con molta attenzione e impegnarci a non trarre conclusioni
affrettate o dedurre simboleggiamenti, dove non c’è nulla da simboleggiare.
Per proseguire tuttavia, nella questione del perché, proprio le persone che
hanno visto il Signore fisicamente e hanno creduto in lui, saranno risvegliate
non al rapimento, ma solo alla fine del mondo, vogliamo esaminare un’altra
testimonianza delle Scritture. Questa è la famosa storia del "Tommaso
incredulo" in Giov 20,19-29, dove il Signore dopo il suo risveglio e
ascensione, ancora nella sera di quel giorno, dopo la sua risurrezione, discende
ai discepoli e si presenta nella stanza a porte chiuse. Dopo la sorpresa
iniziale, i discepoli gioirono, quando il Signore mostrò loro le ferite al
fianco e ai polsi e loro lo riconobbero.
Tuttavia, in quell’evento uno dei discepoli, Tommaso, chiamato anche Didimo, non
era presente. Quando gli altri discepoli, dopo gli raccontarono, che avevano
visto il Signore, Tommaso era pieno di dubbi, e disse loro: "Se io non vedo
nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei
chiodi e la mia mano nel suo costato, io non crederò". – Dopo otto giorni
il Signore venne di nuovo e questa volta Tommaso c’era.
Perché mi hai visto, tu hai creduto. Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Giov 20,26 Otto giorni dopo, i discepoli erano di
nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte serrate, si presentò
in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20,27 Poi disse a Tommaso: «Metti
qua il dito e guarda le mie mani; stendi anche la mano e mettila nel mio
costato; e non essere incredulo, ma credente». 20,28 Allora Tommaso rispose
e gli disse: «Signor mio e Dio mio!». 20,29 Gesù gli disse: «Perché mi
hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto».
Giov 20,26-29;
Dalla testimonianza del Signore in Giov 20,29:
"Perché mi hai visto, tu hai creduto. Beati quelli che non hanno visto e
hanno creduto!", si può ora dedurre, che quelle persone, che – come
Tommaso – hanno visto e solo dopo hanno creduto, sono salvate. Tuttavia, tutti
coloro che non hanno visto e hanno creduto, non solo sono salvati, ma sono anche
"beati". E quindi abbiamo praticamente due gruppi di credenti. Ciò lo
confermano anche Pietro e Paolo. Il primo, Pietro, che ha visto il Signore e ha
creduto, è quindi da contare nel primo gruppo, mentre l’altro, Paolo, non ha
visto il Signore e ha comunque creduto.
Gesù Cristo, che voi amate, anche se non lo avete visto, a cui credete, anche se adesso non lo vedete.
1Pie 1,3 Benedetto sia il Dio e Padre del Signor
nostro Gesù Cristo, il quale nella sua grande misericordia ci ha rigenerati a
una viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti, 1,4
per un’eredità incorruttibile, incontaminata e immarcescibile, conservata nei
cieli per voi, 1,5 che dalla potenza di Dio mediante la fede siete custoditi,
per la salvezza che sarà prontamente rivelata negli ultimi tempi.
1,6 A motivo di questo voi gioite anche se al presente, per un po’ di tempo,
dovete essere afflitti da varie prove, 1,7 affinché la prova della vostra fede,
che è molto più preziosa dell’oro che perisce anche se vien provato col fuoco,
risulti a lode, onore e gloria nella rivelazione di Gesù Cristo, 1,8 che,
pur non avendolo visto, voi amate e, credendo in lui anche se ora non lo vedete,
voi esultate di una gioia ineffabile e gloriosa, 1,9 ottenendo il compimento
della vostra fede, la salvezza delle anime. 1Pie 1, 3- 9;
Pietro scrive qui agli "stranieri della dispersione",
che a differenza di lui non avevano mai visto il Signore, e che comunque
amavano, anche se non lo avevano visto e a cui credevano, anche se non lo
videro. E anche Paolo, anch’egli non ha mai visto il Signore, solo, alla sua
conversione sulla via di Damasco, ha sentito la sua voce, scrive ai Corinzi
nella sua seconda lettera:
Camminiamo infatti per fede, e non per visione.
2Cor 5,5 Or colui che ci ha formati proprio per
questo è Dio, il quale ci ha anche dato la caparra dello Spirito. 5,6 Noi
dunque abbiamo sempre fiducia e sappiamo che mentre dimoriamo nel corpo, siamo
lontani dal Signore. 5,7 Camminiamo infatti per fede, e non per visione.
2Cor 5, 5- 7;
Fino alla morte del Signore, i discepoli hanno camminato per
visione. Dopo la sua morte sulla croce e fino a questo giorno, camminiamo per
fede e non per visione. Che questa è una differenza importante, lo dimostrano
non solo le Scritture qui sopra, e la promessa esplicita del Signore:
"Beati coloro, che non hanno visto e hanno creduto", ma anche la vita
di ogni cristiano di giusta fede: noi desidereremmo spesso, di stare davanti al
Signore faccia a faccia. Ma, perché abbiamo un Dio giusto, anche questa fatica
alla fine ci sarà messa in conto. Viviamo da quasi duemila anni in un tempo di
fede e proprio perché non possiamo vedere, noi siamo beati e questa fede sarà
maggiormente valutata da Dio, più che a quelli a quel tempo, il vedere.
Ma questo tempo di fede naturalmente terminerà quando il Signore ritornerà per
il Rapimento, e "ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo
trafissero, e piangeranno per lui tutte le tribù della terra"
(Apoc 1,7). Allora non c’è più nulla da credere, perché poi si torna a
vedere. E anche quelle persone che moriranno da giusti (perché allora non ci
sono più "credenti") da quel momento e per tutto il millennio, fino
alla fine del mondo, saranno naturalmente risvegliate solo alla Risurrezione
Universale.
Così, quando il Signore in Giov 6,40, dice:
"Perché questa è la volontà del Padre mio, che
chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita
eterna e io lo risveglierò nell’ultimo giorno".
si riferisce sia a tutti coloro che lo hanno visto nella sua
vita terrena, e lo hanno seguito, come pure a quei giusti, che in futuro nei
mille anni del suo regno sulla terra lo vedranno e desidereranno stargli vicino.
(Vedi anche capitolo 10: "Il Millennio.")
E qui siamo a un problema delicato: L’ipotesi di cui sopra
include obbligatoriamente non solo l’apostolo Tommaso, ma anche gli altri
apostoli del Signore. Anche loro hanno visto il Signore e creduto. Ma, questo
significherebbe di conseguenza, che anche proprio i dodici apostoli, tornano in
vita solo all’ultimo giorno, nella Risurrezione Universale. Dunque, nelle
Scritture abbiamo si, un avviso in cui il Signore promette agli apostoli, che
alla nuova nascita, quindi nella Risurrezione Universale, alla fine del mondo,
quando il Signore giudicherà il mondo nel Giudizio Universale, anche loro,
seduti su dodici troni giudicheranno le dodici tribù d’Israele.
Alla nuova nascita, quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono della sua gloria, anche voi sederete su dodici troni, per giudicare le dodici tribù d’Israele.
Mat 19,27 Allora Pietro gli rispose, dicendo:
«Ecco, noi abbiamo abbandonato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che ne avremo
dunque?». 19,28 Gesù disse loro: «In verità vi dico che nella nuova
creazione, quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono della sua gloria, anche
voi che mi avete seguito sederete su dodici troni, per giudicare le dodici
tribù d’Israele. Mat 19,27-28;
Da questa affermazione si potrebbe concludere, che gli apostoli
compariranno solo alla nuova nascita nella Risurrezione Universale – cioè
all’ultimo giorno – e, pertanto, una risurrezione ancora prima non sarebbe
necessaria. Ma questo è nettamente contraddetto da un passo parallelo – ancora
una volta, è significativamente, in Luca, che in tali descrizioni è spesso
molto più preciso degli altri sinottici.
Affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio regno e sediate su troni per giudicare le dodici tribù d’Israele.
Luca 22,28 Or voi siete quelli che siete rimasti
con me nelle mie prove. 22,29 Ed io vi assegno il regno, come il Padre mio lo
ha assegnato a me, 22,30 affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel
mio regno e sediate su troni per giudicare le dodici tribù d’Israele.
Luca 22,28-30;
Qui il Signore promette ai dodici apostoli, per prima, che egli
ha loro assegnato un regno, come anche suo padre lo ha assegnato a lui. E questo
può essere solo il Regno Millenario della Pace del Figlio di Dio sulla terra. E
se il Signore dice, egli lo assegna ai suoi apostoli, allora significa che essi
regneranno con lui nei mille anni (Apoc 20,6). Ciò richiede, tuttavia, che
i dodici all’inizio del Regno Millenario risorgano e tornino in vita.
Poi il Signore dice anche che nel suo regno (questo conferma la suddetta
ipotesi che si tratta del Millennio), essi berranno e mangeranno alla sua tavola
e sederanno su troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Mentre il
giudicare – come detto sopra – avviene solo al Giudizio Universale, alla fine
del mondo, il mangiare e bere nel regno del Signore si riferiscono chiaramente
alla durata del millennio, perciò, una risurrezione alla fine del mondo,
sarebbe naturalmente troppo tardi.
Ma la promessa che i dodici saranno co-regnanti nel millennio,
rivela un’altra alternativa. In Apoc 20,4, Giovanni ci racconta della Prima
Risurrezione e precisa, che tutti coloro che ne faranno parte sono martiri. Per
prima, tutti coloro, che furono decapitati (letteralmente: uccisi con la scure)
a motivo della Parola di Dio e della testimonianza di Gesù, e poi anche coloro
"che non avevano adorato la bestia e la sua immagine e non avevano
accettato il marchio sulla fronte e sulla mano". Questi ultimi vengono,
infatti, secondo Apoc 13,15, "automaticamente" uccisi dalla
immagine della bestia. Quindi, tutti questi sono martiri, che risorgeranno e
regneranno con il Signore, nei mille anni.
Essi tornarono in vita e regnarono con il Cristo mille anni.
Apoc 20,4 Poi vidi dei troni, e a quelli che vi
sedettero fu dato la potestà di giudicare; e vidi le anime di coloro che
erano stati decapitati (uccisi con una scure) per la testimonianza di
Gesù e per la parola di Dio, e che non avevano adorato la bestia né la sua
immagine e non avevano preso il suo marchio sulla loro fronte e sulla loro mano.
Costoro tornarono in vita e regnarono con Cristo per mille anni. 20,5
Ma il resto dei morti non tornò in vita finché furono compiuti i mille anni. Questa
è la Prima Risurrezione. Apoc 20, 4- 5;
(Vedi anche discorso 07: "Rapimento
e Prima Risurrezione: un unico evento?")
E se ora partiamo dal presupposto, che anche i dodici apostoli,
in questa occasione risorgeranno, per regnare, secondo la promessa del Signore,
con gli altri martiri e con Cristo, allora dobbiamo anche di conseguenza
presumere, secondo Apoc 20,4, che anche tutti gli apostoli sono stati
martirizzati e morirono di morte violenta per la loro fede.
Secondo la Scrittura, sappiamo solo dell’apostolo Giacomo, fratello di Giovanni,
i quali erano entrambi figli di Zebedeo, che fu ucciso da Erode con la spada
(Atti 12,1-2). Paolo, sappiamo che fu imprigionato a Roma
(Atti 28,17-31) e ci è tramandato, ma non da fonte biblica, che lì,
probabilmente, nel’anno 64, trovò la morte. Su Pietro non ci è tramandato
nulla. Che sia stato a Roma, sia stato lì crocifisso, e che abbia voluto essere
appeso a testa in giù sulla croce, è una leggenda della chiesa cattolica. A
differenza di Paolo, non sappiamo di Pietro neanche se sia mai stato a Roma.
Come però leggiamo in Giov 21,18-19, il Signore già allora aveva
profetizzato a Pietro che, da vecchio sarebbe morto da martire. Anche ai due
zebedeidi (Giovanni e Giacomo), il Signore ha predetto qualcosa di simile: in
Mar 10,37-39 i due fratelli volevano che il Signore assicurasse loro, che
nella sua gloria potessero sedere alla sua destra e alla sua sinistra. Quando il
Signore poi chiese loro se potevano bere il calice che egli avrebbe bevuto, gli
hanno assicurato che lo avrebbero potuto.
Voi certo berrete il calice che io bevo e sarete battezzati del battesimo di cui io sono battezzato.
Mar 10,37 Essi gli dissero: «Concedici di sedere
uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nella tua gloria». 10,38 E
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che domandate. Potete voi bere il
calice che io berrò ed essere battezzati del battesimo di cui io sono
battezzato?». Essi gli dissero: «Sì, lo possiamo». 10,39 E Gesù disse
loro: «Voi certo berrete il calice che io bevo e sarete battezzati del
battesimo di cui io sono battezzato». Mar 10,37-39;
E il Signore li ha anche presi in parola e ha loro profetizzato,
che essi avrebbero bevuto il calice che egli ha bevuto, e che sarebbero stati
battezzati con il battesimo con cui egli è stato battezzato, e quindi sarebbero
morti come martiri. Difatti per Giacomo (vedi sopra) si è avverato molto
presto. Da questi esempi, ma soprattutto a causa della promessa del Signore agli
apostoli in Luca 22,29: "Io prescrivo a voi, come mio padre ha
prescritto per me, un regno", e in connessione con Apoc 20,4,
sembra giustificata l’ipotesi che tutti gli apostoli siano morti da martiri, e
quindi, torneranno in vita con tutti gli altri martiri della Prima Risurrezione
per regnare con Cristo nel suo regno.
Ora, è vero che tutte queste connessioni, per noi odierni, hanno poca
rilevanza. Tuttavia, se consideriamo quelle interpretazioni che sostengono che
in questa Prima Risurrezione, in Apoc 20,4-5 non i martiri, risorgeranno,
ma "i credenti di tutti i tempi" (René Pache: Le retour du
Jésu-Christ / Il ritorno di Gesù Cristo) – siano martiri o meno – e che questo
è insegnato in molte comunità da decenni e così è creduto, riconosciamo il
grande pericolo per i credenti in Cristo, proveniente da tali superficiali
interpretazioni, se non analizziamo attentamente i testi.
Se qui, al fine di "aumentare le quote", i non-decapitati sono
dichiarati decapitati, non sorprende che per esempio, anche i 144.000 sigillati
in Apoc 7,3-8, siano annunciati come "la Chiesa dei credenti di tutte
le età" (Karl Hartenstein: Der wiederkommende Herr [Il Signore che
ritorna]); anche se lì sono elencate in modo esplicito tutte le 12 tribù
di Israele e non può sussistere quindi, nessun dubbio, che si tratti di
Israeliti – esclusivamente Israeliti! Come si può vedere, in questo modo, le
promesse bibliche per alcuni gruppi di persone (martiri, Israeliti) vengono,
come se niente fosse, derubate delle loro caratteristiche specifiche, e si
sostiene che questa sia una profezia per la Chiesa.
(Vedi anche Discorso 862: "18
argomenti per un rapimento prima della Grande Tribolazione – e la loro
confutazione.")
Ora, i lettori della Bibbia, sanno, che proprio il libro
dell’Apocalisse, da cui sono citate le due precedenti promesse, nel suo primo
versetto contiene un’informazione importante e interessante:
Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede … mandandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni.
Apoc 1,1 Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio
gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere rapidamente
e che egli fece conoscere, mandandola per mezzo del suo angelo al suo servo
Giovanni. Apoc 1, 1;
E’ questo, l’unico libro della Bibbia, ad essere totalmente una
rivelazione, che Dio ha dato a suo figlio. E questa rivelazione il
Signore l’ha comunicata tramite il suo angelo a Giovanni. Se quindi alcuni
esegeti pensano di indulgere, "qui Giovanni aveva in mente i profeti
dell’Antico Testamento" oppure, che i testi dell’Apocalisse fossero
propensi alle "aspettative messianiche del giudaismo", ci si deve
effettivamente chiedere, se queste persone abbiano mai letto questo versetto e
se sanno di cosa stanno parlando. Questi testi provengono nella loro
complessività dalla memoria di Dio, e Giovanni ha solo portato su carta
ciò che ha visto nella sua visione.
Ma molto più sorprende in questo contesto, la totale indifferenza dei
commentatori in riguardo ai versi finali di questo libro. Qui, il Signore
testimonia, che tutti coloro, che a queste righe aggiungono o tolgono qualcosa,
riceveranno la loro punizione.
Se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali, le piaghe che sono scritte in questo libro;
Apoc 22,16 Io, Gesù, ho mandato il mio
angelo per testimoniarvi queste cose nelle chiese. Io sono la Radice e
la progenie di Davide, la lucente stella del mattino. 22,17 E lo Spirito e la
sposa dicono: «Vieni!». E chi ode dica: «Vieni». E chi ha sete, venga; e chi
vuole, prenda in dono dell’acqua della vita. 22,18 Io dichiaro ad ognuno che ode
le parole della profezia di questo libro che, se qualcuno aggiunge a queste
cose, Dio manderà su di lui le piaghe descritte in questo libro. 22,19 e se
alcuno toglie dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la
sua parte dell’albero della vita e dalla santa città, delle cose descritte in
questo libro. 22,20 Colui che testimonia queste cose, dice: «Sì, vengo presto.
Amen». Sì, vieni, Signore Gesù. 22,21 La grazia del Signore Gesù Cristo sia
con tutti voi. Amen. Apoc 22,16-21;
Pertanto, se qualcuno, ai martiri in Apoc 20,4-5, aggiunge
"i credenti di tutti i tempi" oppure ai 144.000 Israeliti sigillati in
Apoc 7,3-8, aggiunge "la Chiesa dei credenti di tutti i tempi",
ma nel contesto, con tutta la buona volontà, un tale legame non si può
riconoscere, si pone la questione se e quanto questi esegeti abbiano considerato
gli ultimi versi di questo libro.
Il fatto che la comunità cristiana non deve mai essere confusa con
i 144.000 sigillati di Israele, è dimostrato anche dalle seguenti
considerazioni: a causa della suddetta interpretazione e della testimonianza del
Signore, tra l’altro in Giov 6,40:
"Perché questa è la volontà del Padre mio, che
chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita
eterna: e io lo risveglierò nell’ultimo giorno"
e in Giov 20,29:
"Perché mi hai visto, hai creduto. Beati quelli
che non hanno visto e hanno creduto!"
possiamo supporre che davanti alla giustizia di Dio ci sia una
differenza qualitativa tra i fedeli che hanno visto il Signore nella sua vita o
lo vedranno nel Millennio, e quelle persone che in questi quasi duemila anni,
non lo hanno visto, ma hanno creduto. E da questo ne deriva anche una
giustificazione logica per quel Ritorno del Signore e il Rapimento degli
"eletti", profetizzato da Paolo in 1Cor 15,50-52;
1Tess 4,15-17 e dal Signore in Mat 24,29-31.
Gli angeli raccoglieranno i suoi eletti da una estremità dei cieli fino all’altra estremità.
Mat 24,29 Ora, subito dopo l’afflizione di quei
giorni, il sole si oscurerà e la luna non darà il suo chiarore, le stelle
cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate. 24,30 E allora
apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e tutte le nazioni della
terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle
nuvole del cielo con potenza e grande gloria. 24,31 Ed egli manderà i suoi
angeli con un potente suono di tromba; ed essi raccoglieranno i suoi eletti
dai quattro venti, da una estremità dei cieli all’altra. Mat 24,29-31;
Anche se si vuol vedere tra questi rapiti, tutti i credenti in
Cristo, scelti per la loro fede tra la gente empia del mondo, non è molto
comprensibile perché quei credenti che nel Millennio verranno alla fede nel
Figlio di Dio, non vengono anche rapiti durante il Millennio, ma devono
attendere la Risurrezione Universale. Ci deve quindi essere un fattore
distintivo. Anche il termine "eletti", che il Signore usa qui, in
Mat 24,31, sembra voler dire qualcosa di più specifico, e perciò, da
parte di alcuni commentatori, come per esempio la studiosa di scienze religiose,
Ruth Lapide, riferito ai 144.000 sigillati di Israele, che saranno poi
raccolti al Ritorno del Messia di Mat 24,30-31.
Tuttavia, se si può supporre un parallelismo degli eventi di Mat 24 e
Apoc 6 e 7, troviamo il Ritorno del Signore con il Rapimento dei credenti
di Mat 24,29-31, al sesto sigillo in Apoc 6,12-14. Se ora, secondo Ruth
Lapide per questo evento, non i cristiani, ma i 144.000 Israeliti sigillati,
sono rapiti in cielo con il Signore, diventa incomprensibile che gli stessi
144.000 sigillati qualche tempo dopo (mesi, anni? Apoc 9,12!) siano,
come dice Apoc 9,4, esplicitamente esclusi delle piaghe della quinta tromba
e, pertanto, in questa fase devono essere ancora sulla terra. Non potendo,
pertanto, essere contemporaneamente in cielo e sulla terra, è da escludere
l’interpretazione riferita ai 144.000 sigillati di Israele.
(Vedi anche Discorso 05: "Il parallelismo degli eventi in Mat 24 e Apoc 6 e 7.)
Con la comprensione qui acquisita, che i credenti in Cristo, che
non hanno visto e hanno creduto, sono da intendere come "eletti", ne
risulta sia una spiegazione chiara di questo specifico retroscena: essi sono
eletti tra i credenti cristiani. Ma, anche la questione sul perché c’è
un rapimento speciale, invece di risvegliare tutti i credenti all’ultimo giorno,
trova la sua risposta: è la ricompensa per i "beati" che non hanno
visto e hanno creduto.
Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi.
Mt 20,1 «Il regno dei cieli è simile a un padrone
di casa, il quale uscì di mattino presto per assumere dei lavoratori per la sua
vigna. 20,2 Accordatosi con i lavoratori per un denaro al giorno, li mandò
nella sua vigna. 20,3 Uscito di nuovo verso l’ora terza, ne vide altri che se ne
stavano sulla piazza disoccupati 20,4 e disse loro: "Andate anche voi nella
vigna e vi darò quello che è giusto". Ed essi andarono.
20,5 Poi, uscito ancora verso la sesta e la nona ora, fece lo stesso. 20,6
Uscito verso l’undicesima, ne trovò degli altri che se ne stavano là e disse
loro: "Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi?" 20,7 Essi
gli dissero: "Perché nessuno ci ha assunti". Egli disse loro:
"Andate anche voi nella vigna".
20,8 Fattosi sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: "Chiama i
lavoratori e da’ loro la paga, cominciando dagli ultimi fino ai primi".
20,9 Allora vennero quelli dell’undicesima ora e ricevettero un denaro ciascuno.
20,10 Venuti i primi, pensavano di ricevere di più; ma ebbero anch’essi un
denaro per ciascuno.
20,11 Perciò, nel riceverlo, mormoravano contro il padrone di casa dicendo:
20,12 "Questi ultimi hanno fatto un’ora sola e tu li hai trattati come
noi che abbiamo sopportato il peso della giornata e sofferto il caldo".
20,13 Ma egli, rispondendo a uno di loro, disse: "Amico, non ti faccio
alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro? 20,14 Prendi il tuo e
vattene; ma io voglio dare a quest’ultimo quanto a te. 20,15 Non mi è lecito
fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?"
20,16 Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi». Mt 20,
1-16;
Come si può vedere, l’effetto prodotto da tali interpretazioni,
che pensano di favorire il cristianesimo aggiungendo alla "Chiesa dei
credenti di tutte le età" i 144.000 sigillati di Israele, è l’esatto
contrario: sarebbe proprio la Chiesa, che non ha veduto e ha creduto, ad essere
derubata della sua più grande ricompensa, cioè, del Rapimento al Ritorno del
Signore.
Ma, oltre all’interpretazione errata, vediamo nel nostro tempo
anche nella predicazione sbagliata, uno dei maggiori pericoli per la Chiesa.
Alcuni predicatori ci raccontano del "infinito" amore di Dio per tutte
le persone. Questo tentativo di insinuare un perdono "automatico" di
tutti i peccati, senza conversione e confessione, non resiste ad un esame
dettagliato della Scrittura.
L’amore infinito e incondizionato di Dio.Se l’amore di Dio fosse infinito e incondizionato,
questo Dio dovrebbe rimettere a tutti gli esseri umani di tutti i tempi
(all’infinito!!) tutti i loro peccati senza rimorso né conversione
(incondizionatamente!!). Allora, non sarebbe più necessario alcun
sacrificio espiatorio – e Gesù Cristo non avrebbe dovuto morire sulla
croce. (Vedi anche discorso 30: "Perché Gesù dovette morire sulla croce?") |
La Bibbia dice si, che Dio vuole che tutti gli uomini siano
salvati (1Tim 2,3-4), ma non a causa di un amore infinito di Dio e quindi
un amore del tutto cieco, ma a causa della nostra decisione per Cristo e della
nostra fede nel suo sacrificio espiatorio per i nostri peccati.
(Vedi anche discorso 84: "Pro
Christ: opportunità o rischio?" [non ancora disponibile in Italiano, leggi
in tedesco / leggi in inglese])
Quindi, dobbiamo noi dimostrare il nostro amore per Dio.
Dio ha già dimostrato il suo amore per noi esseri umani, quando ha lasciato
andare il suo unigenito Figlio sulla croce per i peccati di tutti gli uomini. E
questa è allo stesso modo la prova evidente che Dio non perdona i nostri
peccati, appunto per un "infinito", amore, ma che piuttosto, davanti
alla giustizia di Dio, per i nostri peccati erano necessari addirittura il
sacrificio e la morte di suo Figlio al nostro posto.
Perché Dio ha mandato suo Figlio nel mondo, affinchè il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Giov 3,16 Poiché Dio ha tanto amato il mondo,
che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non
perisca, ma abbia vita eterna. 3,17 Dio infatti non ha mandato il proprio
Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato
per mezzo di lui. 3,18 Chi crede in lui non è condannato, ma chi
non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito
Figlio di Dio. Giov 3,16-18;
Questo è il mio sangue del patto, sparso per molti per il perdono dei peccati.
Mat 26,26 Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il
pane e lo benedisse, lo ruppe e lo diede ai discepoli e disse: «Prendete,
mangiate; questo è il mio corpo». 26,27 Poi prese il calice e rese grazie, e
lo diede loro dicendo: «Bevetene tutti, 26,28 perché questo è il mio
sangue, il sangue del nuovo patto che è sparso per molti per il perdono dei
peccati. Mat 26,26-28;
Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.
Giov 6,51 Io sono il pane vivente che è disceso
dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; or Il pane che io
darò è la mia carne per la vita del mondo. Giov 6,51;
Come il nostro Signore qui sopra, in Giov 3,16 dice, sono
salvati dunque, solo quelli che credono e confessano che Gesù Cristo è morto
sulla croce per i loro peccati. E che essi per questo motivo – unicamente per
questo – sono senza peccato davanti a Dio. Entrano così nella vita eterna, e
sono pochi quelli che entreranno attraverso questa porta stretta. La strada
invece che conduce alla perdizione è larga, e molti andranno per questa
(Mat 7,13). Anche la nostra esperienza di vita ci insegna che la maggior
parte del nostro prossimo, o è proprio ateo, o serve falsi dèi, cioè idoli.
Nel caso di un amore infinito di Dio, che in effetti, dovrebbe necessariamente
anche essere incondizionato, tutte queste persone – compresi anche tutti gli
assassini di massa, i criminali violenti e contestatori di Dio – andrebbero
senza rimorsi e conversione nella vita eterna, per cui il sacrificio del Signore
si porterebbe all’assurdo. Il semplice fatto che poi il Giudizio Universale, di
cui la Bibbia sempre parla, sarebbe del tutto inutile, perché a causa del
"infinito" amore di Dio, non ci sarebbe più nessuno da condannare,
mostra che questa falsa dottrina non è affatto confermata dalle Scritture ed è
quindi completamente fuorviante.
Inoltre questi predicatori e insegnanti accettano che le persone da loro
adescate, con "l’amore infinito di Dio" pensino di essere salvati,
anche se effettivamente, mancanti di riconoscere il peccato, di confessarlo e
ricevere il perdono, non lo sono affatto. E infine la cosa più importante: con
questo accomodarsi con lo spirito dei tempi, in cui ci si aspetta la migliore
offerta al minor costo, e quindi una "conversione" senza troppo
sforzarsi, il vero amore di Dio compreso nel sacrificio espiatorio del suo
Figlio, viene completamente relegato in secondo piano e la fede in esso, ridotta
a trascurabile misura.
Tali insegnamenti non biblici non potrebbero prendere forma, se studiassimo
nelle Scritture quell’attributo di Dio, realmente infinito, perché assoluto,
cioè, la giustizia di Dio. E’ questa giustizia, che dirige tutti gli altri
attributi di Dio e quindi determina le sue azioni. L’onnipotenza di Dio senza la
sua giustizia assoluta, sarebbe pura arbitrarietà. L’amore di Dio, unito alla
sua onnipotenza, senza una giustizia assoluta, avrebbe già da tempo portato
all’estinzione dell’umanità – ad eccezione di alcuni beniamini.
Ma così non è! Dio permette a ogni persona il suo libero arbitrio. Ognuno ha
la libertà di accettare questo Dio o di rifiutarlo. E può orientarsi con la
Bibbia, quale destino lo attende in un caso o nell’altro. L’essere umano creato
con una esistenza immortale ha la scelta tra la vita eterna con Dio o la
dannazione eterna, lontano da Dio. E questo sapere che è stata una decisione
libera e volontaria di ogni singolo essere umano, produrrà questo "pianto
e stridore di denti" degli empi, nella dannazione eterna, e cioè
interminabile.
Diciamo quindi la verità alle persone:
- Che di fronte a Dio – come tutte le altre persone -
sono peccatori.
- Che peccato è una qualsiasi – anche la più piccola
- offesa, contro i comandamenti di Dio.
- Che la giustizia di Dio condanna tali peccati e li
punisce con la morte seconda. (Gen 2,17; Rom 5,12; 6,23)
- Che non c’è assolutamente nessuna possibilità che
questa condanna possa essere condonata da un presunto "infinito" amore
di Dio, o da qualsiasi opera propria, come le preghiere di pentimento (Ave
Maria), i pellegrinaggi, attività per il sociale, l’ascesi, il supporto per le
agenzie umanitarie, cospicue donazioni di denaro, ecc, ecc.
- Che invece l’amore di Dio nel sacrificio espiatorio
di suo figlio sulla croce, offre alle persone l’unica soddisfazione valida e
possibile alla sua giustizia: l’adozione della morte di Gesù al nostro posto
per i nostri peccati.
Chiunque quindi riconosce che è un peccatore, che confessa i
suoi peccati davanti a Dio e ne chiede il perdono nel nome del sacrificio
espiatorio di Gesù Cristo, ha fatto il primo e decisivo passo nella sua vita di
fede. Egli ha abbattuto il muro di separazione tra Dio e sé stesso e ha
ristabilito la connessione con Dio.
Tuttavia, qui dobbiamo anche mettere in guardia, quando molte persone si
aspettano un qualche avvenimento particolare, un sentimento
"spirituale", o una qualche dimostrazione dello Spirito di Dio, come
purtroppo annunciano anche alcuni predicatori – in particolare negli ambienti
carismatici. L’unica cosa che un cristiano neo convertito può davvero
aspettarsi è una certa gioia, pace e ordine, che d’ora in poi si manifesta
successivamente nel suo spirito e nella sua vita.
Dove però questa pace e ordine non ci sono, là dove in eventi di massa, i
cantanti corrono sul palco all’impazzata avanti e indietro, dove il pubblico è
tatuato e ha anelli nel naso e alle orecchie come i bovini, dove con mani
innalzate e frementi, saltano qua e là come in estasi, dove gli altoparlanti
tuonano a tutto volume, quasi da strappare il timpano, anche i cristiani neo
convertiti – e non solo loro – dovrebbero porsi la domanda se sono al posto
giusto. – Anche se non sono concerti rock e pop, ma sono a volte eventi
cristiani con "lode e adorazione" dove però, si trova una così
predominante presentazione.
Come si può vedere, già queste poche prove dimostrano che non basta solo dire
"sì a Gesù". La vita di fede che deve seguire – se è vera – è
piena di sfide: lasciare le vecchie abitudini, la separazione da amici, al loro
posto però nuove amicizie, nuove idee e opinioni, nuove priorità nella vita e
soprattutto una nuova realtà: Noi viviamo in eterno! Dio ha creato gli esseri
umani – i buoni e i cattivi – per una esistenza eterna. Con la nostra morte
fisica, ci spogliamo solo del corpo di carne, ma il nostro spirito sarà
rivestito nella nuova nascita nella risurrezione, con un corpo nuovo, e
persisterà eternamente con tutta la nostra personalità.
(Vedi anche capitolo 12: "La
Risurrezione.")
L’esistenza eterna di ogni essere umano.Ogni essere umano, che con la sua nascita corporale
abbandona, vivo, il sacco amniotico della madre, e che, dunque è "nato
d’acqua" (liquido amniotico, fluidità amniotica) (Giov 3:5), riceve da Dio
(Giov 4:24) uno spirito umano (1Cor 2:11) con l’esistenza eterna (Mat
25:46). Nella prima parte temporale e terrena di questa esistenza – nella
sua vita, l’essere umano ha la possibilità di scegliere in assoluta
libertà e senza alcuna costrizione con lo spirito datogli da Dio (Gen 2,7; 6,3) se donare
a questo Dio, il creatore di tutta la vita, la sua completa fiducia e
tutto il suo amore. Dio vivificherà i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Röm 8,11 Se lo Spirito di colui che ha risuscitato
Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti
vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che
abita in voi. Röm 8,11; Nel momento della Risurrezione
(Rom 6:4-5), la "rinascita dallo spirito" (Mat 19:28;
1Piet 1:18; Giov 3:7), l’essere umano riceve nuovamente un corpo
(1Cor 15:43-44; Mat 22:30; Giov 3:8; Rom 8:10-11), simile a quello del figlio di Dio dopo la sua
risurrezione (Giov 20:26-27). Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo
spirituale. 1Cor 15,42 Così è pure della risurrezione dei
morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; 15,43
è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente;
15,44 è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c’è un
corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale. 15,45 Così anche sta
scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente» (Gen 2,7);
l’ultimo Adamo è spirito vivificante. 15,46 Però, ciò che è
spirituale non viene prima; ma prima, ciò che è naturale, poi viene ciò che
è spirituale. 15,47 Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo
uomo è dal cielo. 15,48 Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e
quale è il celeste, tali saranno anche i celesti. 15,49 E come abbiamo portato
l’immagine del terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste.
1Cor 15,42-49; Con questo corpo, l’essere
umano starà poi durante il Giudizio Universale
al cospetto del Figlio di Dio, che, per incarico di Dio (Giov 5:22,
26-27), giudicherà ciascun essere umano secondo le azioni terrene e in
base alla scelta da lui compiuta in vita a favore o contro Dio (Rom 2:16). "Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il
Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della
verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché
dimora con voi, e sarà in voi." Giov 14,15-17; Da questo punto di vista si è già espresso il noto evangelista e predicatore
Wilhelm Busch con i suoi ascoltatori: "Non c’è
bisogno di accogliere il messaggio che le sto dicendo. Può lasciare perdere di
convertirsi a Gesù. Ma abbia ben chiaro che in tal modo lei sceglie l’inferno! Lei ha
la totale libertà!! (Vedi anche discorso 22: "Esiste
l’immortalità dell’anima?") Per tutti coloro che vorrebbero averlo breve e
moderno: |
La nostra vita terrena è quindi estremamente importante.
Perché in questo tempo decidiamo se vivremo in eterno con Dio nella luce e
nell’amore o lontano da Dio nelle tenebre estreme per essere tormentati per
sempre (Apoc 14,10-11). Il nostro spirito viene formato durante la nostra
vita, e preparato come il feto nel grembo di sua madre. È interamente nelle
nostre mani se arriveremo alla nuova nascita come figli di Dio nel nuovo mondo
nella seconda creazione di Dio, o se nella cosiddetta "seconda morte",
come un figlio di dannazione per l’eternità, senza poter mai più cambiare ciò
in cui abbiamo fallito nella vita.
(Vedi anche excursus 08: "La
prima e la seconda morte.)
Questo sito è noto per la sua conformità alla realtà e per la
fedele interpretazione biblica delle Scritture. Si prega quindi di non vedere le
dichiarazioni di cui sopra come la solita predica di un qualche proclamatore di
belle parole professionale, che spesso non hanno alcuna idea della materia. Dopo
oltre 30 anni di meticoloso studio della Bibbia e di analisi complessiva sono
arrivato all’assoluta certezza della realtà di questi collegamenti biblici.
Durante la traduzione del capitolo 13: "Il Giudizio
Universale", in italiano, mi sono accorto che la traduzione tedesca di
Giovanni 6,40 "der den Sohn sieht und glaubt an ihn" [Chiunque
vede il Figlio e crede in lui] differisce nella traduzione italiana in alcune
Bibbie. Là si legge "che chiunque viene alla conoscenza del Figlio"
– cioè "wer zur Erkenntnis des Sohnes kommt". Si dovrà ora
adattare il testo tedesco all’italiano o la traduzione italiana adattarla al
tedesco?
Giuseppe De Candia
Uno dei principali problemi dell’esegesi biblica sono quelle
traduzioni della Bibbia, in cui i traduttori non si attengono al testo
originale. Di solito, questo lo si giustifica con il fatto che nelle lingue
originali del testo biblico – ebraico e aramaico nell’Antico Testamento, e greco
antico nel Nuovo Testamento – molte parole possono avere significati diversi ed
è quindi lasciato al traduttore al suo senso linguistico, ma anche, e
soprattutto alla sua conoscenza del contesto biblico quale significato egli
utilizza.
E, come si può qui ben notare, la traduzione della Bibbia ha molto a che fare
con l’interpretazione biblica. Così, per esempio la traduzione di Lutero di
Rom 8,29:
Poiché quelli che egli ha eletti, li ha anche predestinati.
Rom 8,29 Poiché quelli che egli ha eletti,
li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio,
affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli. 8,30 E quelli che ha
predestinati, li ha pure chiamati; quelli che ha chiamati, li ha pure
giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati.
Rom 8,29-30;
successivamente è diventata per Giovanni Calvino la base per la
sua dottrina della predestinazione ed è ancora oggi citata dai rappresentanti
di questa dottrina come prova. Essi sottolineano che secondo la Bibbia, Dio
nella sua sovranità, prima dell’inizio della creazione, ha predeterminato le
persone e completamente senza un qualsiasi atto da parte loro, ne ha alcuni
predestinati alla vita eterna e altri alla dannazione eterna.
Chiunque conosce le affermazioni della Bibbia riguardo a Dio e al suo fare, sa,
che Dio è la giustizia in persona, e quindi un comportamento così
completamente arbitrario non può mai essere un atto di Dio con gli uomini. Se
poi controlliamo il testo originale greco, ci si accorge che là dice
qualcos’altro, di come Lutero ha tradotto:
Poiché quelli che egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati.
Rom 8,29 Poiché quelli che egli ha
preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del
suo Figlio, affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli. 8,30 E quelli
che ha predestinati, li ha pure chiamati; quelli che ha chiamati, li ha pure
giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati.
Rom 8,29-30;
Non furono quindi preordinate quelle persone, che Dio ha scelte
in un atto arbitrario, ma Dio ha visto nella sua onniscienza prima dell’inizio
della creazione e ha riconosciuto quelle persone che nella loro vita si
decideranno per lui e suo figlio Gesù Cristo. E queste persone le ha anche
predestinate ad essere conformi all’immagine del suo Figlio e suoi fratelli.
(Vedi anche discorso 100: "Giovanni
Calvino: la vera e la falsa predestinazione.")
Nel suddetto commento, la citata traduzione italiana del testo
di Giov 6,40 ha un retroscena simile. Fratello De Candia, che si è
prestato, gentilmente e in modo completamente gratuito, per la traduzione in
italiano di questo sito, ha notato durante il suo lavoro, che questo versetto in
alcune traduzioni italiane è tradotto erroneamente.
Mentre il testo originale greco (Nestle-Aland/letterale) dichiara:
Giov 6,40 Perché questa è la
volontà del mio Padre, che chiunque vedente il Figlio e credente in lui
ha eterna vita, e risorgere lascerò lui io nell’ultimo giorno».
Giov 6,40;
che la traduzione tedesca – qui la Elberfelder – traduce giustamente:
Giov 6,40 Questa è la volontà del Padre mio, che chiunque
vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo
risusciterò nell’ultimo giorno». Giov 6,40;
troviamo in alcune traduzioni italiane della Bibbia formulazioni simili (C.E.I./Gerusalemme, Diodati), ma in altre, interpretazioni divergenti. Per esempio La Nuova Diodati scrive a questo punto:
Giov 6,40 Questa infatti è la volontà di colui
che mi ha mandato: che chiunque viene alla conoscenza del Figlio e
crede in lui, abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Giov 6,40]
Perché dunque il traduttore italiano di questa nuova edizione,
nella prima parte del versetto non traduce con l’univoco testo greco, "la
volontà del Padre mio" (Patros), bensì "la volontà di colui
che mi ha mandato," rimane un mistero. E anche nella seconda parte della
frase, in cui il testo letterale greco dice: "ogni vedente il Figlio"
- quindi "chiunque vede il Figlio" – questo viene cambiato e tradotto
con "chiunque viene alla conoscenza del Figlio".
Ma, quest’ultimo cambiamento del testo potrebbe magari avere una spiegazione
plausibile. Più sopra, proprio in questo discorso, a seguito di una richiesta
da parte della signora E. Tinhofer da Vienna, abbiamo affrontato la questione,
se questa affermazione – correttamente tradotta – in Giov 6,40 "(…)
che chiunque vede il Figlio (…) abbia la vita eterna e io lo risusciterò
nell’ultimo giorno", in ultima conseguenza, dice, che non ci sarà un
Rapimento, ma tutti i credenti saranno risuscitati alla fine del mondo, nella
Risurrezione Universale.
Da un esame più approfondito del testo, ne risulta poi però, la logica
spiegazione che queste parole del Signore erano evidentemente indirizzate ai
suoi credenti contemporanei. Perché "vedere il Figlio", lo potevano
infatti, solo coloro che hanno vissuto al tempo di Gesù. Tutte le persone che
sono venute alla fede dopo l’ascensione del Signore (40 giorni dopo il
Risveglio e la Risurrezione), non lo hanno visto.
E riconoscere questo, fa apparire la parola del Signore, all’apostolo Tommaso
sotto una luce diversa; questi non riusciva a credere che Gesù fosse risorto e
rispose agli altri discepoli che glielo raccontarono, in Giov 20,24-25:
"Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio
dito nel segno dei chiodi e la mia mano nel suo costato, io non crederò".
Quando, dopo otto giorni il Signore apparve di nuovo ai discepoli, Tommaso era
lì.
Perché mi hai visto, hai creduto. Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Giov 20,26 Otto giorni dopo, i discepoli erano di
nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte serrate, si presentò
in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20,27 Poi disse a Tommaso: «Metti
qua il dito e guarda le mie mani; stendi anche la mano e mettila nel mio
costato; e non essere incredulo, ma credente». 20,28 Allora Tommaso rispose
e gli disse: «Signor mio e Dio mio!». 20,29 Gesù gli disse: «Perché mi
hai visto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno
creduto». Giov 20,26-29;
E questa promessa del Signore, in Giov 20,29: "Beati
quelli che non hanno visto e hanno creduto", deve avere un significato
speciale, altrimenti il Signore non titolerebbe queste persone "beati"
(vedi le beatitudini in Mat 5,1-12!!). E proprio per questo motivo, la
dichiarazione in Giov 6,40 ottiene un significato del tutto nuovo. Per
quelle persone che hanno potuto vedere il Signore e i miracoli che ha fatto
quando era in vita, accettare la fede in lui veniva molto più facile (vedi
Tommaso), in confronto a tutte le persone dopo, che non hanno visto e sono
venuti comunque alla fede.
Questo lascia concludere, che coloro che non hanno visto e hanno creduto, come
ricompensa per la loro fiducia, saranno risvegliati e rapiti già al ritorno del
Signore, mentre quelli che hanno visto il Signore, e hanno perciò creduto,
saranno risvegliati mille anni dopo nella Risurrezione Universale alla fine del
mondo.
I traduttori della suddetta traduzione italiana della Bibbia hanno trovato un
intralcio nelle conseguenze del messaggio di Giov 6,40 "chiunque vede
il Figlio". Essi hanno forse pensato – giustamente – che visto, lo hanno
solo i suoi contemporanei. Ma, poiché in tante parti della Scrittura è
promesso, che chi viene alla vera fede è salvato, hanno semplicemente
"corretto" la dichiarazione e hanno tradotto il testo originale:
"chiunque vede il Figlio", con "chiunque viene alla conoscenza
del Figlio". Che non fissa un periodo e avrebbe validità per tutti gli
uomini di tutti i tempi.
Che comunque nella seconda parte della frase, in ogni caso vi è una possibile
soluzione a questo problema, se si lascia il testo, proprio come è stato
scritto da Giovanni, è rimasto loro purtroppo nascosto. Cioè, che solo quelli
che hanno visto il Signore personalmente, saranno risvegliati nella Risurrezione Universale alla fine del mondo, per andare nell’eternità
- cioè anche i discepoli (Mat 26:29 «nel regno del Padre mio») – , mentre quei credenti che
non lo hanno visto e hanno creduto, sono i beati, a cui è dato, come eletti,
che il Signore li farà risvegliare e raccogliere (Mat 24:31), già al ritorno
del Signore, per essere rapiti nel cielo verso Dio.
E se guardiamo ora con questa conoscenza il testo sopra citato dalla traduzione
italiana della Bibbia:
Giov 6,40 Questa infatti è la volontà di colui
che mi ha mandato: che chiunque viene alla conoscenza del Figlio e crede
in lui, abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Giov 6,40;
Ci rendiamo conto che con questa falsa "correzione" in
realtà il significato delle dichiarazioni è stato invertito. Il Signore dice
qui in originale, che "chiunque vede il Figlio" – quindi, ogni persona
che è venuta alla fede durante la vita del Signore – "sarà risvegliata
nell’ultimo giorno". Pertanto, in conseguenza, tutti i credenti da duemila
anni fino ad oggi, che non lo hanno visto e hanno creduto, saranno già al
ritorno del Signore, risvegliati e rapiti nel cielo. Questa è finora l’unica
prova biblica, che la Chiesa di tutti i tempi – tranne il tempo del ministero
del Signore sulla terra – infatti partecipa al Rapimento.
(Vedi anche capitolo 062: "Il
Ritorno del Signore – 2. Parte: Il Rapimento.")
Ma, come si vede sopra, il testo inserito dai traduttori della
Bibbia dice esattamente l’opposto, vale a dire, "che viene alla conoscenza
del Figlio" – cioè tutti gli uomini che sono venuti alla fede -
"saranno risuscitati l’ultimo giorno". E poiché con questa
interpretazione, non c’è nessuna risurrezione per i credenti prima della fine
del mondo, tutte le profezie sul rapimento al ritorno del Signore, sia in Paolo
(1Cor 15,51-53; 1Tess 4,14-17), ma anche nelle dichiarazioni del Signore stesso,
in Mat 24,30-31, vengono completamente ignorate e celate ai lettori di questa
traduzione della Bibbia.
Quando poi nell’introduzione di questa traduzione della Bibbia, viene anche
affermata la "maggior fedeltà possibile ai testi, nell’originale greco per
il Nuovo Testamento", si riconosce oltre alla mancanza di conoscenza
biblica, anche il mancante rapporto con la realtà. – Come si può vedere, se la
traduzione della Bibbia non è eseguita da credenti con la necessaria conoscenza
biblica di base, esiste il grande pericolo che presunti errori nel testo vengano
re-interpretati in modo da distorcere il significato del contenuto dei messaggi,
o addirittura invertirlo.
Un altro retroscena biblico, che in gran parte dell’esegesi è poco conosciuto,
è la differenza tra il Risveglio dai morti e la Risurrezione. Troviamo questi
due diversi avvenimenti molto chiaramente al Risveglio del Signore in Giov
20,17-18 e dopo la sua risurrezione, da Giov 20,19. Negli Atti degli Apostoli,
questi due processi sono descritti insieme molto bene:
Dio lo ha risvegliato al terzo giorno.
Atti 10,40 Ma Dio lo ha risvegliato al terzo
giorno e volle che apparisse (alla Maria Magdalena), 10,41 non a tutto
il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi (gli apostoli), che
abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 10,42
E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice
dei vivi e dei morti costituito da Dio. Atti 10,40-42;
Fratello De Candia, lamenta che questa distinzione in italiano
è ancora più difficile, non offrendo l’idioma una definizione appropriata per
il risveglio. Che, anche nelle traduzioni bibliche tedesche – fatta eccezione
per la traduzione biblica Elberfelder – tra Risveglio (Mat 27:52 testo greco o
Elberfelder) e Risurrezione (Apo 20:5), non si faccia quasi distinzione,
dipende dal fatto che i testi in questione non sono mai stati adeguatamente
analizzati e distinti. Considerando, tuttavia, che quelle fasi che il Signore ha
superato da primogenito, nel suo risveglio e nella risurrezione, dovremo,
secondo 1Cor 15,20-24 passarle anche noi, tralasciando di separare questi due
diversi avvenimenti, ci viene celato anche un importante contesto biblico, che
ci può aiutare a comprendere meglio altri passi delle Scritture.
Ma ognuno nel proprio ordine: Cristo è la primizia, poi coloro che sono di Cristo, al suo arrivo;
1Cor 15,20 Ma ora Cristo è stato risvegliato
dai morti, ed è la primizia di coloro che dormono. 15,21 Infatti, siccome
per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è
venuta la risurrezione dei morti. 15,22 Perché, come tutti muoiono in Adamo,
così tutti saranno vivificati in Cristo, 15,23 ma ciascuno nel proprio
ordine: Cristo la primizia, poi coloro che sono di Cristo alla sua venuta.
15,24 Poi verrà la fine, quando rimetterà il regno nelle mani di Dio Padre,
dopo aver annientato ogni dominio, ogni potestà e potenza.
1Cor 15,20-24;
(Vedi anche discorso 97: "Il
Risveglio e la Risurrezione – la realtà di un’altra dimensione.")