È tutto un’allegoria, ciò che – ancora – non capiamo?
Alcuni criteri per l’interpretazione di testi profetici.
Un terzo livello interpretativo.
La ripetuta realizzazione delle profezie.
Tabella – La storia del mondo: Una settimana dei giorni millenari.
Come in tutte le azioni umane, anche nell’interpretazione dei
testi dei profeti è possibile imparare dagli errori di coloro, che prima di noi
hanno osato avventurarsi in questa difficile impresa. E ciò non è affatto inteso
in senso dispregiativo! Anche dopo la nostra generazione ci saranno altri
giovani interpreti, che potranno imparare – si spera – dai nostri errori. Ciò
significherebbe che alla fine anche in questi errori c’era qualcosa di buono.
In questo mestiere – forse a differenza di qualche altra attività – è
fondamentalmente sbagliato riprendere la visione e l’opinione di altri
interpreti "esperti" del passato e adottarle senza un minimo controllo. Ad ogni
interpretazione della Bibbia – ammesso che sia ispirata alla fede e alla fiducia
in Dio e alla correttezza della Scrittura – dobbiamo e possiamo contare
sull’aiuto e sul supporto dello Spirito Santo.
Ora però succede, che ognuno di noi riceve lo Spirito Santo in maniera diversa.
Anche questo non vuole essere un giudizio, nonostante tra i nostri padri nella fede
ci siano stati sicuramente quelli, che pur dovevano essere dotati dello Spirito
Santo in misura particolarmente ampia. Normalmente, tuttavia, chi è disponibile
e aperto al riguardo, riceve dallo Spirito di Dio una speciale intuizione a
proposito delle correlazioni delle Scritture profetiche, assolutamente in
sintonia con la sua individualità e le sue capacità personali.
Da ciò però risulta con chiarezza anche, che l’interpretazione non può mai
essere il compito e il merito di un singolo individuo. Occorrono probabilmente
centinaia e centinaia di interpreti per poter comprendere anche solo
lontanamente i misteri delle Scritture profetiche, affinché se ne possa cogliere
il loro significato con una certa sicurezza.
Ma oggi abbiamo indubbiamente il vantaggio, che centinaia, persino migliaia di
interpreti hanno già svolto questo lavoro prima di noi, cosicché siamo in grado
di basare le nostre interpretazioni su una grande quantità di "sostanza" a
disposizione. Tuttavia, come abbiamo detto prima, ciò non deve indurci ad
assumere tali interpretazioni in maniera incontrollata, solo perché derivano da
un autore "famoso" o peggio da un interprete "alla moda".
Lavorando con la Scrittura scopriamo poi gradualmente,
- ciò che comprendiamo e con cosa concordiamo con altri
interpreti,
- ciò che non comprendiamo e dove neanche altri
interpreti possono darci una risposta davvero soddisfacente, e infine,
- ciò che crediamo di comprendere e dove altri
interpreti del passato, per le ragioni più disparate, non avevano una
spiegazione o ne avevano fornito una apparentemente errata.
Per le due prime circostanze non c’è molto da dire. Il primo
gruppo comprende tutti quei passaggi biblici, che la maggior parte degli esegeti
interpreta in maniera univoca e che perciò possono essere definiti come risolti.
Il secondo gruppo comprende i passaggi aperti, come ad esempio l’identità della
"donna" in Apoc 17. Questi passaggi rientrano anche negli altri due gruppi,
fintantoché, come succede continuamente, un interprete o l’altro riesce a
fornire una nuova interpretazione di questi passaggi, più adatta e conforme alla
Scrittura, che così possono essere inseriti nel primo Gruppo.
Facciamo ora un esempio anche di un passaggio del terzo gruppo. Ci riferiamo
all’identità dei due testimoni in Apoc 11. Indipendentemente da quelle
interpretazioni, che considerano questi due profeti in maniera simbolica vedendo
in loro le Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento, in passato a tal
proposito sono stati citati – in base alle diverse preferenze – i nomi di Enoch,
Geremia, Mosè, Esra, Elia, Baruch e altri. In base alle dichiarazioni contenute
in Es 4:8-9; 1Re 17:14-128; Mal 3:1,23-24; Mat 11:10-14; 17:12-13; Mar 8:4-5;
Luca 1:17; 4:25; Giac 5:17, negli ultimi anni la possibilità, che questi due
testimoni verranno nello Spirito di Mosè e di Elia, è stata considerata come la
più probabile.
Tra gli errori di interpretazione dei testi profetici della
Bibbia attribuibili alla storia contemporanea, vengono annoverati soprattutto
quegli errori di interpretazione, che derivano dall’incapacità dell’interprete
di vedere al di là del proprio orizzonte temporale. Un esempio a tal proposito è
ancora l’interpretazione della morte dei due testimoni nel passato in Apoc 11.
E quando avranno terminato la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà.
Apoc 11,7 E quando avranno terminato la loro
testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li
vincerà e li ucciderà. 11,8 I loro cadaveri giaceranno sulla piazza della grande
città, che simbolicamente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il loro Signore
è stato crocifisso.
11,9 Gli uomini dei vari popoli e tribù e lingue e nazioni
vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non lasceranno che siano posti
in sepolcri. 11,10 Gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e faranno
festa e si manderanno regali gli uni agli altri, perché questi due profeti erano
il tormento degli abitanti della terra.
11,11 Ma dopo tre giorni e mezzo uno
spirito di vita procedente da Dio entrò in loro; essi si alzarono in piedi e
grande spavento cadde su quelli che li videro. Apoc 11, 7-11;
La circostanza descritta nel versetto 9, che "tutti i popoli
(…) vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo...", per noi contemporanei
dell‖era dei media digitali è un’ovvietà e nessuno oggi si scervellerebbe per
capire come il popolo di tutto il mondo sono venuto a conoscenza della morte di
questi due testimoni di Dio in un così breve lasso di tempo di tre giorni e
mezzo.
La cosa appare del tutto diversa nel libro "L’apocalisse" nel commento biblico
di Herder dell’anno 1942, in cui l’autore, ignaro di televisione e internet, si
stupisce e dice:
"Non è necessario chiedersi come Giovanni abbia
potuto immaginare la diffusione in tutto il mondo della notizia della morte dei
due testimoni in soli tre giorni e mezzo."
Ora neanche Giovanni avrà avuto la minima idea di come ciò
potesse accadere. Si è fidato delle parole di Dio e ha accettato come certo il
fatto che in futuro ci sarebbe stata la possibilità di realizzare tale
"miracolo".
Ma questo non è ancora l’errore fondamentale nella dichiarazione
di questo commento biblico di Herder. Simili incomprensioni probabilmente
saranno capitate agli esegeti di tutti i tempi e non saranno da escludere
neanche in futuro. Ma poi l’autore continua:
"Simili calcoli sono inadeguati in relazione alle
indicazioni di tempo apocalittiche. A ciò si aggiunga, che l’espressione ‘gli
abitanti della terra’ – come in altri passaggi, così anche qui – esprime
piuttosto un concetto religioso che geografico. L’espressione caratterizza
quelli, che si sentono a casa sulla terra, mentre i veri cristiani, in quanto
figli di Dio, hanno la loro dimora in cielo."
E con ciò intende, che in quel tempo a vedere i due testimoni
saranno solo quelli che sono "gli abitanti della terra", che sulla terra si
sentono a casa, in poche parole gli empi e i dannati e non i veri cristiani, i
figli di Dio, che hanno dimora in cielo.
Qui si nota, che l’autore "allegorizza" un passaggio assolutamente realistico e
concreto, cioè che "tutti i popoli (…) vedranno i loro cadaveri per tre giorni
e mezzo…", a causa della sua incapacità personale di analizzare e spiegare
questa circostanza. Ma così il messaggio di questi passaggi, così come di altri,
viene interpretato in maniera errata e irresponsabile.
Innanzitutto, tutte le "indicazioni di tempo apocalittiche" in generale sono
dichiarate inaccessibili all’interpretazione. Poi il significato di questo
versetto, cioè che gli abitanti della terra – vale a dire tutti gli uomini di
questo mondo – vedranno questi due testimoni, è circoscritto al gruppo dei non
credenti, "che sulla terra si sentono a casa". Il resto dell’umanità – cioè,
come si suol dire, i "veri cristiani, che in quanto figli di Dio, hanno dimora
in cielo" – in base a questa interpretazione quindi non vedrà i due testimoni
morti.
Per comprendere le possibili conseguenze di simili manipolazioni, bisogna
immaginare che negli Ultimi Tempi un gruppo di veri cristiani vedrà in Tv i
cadaveri dei due testimoni a Gerusalemme. A causa di questa summenzionata
interpretazione questi cristiani dovrebbero ammettere di non appartenere al
gruppo dei figli di Dio, ma di far parte di quelli, "che sulla terra si sentono
a casa", altrimenti – in base al giudizio dell’autore di cui sopra – non
potrebbero certamente vedere questa immagine.
E nonostante il reale verificarsi della situazione qui descritta sia altamente
improbabile, vengono, tuttavia, rivelati il pericolo e la responsabilità, che
riguardano l’interprete. Innanzitutto, questi deve ovviamente intensificare e
prendere seriamente lo studio della Sacra Scrittura, ma deve anche acquisire
informazioni relative ai campi delle scienze naturali, della tecnica e delle
scienze della comunicazione e cercare quanto più possibile di mettersi al passo
coi tempi. Infatti, come vediamo nell’esempio succitato, le profezie della
Bibbia riguardano eventi, tecniche e metodi, che possibilmente diventeranno
realtà solo mille anni più tardi.
Per facilitare la classificazione di un testo profetico come
appartenente alle categorie "realistico" o "allegorico", vengono riportati qui
alcuni criteri fondamentali attraverso diversi esempi.
Il sole divenne nero come un sacco di crine, e la luna divenne come sangue.
Apoc 6,12 Poi vidi
quando egli aperse il sesto sigillo; ed ecco, si fece un grande
terremoto, e il sole divenne nero come un sacco di crine, e
la luna divenne come sangue; 6,13 e le stelle del cielo caddero sulla
terra, come quando il fico scosso da un gran vento lascia cadere i suoi
fichi acerbi. 6,14 Quindi il cielo si ritirò come una pergamena che si arrotola,
ed ogni montagna ed isola fu smossa dal suo luogo.
6,15 15 I re della terra, i grandi, i generali, i ricchi, i potenti e ogni
schiavo e ogni uomo libero si nascosero nelle spelonche e tra le rocce dei
monti. 6,16 E dicevano ai monti e alle rocce: «Cadeteci addosso, nascondeteci
dalla presenza di colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello;
6,17 perché è venuto il gran giorno della sua ira. Chi può resistere?»
Apoc 6,12-17;
Nonostante, come vedremo subito qui sotto, la Scrittura
comprenda una serie di profezie, che si riferiscono a questo evento alla
lettera, molti interpreti, tuttavia, evitano un’interpretazione concreta e
letterale. E ciò anche perché spesso mancano le specifiche conoscenze
naturalistiche per comprendere simili rapporti cosmologici globali e trattarli
come tali nell’interpretazione.
Il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore.
Mat 24,29 Subito dopo la tribolazione di
quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, le
stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate. Mat 24,29;
Mar 13,24 Ma in quei giorni, dopo quella
tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo
splendore; 13,25 le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli
saranno scrollate. Mar 13,24-25;
Luca 21,25 «E vi saranno dei segni nel sole,
nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli, nello
smarrimento al fragore del mare e dei flutti; 21,26 gli uomini verranno meno
dalla paura e dall’attesa delle cose che si abbatteranno sul mondo, perché le
potenze dei cieli saranno scrollate. Luca 21,25-26;
Isa 13,10 Poiché le stelle del cielo e le loro
costellazioni non faranno più brillare la loro luce; il sole si oscurerà al suo
sorgere e la luna non diffonderà più la sua luce. Isa 13,10;
Gioel 2,10 Davanti a loro la terra trema, i cieli
sono scossi, il sole e la luna si oscurano, le stelle perdono il loro splendore. Gioel 2,10;
Gioel 3,15 Il sole e la luna si oscurano e
le stelle perdono il loro splendore. Gioel 3,15;
Per non perdere l’orientamento, qui dobbiamo chiederci
brevemente qual era l’intenzione di Dio e quindi anche di nostro Signore Gesù
Cristo, nel momento in cui rivelò tutti questi eventi a Giovanni. Sebbene anche
leggendo questo libro – come ogni altro libro della Bibbia – si possono intuire
la magnificenza, la saggezza, la grazia e l’amore di Dio, queste profezie sono
state offerte in prima istanza a noi esseri umani, affinché potessimo
riconoscere e trasmettere in maniera sempre più precisa gli eventi degli Ultimi
Tempi e al fine di lasciare per iscritto un aiuto e una speranza ai nostri
fratelli e alle nostre sorelle che poi vivranno in questo tempo di tribolazione.
Di conseguenza, abbiamo il compito di prendere seriamente queste dichiarazioni,
frase per frase e parola per parola. Nella maggior parte dei casi qui
non abbiamo a che fare con allegorie, ma con informazioni serissime che
ci sono state date per una maggiore comprensione del piano di Dio nei confronti
di noi umani. Alcune cose sono semplificate al massimo perché una descrizione
più precisa e più dettagliata distoglierebbe l’attenzione del lettore dai
passaggi biblici più importanti. Ciò però non significa che tali dichiarazioni
siano da intendere in maniera "simbolica" e che possano essere interpretati in
maniera arbitraria.
Anche la dichiarazione in Apoc 6,14: "(…) e ogni montagna e
ogni isola furono rimosse dal loro luogo", con ogni probabilità può
essere interpretata come uno spostamento globale delle placche tettoniche.
Con una simile catastrofe crollerebbero tutti i grattacieli e gli edifici alti
in tutti le nazioni del pianeta e verrebbero danneggiate – se non rese del
tutto inutilizzabili – anche tutte le infrastrutture del mondo,
come strade, autostrade, condutture di gas, d’acqua e di petrolio.
Se ora il Signore ci fornisce queste informazioni per una nostra migliore
comprensione, ce le offre in modo che possiamo anche comprenderle – ammesso che
vogliamo comprenderle. Di conseguenza, non si deve supporre, che le profezie
dell’Apocalisse o i libri dei profeti in generale contengano dichiarazioni
incomprensibili per noi figli di Dio, ma che al massimo ne includano alcune, che
ancora non siamo in grado di comprendere. Quei consigli a fin
di bene che ci suggeriscono di "lasciare così come sono" queste informazioni,
ricordano il servo della parabola del Signore in Mat 25:24-25, che nascose
l’unico talento ricevuto nella terra e che poi alla Venuta del Signore non
poteva far altro che esibire questo unico talento.
Di conseguenza, non dovremmo essere noi a decidere a priori quali di queste
dichiarazioni, in base alla volontà del Signore, siano riservate alla
comprensione delle future generazioni. Piuttosto, la nostra più grande
preoccupazione dovrebbe essere quella di capire tutto. Attraverso lo Spirito
Santo poi, Dio ci farà capire molto presto quale conoscenza vorrà donarci e
quali no.
Questi pilastri dell’interpretazione – da un lato l’impegno di ampliare e
migliorare la nostra conoscenza di questi eventi futuri, trasmettendo tale
sapere alla prossima generazione, e dall’altro la convinzione che qui non ci
viene presentata "l’imperscrutabile volontà di Dio", ma, al contrario, che qui
Dio ci comunica la Sua volontà in modo che può e deve essere compreso –
richiedono da parte nostra un’analisi dei testi sempre più precisa.
Da questi presupposti, di conseguenza, è possibile dedurre un principio per
l’interpretazione dei testi profetici della Bibbia:
- Tutto ciò che possiamo giudicare come realistico in
base alla nostra conoscenza della creazione, è primariamente anche reale, cioè è
da considerare in modo concreto e letterale.
- Alcuni di questi testi – i cosiddetti testi "misti" –
oltre al loro significato reale nascondono anche un retroscena spirituale, cioè
allegorico, che deve essere interpretato e spiegato tenendo conto del linguaggio
simbolico della Bibbia.
- Tutto ciò che non è accessibile a un’interpretazione
concreta e realistica è da interpretare come parafrasi di un contesto più
complesso o come la rappresentazione velata di un significato spirituale e
perciò squisitamente allegorico.
Ritorniamo quindi al nostro esempio relativo all’interpretazione
concreta dei passaggi di Apoc 6,12-17, menzionati sopra. All’apertura del sesto
sigillo Giovanni vede la terra scossa da un gran terremoto. Il sole e la luna si
oscurano e le stelle del cielo cadano sulla terra. Ora se davvero ci fosse stato
un gran terremoto con eruzioni vulcaniche, l’affondamento di isole e il crollo
di tutte le catene montuose, l’oscuramento delle stelle non sarebbe stato
sorprendente. Durante un evento simile tonnellate di polvere e fumo si
riverserebbero nell’atmosfera rendendo probabilmente il cielo impenetrabile a
qualsiasi raggio di luce per mesi e anni.
Ma cosa succede alle stelle? Sarebbe assurdo ritenere, che le stelle del cielo
cadrebbero davvero sulla terra. Anche uno solo di questi pianeti luminosi
sarebbe molte volte più grande della terra e una sua eventuale collisione con
essa la ridurrebbe in milioni di pezzi. Il principio dell’interpretazione
concreta ci impedisce la possibilità di interpretare queste stelle come "bombe
atomiche che ci colpiscono da navicelle spaziali orbitanti intorno alla terra",
perché anche qui le stelle dovrebbero rimanere stelle, proprio come sopra il
sole è realmente il sole, e la luna è la luna.
Perciò bisognerebbe chiedersi cosa siano effettivamente "le stelle". Ora, come
tutti sappiamo, le stelle sono corpi celesti luminosi, che descrivono le loro
orbite nell’universo. Ovviamente si tratta soprattutto di quei miliardi di soli,
che possiamo osservare nel cielo di notte. Ma ci sono anche altri corpi celesti
molto più piccoli, quasi minuscoli, che quando si avvicinano alla terra a volte
si immergono nell’atmosfera terrestre per la forza di attrazione gravitazionale
e cadendo lentamente si spengono a causa del calore sviluppato dall’attrito. In
questi casi parliamo di stelle cadenti. Molto più spesso però la loro orbita si
trova a una distanza sufficiente per poter sfuggire alla forza di attrazione
della terra. Le stelle più grandi sono quelle, che poi a volte vediamo
sfrecciare davanti al nostro pianeta come comete luminose.
Ora tutti questi piccoli corpi celesti, detti anche asteroidi (dal greco "simili
alle stelle"), si muovono nello spazio su varie orbite. Se entrano nel campo
gravitazionale, nella sfera di attrazione di un pianeta e la loro velocità
relativa alla loro massa non è molto sostenuta, questi asteroidi verranno
attratti dal pianeta e cadranno su di esso. Esempi di tale fenomeno sono
universalmente noti, come ad esempio i crateri sulla nostra luna (più di 30.000)
o i punti di impatto su Marte.
Gli effetti di un simile impatto da asteroide su un pianeta dipendono da un
lato, dalle dimensioni dell’asteroide, dall’altro dal fatto, se il pianeta
possiede un’atmosfera o meno. Senza atmosfera la caduta non verrebbe frenata.
Ciò significa che l’asteroide non si riscalderebbe e rimarrebbe "freddo" e non
si correrebbe il pericolo che esploda a causa del calore e che la struttura
della sua materia si frantumi in molte parti già nell’atmosfera al di sopra
della superficie terrestre. Se una simile "pioggia" di asteroidi si abbattesse sulla terra, i singoli frammenti si
riscalderebbero nell’atmosfera e sembrerebbe come se le stelle del cielo
cadessero sulla terra.
La maggior parte degli asteroidi del nostro sistema solare – ne esistono in
tutto circa 75.00 – ha un diametro dai 40 agli 80 chilometri e costituiscono un
terribile pericolo per il nostro pianeta. Le conseguenze più lievi sarebbero
terremoti in tutto il mondo, eruzioni vulcaniche e una catastrofe climatica
globale. Gli effetti più pericolosi potrebbero gettare il nostro pianeta fuori
dalla sua orbita o persino frantumare la terra a pezzetti.
In Apoc 8,8-9 troviamo però anche la circostanza, in cui "una grande
montagna di fuoco ardente fu gettata nel mare".
E qualcosa simile a una grande montagna di fuoco ardente fu gettata nel mare.
Apoc 8,8 Poi suonò la tromba il
secondo angelo, e qualcosa simile a una grande montagna di fuoco ardente fu
gettata nel mare, e la terza parte del mare divenne sangue; 6,9 e la terza
parte delle creature che vivono nel mare morì, e la terza parte delle navi andò
distrutta. Apoc 8,8-9;
Anche in questo caso la catastrofe riguarderebbe tutto il mondo.
Se un asteroide con un diametro di soli 1,5 chilometri entrasse nel campo
gravitazionale della terra e poi precipitasse in mare, le onde prodotte alte più
di 1.000 metri distruggerebbero tutte le città costiere e allagherebbero i
continenti giungendo fin nelle parti più interne. L’intero pianeta verrebbe
scosso. Tutti i vulcani erutterebbero e migliaia di tonnellate di ceneri e fumo
si riverserebbero nell’atmosfera. Una coltre di nubi nere coprirebbe l’intero
pianeta e per circa un anno impedirebbe il passaggio della luce solare.
Le conseguenze sarebbero un’oscurità assoluta, temperature gelide e tutte le
piante della terra morirebbero, poiché la fotosintesi non funzionerebbe più.
Dato che – in ultima analisi – tutta la vita animale di questo pianeta
dipende dalla disponibilità di un’adeguata base alimentare vegetale, una simile
oscurità provocherebbe una carestia mondiale e, di conseguenza, una moria di
massa di uomini e animali.
Perciò nell’interpretazione dei passaggi di Apoc 6,12-17 di cui sopra, ci si
chiede se un simile schianto di asteroidi non possa essere effettivamente
responsabile – in un nesso causale – anche degli altri fenomeni di questa
catastrofe, cioè dell’oscuramento delle stelle e dei terremoti in tutto il
mondo.
Qui si comprende, che non ci serve molta immaginazione per interpretare le
dichiarazioni della Scrittura relative a tali fenomeni. Dobbiamo solo esaminare
un po’ più dettagliatamente i fatti disponibili e noti, così non avremo più
alcun problema a riconoscere l’enorme portata e soprattutto la realtà di queste
profezie.
(Vedi anche Capitolo 04: "La Grande Tenebra.")
Oltre a tale realtà, in questo testo troviamo anche un
significato allegorico nascosto. La "luce" della Bibbia quindi è un simbolo di
Dio.
Perché Dio, il SIGNORE, è sole e scudo.
Salm 84,11 Perché Dio, il SIGNORE, è sole e
scudo; il SIGNORE concederà grazia e gloria. Egli non rifiuterà di far
del bene a quelli che camminano rettamente. Salm 84,11;
Per la tua luce noi vediamo la luce.
Salm 36,10 Poiché in te è la fonte della vita e per
la tua luce noi vediamo la luce. Salm 36,10;
Io sono la luce del mondo.
Giov 8,12 Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: «Io
sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma
avrà la luce della vita». Giov 8,12;
Giov 12,46 Io sono venuto come luce nel
mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.. Giov 12,46;
WOra, se le stelle si oscureranno, come si dice in Apoc 6,12 di
cui sopra, e l’oscurità si diffonderà in questo mondo, ciò significa in senso
simbolico, dunque, che Dio stesso si "oscurerà" davanti agli occhi
dell’umanità. E poiché una delle forme di rappresentazione di Dio più
importanti di questo mondo è la Sacra Scrittura, questa Parola di Dio diventerà
sempre più incomprensibile per l’umanità. La conoscenza si ridurrà sempre di
più e il significato di queste parole sarà sempre meno riconosciuto.
Tuttavia, così come durante una reale eclisse del sole e della luna, questi due
pianeti non smetteranno di brillare e continueranno a far luce come prima, solo
che saranno coperti da nubi terrestri di polvere giganti, così anche a livello
simbolico non sarà Dio a smettere di essere luce per l’umanità, ma saranno gli
uomini, che in maniera sempre più massiccia negheranno e non vorranno vedere
Dio. Il fatto di "non voler vedere " conduce, infine, a un "non
poter vedere" Dio.
Attraverso questa interpretazione allegorica di questo testo notiamo, dunque,
l’apostasia dell’umanità dal loro Dio. Gli uomini senza Dio sono convinti di
poter guidare e conservare questo mondo anche senza Dio. In ciò dimenticano, che
la relazione tra l’uomo e i suoi pianeti è simile a quella tra i pianeti del
nostro sistema solare nel loro complesso. Tutto è in un equilibrio ben ordinato
e pianificato. Se cambia anche un singolo fattore, se solo un pianeta finisce
fuori dalla sua orbita, collasserebbe l’intero sistema.
E qui troviamo la base comune dell’interpretazione concreta e allegorica. La
vera causa di queste reali catastrofi, dei terremoti, delle eruzioni vulcaniche,
dell’oscuramento delle stelle, etc., è da ricercare nel fatto, che l’essere
umano ha stravolto l’equilibrio di questo mondo. Ha pensato di poter rinunciare
al "fattore Dio". Ha rotto il patto eterno, pensando di essere egli stesso il
"Dio" di questo mondo.
La terra è profanata dai suoi abitanti, perché essi hanno rotto il patto eterno.
Isa 24,3 La terra sarà del
tutto vuotata, sarà del tutto abbandonata al saccheggio, poiché il SIGNORE ha
pronunciato questa parola. 24,4 La terra è in lutto, è spossata, il mondo
langue, è spossato, gli altolocati fra il popolo della terra languono. 24,5
La terra è profanata dai suoi abitanti, perché essi hanno trasgredito le leggi,
hanno violato il comandamento, hanno rotto il patto eterno. 24,6 Perciò una
maledizione ha divorato la terra e i suoi abitanti ne portano la pena; perciò
gli abitanti della terra sono consumati e poca è la gente che ne è rimasta.
Isa 24, 3- 6;
(Vedi anche Capitolo 08: "La
trasformazione del cielo e della terra.")
Tuttavia, non solo gli uomini, ma anche gli angeli rinnegati
hanno fatto la loro parte in questa rottura di fede nei confronti di Dio. Così
quando in Apoc 6,13 leggiamo: "…e le stelle del cielo caddero
sulla terra…", questa dichiarazione oltre ad avere un significato
realistico, ne ha anche uno allegorico.
Nel linguaggio figurato profetico le stelle sono anche angeli.
Come sei caduto dal cielo, astro mattutino, figlio dell’aurora?
Isa 14,12 Come sei caduto dal cielo, astro
mattutino, figlio dell’aurora? Come mai sei atterrato, tu che
calpestavi le nazioni? 14,13 Tu dicevi in cuor tuo: «Io salirò in cielo,
innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio; mi
siederò sul monte dell’assemblea, nella parte estrema del settentrione; Isa 14,12-13;
(Vedi anche Discorso 137: "La battaglia in cielo.")
E quando poi in Apoc 6,14 si dice: "E il cielo si ritirò come
una pergamena che si arrotola", oppure in Mat 24,29 e nei passaggi paralleli:
"…e le potenze dei cieli saranno scrollate…", notiamo che dopo la
terra – la quale (come si dice in Isa 24,3-6 di cui sopra) in seguito a
questa punizione di Dio sarà del tutto vuotata e abbandonata al saccheggio e poca sarà
la gente che ne sarà rimasta – anche il cielo, in quanto luogo di dimora degli
angeli, si arrotolerà, cioè "si ritirerà", il che nel significato allegorico
ovviamente indica la "caduta delle stelle", cioè l’espulsione dal cielo degli
angeli rinnegati.
Oltre ai due livelli interpretativi trattati sopra, quello del
significato concreto e reale e quello del significato allegorico, alcuni testi
biblici hanno anche un terzo livello, quello "analitico", che ci fornisce
informazioni sullo contesto e sulle cause.
E nonostante – come vedremo più avanti – esistano anche testi profetici dal
carattere analitico, sono soprattutto le parabole del Signore, che a un’attenta
analisi presentano questo triplice messaggio. Ora è nella natura delle parabole,
che il primo e palese significato costituisce solo il "veicolo" dell’intrinseco
messaggio allegorico. Eppure, questo primo significato non è affatto un supporto
di facciata, ma ha assolutamente un proprio significato reale.
Perciò vogliamo innanzitutto osservare queste relazioni alla
luce di una parabola.
La parabola del seminatore.
Mat 13,1 In quel giorno Gesù, uscito di casa, si
mise a sedere presso il mare; 13,2 e una grande folla si radunò intorno a lui;
cosicché egli, salito su una barca, vi sedette; e tutta la folla stava sulla riva.
13,3 Egli insegnò loro molte cose in parabole, dicendo: «Il seminatore uscì a seminare.
13,4 Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero
e la mangiarono. 13,5 Un’altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra;
e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo;
13,6 ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì.
13,7 Un’altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. 13,8
Un’altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il
trenta per uno. 13,9 Chi ha orecchi oda». Mat 13,1-9;
Ogni lettore della Bibbia conosce questa parabola e anche la sua
interpretazione, perché è stata spiegata dal Signore a una stretta cerchia di
discepoli. Tuttavia, come vedremo subito, questa è solo una delle diverse
interpretazioni implicitamente contenute in questa parabola.
Avventuriamoci ora col pensiero in mezzo a questa folla di
persone, che ascolta il Signore presso il lago e osserviamo un semplice
contadino, che passando casualmente lì davanti vede la folla e curioso si unisce
a essa.
Il contadino ascolta il discorso del Nazareno e pensa: "In effetti, quest’uomo
ha ragione! Anch’io dovrei avere maggiore cura dei mei preziosi semi di
frumento. Dovrei evitare di piantarli lungo la strada o nel terreno roccioso,
perché qui il seme è perduto. Perciò dovrei anche eliminare tutte le pietre dal
mio campo, affinché le sementi abbiano un buon terreno. Dovrei anche estirpare
gli arbusti spinosi dal mio campo, affinché non schermino più il sole, vitale
per i semi. E nella scelta delle sementi dovrei stare attento a selezionare solo
semi provenienti da eccellenti spighe, affinché anche il frutto di queste
sementi di grano sia quanto più ricco possibile". Il contadino potrebbe avere
avuto questi o pensieri simili mentre tornava a casa con l’intenzione di dare
ascolto a tali consigli, convinto di aver incontrato una persona saggia.
Tuttavia, il contadino era una di quelle persone, di cui il Signore,
rivolgendosi ai suoi discepoli, dice: "…vedendo, non vedono; e udendo, non
odono né comprendono".
Udrete con i vostri orecchi e non comprenderete; guarderete con i vostri occhi e non vedrete;
Mat 13,10 Allora i discepoli si avvicinarono e gli
dissero: «Perché parli loro in parabole?» 13,11 Egli rispose loro: «Perché a voi
è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato. 13,12
Perché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha
sarà tolto anche quello che ha. 13,13 Per questo parlo loro in parabole, perché,
vedendo, non vedono; e udendo, non odono né comprendono.
13,14 E si adempie in loro la profezia d’Isaia che dice (Isaia 6,9.10): "Udrete
con i vostri orecchi e non comprenderete; guarderete con i vostri occhi e non
vedrete; 13,15 perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile:
s ono diventati duri d’orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non rischiare di
vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi, e di comprendere con il cuore e
di convertirsi, perché io li guarisca". 13,16 Ma beati gli occhi vostri, perché
vedono; e i vostri orecchi, perché odono! 13,17 In verità io vi dico che molti
profeti e giusti desiderarono vedere le cose che voi vedete, e non le videro; e
udire le cose che voi udite, e non le udirono. Mat 13,10-17;
Non si può sostenere, che questo contadino non abbia compreso
correttamente il discorso. Tuttavia, ha ovviamente considerato solo il primo
livello, il livello superficiale di questo testo, accontentandosi, dato che non
era interessato al significato profondo. Evidentemente neanche tutti i discepoli
avevano compreso questo significato profondo, altrimenti il Signore non avrebbe
dovuto spiegarglielo, una volta che la folla se ne fosse andata.
L’interpretazione della parabola del seminatore.
Mat 13,18 «Voi dunque ascoltate
che cosa significhi la parabola del seminatore! 13,19 Tutte le volte
che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via
quello che è stato seminato nel cuore di lui: questi è colui che ha ricevuto il
seme lungo la strada. 13,20 Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è
colui che ode la parola e subito la riceve con gioia, 13,21 però non ha radice
in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a
motivo della parola, è subito sviato. 13,22 Quello che ha ricevuto il seme tra
le spine è colui che ode la parola; poi gli impegni mondani e l’inganno delle
ricchezze soffocano la parola che rimane infruttuosa. 13,23 Ma quello che ha
ricevuto il seme in terra buona è colui che ode la parola e la comprende; egli
porta del frutto e, così, l’uno rende il cento, l’altro il sessanta e
l’altro il trenta». Mat 13,18-23;
Non c’è altro da aggiungere a questa interpretazione del
Signore. E il modo in cui vediamo è il secondo livello del messaggio del testo
ed è quindi anche quello, che il Signore voleva trasmettere ai discepoli.
Tuttavia, se osserviamo meglio questa parabola, troviamo anche un terzo livello,
quello meno considerato.
Come sarà divenuto chiaro nell’interpretazione del secondo
livello da parte del Signore, Egli si rivolge qui al singolo individuo, il quale
porta del frutto o meno, in base alla disposizione del suo cuore. Se ora
consideriamo le condizioni ambientali, – intese nel loro duplice significato –
alle quali sono esposti sia queste sementi di grano, che quest’uomo, e che
influenzano la crescita di entrambi, riconosciamo una certa relazione proprio
con lo sviluppo dell’essere umano.
Prendiamo il primo individuo, che ha ricevuto il seme lungo la strada. Questi
sente la Parola di Dio e non la comprende. E già qui si sentono le grida di
coloro che non comprendono: "Perché viene punito colui che non comprende? Questo
non è giusto! Che colpa ne ha?" Eppure, essi non comprendono perché non vogliono
comprendere. Questa persona è colpevole. Colpevole perché questo terreno, il suo
cuore, non si è indurito da solo come una strada molto battuta. Così come una
strada, che una volta era un terreno fertile, ha dovuto essere percorsa da
migliaia di uomini prima di indurirsi così tanto, che nulla può più crescervi,
allo stesso modo anche questo cuore ha dovuto indurirsi in migliaia di
occasioni. Migliaia di volte questo cuore ha dovuto opprimere e reprimere
compassione, pietà e amore, divenendo infine così duro, da essere impenetrabile
persino alla Parola di Dio.
Il secondo individuo è quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi. È
colui che ode la parola e subito la riceve con gioia. Però quando giunge la
tribolazione o la persecuzione a motivo della parola, subito abbandona la fede. Anche
lui è colpevole. Il suo carattere è troppo superficiale e poco profondo come il
fondo del suo cuore. Nella sua vita non ha mai "scavato" fino in fondo,
altrimenti avrebbe scovato la pietra nel suo cuore e l’avrebbe potuta rimuovere.
Nella vita vuole divertirsi. E ha accettato la Parola di Dio, così come accetta
tutte le "novità". Ma quando le cose diventano fastidiose, scappa via con la
stessa velocità con la quale era venuto.
Anche il terzo individuo ha ricevuto la Parola di Dio, ma tra le spine. Il suo
cuore è anche abbastanza profondo per farla fruttare. Tuttavia, egli ha altre
priorità. La preoccupazione per i suoi beni e per le sue ricchezze – o la sua
povertà – richiede tutto il suo tempo e la sua attenzione. Nonostante tutte le
buone premesse, ha soffocato la Parola di Dio nel suo cuore.
E ora è interessante constatare che coloro, che hanno ricevuto il seme in terra
buona, nonostante le stesse premesse, registrano risultati diversi. Tutti
portano del frutto, ma l’uno rende il cento, l’altro il sessanta e l’altro il
trenta.
Osservando la caratterizzazione di questi sei gruppi di individui, riconosciamo
ora, che i primi tre hanno perso la loro capacità di credere in Dio a causa del
loro "condizionamento", il loro essere plasmati dal loro ambiente, che � in
maniera colpevole – non hanno mai impedito e al quale non si sono mai opposti.
Di contro, gli altri tre hanno un ambiente "intatto" e portano anche frutti. Il
motivo per cui hanno dei raccolti diversi in questo caso non è da ricercare nel
mondo esterno. Sia nell’essere umano, che nelle sementi di grano si trovano le
condizioni genetiche ricevute in eredità, i "talenti", ereditati da ognuno, a
produrre risultati diversi. A tal riguardo si veda la parabola dei talenti
affidati ai servi in Mat 25:14-30 e la sua interpretazione nel Discorso 68.
(Vedi anche Discorso 68: "Matteo 24 e 25 non fanno riferimento alla comunità cristiana?")
Come abbiamo già detto, troviamo un simile contesto poliedrico
non solo nelle parabole, ma anche nelle profezie, le quali spesso presentano’ ad
un’attenta analisi – più livelli interpretativi. A tal proposito anche qui
vogliamo prendere in considerazione come esempio un testo largamente noto tra i
lettori della Bibbia: il sogno di Nabucodonosor di una statua.
Il sogno di Nabucodonosor di una statua.
Dan 2,31 Tu, o re, guardavi, ed ecco una grande
statua; questa statua, immensa e d’uno splendore straordinario, si ergeva
davanti a te, e il suo aspetto era terribile. 2,32 La testa di questa statua era
d’oro puro;
La testa
Il primo regno – l’impero babilonese.
il suo petto e le sue braccia erano d’argento;
il suo petto e le sue braccia
Il secondo regno – l’impero medo-persiano.
il suo ventre e le sue cosce di bronzo;
il suo ventre e le sue cosce
Il terzo regno – l’impero greco.
2,33 le sue gambe, di ferro;
le sue gambe
Il quarto regno – l’impero romano.
i suoi piedi, in parte di ferro e in parte d’argilla.
2,34 Mentre guardavi, una pietra si staccò, ma non spinta da una mano, e colpì
i piedi di ferro e d’argilla della statua e li frantumò. 2,35 Allora si
frantumarono anche il ferro, l’argilla, il bronzo, l’argento e l’oro e divennero
come la pula sulle aie d’estate. Il vento li portò via e non se ne trovò più
traccia; ma la pietra che aveva colpito la statua diventò un gran monte che
riempì tutta la terra. Dan 2,31-35;
(Vedi anche Discorso 98: "Il quinto regno nel sogno di Nabucodonosor: l’America?")
Anche qui riconosciamo immediatamente il primo livello, quello
superficiale. Si trattava semplicemente del sogno di una statua splendente.
Nabucodonosor si sarebbe potuto accontentare e avrebbe potuto continuare a
interessarsi delle sue attività quotidiane. Ma presagì più di quanto
sapesse, che questo sogno aveva un significato speciale. E così alla fine
fece venire Daniele, al quale questo sogno riguardante il suo re era stato
spiegato da Dio stesso, affinché potesse far pervenire l’interpretazione
al re.
L’interpretazione del sogno da parte di Daniele.
Dan 2,36 Questo è il sogno; ora ne daremo
l’interpretazione al re. 2,37 Tu, o re, sei il re dei re, a cui il
Dio del cielo ha dato il regno, la potenza, la forza e la gloria; 2,38 e ha
messo nelle tue mani tutti i luoghi in cui abitano gli uomini, le bestie
della campagna e gli uccelli del cielo, e ti ha fatto dominare sopra tutti
loro: la testa d’oro sei tu.
2,39 Dopo di te sorgerà un
altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, di bronzo,
che dominerà sulla terra; 2,40 poi vi sarà un quarto regno, forte come
il ferro; poiché, come il ferro spezza e abbatte ogni cosa, così, pari
al ferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa.
2,41 Come i piedi e le dita, in parte d’argilla da vasaio e in parte di
ferro, che tu hai visto, così sarà diviso quel regno;
ma vi sarà in esso qualcosa della consistenza del ferro, poiché tu hai visto
il ferro mescolato con la fragile argilla. 2,42 Come le dita dei piedi erano
in parte di ferro e in parte d’argilla, così quel regno sarà in
parte forte e in parte fragile. 2,43 Hai visto il ferro mescolato
con la molle argilla, perché quelli si mescoleranno mediante matrimonio,
ma non si uniranno l’uno all’altro, così come il ferro non si
amalgama con l’argilla.
2,44 Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà
mai distrutto e che non cadrà sotto il dominio d’un altro popolo. Spezzerà e
annienterà tutti quei regni, ma esso durerà per sempre, 2,45 proprio come la
pietra che hai visto staccarsi dal monte, senza intervento umano, e spezzare il
ferro, il bronzo, l’argilla, l’argento e l’oro. Il gran Dio ha fatto conoscere
al re quello che deve avvenire d’ora in poi. Il sogno è vero e sicura è la sua
interpretazione». Dan 2,36-45;
Così lo stesso Nabucodonosor – e quindi l’intero regno
babilonese – è la testa d’oro. Dopo di lui sorgerà un altro regno e sarà
"inferiore" al suo regno. La storia ci dice che qui è inteso il regno
medo-persiano, dove le due braccia appartenenti a questo regno "d’argento"
potrebbero riferirsi alla coalizione al governo formata da medi e persiani.
Il terzo regno, "di bronzo/rame" è espressamente chiamato un impero mondiale,
che "dominerà sulla terra". E il regno greco sotto Alessandro il Grande
effettivamente conquistò quasi tutte le terre abitate di allora in brevissimo
tempo.
La caratteristica fondamentale del quarto regno di "ferro" sarà la sua durezza.
Come il ferro spezzerà e abbatterà ogni cosa. Non da ultimo furono proprio
questa durezza e la disciplina di ferro dei romani – sia nelle proprie file, che
nell’amministrazione delle loro province – a garantire per la prima volta alle
persone dell’epoca la sicurezza da ladri, rapinatori, assassini e truffatori.
Per questi motivi ci furono persino re, che fecero integrare volontariamente i
propri paesi nell’Impero Romano.
Infine, l’ultimo regno sarà in parte d’argilla e in parte di ferro. Alcuni
interpreti non accettano, né riconoscono questo quinto regno come tale. Sono
così affascinati dal quarto regno romano da non (volere) vedere i piedi come un
regno a parte. Tuttavia, non c’è alcun dubbio, che quando Daniele qui dice
espressamente "come i piedi e le dita, in parte d’argilla da vasaio e in parte
di ferro, che tu hai visto", intende che "così sarà diviso quel
regno". Dunque, si tratta di un regno proprio, e precisamente di un regno
"diviso" (d’argilla da vasaio e di ferro). E questa dichiarazione può
soltanto riferirsi ai piedi, dato che le gambe non sono "divise".
Come si può desumere dal versetto Dan 2,44, questo quinto regno sarà l’ultimo
regno umano sulla terra, prima del regno di Dio, il regno della pace del Signore
Gesù. Daniele, riferendosi alle dieci dita dei piedi, profetizza: "Ma al tempo
di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno (…). Spezzerà e
annienterà tutti quei regni".
E ora così come questa relazione delle "gambe" e dei "piedi" con il "ferro"
porta a considerare quest’ultimo impero mondiale come una propaggine dell’Impero
Romano, così anche il fatto, che i singoli regni possano inequivocabilmente
essere associati agli imperi mondiali storici, porta qui a fare associazioni di
tipo razziale. Ciò si spinge persino oltre, fino a considerare le persone di
quest’ultimo regno come i discendenti dei romani e delle tribù germaniche.
Se osserviamo più attentamente questa profezia, notiamo che qui
si parla sempre di metalli. Dapprima si parla dei metalli preziosi, oro e
argento, poi di metalli non ferrosi (bronzo/rame) e infine di metalli pesanti
come il ferro. Ora questo fatto non è certamente un caso, eppure l’esegesi
solitamente lo trascura.
Questi metalli si distinguono da un lato per il loro valore, dall’altro per la
loro durezza. L’oro è il metallo più prezioso, ma anche quello meno duro. Per
poterlo lavorare e farlo diventare un gioiello è necessaria una lega con un
altro metallo più duro. Il ferro è il metallo meno prezioso, ma anche quello più
duro di questo gruppo.
Questo fatto deve pur avere un significato nell’interpretazione di questa
profezia, come ci conferma il versetto Dan 2,39. Qui si dice: "Dopo di te
sorgerà un altro regno, inferiore al tuo". Qui si fa notare
espressamente, che almeno il regno che succederà a quello di Nabucodonosor – ma
presumibilmente anche tutti i regni successivi (così come i metalli) – sarà
"inferiore" a questo.
E qui ci si chiede a cosa si riferisca il termine "inferiore". L’ipotesi più
evidente, che questi regni non saranno grandi o potenti come il regno di
Nabucodonosor, è ovviamente errata. Infatti, successivamente al regno di
Nabucodonosor ci sono stati sia regni più grandi, che regni più potenti (romani,
greci). Se ora consideriamo l’altro capo della "catena", scopriamo un’altra
caratteristica di questi regni. In Dan 2,40 del quarto regno, l’Impero Romano,
si dice: "poi vi sarà un quarto regno, forte come il ferro; poiché, come il
ferro spezza e abbatte ogni cosa, così, pari al ferro che tutto frantuma, esso
spezzerà ogni cosa."
Ora possiamo tentare di trarre la seguente conclusione: i regni – come i metalli
che li rappresentano – avranno un "valore" via via inferiore, ma avranno una
"durezza" via via maggiore. Ma questo cosa vuol dire? Forse qui non dobbiamo più
pensare ai "regni", ma dobbiamo concentrarci sulle singole persone, che hanno
guidato e popolato questi regni. Qui ci dobbiamo riferire alla "mentalità" di
questi popoli, quella che deve essere trasmessa.
E se ora equipariamo "valore" e "durezza" con moralità e disciplina (fino alla
brutalità), non solo abbiamo una spiegazione relativamente utile per
l’interpretazione dei "metalli", ma possiamo anche comprendere immediatamente –
a differenza del tentativo interpretativo "razziale" – ciò che si intende con
l’"argilla" nel quinto regno. L’argilla si riferisce a quella mentalità, che ha
ridotto ai minimi termini la propria idea di valore e moralità e per la quale
parole come responsabilità, leadership e disciplina sono già diventate aliene.
Ciò ci viene confermato nei versetti Dan 2,41 e 43 dalle parole che accompagnano
il termine argilla, cioè "argilla da vasaio", ma anche "fragile argilla" e
"molle argilla", a indicare la "creta", che in aramaico significa anche
"sporcizia", "fango" e in ebraico persino "feci".
In Dan 2,43 si dice poi: "Hai visto il ferro mescolato con la molle argilla",
che significa "(…) ché quelli si mescoleranno mediante matrimonio, ma non si
uniranno l’uno all’altro, così come il ferro non si amalgama con l’argilla". Dal
punto di vista dell’interpretazione di cui sopra si comprende ora facilmente,
che queste due mentalità di fatto non hanno più nulla in comune. Ciò che può
ancora unirle l’una all’altra è il sesso e il calcolo. Eppure, come dice sopra
Daniele, si mescoleranno mediante matrimonio (nel testo originale a tal
proposito si parla del seme degli uomini), ma non si uniranno l’uno all’altro.
Questo è, dunque, il terzo livello dell’interpretazione della statua in Dan 2 e
come nella parabola del seminatore possiamo affermare anche qui, che questo
terzo livello, nonostante non venga sempre riconosciuto, è pur sempre presente e
assolutamente pregno di significato.
Ecco, dunque, un esempio – anch’esso tratto dall’Apocalisse –
che ci aiuta nell’interpretazione di una pura allegoria. In Apoc 13,1-3 si parla
di una bestia con dieci corna e sette teste e della piaga mortale su una delle
sue teste.
La bestia dal mare.
Apoc 13,1
E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette
teste, e sulle corna dieci diademi e sulle teste nomi di bestemmia. 13,2 E la
bestia che io vidi era simile a un leopardo, i suoi
piedi erano come quelli dell’orso e la sua bocca come quella
del leone; e il dragone le diede la sua potenza, il suo trono e grande
autorità. 13,3 E vidi una delle sue teste come ferita a morte; ma
la sua piaga mortale fu sanata, e tutta la terra si meravigliò dietro
alla bestia. Apoc 13,1-3;
Se ci atteniamo al principio esposto sopra, non è possibile
riconoscere un messaggio realistico in questo testo. Già è difficile immaginare
una bestia "salire" dal mare, tra l’altro con dieci corna e sette teste,
figuriamoci pensare a un leopardo con i piedi come quelli dell’orso e la bocca
come quella del leone: qui termina il rapporto con la realtà.
Qui abbiamo a che fare con una pura allegoria e ai fini dell’interpretazione
dobbiamo andare a cercare simboli equivalenti nella Scrittura. In Dan 7,2-7
troviamo addirittura quattro bestie simili.
La quattro bestie dal mare.
Dan 7,2 Daniele disse: «Io guardavo, nella mia
visione notturna, ed ecco scatenarsi sul mar Grande i quattro venti del cielo.
7,3 Quattro grandi bestie salirono dal mare, una diversa
dall’altra.
7,4 La prima era simile a un leone e aveva ali d’aquila. Io
guardai, finché non le furono strappate le ali; fu sollevata da terra, fu fatta
stare in piedi come un uomo e le fu dato un cuore umano.
7,5 Poi vidi una seconda bestia, simile a un orso; essa stava
eretta sopra un fianco, teneva tre costole in bocca fra i denti e le fu detto: "Àlzati,
mangia molta carne!"
7,6 Dopo questo, io guardavo e vidi un’altra bestia simile a un leopardo
con quattro ali d’uccello sul dorso; aveva quattro teste e le fu dato il dominio
7, 7 Io continuavo a guardare le visioni notturne, ed ecco una quarta
bestia spaventosa, terribile, straordinariamente forte. Aveva grossi denti di
ferro; divorava, sbranava e stritolava con le zampe ciò che restava;
era diversa da tutte le bestie precedenti e aveva dieci corna. Dan 7,2-7;
In base all’interpretazione di molti esegeti queste quattro
bestie in Daniele rappresentano quattro regni mondiali, vale a dire Babilonia,
Medo-Persia, Grecia e l’Impero Romano. Il mare è interpretato come "mare di
popoli", dal quale sono emersi questi imperi mondiali. Possiamo supporre,
dunque, che anche il nostro passaggio in Apoc 13,1 parli di un impero mondiale.
Tuttavia, bisogna tenere presente, che qui non deve necessariamente trattarsi
della nascita di un impero mondiale attraverso spedizioni di conquista per
l’espansione dei propri confini – come nel caso degli imperi storici. Qualcosa
di simile oggi avviene piuttosto a livello politico. Esempi a tal proposito sono
gli Stati Uniti d’America, la fusione degli stati dell’ex Unione Sovietica "CIS"
e nel più recente passato l’Unione Europea. Comunque sia, anche qui si tratta in
ogni caso di un’Unione politica, che supera i propri confini nazionali.
Se si volesse stabilire una relazione con l’attuale situazione politica
mondiale, allora si potrebbe dire, che il leone babilonese corrisponde
all’odierno Iraq, l’orso medo-persiano è il progenitore dei persiani, l’odierno
Iran, mentre i Mujaheddin sono i discendenti dei medi dell’epoca. Il leopardo
greco oggi come allora è la Grecia e la "bestia spaventosa e terribile con i
denti di ferro" era l’Impero Romano e oggi potrebbe essere identificato con
l’Italia. Naturalmente nessuno di questi quattro stati è più un impero mondiale
e al massimo si potrebbe considerare l’Italia, appartenente all’Unione Europea,
una cosa simile a un piccolo impero mondiale.
Il riferimento in Apoc 13,2 che questa bestia assomiglia a un leopardo è identico
all’affermazione in Dan 7,6. Poiché Dan 7,6 è interpretato come la Grecia, si
potrebbe pensare che la Grecia sia anche intesa dalla bestia di Ap 13. Tuttavia,
bisogna tener conto che il termine "pantera" in Dan 7,6 è di per sé anche un
simbolo. È una parafrasi per la velocità con cui l’impero greco si era diffuso a
quel tempo, sotto Alessandro. E così è piuttosto da supporre che questo simbolo
voglia anche significare qui che l’impero anticristiano – perché si tratta
probabilmente di questo o del primo anticristo in Apoc 13,1-3 – troverà espansione
mondiale in un tempo sorprendentemente breve.
L’indicazione in Apoc 13,2, che questa bestia era simile a un leopardo, è
identica alla dichiarazione in Dan 7,6. Poiché la bestia in Dan 7,6 è
interpretata come la Grecia, si potrebbe pensare, che anche la bestia in Apoc 13
si riferisca alla Grecia. Tuttavia, bisogna tenere presente, che il termine
"leopardo" in Dan 7,6 è già di per sé un simbolo. E precisamente è la parafrasi
della velocità, con la quale all’epoca si espanse l’Impero greco sotto
Alessandro. E quindi bisognerebbe piuttosto supporre, che questo simbolo voglia
indicare anche qui il fatto, che il regno del primo anticristo – perché di
questo doveva trattarsi in Apoc 13,1-3 – si espanderà in tutto il mondo in un
sorprendente breve lasso di tempo (il secondo anticristo e il suo impero
mondiale è menzionato in Apoc 11,7: la bestia che sale dall’abisso).
In seguito a questo passaggio troviamo poi in Apoc 13,3 l’indicazione: "E vidi
una delle sue teste come ferita a morte; ma la sua piaga mortale fu sanata, e
tutta la terra si meravigliò dietro alla bestia". Alcuni esegeti riferiscono la
bestia al papa, arrivando così a concludere, che la Chiesa cattolica subirà un
duro colpo o lo ha subito in passato perdendo la sua influenza per un certo
periodo. Si potrebbe benissimo – o con una probabilità persino maggiore –
sostenere, che qui ci si riferisca alle ideologie del fascismo, del comunismo e
dell’islam.
E qui diventa evidente, quanto sia davvero importante non prendere l’interpretazione
in maniera troppo restrittiva.
Infine, si pone un’altra importante questione
nell’interpretazione dei testi profetici. Alcuni interpreti sostengono
continuamente, che le profezie che si sono realizzate già una volta, devono
essere considerate come "depennate" e, di conseguenza, non se ne deve più tenere
conto nell’interpretazione di altri eventi simili.
NOra chi conosce bene la Scrittura sa, che è un dato di fatto, che alcune
profezie si sono realizzate anche più volte nel corso dei millenni e che
continueranno a realizzarsi ancora. Si pensi soltanto alle profezie dell’Antico
Testamento relative alla conquista di Gerusalemme e alla deportazione dei suoi
abitanti. Qui la realizzazione avviene nell’anno 597 a.C. con la prima
deportazione, nel 586 a.C. con la seconda deportazione, nell’anno 70 d.C. per
mano di Tito e nel 136 d.C. con la repressione della rivolta dei maccabe (Bar
Kochba)i.
Ma spesso, soprattutto nel caso di profezie molto antiche, si ignora il fatto,
che – ad un attento esame delle condizioni generali relative all’origine e al
contesto – queste profezie in realtà non si erano mai realizzate nel passato. A
tal proposito qui facciamo due esempi.
Poi i figli d’Israele torneranno a cercare il SIGNORE, loro Dio, e Davide, loro re.
Os 3,4 I figli d’Israele infatti staranno per
parecchio tempo senza re, senza capo, senza sacrificio e senza statua, senza
efod e senza idoli domestici. 3,5 Poi i figli d’Israele torneranno a cercare
il SIGNORE, loro Dio, e Davide, loro re, e ricorreranno tremanti al
SIGNORE e alla sua bontà, negli ultimi giorni. Os 3,4-5;
Nel passaggio tratto da Os 3,4-5, di cui sopra, si dice, tra
l’altro, che i figli d’Israele torneranno a cercare "Davide, loro re". Ora Osea
ha vissuto all’incirca dal 750 al 722 a.C. Il regno di re Davide, tuttavia, ebbe
luogo già 250 anni prima, dal 1012 al 972 a.C. Dunque, come poteva Osea
profetizzare qui, che in futuro gli Israeliti avrebbero cercato il loro re
Davide, morto da oltre 250 anni? Come spesso accade in questi casi, alcuni
interpreti prendono la strada più facile e sostengono che si tratti di
un’"aggiunta" estranea al testo; così molto semplicemente lo eliminano.
Tuttavia, se si analizza il contesto un po’ più nel dettaglio si scopre, che nel
Millennio, nel regno millenario della pace del Signore Gesù, il re Davide sarà
risuscitato da Dio per essere il principe del popolo d’Israele.
Susciterò per loro un solo pastore che le pascolerà, il mio servo Davide.
Ez 34,23 Susciterò
per loro un solo pastore che le pascolerà, il mio servo Davide. Egli le
pascolerà e sarà il loro pastore. 34,24 E io, l’Eterno, sarò il loro DIO e
il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro. Io,
l’Eterno, ho parlato. Ez 34,23-24;
Ma quei d’Israele serviranno l’Eterno, il loro DIO, e Davide, loro re, che io susciterò per loro.
Ger 30,8 In quel giorno avverrà», dice l’Eterno
degli eserciti, «che io spezzerò il suo giogo dal tuo collo e romperò i tuoi legami;
gli stranieri non ti faranno più loro schiavo. 30,9 Ma quei d’Israele serviranno
l’Eterno, il loro DIO, e Davide, loro re, che io susciterò per loro. Ger 30,8-9;
Così si può notare, che il testo tratto da Os 3,4-5 si riferisce
agli Ultimi Tempi, più precisamente al Millennio, quando gli Israeliti si
convertiranno al loro Signore e saranno radunati da tutto il mondo. E a quegli
esegeti che qui vedono un’"aggiunta" possiamo soltanto dire con le parole del
Signore: "O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti
hanno dette!" (Luca 24,25).
Anche il seguente testo tratta esattamente di questo.
Ecco, io salvo il mio popolo, li ricondurrò ed essi abiteranno in mezzo a Gerusalemme.
Zac 8,7 Così parla il SIGNORE degli eserciti:
"Ecco, io salvo il mio popolo dalla terra d’oriente e dalla terra
d’occidente; 8,8 li ricondurrò ed essi abiteranno in mezzo a Gerusalemme;
essi saranno mio popolo e io sarò loro Dio con fedeltà e con giustizia".
Zac 8,7-8;
Qui si potrebbe pensare, che questa profezia si riferisca al
ritorno del popolo d’Israele da Babilonia (Babele), ma alcuni fatti dicono il
contrario. Qui si dice: "dalla terra d’oriente e dalla terra d’occidente".
Questa indicazione nel senso originale abbraccia tutti gli angoli della terra e
può essere confrontata con il testo tratto da Isa 11,11-12:
In quel giorno avverrà che il Signore stenderà la sua mano una seconda volta per riscattare il residuo del suo popolo
Isa 11,11 In quel giorno avverrà che il Signore
stenderà la sua mano una seconda volta per riscattare il residuo del suo popolo
superstite dall’Assiria e dall’Egitto, da Pathros e dall’Etiopia, da Elam, da
Scinar e da Hamath e dalle isole del mare. 11,12 Egli alzerà il vessillo
per le nazioni, raccoglierà gli espulsi d’Israele e radunerà i dispersi di Giuda
dai quattro angoli della terra. Isa 11,11-12;
Anche Isaia qui parla dei "quattro angoli della terra". Così
sopra Zaccaria profetizza, che Dio vuole salvare il suo popolo e vuole
riportarlo a casa dai quattro angoli della terra.
NOra, durante la seconda deportazione ad opera di Nabucodonosor, gli Israeliti
non furono affatto dirottati in tutti gli angoli del mondo o dispersi in tutte
le direzioni. Nel 586 furono portati in esilio a Babilonia e 50 anni più tardi,
grazie al decreto di Ciro hanno avuto il permesso di ritornare nuovamente (da
una sola direzione) in Israele e a Gerusalemme. La dispersione in tutto il mondo
ha avuto luogo solo nell’anno 70 d.C. con la distruzione di Gerusalemme per mano
di Tito e dopo la rivolta dei maccabei nella guerra giudaico-romana (Bar Kochba
136 d.C.). E qui possiamo notare che questa profezia del raduno semplicemente
non si è ancora realizzata. Si tratta della profezia relativa al raduno e al
ritorno degli Israeliti all’inizio del Millennio, in seguito al loro ritorno e
alla loro conversione a Dio, rifiutati per così tanto tempo.
Inoltre, si tenga presente, che il libro di Zaccaria fu scritto all’incirca
intorno al 520 a.C., cioè ormai anni dopo il ritorno degli Israeliti nel loro
paese da Babilonia. Questo fatto viene a volte utilizzato anche per classificare
questa profezia come "vaticinia ex eventu", vale a dire come una "predizione"
formulata solo dopo il verificarsi degli eventi e poi aggiunta al testo. Ciò
significa, che si è pronti a presentare la Parola di Dio come una
falsificazione, piuttosto che ammettere di avere una scarsa conoscenza della
Scrittura.
Giorni della settimana ebraici | Conteggio. ebraico anno corrente. | LA SETTIMANA MILLENARIA Ma voi, carissimi, non dimenticate quest’unica cosa: per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno. 2Pie 3,8; (Salmi 90,4) | Conteggio. cristiano anno a.C./d.C. | Giorni della settimana cristiani |
Jom Rischon |
0 200 400 600 930 |
Creazione di Adamo ed Eva Morte di Adamo |
-3760 -3560 -3360 -3160 --2830 |
Domenica |
Jom Scheni |
1000 1056 1656 1755 1946 |
Nascita di Noè Diluvio Universale Dispersione (confusione delle lingue a Babele) Nascita di Abramo |
-2760 -2704 -2104 -2005 -1814 |
Lunedì |
Jom Schlischi |
2006 2121 2647 2728 2767 |
Morte di Noè Morte di Abraamo Nascita di Mose Esodo (Es 12:1-20) Morte di Mose |
-1754 -1639 -1113 -1032 -993 |
Martedì |
Jom Revi’i |
3000 3174 3277 3760 3793 3830 3895 |
Distruzione del Tempio di Salomone Gerusalemme viene ricostruita (Dan 9:25) Nascita di Gesù Cristo Morte di Gesù Cristo Distruzione del Tempio di Erode Rivolta di Bar Kochba – Israele nella diaspora |
-760 -586 -483 0 33 70 135 |
Mercoledì |
Jom Chamischi |
4000 4236 4400 4600 4855 |
Fine dell’Impero Romano d’Occidente Inizio delle Crociate |
240 476 640 840 1095 |
Giovedì |
Jom Schischi |
5000 5252 5400 5776 5800 |
Scoperta dell’America 2016 d.C. La Grande Tribolazione (Apoc 6:1 – Apoc 20:6) |
1240 1492 1640 2016 (2040?) |
Venerdì |
Schabbat |
6000 6600 6800 7000 |
Inizio del Millennio Non entreranno nel mio riposo! (Ebr 4:8-9) La fine del mondo La Risurrezione / Il Giudizio Universale |
2240 2840 3040 3240 |
Sabato |
In conclusione, si tengano a mente i seguenti punti:
- Tutte le dichiarazioni delle Scritture profetiche della
Bibbia, che possiamo riconoscere come avvenimenti ed elementi del nostro mondo
reale, sono da interpretare primariamente e ugualmente come reali e concrete. - Dietro questo livello reale della profezia, tuttavia,
si nasconde spesso anche un secondo significato cifrato, cioè allegorico, la cui
interpretazione risulta dal linguaggio figurato profetico della Sacra Scrittura. - Allo stesso modo i testi allegorici inequivocabili
devono essere tradotti con l’ausilio dei corrispondenti simboli della Scrittura.
- Nel valutare, se classificare una profezia come compiuta o
che deve ancora avverarsi, è necessario verificare attentamente in base alla
Scrittura, in che misura tutte le condizioni nel contesto siano state
soddisfatte. - Ma anche nel caso di profezie considerate come
definitivamente realizzate, relativamente alla loro interpretazione bisogna
tenere presente l’eventualità, che queste possano realizzarsi una seconda volta
e persino più volte. - Infine, dovremmo anche considerare, che sarebbe
alquanto arrogante da parte nostra, pensare di essere in grado di spiegare tutti
i testi profetici della Bibbia. Tuttavia, sarebbe ancora più arrogante,
immaginare che tutto ciò che non siamo in grado di spiegare sia semplicemente
inspiegabile. |