Omelia del Papa a Lampedusa:
"Dov’è tuo fratello?" / Sito web radio vaticano 00, 2013-07-08
Abuso sessuale nella chiesa romano-cattolica / WIKIPEDIA 00, 2013-07-12
La successione apostolica della
chiesa cattolica. / Der Spiegel 00, 2013-06-28
Papa Francesco nascose la croce davanti ai rabbini capi? / Inchino davanti al sionismo, Katholisches.info 2014-05-27
Società segreta omosessuale in Vaticano / Udo Ulfkotte, KOPP exklusiv 00, 32/14
Il cardinale di Vienna Schönborn si inchina davanti agli omosessuali. / "Die Presse", 2014-10-15
Il Papa lava i piedi ai giovani detenuti. / "DIE WELT", 2013-03-28
L’ultimo Papa sarà il falso profeta dell’Anticristo? / Prima parte, discorso 115
Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta per favore.
Prima però vorrei dire una parola di sincera gratitudine e di incoraggiamento a voi, abitanti di Lampedusa e Linosa, alle associazioni, ai volontari e alle forze di sicurezza, che avete mostrato e mostrate attenzione a persone nel loro viaggio verso qualcosa di migliore. Voi siete una piccola realtà, ma offrite un esempio di solidarietà! Grazie! Grazie anche all’Arcivescovo Mons. Francesco Montenegro per il suo aiuto, il suo lavoro e la sua vicinanza pastorale. Saluto cordialmente il sindaco signora Giusi Nicolini, grazie tanto per quello che lei ha fatto e che fa. Un pensiero lo rivolgo ai cari immigrati musulmani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali. La Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie. A voi: o’scià! (typischer Gruß aucf Lampedusa, Anm.s.Red,)
Questa mattina, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, vorrei proporre alcune parole che soprattutto provochino la coscienza di tutti, spingano a riflettere e a cambiare concretamente certi atteggiamenti.
«Adamo, dove sei?»: è la prima domanda che Dio rivolge all’uomo dopo il peccato. «Dove sei Adamo?». E Adamo è un uomo disorientato che ha perso il suo posto nella creazione perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere.
E Dio pone la seconda domanda: «Caino, dov’è tuo fratello?». Il sogno di essere potente, di essere grande come Dio, anzi di essere Dio, porta ad una catena di sbagli che è catena di morte, porta a versare il sangue del fratello!
Queste due domande di Dio risuonano anche oggi, con tutta la loro forza! Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito.
«Dov’è il tuo fratello?», la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a Dio! E una volta ancora ringrazio voi abitanti di Lampedusa per la solidarietà. Ho sentito, recentemente, uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui sono passati per le mani dei trafficanti, coloro che sfruttano la povertà degli altri, queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare.
«Dov’è il tuo fratello?» Chi è il responsabile di questo sangue? Nella letteratura spagnola c’è una commedia di Lope de Vega che narra come gli abitanti della città di Fuente Ovejuna uccidono il Governatore perché è un tiranno, e lo fanno in modo che non si sappia chi ha compiuto l’esecuzione. E quando il giudice del re chiede: «Chi ha ucciso il Governatore?», tutti rispondono: «Fuente Ovejuna, Signore». Tutti e nessuno!
Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: «Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?». Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo "poverino", e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto.
La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!
Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti "innominati", responsabili senza nome e senza volto.
«Adamo dove sei?», «Dov’è il tuo fratello?», sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza domanda: «Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?», Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del "patire con": la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere!
Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il grande lamento: «Rachele piange i suoi figli… perché non sono più». Erode ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone. E questo continua a ripetersi… Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. «Chi ha pianto?». Chi ha pianto oggi nel mondo?
Signore, in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore!
Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande: «Adamo dove sei?», «Dov’è il sangue di tuo fratello?».
Questo testo deriva dal sito web OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO A LAMPEDUSA
Sono dunque profughi che fuggono dall’Africa verso l’Europa e quando hanno
fortuna arrivano fino a Lampedusa e vengono accolti. Queste persone provengono in parte da
stati nei quali in realtà esse vengono perseguitate e sono in pericolo. Tuttavia, in parte
questi profughi provengono anche da stati sicuri dai quali fuggono a causa della cattiva
qualità di vita. Si dice che negli ultimi anni oltre 20.000 profughi non ce l’hanno fatta,
poiché sono annegati in mare o sono morti di fame.
Ed ora nella sua omelia qui sopra a Lampedusa dice il Papa di questi profughi morti:
""Dov’è il tuo fratello?", la voce del suo sangue grida fino a
me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te,
a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni
difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e
per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo
non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci
salgono fino a Dio!"
E qui bisogna senza dubbio dare ragione al capo della chiesa cattolica.
Quanto doveva essere difficile la situazione per queste persone nelle loro terre natali,
se esse hanno corso un simile rischio – in parte alcuni di loro con i loro figli! Ed è
anche giusto che questi esseri umani spesso non trovano alcuna comprensione, alcuna
accettazione, alcuna solidarietà.
Però, sebbene ora questo rimprovero del pontefice si riferisca evidentemente a noi
Europei, in verità i problemi di questi esseri umani non sono cominciati solo con la loro
fuga o a Lampedusa. In modo obiettivo ci si deve chiedere, perché queste persone non sono
riuscite a trovare nelle proprie terre natali, la comprensione che il Papa ci spinge ad
offrire loro.
I politici di questi paesi non sarebbero stati costretti ad offrire ai loro cittadini la
possibilità di creare a se stessi e alla loro famiglia una forma di sussistenza di vita
attraverso il lavoro, lo zelo e la rettitudine? Come è comunemente noto, proprio in questi
paesi in parte anche dall’Europa vengono riversati miliardi in sussidi. Il fatto che
questo denaro non arrivi ai cittadini, dipende anche dai presidenti corrotti e da altri
"capi di stato", che "inoltrano" prontamente i ricavati delle offerte sui loro conti
svizzeri.
Tuttavia, come semplice cittadino in Europa, ci si chiede perché questo lato della
medaglia viene continuamente non menzionato dagli "ammonitori". Perché queste esortazioni
alla solidarietà e alla comprensione vengono rivolte sempre solo a noi, mentre sui capi
corrotti e privi di scrupoli in molti stati africani viene steso un tappeto di silenzio?
E questa domanda non si rivolge solo al pontefice cattolico, ma ai politici di tutta
l’Europa. Come accenna giustamente il Papa, Bruxelles tenta sempre di più di isolare i
paesi membri dell’UE, ma fino ad ora non si è sentito nulla di una qualunque iniziativa
per combattere questo problema alla radice, esercitando pressione nei paesi di origine di
questi profughi e tagliando là i fondi ai politici corrotti.
Ma torniamo all’omelia a Lampedusa: il Papa in quell’occasione chiede responsabilità:
"Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il
responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così:
non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi:
«Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?»."
Ora si deve partire dal presupposto che qualcuno che fa un’accusa simile,
può esibire proprio a questo proposito un atteggiamento esemplare. Perciò diamo uno
sguardo ai rapporti nell’ambito di influenza personalissimo del Papa, nella chiesa
cattolica. Qui da anni vi è il problema dell’abuso sessuale di bambini, sul quale
WIKIPEDIA riporta quanto segue:
L’abuso sessuale nella chiesa romano-cattolica è un fenomeno che ha
attirato in tutto il mondo una crescente attenzione di pubblico dalla metà degli anni
1990. La sensibilizzazione per quello che era precedentemente un tema tabù ha
incoraggiato molte vittime a rendere pubbliche le loro traumatiche esperienze persino
30 o 40 anni dopo i fatti. Esse raccontano sia di casi di abuso sessuale, in
particolare da parte di sacerdoti, membri dell’ordine e educatori impiegati
all’interno della chiesa romano-cattolica sui loro protetti e sottoposti, sia anche
dei rapporti delle autorità ecclesiastiche di allora con gli autori dei reati e con le
vittime (…).
Dopo gli scandali in Irlanda e negli Stati Uniti dall’inizio del 2010 anche in
Germania i delitti sessuali nelle istituzioni cattoliche furono ampiamente noti. In
gran parte non aveva avuto luogo alcuna azione penale dei colpevoli da parte del
pubblico ministero o della polizia. Le vittime non ricevettero alcuna protezione o una
protezione insufficiente. Perciò il comportamento delle istituzioni ecclesiastiche è
stato soggetto a critica (si veda anche: critica della chiesa), anche se questi
delitti furono ripetutamente condannati nel pubblico dalle più alte autorità
ecclesiastiche e rappresentano una severa violazione del diritto e della morale della
chiesa romano-cattolica. (…)
I dati empirici per l’abuso da parte del clero cattolico o di altri collaboratori
della chiesa cattolica esistono appena; le stime presenti provenienti da diversi paesi
giungono a risultati diversi, che indicano che tra l’1 e il 5% degli ecclesiastici
sono stati colti in atti di abuso. Alcuni partono dal presupposto che in misura
superiore alla media molti ecclesiastici hanno tendenze pedofile, altri al contrario
che la quota è sotto la media della popolazione complessiva. I dati non rilevati dalle
statistiche in connessione con atti di abuso sessuale sono generalmente ritenuti
essere estremamente alti. (…)
In occasione della pubblicazione nell’anno 1995 della traduzione tedesca della
raccolta di studi di casi di Elinor Burkett e Frank Bruni intitolata "Das Buch der
Schande. Kinder, sexueller Missbrauch und die katholische Kirche" ["Il libro della
vergogna. Bambini, abuso sessuale e la chiesa cattolica"], il giornale Der Spiegel
riportò di tre procedimenti giudiziari negli anni dal 1993 al 1995 e in relazione ad
uno di questi casi, nella diocesi di Augusta, che portò il sacerdote diocesano ad
essere condannato a quattro anni di reclusione, criticò il comportamento del vescovo
Josepf Stimpfle e del vicario generale Eugen Kleindienst. In generale l’articolo
valutava la pratica di movimento dei sacerdoti sospetti come "indulgenza verso i
colpevoli, indifferenza nei confronti delle vittime e messa a tacere intenzionale".
Fonte: WIKIPEDIA
Secondo l’annuario papale del 2008, nel 2008 vi furono in tutto il mondo
407.262 sacerdoti nella chiesa cattolica. Ora, se si pensa che secondo la dichiarazione
del sopraccitato resoconto in WIKIPEDIA oltre il 5% dei sacerdoti è stato sorpreso in atti
di abuso, e se presupponiamo che ciascuno di questi sacerdoti abbia abusato anche solo di
un bambino (in alcuni casi in realtà i bambini coinvolti sono centinaia), sono già più di
20.000 i bambini innocenti sui quali sacerdoti cattolici perversi hanno esercitato
violenza in preda al loro "diverso orientamento sessuale".
Inoltre, si deve tenere in considerazione il fatto che questi bambini erano di genitori
cattolici – altrimenti questi ultimi non avrebbero dato i loro figli in custodia a
sacerdoti cattolici. E se il Papa vuole parlare già di "fratelli e sorelle", questi
genitori cattolici sono in realtà i fratelli e le sorelle del Papa cattolico. .
Ora se il Papa richiede la comprensione e la solidarietà degli europei in relazione ai
fratelli e sorelle africani, si dovrebbe pensare che in un’area in cui egli stesso
esercita influenza ed ha potere decisionale – ossia nella chiesa cattolica – i suoi
fratelli e sorelle dovrebbero potere ovviamente incontrare comprensione e solidarietà
nella trattazione dei loro problemi.
Tuttavia, nell’articolo qui sopra di WIKIPEDIA si dice delle vittime dell’abuso sessuale
nella chiesa cattolica: "Essi raccontano sia di casi di abuso sessuale, in particolare da
parte di sacerdoti, membri dell’ordine e educatori impiegati all’interno della chiesa
romano-cattolica sui loro protetti e sottoposti, sia anche dei rapporti delle autorità
ecclesiastiche di allora con gli autori dei reati e con le vittime".
E il modo in cui le autorità ecclesiastiche si rapportano con gli autori dei reati e con
le vittime, è poi valutato dal giornale Der Spiegel in occasione dell’edizione tedesca del
libro "Il libro della vergogna. Bambini, abuso sessuale e la chiesa cattolica" nell’anno
1995 come "indulgenza verso i colpevoli, indifferenza nei confronti delle vittime e
messa a tacere intenzionale".
Anche se naturalmente dei 20.000 profughi africani uccisi ogni morto è un morto di troppo,
i più di 20.000 bambini innocenti cui è stata rubata la fiducia negli adulti e la fede in
Dio da sacerdoti cattolici perversi, sarebbe per il Papa una ragione molto più seria, in
quanto decisore al livello più elevato nella chiesa cattolica, per rivolgere quella
preghiera per il perdono ai fratelli e sorelle cattolici che egli ha anche pronunciato ai
"fratelli e sorelle" dell’Africa:
"Signore, in questa Liturgia, che è una Liturgia di
penitenza, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti
chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che
porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a
livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore!"
Anche per il comportamento di tutti i decisori cattolici nell’ambito di
questo abuso sessuale su minori, che si sono "chiusi nel proprio benessere ed hanno
anestetizzato il cuore", il Papa dovrebbe forse tenere nella propria casa una funzione
penitenziale e chiedere al Padre il perdono. Perdono anche per tutti i suoi predecessori
nell’ufficio papale, che "con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni
che conducono a questi drammi."
"Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è
rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra
indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che
nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come
questo. «Chi ha pianto?». Chi ha pianto oggi nel mondo?"
Non da ultimo, bisogna dunque chiedere al Papa anche nel senso del titolo
della sua omelia a Lampedusa: "Dov’è tuo fratello (cattolico)"? e chi sono questi decisori
nella chiesa cattolica che hanno aperto la porta e il portone a drammi con questo abuso
sessuale sui minori di portata mondiale? – E in particolare qui, in relazione ai bambini,
si pone la domanda:
"Chi ha pianto? Chi ha pianto nel mondo attuale?"
(Vedi anche discorso 99: "Chi sono "questi miei minimi fratelli" in Mat 25:40?")
La successione apostolica della chiesa cattolica?I preti cattolici, che in mille casi in tutto il mondo
nella "transustanziazione" hanno offerto l’eucaristia con le loro mani
durante le messe, in seguito, proprio con quelle loro stesse mani, hanno
maltrattato e violentato dei bambini ( 1Cor 6:9). I vescovi cattolici, che
prima hanno benedetto le loro "pecorelle", sono poi stati arrestati per
corruzione (Banca Vaticana, Der Spiegel 28.6:2013). ![]()
Certo è vero che ovunque ci sono delle pecore nere. Ma
quando i "reverendi" stupratori vengono coperti e nascosti per decenni tra
le schiere della chiesa, e persino i "pastori" episcopali corrotti devono
essere smascherati dalla polizia, si comprende che l’organizzazione stessa
è assolutamente priva di scrupoli, depravata e corrotta (Mat 7:16-20). |
Qui lo stato Vaticano – così come ora alla fine fa la UE – dovrebbe
istituire un proprio pubblico ministero, per combattere immediatamente e in modo
efficiente l’inganno, il riciclaggio di denaro sporco e la corruzione nelle propria fila –
e specialmente nella curia.
(Gerusalemme) Papa Francesco nascose la croce, per non "irritare" i
rabbini capi di Israele? Sicuramente egli fece un gesto di riconoscimento sulla tomba
di Theodor Herzl che sarebbe stato finora impensabile per la chiesa cattolica, con il
suo inchino di fronte al sionismo. Un gesto di riconoscimento che la chiesa aveva
rifiutato da più di cento anni per ragioni teologiche. Quali scopi persegue Papa
Francesco facendo ciò? Fu il rabbino Abraham Skorka che ebbe il ruolo principale nel
raggiungere questo riconoscimento del sionismo rifiutato dai papi precedenti?
Incontro con i rabbini capi e la croce nascosta.
Lunedì Papa Francesco estese una "visita di cortesia" ai due rabbini capi di Israele.
L’incontro ebbe luogo presso lo Heichal Shlomo Center accanto alla Grande
Sinagoga di Gerusalemme. Diversamente da quanto ci si aspettasse, si presentarono
entrambi i rabbini capi, anche il rabbino capo sefardita Yitzak Josef.
Suo padre Ovadja Josef, lui stesso rabbino capo sefardita di Israele dal 1973 al 1983,
nel 2009, in quanto capo del movimento ultraortodosso Shas, aveva vietato agli ebrei
sefarditi qualunque partecipazione ad incontri con Papa Benedetto XVI durante il
viaggio di quest’ultimo in Terra Santa (si veda il nostro resoconto 700.000 ebrei
ortodossi al funerale del rabbino capo – Ovadja Josef rifiutò l’incontro con Benedetto
XVI in quanto "idolatria"). Mentre suo padre in quanto capo del movimento antisionista Shas rifiutò un incontro, il figlio prese parte all’incontro nella sua funzione
istituzionale in quanto rabbino capo e dunque in quanto uno dei due giudici della
Corte Costituzionale israeliani.
"I crocifissi sono un’offesa per gli ebrei"..
Entrambi i rabbini capi in carica, il rabbino capo askenazita David Lau e il rabbino
capo sefardita Yitzak Josef sono figli dei precedenti rabbini capi. Dal padre di David
Lau, Israel Meir Lau, rabbino capo dal 1993 al 2003, deriva la dichiarazione: "I
crocifissi sono un’offesa per gli ebrei. La croce è contro la religione ebraica e
guardare la croce è vietato ad un ebreo".
Fu dunque questa la ragione per la quale Papa Francesco nascose la croce durante
l’incontro con i rabbini capi? Oppure fu solo un caso che proprio durante questo
incontro la croce sia scivolata dietro la cintura? Durante il suo incontro con i
rabbini capi il crocifisso papale fu celato dietro la cintura, cosicché esso era solo
parzialmente visibile, e comunque non visibile in quanto croce.
Sensazionale inchino di un Papa davanti al sionismo.
Sicuramente non fu un caso, al contrario, la deferenza che Papa Francesco dimostrò al
sionismo già prima dell’incontro con i rabbini capi. Il Papa depose dei fiori sulla
tomba di Theodor Herzl, che in Israele viene onorato come "padre della patria". Un
simile riconoscimento del sionismo, di un movimento politico dell’ebraismo, non era
ancora stato eseguito da nessun papa, poiché esso ha a che fare con la politica e non
con la religione. Così la visita del Papa in Terra Santa fu caratterizzata da
incoerenza e da altre dichiarazioni controverse, come espresso proprio nel suo
atteggiamento preferito verso l’ebraismo, che non può essere facilmente spiegato in
termini teologici. Dal suo viaggio in Terra Santa, si dovrebbe aggiungere che il suo
atteggiamento preferito si applica parimenti all’ebraismo sionista. Il ruolo del suo
amico rabbino Abraham Skorka sembra essere stato determinante per questo
riconoscimento del sionismo.
La chiesa rifiutò il sionismo.
La questione non è irrilevante, poiché Papa Pio X nel 1904 rifiutò a Theodor Herzl la
creazione di uno stato ebraico per motivi teologici e questo atteggiamento fu da
allora la posizione ufficiale della chiesa cattolica (si veda il resoconto Pio X e
Theodor Herzl – Gesto di apologia da parte di Papa Francesco?). Lo stato di Israele
non fu mai ufficialmente riconosciuto dalla chiesa cattolica, come del resto anche una
parte dell’ebraismo fino ad oggi rifiuta il sionismo. Solo nel 1984 lo stato di
Israele fu menzionato per la prima volta da Giovanni Paolo II in un’enciclica papale.
Solo nel 1994 furono aperti rapporti diplomatici tra Israele e la Santa Sede. Nella
sua visita del 2009 Papa Benedetto XVI osservò tutte le abitudini diplomatiche,
compresa una visita allo Yad Vashem, monumento commemorativo in memoria dell’Olocausto.
Tuttavia, non si parlò di un riconoscimento del sionismo o di una visita alla tomba di
Theodor Herzl. Il sionismo è uno specifico movimento politico all’interno
dell’ebraismo. E proprio per questa ragione i papi finora rifiutarono un
riconoscimento, che avrebbe almeno corrisposto ad un’interferenza negli affari
politici.
Ma Papa Francesco vuole evidentemente fare politica, come mostra il suo invito del
presidente dello stato di Israele Simon Peres e del presidente palestinese Abu Mazen
in Vaticano. Egli evitò perciò di parlare ai "falchi" nel conflitto
israeliano-palestinese – il primo ministro di Israele Netanyahu e il movimento
islamico Hamas, che controlla la striscia di Gaza. Se questo attivismo politico
papale avrà successo, è ancora da vedere. Più importante sembra la questione di quale
forma può prendere l’invito ad una "preghiera comune", che appare essere la facciata
per le negoziazioni, senza cadere in un sincretismo che attribuisce uguale valore a
tutte le religioni.
Fonte: Katholisches.info
Il fatto che il Papa qui nasconde la croce di Cristo, non è affatto
sorprendente. Da un lato era chiaro fin dall’inizio che questa visita ai rabbini capi in
Israele sarebbe stata poi accettata da questi ultimi, solo se nessuna croce fosse stata
visibile. L’odio per la croce di Cristo è molto più spiccato nell’ebraismo ed anche
diffuso di quanto ci si immagina sempre in tanti circoli cristiani.
Dall’altro però anche Francesco si fa garante – per esempio nelle sue dichiarazioni
ecumeniche – di una "fraternizzazione" di ebraismo e cristianesimo, cosicché questa
negazione della croce di Cristo in relazione agli ebrei (che da un punto di vista
cristiano è del tutto biasimevole) non sarebbe stata per lui un passo difficile da
compiere.
Così non è il nascondimento della croce in quanto tale, nel comportamento del Papa, che è
così illuminante, quanto piuttosto il fatto che egli è evidentemente pronto ad "adattare"
la sua fede cristiana a piacimento e se necessario addirittura a negarla. In relazione con
la comparsa, profetizzata nella Bibbia, dell’Anticristo ebreo si può comprendere qui del
tutto chiaramente la posizione della chiesa cattolica in un caso simile.
(Vedi anche discorso 101: "La Bibbia dice che l’Anticristo sarà un ebreo?")
Un anno fa le dichiarazioni di Papa Francesco su una "lobby gay" fecero grande scalpore. Cosa è accaduto da allora?
Da molti anni i media di lingua tedesca stanno scoprendo scandali pedofili negli
ordini e nelle chiese tedeschi. E poi nell’estate del 2013 la pubblicazione di un
resoconto di fatti di un discorso di un’ora con Papa Francesco procurò agitazione.
Stando al resoconto non autorizzato dal Vaticano, il Papa parlò di "uomini pii" presso
la curia romana, ma anche di molta corruzione e confermò l’esistenza di una "lobby
gay" nella chiesa. .
Prima di ciò, il 6 giugno 2013, il Papa aveva ricevuto il consiglio amministrativo
della Suprema Organizzazione degli Ordini Religiosi dell’America Latina e della
Confederazione caraibica dei Religiosi (CLAR) in un’udienza privata. Perciò, non vi è
alcun annuncio riguardo al contenuto dell’incontro. I partecipanti cileni pubblicarono
successivamente una trascrizione che – come si è scoperto nel frattempo – è autentica
e fu preparata dalla delegazione immediatamente a seguito dell’udienza.
Ufficialmente, come si dice, la trascrizione doveva servire solo come un espediente
mnemonico per i membri del consiglio direttivo. Tuttavia essa fu pubblicata come
risultato di un’indiscrezione. E stando a questo testo il nuovo Papa disse: «E, sì (…)
è difficile. Nella curia vi sono anche esseri umani pii. Davvero, sono esseri umani
pii». Ma vi è anche molta corruzione e una lobby gay. «Si parla di una lobby gay. Ed è
vero. Essa è qui. Dobbiamo vedere ciò che possiamo fare. Pregate per me…che io faccia
meno errori possibile».
Ora parla la Guardia Svizzera.
INei media e nella chiesa da quel momento in poi si è messa a tacere la questione
della "lobby gay". Tuttavia, ora una delle persone più intimamente conoscitrici del
Vaticano, il colonnello in pensione Elmar Mäder, comandante della Guardia Svizzera dal
2002 al 2008, ha chiesto la parola. In un giornale svizzero apparve un resoconto con
il titolo "Ex comandante della Guardia mette in guardia da una società segreta". In
esso furono pubblicate dichiarazioni dell’ex comandante della Guardia Svizzera Elmar
Mäder. .
Il cinquantunenne Mäder conosce il Vaticano quasi come nessun altro. Alla fine egli fu
responsabile della sicurezza dei collaboratori del Vaticano. Mäder ora dice: «Io non
posso confutare l’affermazione secondo la quale vi sarebbe una rete omosessuale. Le
mie esperienze parlano dell’esistenza di una simile rete». Mäder deve avere
espressamente messo in guardia i suoi giovani soldati della guardia da taluni membri
della gerarchia spirituale e deve essere intervenuto direttamente e per iscritto
presso la curia contro intrighi omosessuali. Questa, egli disse, fu una delle ragioni
per la quale lasciò il suo comando. «Un ambiente nel quale lavora un’ampia maggioranza
di uomini celibi, è di per sé un punto di attrazione per gli omosessuali, se essi sono
deliberatamente in cerca di questo o seguono inconsciamente un istinto», dice il
colonnello, secondo quanto riportato dallo Schweiz am Sonntag [La Svizzera di
domenica].
«La curia romana è sicuramente il tipo di un simile ambiente. Allo stesso modo,
meraviglia poco che si trovino uomini pedofili in ambienti ricchi di bambini, come
nelle scuole o in un’associazione sportiva», così parla Mäder. L’ex comandante della
Guardia vede nell’esistenza della lobby gay in Vaticano un pericolo per la sicurezza
del Papa. «Ho anche fatto l’esperienza del fatto che molti omosessuali tendono ad
essere più leali l’uno verso l’altro fra di loro, rispetto a quanto lo sono nei
confronti di altre persone o istituzioni. Se questa lealtà si spinge così lontano da
diventare una rete o addirittura una sorta di società segreta, io non lo tollererei
nella mia sfera di responsabilità. In Vaticano, nel frattempo, persone determinanti
sembrano pensarla allo stesso modo».
Mentre Papa Francesco aveva parlato di una "lobby gay", il colonnello Mäder parla di
una "società segreta" omosessuale. Le dichiarazioni di Mäder sono corroborate da
quelle di un ex soldato della Guardia Svizzera, che pochi giorni prima aveva riportato
nel giornale Schweiz am Sonntag, di avere fatto personalmente l’esperienza anni prima
di avances da parte di un rappresentante della Segreteria di Stato e di un cardinale.
Durante la visita della parrocchia salesiana Cuore di Gesù a Roma, Papa Francesco
rassicurò i suoi ascoltatori in riferimento alla lobby gay: «Vengono perdonati anche i
peccati per i quali ci vorrebbero autocarri per trasportarli».
KOPP-exklusiv 32/14 / www.kopp-exklusiv.de
Non devo commentare questo articolo nel dettaglio – esso parla da solo. .
L’ultima dichiarazione del Papa qui sopra tuttavia: :
«Vengono perdonati anche i peccati per i quali ci vorrebbero
autocarri per trasportarli»
è giusta, ma necessita ancora di una precisazione. Tutti i peccati
perdonabili – ossia tutti i peccati tranne il peccato contro lo Spirito Santo – possono
essere ben perdonati. Tuttavia, prima, essi devono essere riconosciuti nel pentimento e si
deve chiedere per essi il perdono a Dio nel nome del sacrificio del riscatto di nostro
Signore Gesù Cristo.
Ora abbiamo però la dichiarazione del sopraccitato colonnello della Guardia Svizzera,
Elmar Mäder:
«Ho anche fatto l’esperienza del fatto che molti omosessuali
tendono ad essere più leali l’uno verso l’altro fra di loro, rispetto a quanto lo sono nei
confronti di altre persone o istituzioni (…)».
Ora, se dunque gli omosessuali in Vaticano sono più leali fra di loro che
non nei confronti del Papa o della curia, è ancora molto più improbabile che essi siano
leali nei confronti dell’autorità invisibile di nostro Dio e possano chiedere perdono.
Inoltre, si aggiunge il fatto che il perdono cristiano dei peccati è legato al sacrificio
del riscatto di nostro Signore Gesù Cristo sulla croce. Tuttavia, come sappiamo, il Figlio
di Dio nella chiesa cattolica viene sempre ridotto al "Bambino Gesù", per potere
rappresentare nella maniera più grande possibile l’idolo cattolico, la Maria "Madre di
Dio".
L’accettazione del Figlio di Dio e del suo sacrificio vicario sulla croce anche per i loro
personali peccati, nella chiesa cattolica non è mai stata insegnata ai fedeli. Essi sono
stati piuttosto incoraggiati a recitare il rosario alla "Madre di Dio" Maria. E perciò è
piuttosto improbabile che questi omosessuali in Vaticano chiedano mai di essere perdonati
per i loro peccati.
Di fronte a questo contesto, si dovrebbe realisticamente fare presente al Papa che i suoi
omosessuali devono portare questi autocarri pieni di peccati già sulle loro spalle
all’inferno.
Egli ha detto di conoscere a Vienna una coppia omosessuale che vive in
una coppia di fatto registrata. Quando uno dei due partner si ammalò gravemente,
l’altro non lasciò mai il suo capezzale. Schönborn dice: "Era meraviglioso, in termini
sia umani che cristiani, il modo in cui l’uno si prendeva cura dell’altro". E
aggiunge: "Queste cose devono essere riconosciute". Contemporaneamente egli si volse
contro una condanna degli omosessuali (kap/red.).
Anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini.
Rom 1,24 Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo
i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, 1,25 poiché
essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la
creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
1,26 Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i
rapporti naturali in rapporti contro natura. 1,27 Egualmente anche gli uomini,
lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli
altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la
punizione che s’addiceva al loro traviamento. Rom 1,24-27;
Evidentemente il cardinale Christoph Schönborn non ha mai letto questo
testo, altrimenti egli non avrebbe fatto le dichiarazioni di cui sopra.
Né può avere letto il Nuovo Testamento e il Vangelo, e dunque nostro Signore Gesù Cristo è
completamente irrilevante per il cardinale ed egli si orienta nelle sue dichiarazioni non
sul Vangelo, ma precisamente su ciò che negli ambiti mondani si auspica di sentire dalle
dichiarazioni cattoliche.
Roma – Papa Francesco ha eseguito la tradizionale lavanda dei piedi prepasquale in un luogo insolito. Il nuovo capo della chiesa cattolica nel mondo ha scelto il carcere giovanile romano Casal del Marmo, per celebrare là con 50 occupanti la messa dell’Ultima Cena durante il Giovedì Santo.
Curiosi stavano ai bordi della strada al suo arrivo. Poi Francesco celebrò la messa
nella cappella della prigione. Dodici occupanti di diverse nazionalità e religioni
furono scelti per ricevere la lavanda dei piedi da parte del Papa argentino – secondo
il modello dell’umile servizio che Gesù rese ai suoi Apostoli prima dell’Ultima Cena.
Dalla prigione non c’era alcuna trasmissione televisa per proteggere la sfera privata
dei giovani occupanti. «L’uno deve aiutare l’altro, questo ci insegna Gesù ed è ciò
che io faccio, è mio dovere», disse Franceco nella messa, come riportò l’agenzia di
stampa Ansa. Gli veniva dal cuore, amava farlo, egli aggiunse. La lavanda dei piedi,
egli disse, è un simbolo ed un segno, essa significa «che io sono ai Tuoi servizi».
Colui che si trova più in alto, deve porsi al servizio degli altri. La messa fu
accompagnata dai giovani con suoni di chitarra e canti.
Tra i dodici giovani detenuti ai quali Francesco lavò i piedi, vi erano un’italiana
cattolica e una musulmana serba. I circa 50 detenuti avevano preparato dei regali per
il Papa, un crocifisso di legno e un banco da preghiera, comunicò il Vaticano.
Francesco portò loro uova di Pasqua e la "Colomba", il tradizionale dolce pasquale
italiano. Jorge Mario Bergoglio, in quanto arcivescovo di Buenos Aires, aveva già
celebrato simili messe in prigioni o tra i malati. Il carcere minorile Casal del Marmo
era stato visitato anche dai suoi due predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
La messa dell’Ultima Cena fu però tradizionalmente celebrata in passato nella basilica
romana di San Giovanni in Laterano. La mattina Francesco aveva invitato la sua chiesa
ad andare nelle zone periferiche dove dominavano sofferenze e spargimenti di sangue.
Là vi è anche cecità che poi desidera vedere, e «prigionieri di troppi uomini
cattivi», disse Francesco nella Basilica di San Pietro nlla tradizionale messa per la
benedizione dell’olio santo.
«Colui che non esce da se stesso, cessa di essere un mediatore, e gradualmente diventa
un intermediario, un amministratore», disse il Papa, ripetendo il suo appello alla
chiesa e ai sacerdoti di aprirsi. «Non è affatto nelle esperienze del sé o nelle
introspezioni ripetute, che noi incontriamo il Signore», spiegò. Al contrario, i
sacerdoti dovrebbero piuttosto andare là dove altri stanno aspettando il Vangelo.
Prima di essere eletto Papa, l’argentino Jorge Mario Bergoglio era diventato noto per
esprimere una dura critica. Egli tenne una volta un discorso che denunciava
l’introversione della chiesa come la ragione del male nelle istituzioni. Il discorso
fu pubblicato nella rivista diocesana «Palabra Nueva» all’Havana, a Cuba. Già
nell’assemblea del pre-conclave, consistente di cardinali da tutte le parti del mondo,
Bergoglio aveva parimenti criticato la chiesa per ruotare intorno a se stessa. Egli
invitò la chiesa ad uscire da se stessa, per portare la fede nel mondo.
Website Vatikan-News
DIEWELT.de
Il passo biblico riferito qui alla dichiarazione: "secondo il modello
dell’umile servizio che Gesù rese ai suoi Apostoli prima dell’Ultima Cena" è Giov 13,1-17,
e noi vogliamo proprio considerare questo testo in modo più preciso:
Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutt.
Giov 13,1 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era
giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano
nel mondo, li amò sino alla fine. 13,2 Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo
in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 13,3 Gesù sapendo che il Padre
gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 13,4 si alzò da
tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.
13,5 Poi versò dell’acqua nel catino e
cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era
cinto. 13,6 Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a
me?». 13,7 Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai
dopo». 13,8 Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se
non ti laverò, non avrai parte con me». 13,9 Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i
piedi, ma anche le mani e il capo!».
13,10 Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha
bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». 13,11
Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi».
13,12 Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse
loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? 13,13 Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene,
perché lo sono.
13,14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi,
anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. 13,15 Vi ho dato infatti l’esempio,
perché come ho fatto io, facciate anche voi. 13,16 In verità, in verità vi dico: un servo
non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. 13,17
Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Giov 13, 1-17;
Le persone coinvolte.
Per la "lavanda dei piedi" pasquale, il Papa ha scelto esseri umani che erano condannati
per via legale per i loro reati, che perciò sono detenuti in carcere e che in parte sono
di un’altra fede (musulmana). Qui il Papa si richiama alla lavanda dei piedi di nostro
Signore Gesù Cristo.
E qui riconosciamo la completa mancanza di conoscenza della chiesa cattolica – dal Papa
fino al più piccolo sacerdote – con la sua nota interpretazione superficiale della Bibbia,
che mira esclusivamente all’effetto esteriore. Si mettono a tacere i contenuti essenziali
dei testi biblici e si citano solo alcuni versetti noti e che suonano bene. Questo forma
poi la base per lo sviluppo di un’intera storia, che può essere efficace per la
pubblicità, ma che è completamente falsa e che in realtà non è attestata in nessun punto
della Bibbia.
Dunque, nostro Signore allora non ha lavato i piedi a qualche delinquente, ma ai suoi
Apostoli. Tra di loro, perciò, non vi erano né ebrei di fede mosaica né ebrei atei, né
delinquenti ebrei, né nemmeno Gentili e credenti di altre fedi. Erano solo ed
esclusivamente i suoi Apostoli, i primi cristiani della storia, che il Signore aveva amato
fino alla fine e ai quali a causa di questo amore aveva lavato i piedi, come segno del
fatto che essi erano "puri", e che dunque potevano testimoniare della fede in Gesù Cristo
nella forma pura. .
E l’incarico che il Signore ha lasciato a noi cristiani: "Se dunque io, che sono il
Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli
altri" (Giov 13,14), è rivolto a noi cristiani, cosicché anche noi dobbiamo lavare i piedi
"gli uni agli altri", ossia tra noi fratelli in Cristo. E dunque non a un
qualche delinquente infedele o a uomini di un’altra fede, ma unicamente ed esclusivamente
ai fratelli e alle sorelle nella fede cristiana.
L’azione.
E naturalmente – diversamente dal Papa cattolico – Gesù Cristo qui non aveva in mente la
notorietà. Egli non faceva questo pubblicamente, per essere visto e suscitare meraviglia
come il Papa, ma in modo del tutto discreto nella sala superiore di una casa (Luca 22,12),
lontano dal pubblico.
Così, quindi, ciò che il Papa ha fatto qui, era un totale ribaltamento dei fatti biblici.
Invece di lavare i piedi dei suoi fratelli cristiani, come fece il Signore, al fine di
documentare che essi erano "puri", e dunque in una fede cristiana genuina (Giov 13,10), il
Papa cattolico attraverso la lavanda dei piedi ha conferito non solo a dei delinquenti, ma
anche a credenti in altre fedi, come ad una musulmana, la conferma di una "purezza di
fede" cristiana ed ha anche baciato loro i piedi, cosa che nostro Signore non avrebbe mai
fatto e che a noi non ha nemmeno chiesto di fare.
In tal modo il Papa voleva solo suscitare grande scalpore nei media e presentare al mondo
un paio di delinquenti come "Apostoli del Signore". In realtà però egli ha portato la
croce di Cristo sotto i piedi di delinquenti e ha smascherato se stesso anche come "capo
supremo" di delinquenti, ossia di violentatori di bambini nel clero mondiale così come di
riciclatori di denaro sporco e assassini nella curia del Vaticano.