Discorso 100 – Giovanni Calvino: la vera e la falsa predestinazione.




Sull’anniversario di Calvino

La Chiesa cattolica e la tirannia del papato / Institutio IV,5,13 / Institutio IV,5,13

Dalle appendici della dottrina delle opere di soddisfazione, cioè le indulgenze / Institutio III,5,1

Dalle appendici della dottrina delle opere di soddisfazione, cioè il purgatorio / Institutio III,5,6

Predestinazione, per cui Dio ha predestinato alcuni alla vita eterna / Institutio III,21,1

Predestinazione, per cui Dio ha predestinato alcuni alla dannazione eterna / Institutio III,21,1

L’errore nella dottrina di Calvino e la vera elezione degli esseri umani da parte di Dio in base alla Bibbia.

Dio è responsabile dei bombardamenti atomici in Giappone nella Seconda guerra mondiale?

Osservazioni conclusive.



La dottrina di Calvino – INSTITUTIO I

La dottrina di Calvino   INSTITUTIO II

La dottrina di Calvino – INSTITUTIO III

La dottrina di Calvino – INSTITUTIO IV


Sull’anniversario di Calvino

In occasione del cinquecentenario di Giovanni Calvino (10.7.1509 – 27.5.1564), al teologo e grande riformatore della Chiesa vengono dedicati quest’anno eventi commemorativi, mostre e conferenze in tutta Europa. Naturalmente ciò ravviverà l’interesse per l’opera principale di Calvino, Institutio christianae religionis (l’Istituzione della religione cristiana) e per la sua importanza per la riforma in Europa.

Johannes Calvin

(Vedi anche Institutio1: "Istituzione nella religione cristiana – Libro I.")


L’"Institutio", come di solito viene chiamata la sua opera in breve, fu completata da Calvino il 23 agosto del 1535, e inizialmente comprendeva sei capitoli. Poi nel marzo del 1536 fu stampata e pubblicata dal tipografo di Basilea Thomas Platter. Fino al 1559 l’Institutio fu continuamente ampliata, fino a consistere di quattro libri e complessivamente di 80 capitoli, divenendo un potente compendio della fede cristiana ai sensi della riforma. Dapprima l’opera venne tradotta in francese, e in seguito anche in molte altre lingue.

Mentre è possibile leggere della vita di Calvino su internet e in molti libri, naturalmente un’opera così vasta si lascia descrivere e giudicare nella sua interezza solo con estrema difficoltà. Perciò qui analizzeremo solo alcune delle importanti dichiarazioni di Calvino, quelle che hanno influenzato fortemente la fede cristiana nel complesso negli ultimi 450 anni e che hanno anche continuamente provocato accordo o disaccordo.

Gran parte delle sue argomentazioni riguarda ovviamente le riprovevoli condizioni della Chiesa cattolica di allora e la sua falsa dottrina, come ad esempio la vendita delle indulgenze, la transustanziazione (conversione della sostanza), la confessione auricolare e il papato in sé. Calvino sapeva che i papi dei secoli precedenti – in particolare dal XI al XIII secolo – avevano esercitato spesso un grande potere sui principi europei, non solo nominando imperatori e re, ma addirittura ‘scegliendoseli’.

Hanno fatto razzie con i loro eserciti e condotto guerre di conquista. Hanno fornicato e poi hanno piazzato i loro figli come vescovi nella Chiesa cattolica. Con la vendita delle indulgenze hanno preso il denaro dalle tasche dei poveri. Anche e soprattutto la Basilica di San Pietro a Roma è stata costruita con il denaro delle indulgenze. Così la più grande Chiesa cattolica del mondo è costruita su menzogne e inganni. E osservando in questa chiesa le statue dei santi e gli altari mariani adorati dai cattolici, si capisce che questo è in realtà un tempio di idoli.

Su questo sfondo deve essere compreso anche il seguente passaggio tratto dalla Tirannia del papato, presente nel Libro IV della Institutio di Calvino:


(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

(La Chiesa cattolica e la tirannia del papato / Institutio IV,5,13)

IV,5,13 Se qualcuno considererà ed esaminerà debitamente l’intera forma del governo della chiesa, come esiste ora sotto il papato, troverà che non c’è covo di ladri in cui i ladri abbiano imperversato più arbitrariamente senza legge e misura. In ogni caso, tutto lì è così diverso, persino estraneo, all’istituzione di Cristo, si sono così allontanati dalle vecchie istituzioni e costumi della Chiesa, vivono in tale contraddizione con la natura e la ragione, che non si può fare maggior disonore a Cristo che usare il suo nome come pretesto per difendere un tale disordinato reggimento. Noi siamo, dicono, le colonne della Chiesa, i capi nella religione, siamo i vicari di Cristo, i capi dei fedeli; perché l’autorità apostolica è giunta a noi attraverso la successione (dei vescovi). Si vantano sempre di tale inutilità – come se parlassero ai blocchi!

Ma ogni volta che insistono, chiedo loro di nuovo cosa hanno in comune con gli apostoli. Perché qui non si tratta di una dignità ereditaria che potrebbe essere conferita a uno nel sonno, ma del ministero della predicazione, che essi evitano così tanto. E allo stesso modo, quando noi dichiariamo che il loro reggimento è la tirannia dell’Anticristo, essi obiettano sempre che si tratta di quella venerabile "gerarchia" così spesso lodata da grandi e santi uomini.

Come se i santi padri, quando esaltavano la gerarchia ecclesiastica o il reggimento spirituale tramandato loro dagli apostoli, avessero sognato questo caos deforme e desolato, dove i vescovi sono per lo più asini incolti che non conoscono nemmeno i primi e più familiari elementi di base della fede, o addirittura bambini appena usciti dal grembo materno, dove, dove, se ci sono alcuni che sono un po’ più colti – il che accade raramente – essi considerano l’episcopato come nient’altro che un titolo pomposo e sfarzoso, dove i governanti delle chiese pensano a nutrire i loro greggi tanto poco quanto il calzolaio pensa a coltivare la terra, e dove tutto è così confuso in una confusione più che babilonica che nessuna traccia intatta dell’istituzione dei padri può emergere.

Giovanni Calvino: Istruzione nella religione cristiana Libro IV: La vecchia forma di governo della chiesa è stata completamente distrutta dalla tirannia del papato.


Nonostante la situazione nella Chiesa cattolica odierna sia notevolmente cambiata nella pratica – non ci sono guerre di conquista, né razzie (per mezzo di eserciti) – la vendita delle indulgenze, anche se non più esercitata dietro denaro contante, è una pratica diffusa oggi come allora. Così il 31 ottobre del 1942 in occasione del 25º anniversario delle apparizioni mariane a Fatima, papa Pio XII tenne un discorso radiofonico rivolto al popolo portoghese, che concluse con la seguente preghiera di consacrazione:

"Regina del santo rosario, soccorso dei cristiani, rifugio della razza umana, trionfatrice in tutte le battaglie di Dio! Supplichevoli ci gettiamo davanti al tuo trono. Pieni di fiducia veniamo per ottenere misericordia, grazia e vero aiuto per le nostre afflizioni. Non ci affidiamo ai nostri meriti, ma solamente all’infinita bontà del tuo cuore materno. Ci affidiamo a te al tuo cuore immacolato e a te ci consacriamo in quest’ora fatale della storia dell’umanità. (…) Dona al mondo la pace delle armi e la pace dell’anima. ('); In questo modo ci consacriamo in eterno anche a te, al 30 tuo cuore immacolato, oh madre e regina del mondo."

Questa preghiera di consacrazione è stata pubblicata nella ‘Gazzetta ecclesiastica delle diocesi di Aquisgrana e Colonia’ del 15.1.1943 con il seguente commento: "Il Santo Padre ha il piacere di concedere un’indulgenza di tre anni ai fedeli che recitano devotamente questa preghiera; chi la reciterà ogni giorno, riceverà, alle solite condizioni, un’indulgenza plenaria, che può essere ottenuta una volta al mese."

Inoltre, ampie parti della falsa dottrina cattolica – transustanziazione, purgatorio, infallibilità del papa, celebrazione di idoli, compresa l’adorazione di Maria e dei santi, ecc. ecc. – sono ancora in vigore oggi come allora. Di conseguenza, l’argomentazione (non gli insulti) di Calvino di cui sopra viene dall’anima di ogni cristiano biblico anche dei giorni nostri, come nel caso della seguente critica relativa alla vendita delle indulgenze.


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(Dalle appendici della dottrina delle opere di soddisfazione, cioè le indulgenze. / Institutio III,5,1)

III,5,1 Da questa dottrina della soddisfazione scaturiscono le indulgenze. Perché ciò che ci manca nella capacità di tale soddisfazione può essere completato dalle indulgenze, secondo il discorso dei romani. Anzi, nella loro follia arrivano a definire le indulgenze come la distribuzione dei meriti di Cristo e dei martiri, che il papa avrebbe eseguito con le sue bolle. I sostenitori di questo punto di vista, tuttavia, hanno più bisogno di una radice di rivetto (un rimedio contro la follia secondo l’opinione del tempo) che non sono degni di alcuna prova, e quindi non vale particolarmente la pena di sforzarsi nella confutazione di tali frivoli errori; poiché essi sono già stati trafitti da molte tempeste e stanno già cominciando di loro iniziativa a diventare obsoleti e fatiscenti.

Tuttavia, una breve confutazione sarà utile a qualche inesperto, e quindi non mi asterrò. Si può veramente dire: che le indulgenze siano durate così a lungo, che abbiano potuto rimanere così a lungo impunite in una esuberanza così dilagante e selvaggia – questo può davvero servire a dimostrarci in quale profonda notte di errore gli uomini sono sprofondati per diversi secoli. Essi videro come venivano apertamente e palesemente ingannati dal papa e dai suoi portatori di bolle; videro come la loro salvezza veniva giocata per denaro; videro come la loro beatitudine veniva stimata al prezzo di qualche hellers, ma nulla si poteva avere gratis; videro come venivano truffati dalle offerte con tali falsi pretesti, che venivano poi sperperate nell’adulterio e nella procura e nei banchetti; Sapevano bene che i più corposi predicatori delle indulgenze erano allo stesso tempo i peggiori dispregiatori delle indulgenze; vedevano come questo mostro si scatenava di giorno in giorno con folle voluttà e diventava sempre più chiassoso e come tale andazzo non trovava fine, no, come ogni giorno si aggiungeva nuovo piombo (monete), nuovi centesimi venivano estratti dalle tasche della gente!

Hanno visto tutto questo – ma hanno ancora ricevuto l’indulgenza con la massima riverenza, l’hanno adorata, l’hanno comprata! E quelli che vedevano più chiaramente degli altri pensavano che fosse una pia frode, che poteva essere ingannata con qualche beneficio! Da quando il mondo si è finalmente permesso di diventare un po’più saggio, le indulgenze si sono raffreddate, si sono quasi trasformate in ghiaccio, fino a scomparire completamente.

Giovanni Calvino: Istruzione nella religione cristiana – Libro III: Dalle appendici della dottrina delle opere di soddisfazione, cioè le indulgenze e il purgatorio.


Anche se alla fine questo grande inganno della vendita delle indulgenze non poté più essere sostenuto nella Chiesa cattolica grazie all’Illuminismo e alla resistenza di comunità ecclesiali devote, ancora oggi e in altre forme (ad esempio le messe di suffragio) si continua a sottrarre denaro dalle tasche delle persone. E anche il fondamento di questi frodi, vale a dire la dottrina del purgatorio, è dottrina cattolica ancora oggi.


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(Dalle appendici della dottrina delle opere di soddisfazione, cioè il purgatorio. / Institutio III,5,6)

III,5,6 Né i romani ci affliggeranno con il loro purgatorio; poiché questo è colpito con la stessa scure, distrutto e completamente rovesciato fino alle fondamenta. Ora c’è chi pensa che si debba guardare attraverso le dita in questo pezzo, si debba lasciare da parte la menzione del purgatorio, perché da esso – come si dice poi – nascono dispute acute, ma si può ottenere ben poca edificazione. Non posso essere d’accordo con queste persone. Certo, consiglierei anche alle persone di ignorare questo pettegolezzo se non avesse conseguenze così gravi.

Ma questo purgatorio è costruito con molte bestemmie e viene sostenuto ogni giorno con nuove, provoca anche molte e gravi offese, e quindi non si può assolutamente essere gentili qui. Si sarebbe potuto trascurare per un po’ che la dottrina del purgatorio è stata concepita senza la Parola di Dio, con audace presunzione; che, riguardo al purgatorio, si è prestata fede a chissà quali "rivelazioni" portate dall’arte di Satana; che tutto un numero di passi scritturali è stato abbastanza scioccamente distorto per sostenerla! E questo, sebbene il Signore non permetta alla presunzione umana di irrompere in tal modo negli abissi nascosti dei suoi giudizi, sebbene abbia severamente proibito di indagare la verità in spregio alla sua Parola dai morti (Deut. 18:11), e sebbene non permetta che la sua
Parola sia così spudoratamente contaminata!

Ma anche ammettendo che tutto questo possa essere stato tollerato per un certo tempo come una questione senza grandi  conseguenze, tale silenzio è una cosa molto pericolosa non appena la propiziazione per i nostri peccati viene cercata altrove che nel  sangue di Cristo, e la soddisfazione viene trasferita a qualcun altro! Dobbiamo, dunque, sforzare la nostra voce e la nostra gola e i  nostri polmoni con forza e gridarlo ad alta voce: il purgatorio è un’invenzione corruttrice di Satana, rende vana la croce di Cristo, fa un  insopportabile disonore alla misericordia di Dio, scuote la nostra fede e la abbatte! Perché secondo la dottrina romana, cos’è il  purgatorio se non una soddisfazione che le anime dei defunti devono fare per i loro peccati dopo la loro morte?

Se, dunque, viene distrutta l’illusione che dobbiamo subire punizioni sufficienti, allora anche il purgatorio viene immediatamente distrutto alla radice! Ma se è diventato più che chiaro sulla base della nostra precedente discussione che il sangue di Cristo è l’unica
soddisfazione per i peccati dei credenti, l’unica espiazione, l’unica purificazione – che altro rimane se non che il purgatorio non è altro che una terribile bestemmia di Cristo? Lasciando da parte i molti oltraggi con cui viene difesa al giorno d’oggi, e anche le offese che ne derivano nella religione, e molte altre cose che abbiamo visto sgorgare da una tale fonte di empietà-.


Giovanni Calvino: Istruzione nella religione cristiana – Libro III: Dalle appendici della dottrina delle opere di soddisfazione, cioè le indulgenze e il purgatorio.


L’idea del purgatorio è stata coniata nel VI secolo da papa Gregorio I, detto Magno ovvero il Grande:

"Dobbiamo credere che per certi piccoli peccati esista un fuoco purificatore prima del Giudizio, perché l’eterna verità ci dice che a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro’ (Mat 12,32). Da questa affermazione possiamo dedurre che alcuni peccati possono essere perdonati in questo mondo, altri in quello futuro."

Papa Gregorio incorporò il purgatorio all’interno del sistema della sua ‘macchina della salvezza’, ottenendo così grande importanza culturale e storico-sociale, almeno fino alla riforma.

All’inizio del XI secolo la pratica della penitenza, di conseguenza, ebbe un forte slancio, portando il sistema cattolico delle indulgenze al suo culmine. Attraverso l’acquisto di un’indulgenza ci si poteva riscattare da centinaia e milioni (!) di anni di punizione nel purgatorio.

Persino di recente nel 1992 (!) anche papa Giovanni Paolo II, in occasione dell’approvazione del Catechismo della Chiesa cattolica, fa riferimento al summenzionato passaggio di papa Gregorio Magno come spiegazione di questa dottrina.


L’elezione eterna (predestinazione) secondo Giovanni Calvino

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(Predestinazione, per cui Dio ha predestinato alcuni alla vita eterna / Institutio III,21,1)

III,21,1 Ora l’alleanza della vita non è predicata allo stesso modo a tutti gli uomini, né trova lo stesso posto in modo uguale e continuo tra coloro che ascoltano la sua predicazione. In questa diversità viene alla luce la meravigliosa maestà del giudizio divino. Perché non si può dubitare che anche questa diversità serva al giudizio dell’elezione eterna di Dio.

Ma se è ovvio che è per volontà di Dio che la salvezza è offerta ad alcuni senza il loro intervento, mentre l’accesso a questa salvezza rimane chiuso ad altri, allora qui sorgono questioni altrettanto grandi e difficili, che non possono essere risolte in nessun altro modo se non quando i pii hanno chiaramente afferrato interiormente ciò che devono sapere sull’elezione e la predestinazione. (…)

Non arriveremo mai, chiaramente come dovremmo, alla convinzione che la nostra salvezza scaturisce dalla fonte della misericordia immeritata di Dio, finché non ci sarà resa nota l’elezione eterna di Dio; perché questa glorifica la grazia di Dio attraverso la disuguaglianza che egli non accetta indiscriminatamente tutti gli uomini come figli nella speranza della beatitudine, ma dà ad alcuni ciò che nega ad altri. Quanto l’ignoranza di questo principio diminuisca l’onore di Dio e quanto tolga la vera umiltà è evidente.

Giovanni Calvino: Istruzione nella religione cristiana – Libro III: Predestinazione, per cui Dio ha predestinato alcuni alla vita eterna e altri alla dannazione eterna


Come dice giustamente Calvino sopra, "qui sorgono questioni altrettanto grandi e gravi". Ha ragione quando scrive: "che la nostra salvezza scorre dalla fonte della misericordia immeritata di Dio", ma questa misericordia non è "l’elezione eterna di Dio", come poi continua, ma l’accettazione del sacrificio redentore del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. 

Con questa dottrina dell’elezione, Calvino non solo trasforma la giustizia di Dio in ingiustizia, che in modo completamente arbitrario e senza alcun intervento da parte dell’individuo determina una persona per la vita eterna e un’altra per la dannazione eterna. Allo stesso tempo, la fede in nostro Signore Gesù Cristo e l’accettazione del suo sacrificio redentore per i nostri peccati diventa completamente irrilevante, perché attraverso la presunta predestinazione di Dio, alcuni sono scelti e salvati comunque, mentre altri possono fare quello che vogliono, non hanno alcuna possibilità di essere salvati.

E per eliminare ogni contraddizione sul nascere, Calvino postula che "l’ignoranza di questo principio diminuisce l’onore di Dio e (...) toglie la vera umiltà". E chiunque osi mettere in dubbio questa tesi e andare a fondo sulla base delle Scritture, egli accusa di presunzione e di sfacciataggine:

"Non si lascia dissuadere da nessuna barriera dal percorrere vie proibite e dal penetrare oltre se stesso nelle altezze; se è possibile, non lascia a Dio nessun segreto che non cerchi e frughi. Vediamo quante persone cadono continuamente in questa presunzione e sfacciataggine, anche coloro che non sono altrimenti malvagi;" (Institutio III,21,1)


Questo ricorda molto alcuni leader di culto del nostro tempo che condannano la critica o anche la contraddizione dei loro falsi insegnamenti come "blasfemia". E proprio come loro, Calvino non si rende conto che sta facendo esattamente quello che condanna, cioè cercare una conoscenza superiore nella Parola di Dio. Tuttavia, non vogliamo occuparci qui dei ben noti insulti di Calvino ai suoi critici, ma analizzare il suo insegnamento e cercare di scoprire cosa è giusto nella sua visione e cosa è sbagliato e perché. Per questo, però, abbiamo bisogno di maggiori dettagli rispetto alle sue dichiarazioni globali qui sopra.

Nel passaggio seguente, Calvino diventa poi un po’ più concreto e specifica la sua tesi – anche se ancora senza riferimenti biblici – in modo che sia possibile seguire il suo pensiero.


(I testi nella cornice nera sono citazioni dei visitatori di questo sito o di altri autori!)

(Predestinazione, per cui Dio ha predestinato alcuni alla dannazione eterna / Institutio III,21,5)

II,21,5 Nessuno che voglia essere considerato pio osa negare del tutto la predestinazione in virtù della quale Dio accetta alcuni come suoi figli nella speranza della vita, ma consegna altri alla morte eterna; no, essa è solo impigliata in molti cavilli; specialmente quelli che dichiarano la prescienza (praescientia) come sua causa.

Ora noi troviamo anche entrambi in Dio, ma dichiariamo che è sbagliato subordinare l’uno all’altro. Quando attribuiamo a Dio la prescienza, intendiamo che tutto è sempre stato davanti ai suoi occhi e sempre lo rimarrà; per la sua conoscenza, dunque, non c’è nulla di futuro o passato, ma tutto è presente, e così presente che egli non lo immagina semplicemente sulla base di pensieri figurativi, come le cose che ci accadono di nuovo, di cui il nostro senso conserva una memoria, – ma che egli vede e percepisce realmente queste cose come oggetti che stanno davanti a lui! Questa prescienza si estende ora a tutta la circonferenza del mondo e a tutte le creature.

Per predestinazione intendiamo il decreto eterno di Dio, in virtù del quale ha deciso in se stesso ciò che deve diventare ogni singolo essere umano secondo la sua volontà! Perché gli esseri umani non sono tutti creati con lo stesso destino, ma la vita eterna è pre-assegnata ad alcuni, la dannazione eterna ad altri. Così come l’individuo è creato per uno scopo o per un altro, così – diciamo – è "predestinato" alla vita o alla morte.

Giovanni Calvino: Istruzione nella religione cristiana – Libro III: Predestinazione, per cui Dio ha predestinato alcuni alla vita eterna e altri alla dannazione eterna


Innanzitutto, bisogna dire che qui Calvino è riuscito a descrivere straordinariamente bene l’onniscienza (prescienza) di Dio. In queste dichiarazioni si riconoscono però anche due aspetti diversi: Calvino aveva già avuto violente discussioni con i critici della sua dottrina ("cavillosità di coloro che considerano la prescienza (praescientia) la sua causa"), che evidentemente sulla base della Scrittura avevano confutato l’elezione assolutamente arbitraria di Dio, postulata da Calvino.

Ora però proprio questa giustificazione basata sulla prescienza (onniscienza) di Dio è l’unica possibilità basata sulla Scrittura per poter confermare una simile dottrina, che, tuttavia, si differenzia da quella di Calvino per un importante dettaglio (questa interpretazione basata sull’onniscienza di Dio sarà trattata estesamente più avanti).

E poiché Calvino aveva evidentemente compreso che da questo punto di vista la sua tesi era errata, ma ciononostante non era pronto ad ammettere il suo errore, sostenne semplicemente che la predestinazione (predeterminazione) è "il decreto eterno di Dio, in virtù del quale ha deciso in se stesso ciò che deve diventare ogni singolo essere umano secondo la sua volontà!" – A sostegno di ciò Calvino non cita alcun riferimento biblico, né menziona il fatto che di questo decreto e di questa decisione di Dio (che evidentemente era nota solo a Calvino) non si trova alcuna traccia nella Bibbia.

Ora nell’interpretazione della Bibbia – purtroppo – sarà capitato forse a tutti gli esegeti di sbagliare. La cosa importante è che l’argomentazione venga sostenuta sulla base della Scrittura e che l’errore venga eliminato. Sarà stato poco saggio il fatto che Calvino non abbia fatto nessuna delle due cose, ma non rappresenta un grande pericolo, perché in qualsiasi momento altri interpreti potranno scoprire e correggere l’errore.

Tuttavia, ciò che deve essere assolutamente condannato è il modo – per così dire preventivo – in cui Calvino vuole ridurre al silenzio gli eventuali critici della sua dottrina, descrivendoli come presuntuosi e sfacciati, come coloro che svalutano l’onore di Dio e minimizzano la vera umiltà. In questo modo egli ostacola l’ulteriore ricerca ed è egli stesso che manca di umiltà e subordina l’onore di Dio al suo.

Ma poiché nei secoli successivi l’argomentazione basata sull’onniscienza di Dio in questo contesto acquistò sempre maggiore forza, anche i seguaci di Calvino adottarono questa motivazione biblica della dottrina della predestinazione. Tuttavia, non nella sua interezza perché altrimenti avrebbero dovuto abbandonare tutta la dottrina. Se si siano lasciate sfuggire le conseguenze, che verranno discusse nel dettaglio più avanti, o se le abbiano ignorate è un fatto che qui rimarrà in sospeso.

Ma è probabile che Calvino stesso abbia adottato originariamente questo principio biblico come punto di partenza senza riconoscerne la parte cruciale, cosicché nella discussione con i critici della sua dottrina è stato poi costretto ad abbandonare del tutto questa interpretazione, semplicemente asserendo al suo posto che la sua interpretazione era volontà di Dio e che contraddirla era blasfemia.

Nel periodo successivo a Calvino si svilupparono poi anche diverse varianti della sua dottrina, cosicché alla fine per distinguerla dalle altre, la dottrina originale di Calvino fu definita come dottrina della "doppia predestinazione", perché qui si asserisce che Dio ha predestinato alcuni alla vita eterna e altri alla dannazione eterna. Oggi è definita nel modo seguente:

Per predestinazione si intende "l’eterno decreto di Dio, in virtù del quale tutte le creature sono predestinate alla vita eterna o alla morte", e che descrive la cosiddetta doppia predestinazione" nel modo seguente: "Attraverso i suoi eterni decreti Dio determina o elegge alcuni alla beatitudine eterna e condanna gli altri alla dannazione eterna." (Donald McKim)


Naturalmente neanche qui viene fatto alcun riferimento relativo a dove trovare questi "eterni decreti" per poterli leggere nella Scrittura.

Nel XX secolo Karl Barth si è poi interessato al dilemma della dottrina dell’elezione, che da un lato si propone di predicare la giustizia di Dio, ma dall’altro trasforma proprio questa giustizia in ingiustizia. Barth reinterpreta la doppia predestinazione in un senso nuovo. Egli respinge l’elezione dell’essere umano da parte di Dio e mette al suo posto Cristo sia come eletto che come respinto.

Per lui non si tratta della doppia decisione di Dio di salvare alcuni e ignorare gli altri. Piuttosto si tratta in primo luogo dell’autopredestinazione di Dio di essere un Dio misericordioso e in secondo luogo della predestinazione dell’umanità di essere eletta e salvata da Dio (William Stacy Johnson).

Prima di tutto, per Barth essere eletti o respinti non sono attributi riferiti agli esseri umani, ma a Dio: Dio in Gesù Cristo è sia Dio che elegge che l’essere umano eletto; quindi secondo Barth la predestinazione è innanzitutto sempre predestinazione divina, Cristo è l’eletto e anche il respinto. In lui siamo eletti, di conseguenza, tra gli esseri umani non può esistere alcuna contrapposizione tra eletti e respinti.

Secondo Karl Barth la predestinazione può avere quindi un doppio effetto sulla comunità cristiana: da un lato dissolve tutte le paure e i dubbi relativi alla propria elezione, dall’altro sottrae il fondamento di qualsiasi arrogante esclusività, di qualsiasi esclusione degli "altri", dato che in questo senso non ci sono altri, perché siamo tutti insieme davanti a Cristo.


L’errore nella dottrina di Calvino e la vera elezione degli esseri umani da parte di Dio in base alla Bibbia.

Questa interpretazione di Karl Barth, nonostante renda più moderata la dottrina della predestinazione di Calvino, la modifica tuttavia così drasticamente da doverla considerare un’altra variante in cui in qualche modo è andata persa la parte corretta dell’interpretazione calviniana. Perciò torniamo ancora una volta alla dottrina di Calvino con l’idea di verificare in che misura possa essere confermata sulla base della Scrittura.

Come è già stato detto in precedenza, questo principio biblico basato sulla prescienza (onniscienza) di Dio non doveva essere del tutto sconosciuto a Calvino. Ecco cosa scrive:

"Quando attribuiamo a Dio la prescienza, intendiamo che tutto è sempre stato davanti ai suoi occhi e sempre lo rimarrà; per la sua conoscenza, dunque, non c’è nulla di futuro o passato, ma tutto è presente, e così presente che egli non lo immagina semplicemente sulla base di pensieri figurativi, come le cose che ci accadono di nuovo, di cui il nostro senso conserva una memoria, – ma che egli vede e percepisce realmente queste cose come oggetti che stanno davanti a lui! Questa prescienza si estende ora a tutta la circonferenza del mondo e a tutte le creature. " (Institutio III,21,5)


E nonostante Calvino – come scrive sopra – rifiuti assolutamente l’interpretazione della sua dottrina basata sulla prescienza di Dio, questa spiegazione è del tutto conforme a quel passaggio biblico che più frequentemente si usa oggi a sostegno della dottrina della predestinazione:

In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo.

Effe 1,3 Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. 1,4 In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, 1,5 avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà, 1,6 a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio. Effe 1,3-6;


Qui Paolo scrive agli Efesini che Dio ha eletto gli esseri umani e li ha predestinati a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli. Dunque, è inutile girarci attorno: probabilmente è impossibile trovare una dimostrazione biblica più chiara della dottrina della predestinazione (quella corretta). Vedremo subito il motivo per cui Calvino comunque la rifiuta. – Poi nella lettera ai Romani Paolo specifica esattamente ciò che vuole dire con "predestinato":

Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo.

Rom 8,28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. 8,29 Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli; Rom 8,28-29;


E ora qui arriviamo al punto cruciale. Paolo spiega ai Romani chi sono gli esseri umani che sono stati predestinati da Dio: sono quelli che Dio ha preconosciuto nella sua prescienza (onniscienza).

Qui i sostenitori della predestinazione citano anche volentieri la traduzione di Lutero. Mentre nella Elberfelder troviamo "Denn die er vorher erkannt hat" ("Perché quelli che ha preconosciuti"), Lutero traduce questo passaggio in greco di Rom 8,29 nel modo seguente: "Denn die er zuvor ausersehen hat" ("Perché chi ha scelto prima"), che naturalmente si adatta molto meglio alla dottrina della predestinazione. Anche Wolfgang Nestvogel ha utilizzato questa versione nella sua predica BEG-Hannover del 22.5.2005:

"Qui Paolo dice: Quelli che Dio ha preconosciuti – cioè che ha eletto – li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo.’ E poi in Rom 8, versetto 29 continua dicendo: E quelli che (Dio) ha predestinati li ha pure chiamati."

Tuttavia, confrontando questo passaggio con il testo greco (vedi Nestle-Aland) e con tutte le altre traduzioni internazionali si può dimostrare facilmente che la traduzione di Romani, capitolo 8, versetto 29, presente nella Bibbia di Lutero, è evidentemente errata. Qui il verbo greco "proegno" è stato tradotto con il presunto verbo "ausersehen" (scegliere).

Il prefisso "pro" significa "prima", mentre la sillaba "gno" si trova ad esempio nelle seguenti parole: gnomo=conoscitore (esperto), gnoriso=riconoscere. gnoripso=riconoscibile, gnosis=conoscenza. Di conseguenza, la traduzione corretta di questo passaggio deve essere "che ha preconosciuto (conosciuto prima)", come viene tradotto dalla Elberfelder e da tutte le Bibbie internazionali, e non "chi egli scelse in anticipo", come invece viene riportato in maniera molto tendenziosa ed errata nella Bibbia di Lutero.

Una cosa simile succede con 1Piet 1,2, dove Lutero utilizza ancora erroneamente il verbo "ausersehen" (scegliere), mentre la Elberfelder traduce correttamente il passaggio con "nach Vorkenntnis Gottes" (secondo la prescienza di Dio) e così anche le versioni americane, dove si trova "according to the foreknowledge of God" (secondo la prescienza di Dio).

E ora con questa rettifica questa dichiarazione di Paolo in Rom 8,29 acquista anche un significato completamente diverso: Dio non ha predestinato coloro che ha "scelto", ma nella Sua onniscienza (prescienza) prima della creazione del mondo ha preconosciuto (conosciuto prima) quelle persone che nel corso della loro vita sulla terra confesseranno la propria fede in Lui e in Suo Figlio.

Perché se Dio ha conosciuto queste persone nella Sua onniscienza, allora questa "conoscenza" deve per forza essere stata preceduta da un processo di ricerca. E per un processo di ricerca occorre un criterio di ricerca. E questo criterio di ricerca di Dio era esattamente la decisione di fede di ciascun singolo essere umano nel corso della propria vita e l’amore di queste persone verso Dio e Suo Figlio.

Nella Sua onniscienza e prima dell’inizio del mondo, Dio ha cercato, conosciuto, scelto e predeterminato per la vita eterna tutte quelle persone che nella loro vita decideranno di credere in Lui, e ha iscritto i loro nomi nel libro della vita (Fili 4:3).

Queste persone appartengono a Dio e sono anche quelle che il Padre ha dato al Figlio (Giov 17:24). E proprio questa relazione tra la conoscenza precedente (prescienza) di Dio e la successiva elezione e predeterminazione per la vita eterna, basate su questa conoscenza, ci viene confermata tra l’altro anche da Pietro nella sua prima lettera:

Pietro, agli forestieri eletti secondo la prescienza di Dio Padre.

1Piet 1,1 Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia, 1,2 eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate. 1Piet 1,1-2;


E così abbiamo la lampante prova biblica che Dio non ha predestinato in maniera del tutto arbitraria alcune persone alla vita eterna e altre alla dannazione eterna, ma – come ci dice ripetutamente anche nostro Signore Gesù Cristo – è esclusivamente la decisione di fede di ogni individuo nella propria vita a determinare se avrà la vita eterna o meno.

Giov 3,36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ ira di Dio rimane su di lui». Giov 3,36;

Giov 11,25 Gesù disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 11,26 e chiunque vive e crede in me, non morirà mai.» Giov 11,25-26;

Giov 12,44 Ma Gesù ad alta voce esclamò: «Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato; Giov 12,44;

Giov 12,46 Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. 12,47 Se uno ode le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; perché io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo. Giov 12,46-47;

Giov 3,14 «E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, 3,15 affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna. 3,16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Giov 3,14-16;


Qui sopra troviamo la ripetuta e inequivocabile indicazione di nostro Signore Gesù Cristo: "Chiunque crede in me, ha la vita eterna". Quindi nessuno è escluso. Chiunque crede è salvo. L’interpretazione completamente errata dei sostenitori della predestinazione, per cui Dio ha predestinato una parte dell’umanità alla vita eterna e il resto alla dannazione eterna, è da ricondurre semplicemente a uno studio superficiale della Bibbia o – cosa ancor più grave – a un’intenzionale reinterpretazione per dare un fondamento a quella "arrogante esclusività" e a quell’"esclusione degli altri" – come descritto sopra da Barth – che proprio l’interpretazione della doppia predestinazione di Karl Barth avrebbe dovuto impedire.

E quando poi Wolfgang Nestvogel nel sua predica dice:

"Dio ha eletto solo determinate persone come i Suoi figli (…) Nella Sua sovrana libertà Dio ha eletto singole persone, affinché appartenessero a Lui. (…) Dio vi ha predestinati prima della creazione del mondo."


- dobbiamo obiettare con la chiarezza delle dichiarazioni della Bibbia:

Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati, e che vengano alla conoscenza della verità.

1Tim 2,3 Questo infatti è buono ed accettevole davanti a Dio, nostro Salvatore, 2,4 il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati, e che vengano alla conoscenza della verità. 2,5 Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo, 2,6 il quale ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti, secondo la testimonianza resa nei tempi stabiliti. 1Tim 2,3-6;

Così pure con un solo atto di giustizia la grazia si è estesa a tutti gli uomini in giustificazione di vita.

Rom 5,18 Per cui, come per una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure con un solo atto di giustizia la grazia si è estesa a tutti gli uomini in giustificazione di vita. Rom 5,18;

Egli è l’espiazione per i nostri peccati; e non solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

1Gio 2,1 Figlioletti miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; e se pure qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. 2,2 Egli è l’espiazione per i nostri peccati; e non solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. 1Gio 2,1-2;


Dunque, Dio non ha eletto "solo determinate esseri umani" e "singole persone" alla vita eterna e non ha condannato gli altri alla dannazione eterna, ma Dio vuole che tutte le persone siano salvate. E il sacrificio di redenzione sulla croce di nostro Signore Gesù Cristo non ha avuto luogo come espiazione di qualche eletto, ma come espiazione dei peccati di tutto il mondo – cioè di tutte le persone che hanno deciso di credere in Cristo e hanno accettato il Suo sacrificio di redenzione come espiazione dei loro peccati.

Di conseguenza, è anche del tutto incomprensibile quando John MacArthur, un altro noto sostenitore della predestinazione, dice:

"La più alta espressione dell’amore di Dio nei confronti dell’umanità peccatrice sta nel fatto che prima della creazione del mondo Dio indirizza il Suo amore verso determinati peccatori indegni e li elegge alla salvezza."
("Lampen ohne Öl" ["The Gospel According to Jesus"] ["Lampade senza olio" ["Il Vangelo secondo Gesù"]] di John F. MacArthur, pag. 117. Pubblicato da CLV – Christliche Literatur-Verbreitung e.V., Bielefeld).


La più alta espressione dell’amore di Dio è e rimane il dono di Suo Figlio sulla croce per i peccati del mondo. E nient’altro.

Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

Giov 3,16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Giov 3,16;


E ora i sostenitori della predestinazione tentano anche di far passare l’accettazione di questo sacrificio di redenzione di Cristo come un atto di giustificazione in virtù di opere, e di condannarla per questo motivo. Efes 2,8-9 è il passaggio biblico citato a sostegno di questa tesi:

Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede.

Effe 2,8 Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. 2,9 Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; Effe 2,8-9;


Come sempre mi sforzo di sottolineare che il testo di un passaggio biblico deve essere letto e analizzato nella sua interezza. Con le parole: "Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede" Paolo mette in primo piano la grazia di Dio nei confronti di noi esseri umani attraverso il sacrificio di redenzione di Suo Figlio Gesù Cristo sulla croce per il perdono dei nostri peccati.

Con "fede" poi Paolo intende la possibilità offerta da Dio al peccatore di accettare personalmente questa grazia e appunto questa opera di redenzione del Figlio di Dio, e attraverso questa accettazione di essere giustificato davanti a Dio. Tuttavia, ciò implica molto chiaramente che questa fede non è automaticamente insita nell’essere umano; l’essere umano deve prima accettare personalmente ed esplicitamente questa fede, così come, ad esempio, un mendicante deve prima accettare l’offerta, affinché ne possa entrare in possesso.

Dunque, dobbiamo accettare nella fede questa grazia di Dio nel sacrificio di redenzione di Suo Figlio per i nostri peccati. Non c’è giustificazione in virtù di opere, ma questa è il dono di Dio, affinché nessuno se ne vanti.

Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato.

Rom 3,22 vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono – infatti non c’è distinzione: 3,23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio – 3,24 ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. 3,25 Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, 3,26 al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù. Rom 3,22-26;


E così come il mendicante attraverso questa "accettazione" della donazione non può vantarsi di aver fatto una buona azione, perché alla fine l’ha afferrata, allo stesso modo il peccatore che accetta il dono di Dio nel sacrificio di redenzione di Suo Figlio non può attribuirsene alcun merito. È come quando in occasione delle nozze la sposa dice di sì allo sposo.

Questo "sì" della sposa non è un’azione che le permette di comprare lo sposo o attraverso la quale la sposa si guadagna in quel momento l’amore dello sposo. Ma una cosa è certa: così come il mendicante non entra in possesso della donazione, se non l’accetta, allo stesso modo non si realizza alcun matrimonio se la sposa non esprime il suo consenso dicendo ‘sì’.

Ora ci sono naturalmente anche culture in cui la sposa e lo sposo vengono "scelti" e fatti sposare già da bambini. In questi ambienti culturali sarebbe considerato inconcepibile se qualcuno chiedesse se la sposa e lo sposo hanno personalmente preso la decisione di scegliersi a vicenda. Qui una simile decisione verrebbe respinta categoricamente: tutto è deciso e aspettato dai genitori.

E ora ciò assomiglia perfettamente alla visione dei sostenitori della predestinazione, nel modo in cui arrivano alla fede. Rifiutano completamente l’idea di una decisione da parte dell’essere umano di credere in Gesù Cristo e sostengono che Dio ha scelto solo determinate persone – cioè loro – per giungere alla fede.

Così la conseguenza di questa visione è anche facilmente intuibile: così come il mendicante non viene in possesso dell’offerta se non l’accetta e la sposa non viene sposata allo sposo se non dice di sì, allo stesso modo anche tutte le persone che pensano di essere già state scelte da Dio e perciò di non dover più decidere personalmente di credere in Gesù Cristo, hanno mancato di accettare questa offerta di Dio di perdono dei peccati e di salvezza. Sono paragonabili alla sposa che alle nozze si rifiuta di esprimere il suo sì, ma che, malgrado ciò, poi vive credendo di essere comunque sposata con lo sposo. – Una fede illusoria!

Infine, la seguente interpretazione di Rom 8,29 di Wolfgang Nestvogel rivela con molta precisione la differenza tra la dottrina della predestinazione e la dottrina della Bibbia. Così predica W. Nestvogel:

"E Paolo dice (…): Perciò appartieni a Gesù Cristo, perciò ti sei convertito, perciò hai abbandonato la tua vecchia vita, perché nella Sua sovrana libertà l’onnipotente Dio ti ha scelto e predestinato a questo." – (La falsa predestinazione)


Tuttavia, se analizziamo ciò che effettivamente scrive Paolo in Rom 8,29, leggiamo qualcosa di completamente diverso:

Rom 8,29 Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli; Rom 8,29;


In verità qui Paolo dice:

La vera predestinazione

L’onnipotente Dio nella Sua onniscienza ha riconosciuto già prima della creazione del mondo che ti convertirai e deciderai di credere in Gesù Cristo e perciò ti ha predestinato alla vita eterna con Lui e ti ha iscritto nel libro della vita.


Come si può vedere, questa interpretazione biblica sta un po’ nel mezzo tra la visione di Calvino e la maggior parte degli attuali tentativi che cercano di confutare la sua dottrina e che fondamentalmente negano qualsiasi elezione. In base alla Bibbia esiste una sola elezione delle persone da parte di Dio e in realtà questa ha luogo prima della creazione del mondo!

Tuttavia, Dio non ha eletto gli esseri umani in maniera arbitraria e a Suo piacimento, e neanche per conferire loro uno status elitario, ma nella Sua prescienza ha cercato e riconosciuto quelli che si convertiranno a Gesù Cristo e li ha predestinati alla vita eterna.

E qui si chiariscono quindi anche alcuni passaggi biblici che i calvinisti adducono come prova dell’elezione. Così, ad esempio, Rom 9,11-12:

Poiché, prima che i gemelli fossero nati le fu detto: «Il maggiore servirà il minore».

Rom 9,9 Infatti, questa è la parola della promessa: «In questo tempo verrò, e Sara avrà un figlio». 9,10 Ma c’è di più! Anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quand’ebbe concepito figli da un solo uomo, da Isacco nostro padre; 9,11 poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, 9,12 che dipende non da opere, ma da colui che chiama), le fu detto: «Il maggiore servirà il minore»; 9,13 com’è scritto: «Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù». Rom 9,9-13;


Naturalmente anche di Esaù e Giacobbe Dio sapeva già prima della creazione del mondo a cosa avrebbero deciso di credere nel corso della loro vita. Sapeva che Esaù sarebbe stato un empio, che avrebbe disprezzato il suo diritto di primogenitura e l’avrebbe venduto per un piatto di lenticchie; sapeva che Giacobbe si sarebbe convertito alla fede in Dio e che avrebbe amato questo Dio. Qui troviamo persino la prova che Dio lascia sempre libere le persone di decidere.

Se Dio ha potuto rendere possibile il fatto che Sara a 90 anni partorisse un figlio al centenario Abraamo (nel versetto precedente Rom 9,9; Gen 18,10; 21,1-2), allora avrebbe naturalmente anche potuto organizzare la nascita dei gemelli in modo che fosse Giacobbe a uscire come primogenito dal grembo materno. Se qui avessimo avuto a che fare con un’elezione arbitraria di Giacobbe da parte di Dio, questa, infatti, sarebbe stata esattamente la cosa più ovvia che sarebbe successa.

Tuttavia, Dio non ha fatto la cosa più ovvia, appunto per lasciare libero corso alla giustizia e per garantire la libertà di decidere a entrambi i fratelli. Anche se ciò avrebbe significato che Giacobbe e sua madre Rebecca avrebbero dovuto ingannare il morente Isacco (Gen 27).

E allo stesso modo possiamo confutare anche l’affermazione dei calvinisti, secondo la quale Paolo, quattro versetti dopo in Rom 9,17, avrebbe confermato la predestinazione, scrivendo che Dio ha risvegliato il faraone alla dannazione.

Appunto per questo ti ho risvegliato: per mostrare in te la mia potenza.

Rom 9,17 La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho risvegliato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra». Rom 9,17;


Tuttavia, osservando la traduzione del testo originale ebraico dell’Antico Testamento, in Es 9,16, troviamo quanto segue:

Invece io ti ho lasciato vivere per questo: per mostrarti la mia potenza.

Es 9,15 Perché se io avessi steso la mia mano e avessi percosso di peste te e il tuo popolo, tu saresti stato sterminato dalla terra. 9,16 Invece io ti ho lasciato vivere per questo: per mostrarti la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato su tutta la terra. Es 9,15-16;


E anche Martin Buber riporta qui qualcosa di simile nella sua traduzione dall’ebraico::

"Tuttavia, appunto per questo ti lascio vivere: affinché io possa mostrarti la mia potenza e affinché il mio nome sia proclamato su tutta la terra."


Qui Dio dice di aver lasciato vivere il faraone durante i precedenti 6 flagelli, affinché il mondo riconoscesse che Egli è Dio e nessuno è come Lui. Dunque, il faraone avrebbe avuto tutto il tempo del mondo – oltre a tutte le ragioni – per convertirsi a Dio e permettere che gli Israeliti lasciassero l’Egitto. Tuttavia, il faraone si oppose e, di conseguenza, sia lui che il suo popolo alla fine dovettero morire. Ma nella Sua prescienza Dio sapeva anche questo, già prima della creazione del mondo.

Anche se ora W. Nestvogel nelle sue dichiarazioni conferma la prescienza di Dio (si veda anche la profezia in Rom 9,12, di cui sopra) argomentando che davanti a Dio è presente il comportamento di ciascun essere umano in tutta la sua vita, intende dire che non è la decisione dell’essere umano di credere in Dio ad essere decisiva per l’elezione, ma insiste sul fatto che Dio ha eletto solo determinate persone e singole persone come i Suoi figli, in maniera del tutto arbitraria e senza alcun intervento da parte loro:

"Dio ha eletto solo determinate persone come i Suoi figli (…) Nella Sua sovrana libertà Dio ha eletto singole persone, affinché appartenessero a Lui. (…) Dio vi ha predestinati prima della creazione del mondo."


Come si può vedere, la dottrina della predestinazione inverte causa ed effetto e con il pretesto della "sovrana libertà" non teme di attribuire arbitrarietà e ingiustizia all’assolutamente giusto Dio. Di conseguenza, non sorprende più di tanto che questa falsa dottrina in pratica fiorisca in maniera incredibile.

Così mi ha scritto un sostenitore di questa dottrina non molto tempo fa, dicendo che secondo lui ci sono persone che sono gli eletti – il grano – mentre gli altri sono le "erbacce". E né gli uni, né gli altri possono cambiare nulla del loro destino. "Il grano rimane grano e le erbacce rimangono erbacce", così ha scritto.

Generalmente i sostenitori della falsa predestinazione si riconoscono per lo più perché parlano di "sovranità" o di "sovrana libertà di Dio". Infatti, per evitare di dover dichiarare apertamente che in base alla loro dottrina Dio indirizza alcune persone alla dannazione eterna e altre alla vita eterna con un atto puramente arbitrario e senza alcun intervento da parte loro, descrivono questo fatto come "sovranità" di Dio.

Ciò significa che Dio non giudica in maniera giusta, ma semplicemente fa ciò che vuole. Certo, Dio è effettivamente onnipotente e potrebbe fare tutto ciò che vuole. Tuttavia, il nostro Dio è anche il Dio della giustizia assoluta. E questa giustizia governa l’onnipotenza di Dio. L’onnipotenza senza l’assoluta giustizia sarebbe assoluta arbitrarietà.

Ma i sostenitori della falsa predestinazione evidentemente non possono comprendere questo concetto. Dal loro punto di vista è impensabile che chi ha la sovranità, chi ha questa sovrana libertà, possa autolimitarsi per amore di giustizia. Questa mentalità calvinista dell’esercizio illimitato del potere si trova anche nei dittatori di questo mondo, come Hitler, Stalin, Mao, ecc.

La sovranità di Dio – se ne vogliamo parlare – consiste nella Sua assoluta giustizia. E per questa giustizia sarebbe inammissibile che le persone fossero punite ingiustamente. Perché il Signore nostro Dio è giusto in tutte le cose che fa. Non usa alcuna parzialità nei confronti di nessuno, ma tratta tutti allo stesso modo.

Perché l’Eterno, il nostro DIO, è giusto in tutte le cose che fa.

Dan 9,14 Perciò l’Eterno ha tenuto in serbo questa calamità e l’ha fatta venire su di noi, perché l’Eterno, il nostro DIO, è giusto in tutte le cose che fa, mentre noi non abbiamo ubbidito alla sua voce. Dan 9,14;

Il vostro DIO, è il DIO degli dèi, che non usa alcuna parzialità e non accetta regali.

Deut 10,17 Poiché l’Eterno, il vostro DIO, è il DIO degli dèi, il Signor dei signori, il Dio grande, forte e tremendo, che non usa alcuna parzialità e non accetta regali, 10,18 che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero dandogli pane e vestito. Deut 10,17-18;

Giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle nazioni.

Apoc 15,3 e cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell’Agnello, dicendo: «Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle nazioni. Apoc 15,3;

 Magnificate il nostro DIO! L’opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia; egli è giusto e retto.

Deut 32,3 poiché io proclamo il nome dell’Eterno. Magnificate il nostro DIO! 32,4 Egli è la Roccia, l’opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio di fedeltà e senza ingiustizia; egli è giusto e retto. Deut 32,3-4;

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri.

Luca 3,4 come sta scritto nel libro delle parole del profeta Isaia: «Voce di uno che grida nel deserto: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. 3,5 Ogni valle sarà colmata e ogni monte e ogni colle sarà spianato; le vie tortuose saranno fatte diritte e quelle accidentate saranno appianate; 3,6 e ogni creatura vedrà la salvezza di Dio"». Luca 3,4-6;


Evidentemente questa assoluta giustizia di Dio si spinge oltre, al punto che persino lo spostamento della Sua persona sul Suo trono sulla terra può avvenire solo su vie diritte, così come il profeta Ezechiele poté osservare sia al fiume Kebar che a Gerusalemme. – Dio non percorre scorciatoie diagonale e non viaggia su strade tortuose. Nemmeno quando si tratta dello spostamento della Sua stessa persona.

(Vedi anche Discorso 72: "La giustizia e il trono di Dio")

(Vedi anche Excursus 11: "Il trono di Dio")


E quando W. Nestvogel sopra parla di "solo determinate persone", allora a tal riguardo bisogna dargli ragione, poiché si tratta evidentemente della vanità e delle manie di protagonismo solo di determinate persone, che li spinge a definirsi "eletti" da Dio per l’eternità e a consegnare il resto dell’umanità, le "erbacce", alla dannazione. In questo modo viene negato il sacrificio di espiazione di Gesù per tutte le persone di tutto il mondo.

E così questa dottrina si smaschera da sola: non si tratta di indicare alle persone la via verso Dio, ma semplicemente di "riservare" la vita eterna a loro stessi nel loro compiacimento di essere "gli eletti" e di annunciare al resto dell’umanità che per essa Dio non ha previsto nessuna possibilità di poter arrivare alla fede.

Ma poiché da nessuna parte la Bibbia descrive una simile predilezione per "solo determinate persone" ma dice, al contrario, che tutti gli esseri umani sono peccatori e che, di conseguenza, il sacrificio di redenzione del Figlio di Dio è stato compiuto per tutti gli esseri umani, queste persone hanno avuto l’idea di sostenere che solo nella Sua sovranità Dio ha potuto donare loro questa grazia.

E qui riconosciamo l’immagine di Dio, assolutamente falsa, di questi sostenitori della predestinazione: il vero, unico e solo Dio è il Dio dell’assoluta giustizia, perfetto in ciò che fa, che non usa alcuna parzialità nei confronti di nessuno.

Magnificate il nostro DIO! L’opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia; egli è giusto e retto.

Deut 32,3  poiché io proclamo il nome dell’Eterno. Magnificate il nostro DIO! 32,4 Egli è la Roccia, l’opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio di fedeltà e senza ingiustizia; egli è giusto e retto. Deut 32,3-4;

Il vostro DIO, è il DIO degli dèi, che non usa alcuna parzialità e non accetta regali.

Deut 10,17 Poiché l’Eterno, il vostro DIO, è il DIO degli dèi, il Signor dei signori, il Dio grande, forte e tremendo, che non usa alcuna parzialità e non accetta regali, 10,18 che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero dandogli pane e vestito. Deut 10,17-18;


Dunque, è assolutamente impossibile che in un atto di pura arbitrarietà – nella Sua "sovranità", come credono loro – Dio abbia scelto alcune persone per donare loro la salvezza. Questa falsa dottrina accusa l’assolutamente giusto Dio di ingiustificata parzialità e di immotivata dannazione delle persone.

Quando Dio dona, allora nella Sua assoluta giustizia dona a tutte le persone. Così Dio ha donato Suo Figlio a tutte le persone e l’ha lasciato morire sulla croce per i peccati di tutte le persone. Questo è l’amore di Dio per tutte le persone. E ogni persona che crede in questo è salva. Negare questo significa negare Cristo.

Ora, mentre noi esseri umani possiamo appena intuire Dio nella sua onnipotenza e onniscienza, nella Sua giustizia riconosciamo una traccia della Sua essenza. Perché la giustizia di Dio non deve essere un mistero per noi esseri umani, altrimenti non verrebbe neanche riconosciuta come tale.

Di conseguenza, questa giustizia si basa sempre e inevitabilmente su due criteri: da un lato, il comportamento dell’individuo che deve essere giudicato, e dall’altro, Dio, in quanto giudice, che giudica questo comportamento sulla base dei Suoi comandamenti. E tale giudizio deve essere noto all’individuo e anche comprensibile da un punto di vista oggettivo. Segreti o giudizi inspiegabili non sarebbero appunto giustizia, ma arbitrarietà. Sarebbe quell’atteggiamento che si può osservare tra governanti corrotti e dispotici.

La giustizia di Dio, di conseguenza, non è un "decreto nascosto", come presume Calvino. Anche se tutti gli altri attributi di Dio rimanessero un mistero, la giustizia di Dio deve essere comprensibile per le persone, altrimenti mancherebbe il suo obiettivo. E così sulla base della Bibbia possiamo riconoscere che Dio nel Suo giudizio esercita solo l’assoluta giustizia. Vale solo la via giusta.

Ogni deviazione dalla via giusta porta alla condanna. Di conseguenza, per l’essere umano è impossibile ottenere giustizia agli occhi di Dio attraverso le sue azioni. Possiamo confrontare la giustizia di Dio esclusivamente con la grazia di Dio in Suo Figlio Gesù Cristo e con il sacrificio di redenzione di Cristo sulla croce per noi peccatori.

Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità.

2Tim 1,8 Non aver dunque vergogna della testimonianza del nostro Signore, né di me, suo carcerato; ma soffri anche tu per il vangelo, sorretto dalla potenza di Dio. 1,9 Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità. 2Tim 1,8-9;


Nella Sua onniscienza e prima dell’inizio del mondo, Dio ha cercato e riconosciuto tutte quelle persone che nella loro vita decideranno di credere in Lui e in Suo Figlio. Queste sono le persone che ha predestinato alla vita eterna e i cui nomi ha iscritto nel libro della vita.

Apoc 3,5 Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio, e davanti ai suoi angeli. Apoc 3,5;

Apoc 13,8 E l’adoreranno tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell’Agnello, che è stato ucciso fin dalla fondazione del mondo. Apoc 13, 8;

Apoc 21,27 E nulla d’immondo e nessuno che commetta abominazione o falsità vi entrerà mai, ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello. Apoc 21,27;


Quando poi Suo Figlio divenne uomo sulla terra per soddisfare la giustizia di Dio e compiere il sacrificio di redenzione sulla croce per i peccati di tutti gli esseri umani, furono queste le persone, quelle elette da Dio a causa della loro fede, che il Padre diede a Suo Figlio. Sono queste le persone che il Signore descrive come le Sue pecore.

Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni carne, affinché egli dia vita eterna a tutti coloro che tu gli hai dato.

Giov 17,1 Queste cose disse Gesù, poi alzò gli occhi al cielo e disse: »Padre, l’ora è venuta; glorifica il Figlio tuo, affinché anche il Figlio glorifichi te, 17,2 poiché tu gli hai dato potere sopra ogni carne, affinché egli dia vita eterna a tutti coloro che tu gli hai dato. 17,3 Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato. Giov 17,1-3;

Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo.

Giov 17,6 Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la tua parola. 17,7 Ora hanno conosciuto che tutte le cose che mi hai date, vengono da te; 17,8 poiché le parole che tu mi hai date le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute e hanno veramente conosciuto che io sono proceduto da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato. 17,9 Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuoi; Giov 17,6-9;

Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati.

Giov 17,24 Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data; poiché mi hai amato prima della fondazione del mondo. Giov 17,24;

Le mie pecore ascoltano la mia voce – il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti.

Giov 10,27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; 28 e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. 10,29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. 10,30 Io e il Padre siamo uno». Giov 10,27-30;

Ma voi non credete, perché non siete mie pecore.

Giov 10,24 Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». 10,25 Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; 10,26 ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Giov 10,24-26;

Tuttavia, come Dio ha iscritto queste persone nel libro della vita, allo stesso modo può anche cancellarle.

Siano cancellati dal libro della vita e non siano iscritti fra i giusti.

Sal 69,26 Poiché perseguitano colui che hai percosso, e godono a raccontarsi i dolori di chi hai ferito. 69,27 Aggiungi questo peccato ai loro peccati e non abbiano parte alcuna nella tua giustizia. 69,28 Siano cancellati dal libro della vita e non siano iscritti fra i giusti. Sal 69,26-28;

Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro!

Es 32,31 Mosè dunque tornò al SIGNORE e disse: «Ahimè, questo popolo ha commesso un grande peccato e si è fatto un dio d’oro; 32,32 nondimeno, perdona ora il loro peccato! Se no, ti prego, cancellami dal tuo libro che hai scritto!» 32,33 Il SIGNORE rispose a Mosè: «Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro! Es 32,31-33;

Infatti quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e poi sono caduti, è impossibile ricondurli di nuovo al ravvedimento.

Ebr 6,4 Infatti quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo 6,5 e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo futuro, 6,6 e poi sono caduti, è impossibile ricondurli di nuovo al ravvedimento perché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figlio di Dio e lo espongono a infamia. Ebr 6,4-6;


Dunque, se qualcuno tra quelle persone che hanno confessato la fede in Gesù Cristo – cioè quelle che erroneamente vengono dette "rinate" – ha tuttavia peccato contro Dio, sarà cancellato dal libro della vita. E queste persone che vengono cancellate dal libro della vita – cioè quei credenti che sono diventati partecipi dello Spirito Santo e tuttavia sono caduti in seguito dalla fede – non possono neanche più essere rinnovate al pentimento.

(Vedi anche Discorso 85: "Vera e falsa rinascita.")


Dio è responsabile dei bombardamenti atomici in Giappone nella Seconda guerra mondiale?

Infine, bisogna ancora fare riferimento a un argomento che i calvinisti presentano, tra l’altro, come prova della correttezza della loro dottrina della predestinazione. Ecco un commento a tal riguardo di un sostenitore della predestinazione che ha visitato Immanuel.at e che vuole rimanere anonimo:

"Si immagini di essere nato in Giappone (Hiroshima). 1940. E poi, all’età di 5 anni, si pone per la prima volta la domanda sul senso della vita e sull’esistenza di Dio. Ma proprio in quel momento esplode la bomba. Troppo tardi. Il bambino giapponese non ha scelto quando e dove nascere. Non ha scelto i suoi genitori e non ha dato il suo contributo all’idea della bomba atomica. Non aveva neanche amici che avrebbero potuto spiegargli la necessità di convertirsi prima della bomba. Solo che non ha scelto neanche questo. Ma se non è stato lui a sceglierlo, chi ha scelto allora? Il caso? Ha avuto semplicemente sfortuna? Oppure Dio sapeva che il bambino non si sarebbe mai convertito? Come?"


Se qualcuno viene salvato per la vita eterna o no, non dipende esclusivamente se crede in Gesù Cristo, che è morto per i nostri peccati. Altrimenti tutte le persone – soprattutto gli Israeliti – che hanno vissuto prima di Gesù e, di conseguenza, non sapevano nulla di Lui, sarebbero andate nella dannazione eterna.

Chi la pensa così confonde causa ed effetto. La fede in Gesù Cristo è un’"offerta alternativa" che ci fa Dio perché nella maggior parte dei casi non siamo capaci di soddisfare le condizioni primarie di una vita devota: la giustizia. Dio preferisce un solo giusto rispetto a dieci convertiti in Gesù, poiché questi sono peccatori. Ma purtroppo non c’è altro modo.

Il giusto è davvero senza peccato. Ciò significa che non ha mai fatto un torto a nessuno dei suoi simili. È irreprensibile. E mentre questo è un fatto impossibile per gli adulti, per molti bambini è la normalità. Non conoscono ancora il peccato e nella maggior parte dei casi non conoscono neanche la cattiveria, e in caso di morte prematura molto sicuramente avranno la vita eterna.

Se ci viene raccontato di un bambino di cinque anni, morto in Giappone durante il lancio della bomba atomica, naturalmente rimaniamo scossi a livello emotivo e proviamo dispiacere per lui. Ma se immaginiamo che anche Hitler e Stalin una volta sono stati degli adorabili piccoli bambini di cinque anni, la prospettiva di questa storia cambia e certamente non avremmo nulla da obiettare per il decesso precoce di questi due pluriomicidi, che insieme sono stati responsabili della morte di 80 milioni di persone.

Noi umani riusciamo a riconoscerlo ora, dopo quasi 80 anni. Tuttavia, Dio riconosce anche il futuro delle persone. Prima della creazione del mondo ha riconosciuto tutte quelle persone che nel corso della loro vita confesseranno la loro fede in Lui e saranno iscritte nel libro della vita. Ciò significa che Dio sa come si comporteranno le persone nella loro vita – o come si comporterebbero, nel caso morissero prematuramente.

Ora nonostante questa sia una delle risposte migliori – perché conforme alla Bibbia non possiamo comunque predire, naturalmente neanche nella fede biblico-cristiana, se una determinata persona dopo il Giudizio Universale alla fine avrà la vita eterna o se avrà la dannazione eterna. Ma chi ha letto con attenzione fin qui questo Discorso, ha capito da un po’ che non è affatto questa la vera questione in relazione al calvinismo.

La differenza fondamentale tra la predestinazione e il cristianesimo biblico non è la fine, ma il principio dell’agire divino. Perché si tratta di dimostrare – in base alla Bibbia! – se Dio è un tiranno arbitrario o se invece è la giustizia in persona. Se Dio ha determinato gli esseri umani arbitrariamente – cioè senza alcuna possibilità di influenza da parte loro – prima della creazione del mondo, o, al contrario, se Dio lascia questa decisione umana di essere "a favore o contro Dio" all’essere umano stesso.

E in base alla fede cristiana-biblica Dio fa esattamente questo: dà all’essere umano piena libertà di decidere, in autonomia e senza "intervento" di Dio, di essere a favore o contro il suo Creatore. – Sì, inoltre, abbiamo persino la possibilità, dopo una diversa iniziale "disposizione", di cambiare idea nel corso della nostra vita.

Ci sono solo due cose che una persona non può fare nella fede cristiana-biblica senza perdere la vita eterna: non deve commettere peccato contro lo Spirito Santo e una volta che è già partecipe di questo Spirito Santo non deve più cadere dalla fede. Nel primo caso non è più possibile ottenere il perdono, e nell’ultimo caso questa persona non troverà più la fede.

(Vedi anche Discorso 69: "La predestinazione e gli eletti.")

(Vedi anche Discorso 83: "Non dobbiamo scegliere Cristo per essere salvati?")


Come è stato già mostrato sopra, questa questione si può comunque risolvere facilmente e in modo esatto con la traduzione corretta del relativo passaggio tratto dalla lettera ai Romani.

Rom 8,29 Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli; Rom 8,29;


Nella Sua eternità senza tempo, prima della fondazione – cioè prima della creazione – di questo mondo, nell’intera dimensione temporale, Dio ha cercato e riconosciuto quelle persone che risponderanno al Suo amore e confesseranno la loro fede in Lui. Sono i credenti che Dio ha iscritto nel "libro della vita".

Perciò Dio li ha "predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio Suo, affinché Egli sia il primogenito tra molti fratelli". Ciò significa che questi credenti in Dio percorreranno la stessa via verso la vita eterna passando per la morte e la Risurrezione, così come l’ha percorsa il primogenito, nostro Signore Gesù Cristo.


La vera predestinazione
L’onnipotente Dio nella Sua onniscienza ha riconosciuto già prima della creazione del mondo che ti convertirai e deciderai di credere in Gesù Cristo e perciò ti ha predestinato alla vita eterna con Lui e ti ha iscritto nel libro della vita.


Osservazioni conclusive.

Sull’opera di Calvino

Come si evince dagli estratti dalla sua opera citati all’inizio, Calvino critica tutti coloro che non la pensano come lui e non è affatto delicato nel giudicarli. Infatti, molto spesso abbandona l’argomento reale lasciandosi andare a insulti e condanne. Di contro, egli stesso reagisce alle critiche in maniera molto emotiva.

Specialmente quelli che non condividono o addirittura contraddicono la sua errata dottrina della predestinazione li descrive come eretici, spiriti ricalcitranti, anzi si spinge fino a sostenere che mettere in dubbio la sua dottrina equivarrebbe a bestemmiare Institutio III,21,4 (ultima frase).

Spesso e volentieri Calvino cita i "padri della chiesa", soprattutto Sant’Agostino perché anche lui insegnava la dottrina dell’elezione. Ma il fatto che Sant’Agostino sostenesse anche la dottrina del purgatorio, evidentemente disturbava meno Calvino, nonostante di solito condannasse giustamente questa falsa dottrina cattolica (vedi sopra).

Nell’argomentazione a favore dell’elezione Calvino tralascia intenzionalmente tutti quegli innumerevoli passaggi biblici che parlano del fatto che per essere salvato l’essere umano deve prima accettare la fede in Gesù Cristo.

La dottrina della predestinazione di Calvino viene respinta da svariati teologi riformati in diversi paesi. Ad esempio, nel catechismo di Heidelberg, che di solito fa molto riferimento a Calvino, la dottrina della predestinazione è stata completamente respinta. A differenza dell’epoca di Calvino, quando, a parte i suoi "discepoli" Farel, Beze e Knox, solo in pochi diffondevano questa dottrina, ai giorni nostri si trovano predicatori e pastori molto noti.

Come ad esempio Wolfgang Nestvogel (vedi sopra e Discorso 69), Jens Grapow nei paesi di lingua tedesca, oppure John F. MacArthur (vedi anche Discorso 85) e James I. Packer (Vedi anche Discorso 69) nei paesi di lingua inglese, che dal pulpito annunciano questa falsa dottrina alle comunità cristiane.


Sull’attività di Calvino

L’attività di Calvino a Ginevra causò ripetutamente l’espulsione o persino l’esecuzione di coloro che non la pensavano come lui. In questo contesto la questione relativa al coinvolgimento personale di Calvino in queste persecuzioni è oggetto di accese controversie da quando era in vita.

I suoi difensori fanno riferimento al fatto che Calvino non faceva parte di nessuna delle commissioni responsabili dell’emissione di queste sentenze. Sono inoltre conservate alcune prese di posizione di Calvino in cui dà testimonianza di essersi battuto per l’attenuazione delle pene. I suoi accusatori, come Stefan Zweig nel suo libro "Castellio contro Calvino", di contro, fanno riferimento a verbali del consiglio e trascrizioni di prediche, tutt’ora conservati.

Questi documenti testimoniano che Calvino veniva costantemente sentito nelle sedute delle diverse commissioni del consiglio che emettevano le sentenze, si batteva personalmente con veemenza, verbalmente o per iscritto, per la persecuzione e la condanna di coloro che non la pensavano come lui, e minacciava di scomunica i membri del consiglio durante le sue prediche domenicali se non votavano come voleva lui. (Wikipedia)

Nel caso della vittima più nota di Calvino – il medico e teologo spagnolo Miguel Serveto, consegnato da Calvino alle autorità secolari subito dopo essere stato scoperto e infine arso sul rogo nel 1553 – oltre all’avversione personale tra Serveto e Calvino, nella sua esecuzione hanno avuto un ruolo determinante anche motivazioni teologiche e politiche. Dopo giorni di tortura, per iniziativa di Calvino, Serveto viene giustiziato il 27 ottobre del 1553 a Ginevra.

Poiché non ritrattò, fu "arrostito a fuoco lento" morendo arso vivo in seguito a indicibili sofferenze. Il ruolo di Calvino nel processo era quello di esperto, che dichiarò Serveto colpevole di eresia a causa della sua divergente opinione sulla dottrina trinitaria. Le autorità secolari di Ginevra temevano complicazioni politiche, nel caso avessero ammesso una confessione non trinitaria, ma nello stesso tempo rifiutarono anche una richiesta di estradizione da Vienne.

Perciò erano più inclini alla durezza e si sentivano rafforzati dai consensi guadagnati in altre città riformate. Più tardi a sua difesa Calvino disse che si era espresso per la decapitazione di Serveto e non per il rogo. Ma non c’è dubbio che Calvino fosse assolutamente convinto che la condanna di Serveto fosse essenzialmente giusta.

Dopo la morte di Serveto, Calvino subito si dedica con tutte le sue forze alla persecuzione e all’annientamento di Sebastianus Castellio, che in un pamphlet in difesa di Serveto aveva stigmatizzato l’omicidio di un essere umano a causa della sua fede come una violazione dei principi del Vangelo. Castellio, ex sostenitore di Calvino, gli rinfacciò pubblicamente di aver esercitato brama di potere, abuso di potere e tradimento dei suoi stessi principi formulati nel suo commento a De Clementia di Seneca.

Successivamente poi Calvino denuncia Castellio per essere un "volgare ladro di legname" e attraverso i suoi subalterni religiosi presenti nelle altre città protestanti della Confederazione Elvetica riesce a far emettere un divieto di stampa e pubblicazione nei confronti del "traditore" ed "eretico satanico". Ridotto in miseria e logorato dalle interminabili persecuzioni, Castellio muore poche settimane prima dell’inizio di un nuovo procedimento giudiziario intentato contro di lui da Calvino – "sfuggendo alle grinfie del suo avversario grazie all’aiuto di Dio".

Sulla base della dichiarazione in Esodo "Non lascerai vivere la strega", Calvino appoggiò la persecuzione e l’esecuzione di presunte streghe, invitando a rintracciare le "streghe" e a "sterminarle" senza pietà. Nelle sue prediche relative al primo libro di Samuele perciò criticava quelli che rifiutavano di mettere al rogo le streghe, chiedendo che venissero espulsi dalla società per aver oltraggiato la Parola divina.

Particolarmente ben documentato è l’atteggiamento di Calvino nei processi alle streghe di Peney. Calvino credeva che per tre anni a Ginevra uomini e donne avessero diffuso la peste attraverso le loro arti magiche; considerò vere tutte le loro confessioni estorte sotto tortura e falsa la loro successiva smentita. Nel 1545 nel giro di pochi mesi 34 di questi sfortunati dopo terribili sofferenze furono arsi vivi davanti a tutte quelle case che si presumeva avessero infettato con la peste mediante stregoneria.